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Capitolo sedicesimo *Blaire*

Me ne andai dall'appartamento quella stessa mattina, non appena mi svegliai.

Ero talmente esausta, disperata e arrabbiata, che infilai alla rinfusa tutte le cose che mi appartenevano in una borsa e me ne andai senza nemmeno incrociare Boyd.

Una volta che fui in strada, però, ebbi un momento di smarrimento più totale.

Dove potevo andare?

Potevo tornare da Selina, certo, ma mi sarebbe toccato soffocarla con i miei problemi e non volevo sovraccaricarla.

Decisi perciò di andare alla clinica di mia madre e restai con lei un paio di ore, le parlai dei miei progetti per il futuro e cercai di mantenere sempre un tono allegro, ma non potei evitare di dare frequenti occhiate al telefono per vedere se lui mi avesse cercato.

Verso mezzogiorno, con il cuore a pezzi spensi il cellulare e salutai mia madre e le infemiere.

Decisi di fare tappa in un altro luogo, dove dalla sera prima meditavo di andare.

La casa di Carrick non distava poi molto dalla clinica di mia madre e la strada per arrivarci, che avevo percorso milioni di volte in passato, la conoscevo a memoria, perciò in meno di mezz'ora ero davanti alla villetta bifamiliare della famiglia Johnson.

Quando suonai, mi venne ad aprire Harianna, la madre del mio amico, la quale vedendomi fece un gran sorriso:

"Blaire, cara! Ma che bella sorpresa, è passato molto tempo dall'ultima volta che ci siamo viste! Entra, entra pure, tesoro!"

Si fece in là per lasciarmi passare ed io la ringraziai con un sorriso, entrando nell'atrio profumato di pout purrì.

"Anche per me è un piacere rivederla, signora Johnson! È in casa, Carrick?" le chiesi e il suo sorriso si fece più ampio.

"Oh, si! Sali pure, sono convinta che sarà felicissimo della tua visita"

Ci salutammo, poi feci come mi aveva detto e imboccai il corridoio che portava dritto alla camera del mio amico.

Quando bussai, sentii dei passi pesanti avvicinarsi alla porta e pochi istanti dopo il viso stravolto di Carrick, a petto nudo:

"Mamma, ti ho detto prima che... Oh, Blaire, sei tu!" esclamò, arrossendo leggermente.

"Eh già, avevo bisogno di parlarti e ho pensato che farlo faccia a faccia fosse meglio. Posso entrare?"

Annuì e si spostò velocemente per farmi entrare nella stanza, che era molto cambiata dall'ultima volta in cui ci ero stata.

Non assomigliava più a quella di un bambino, bensì a quella di uno studente indaffarato e disordinato, quale, alla fin fine, era Carrick.

"Hai fatto bene a venire. Di cosa volevi parlarmi?"

Mi sedetti sul bordo del suo letto e mi presi le mani in grembo.

Fare giri di parole era inutile, tanto valeva che andassi subito dritta al punto:

"Io e Boyd abbiamo rotto"

"Ma davvero?" disse, senza alcuna ombra di sorpresa nella voce.

"Non mi sembri sorpreso"

Lui sospirò e iniziò distrattamente a lanciare a canestro una pallina.

"Non lo sono, infatti. Blaire, quella storia aveva i giorni contati"

La rabbia mi montò dentro in pochi secondi:

Cosa ne sapeva lui di noi?

Non sapeva nulla di cosa ci eravamo detti, di cosa avevamo passato insieme.

Di tutto quello che avevamo condiviso.

Non aveva la minima idea di quanto lo amassi e di quanto mi mancasse in quel momento.

"Che cavolo vorresti insinuare?" sbottai infatti, incapace di trattenermi.

Sentendo il mio tono, lui si girò verso di me e cercò prontamente di rimediare alla situazione che aveva creato.

"Dicevo soltanto che avete affrettato troppo le cose, B. Non vi conoscevate nemmeno abbastanza quando avete deciso di vivere insieme!"

"Siccome parli così, Carrick, non devi aver mai sperimentato il vero amore. Quello che ti travolge e ti scombussola, per quello non ci sono tempi giusti o affrettati. Segui solo il cuore" cercai di spiegargli, con voce più calma.

Lui mi guardò in maniera strana alle mie parole e più a lungo del necessario, così fui io la prima a distogliere lo sguardo.

"E guarda com'è finita a seguire il tuo cuore..." mormorò lui a bassa voce, forse pensando che non lo sentissi.

"È finita perché tu sei andato a spifferare cose che non ti riguardavano! Dovevi farti gli affari tuoi, Carrick, non andare a fare la spia dal mio ragazzo. Gliel'avrei detto, con i miei tempi, ma l'avrei fatto. Non era compito tuo, non spettava a te prendere questa decisione! In questo modo lui si è sentito tradito da me e questo... perché? Perché, Carrick? Lo odi? Mi odi, vuoi che sia infelice?" sbottai.

"Tutto il contrario, cazzo! Blaire, ma non capisci? L'ho fatto perché ti amo, perché non riesco più a fingere di non essere io il ragazzo giusto per te!" urlò, rosso in viso e con le vene del collo in rilievo.

Spalancai la bocca e sgranai gli occhi, incapace di realizzare cosa aveva appena detto.

Il mio amico, il mio migliore amico, quello che a sei anni si era arrampicato con me sull'albero per rubare le ciliegie al vicino, quello che si era finto malato solo per potermi cucinare una torta per il  compleanno, quello che era rimasto sveglio con me la notte di Natale...

L'amico fraterno che avevo avuto per tutta la vita professava di amarmi.

Non era possibile.

"Co... cosa?" mormorai con un filo di voce, pregando tutti i Santi del paradiso di aver sentito male.

Insomma, l'innamoramento tra migliori amici era proprio un cliché che non poteva capitare anche a me.

Lui chiuse gli occhi per un istante e scosse la testa.

"Sono innamorato di te da quando eravamo bambini, Blaire. Se ne accorgevano tutti, tutti tranne te"

"Car, io... io ti voglio un bene dell'anima, lo sai, ma... non provo nulla di più per te..." gli dissi balbettando e senza trovare le parole giuste.

L'ultima tra le cose che volevo era farlo
soffrire, ma doveva sapere che il mio cuore apparteneva ad una persona sola.

"Questo non è vero! So che c'è di più fra noi, Blaire! Io lo so. Ora tu... tu sei ancora con la mente occupata da quell'altro, ma... anche tu provi qualcosa per me!" farfugliò quasi gridando, avvicinandosi al letto dove ero seduta.

Mi alzai di scatto e cominciai a camminare velocemente per la stanza.

"Tu sottovaluti quello che c'è tra me e lui. Lo amo, Car, voglio stare con lui. Ti prego, non voglio farti star male..."

Prima che potessi finire di parlare, lui mi raggiunse in due rapide falcate e, senza che io avessi il tempo di rendermene conto, mi prese il viso tra le mani e mi baciò con forza.

Rimasi talmente di stucco che non riuscii a staccarmi subito, ma appena mi riscossi lo spintonai violentemente sul petto, facendolo staccare da me.

"Noi siamo perfetti l'uno per l'altra, se solo mi ascoltassi... Io ti renderei felice, B,
molto più di lui. Non mi respingere io..."

"CARRICK!" sbottai, stendendo le braccia avanti per evitare che mi si avvicinasse

"Tu, tu... come ti viene in mente? Ero stata chiara, non dovevi baciarmi!" urlai.

Ero infuriata.

"Blaire, ti prego..."

Cercò di afferrarmi un braccio, ma io mi spostai e afferrai la maniglia della porta.

"No. Devo andarmene ora"

"Non vuoi più neanche essere mia amica?" mi chiese, disperato.

"Non lo so, Carrick. Inevitabilmente le cose tra noi cambieranno"

Feci per uscire, ma prima che chiudessi la porta lo sentii dire:

"Non rinuncerò a te"

Corsi giù per le scale e uscii dalla casa, dimenticandomi anche di salutare la signora Johnson, da quanto ero sconvolta.

Appena alzai lo sguardo verso la strada però, mi venne un inizio di infarto.

Boyd era di fronte a me, appoggiato alla fiancata della Charger, splendido come sempre in una maglietta bianca e in dei jeans scuri.

Era un sogno e il mio primo istinto fu di correre a baciarlo, ma mi trattenni.

Mi avvicinai invece cautamente a lui.

"Ciao" mi disse, non appena gli fui vicina.

Non mi fece né un sorriso né provò ad avvicinarmi, notai invece che aveva il labbro spaccato e un livido sullo zigomo, oltre che profonde e pronunciate occhiaie.

"Come sapevi che ero qui? E cosa hai fatto alla faccia?" dissi preoccupata, scrutandolo attentamente.

"Ti ho chiamata, ma non rispondevi, così sono passato alla clinica di tua madre credendo di trovarti lì. Quando l'infermiera mi ha detto che eri venuta dal tuo amico, ho telefonato a Gemma per l'indirizzo dello stronzo. Perché sei venuta? Sai che non sopporto che lo frequenti" mi spiegò, lanciandomi uno sguardo di fuoco.

Era così bello ed infuriato che avrei solo voluto gettargli le braccia al collo e baciarlo
fino a dimenticarmi tutto, ma cercai di restare composta e gli risposi a tono:

"Non rispondi alle mie domande ed in più mi accusi? Frequento chi voglio, non sarai tu a porre dei paletti, specialmente ora che non stiamo più assieme"

Si irrigidì completamente alle mie parole e mi fissò:

"Chi ha detto questa cazzata del non stare più assieme?" sibilò tra i denti, infuriato.

"Tu, ieri sera" risposi io tranquillamente e continuando a sostenere il suo sguardo bruciante.

Mi si avvicinò e riuscii a sentire un po' del suo profumo di cannella e bucato.

Mi faceva impazzire, tutto in lui mi mandava fuori di testa.

Mi passò l'indice sulla guancia e socchiuse gli occhi, guardandomi le labbra.

"Io ho detto di prenderci una pausa, non ti ho mai lasciata" mormorò a pochi centimetri dalle mie labbra.

Stavo impazzendo: o lo baciavo, o gli tiravo uno schiaffo.

Mi allontanai da lui di scatto, cercando di ritrovare un po' di ragione.

"Per me è la stessa cosa" risposi, senza guardarlo.

In un secondo fu su di me, mi baciava con passione, tenendomi le guance tra le mani.

Chiusi gli occhi e mi abbandonai al bacio, incapace di contrastarlo.

Il mio corpo lo voleva, il mio cuore lo voleva, io lo volevo con tutta me stessa.

"Non puoi fare così, Boyd" mormorai, quando ci staccammo.

Mi sconvolgeva la vita e ne era più che consapevole.

Lui mi sorrise fugacemente per un momento, prima di tornare serio.

"Sì che posso. Non è finita, non finirà mai" disse.

Il mio cuore sfarfallò nel petto e il mio stomaco cominciò a fare la danza della vittoria.

"Mi hai detto che ho paura, che sei stufo di continuare così, che nella nostra relazione manca totalmente la fiducia..."

"Amore, lo so ma..." cercò di interrompermi lui.

"Fammi finire. Mi hai detto che non potevamo vivere insieme, quindi ora voglio dimostrarti che mi fido di te. E ti dico una cosa, solo se prometti di non arrabbiarti da morire"
conclusi, guardandolo preoccupata.

Lui venne da me e mi abbracciò, baciandomi la testa e accarezzandomi la schiena.

"Che stai facendo?" mormorai piano, godendomi quella vicinanza.

"Mi godo ancora un po' lo stare vicino a te prima di infuriarmi. Perché so che quando cerchi di farmi promettere di non arrabbiarmi e perché sai che mi incazzerò tantissimo" disse sogghignando.

"Uhm... allora te lo dico dopo" cercai di sviare, preoccupata delle conseguenze.

"Non esiste, fragolina. Dimmelo"

"Carrick... mmh" iniziai.

Solo a sentire il suo nome, la sua faccia si fece scura e la presa delle sue braccia attorno al mio corpo aumentò, ma stette in silenzio aspettando che continuassi.

"Oddio... lui mi ha... mi ha baciata" sussurrai.

La sua faccia divenne di pietra e strinse talmente forte la mascella che vidi i suoi muscoli contrarsi.

"COME?!" tuonò.

Mi spostò fulmineo da lui e si avviò in rapide falcate verso la casa di Carrick.

Gli corsi dietro e lo afferrai per un braccio:

"Che vuoi fare?" gli chiesi, tenendolo saldamente.

"Vado a spaccare la faccia di quel coglione. Lui sapeva che eri mia, lo sapeva" urlò infuriato.

"Ti prego non picchiarlo, Boyd, per favore. Io amo te" gli dissi, cercando di calmarlo.

La sua espressione dura si addolcì alle mie parole, ma negli occhi gli rimase lo sguardo deciso.

"Ed io te. Ma lui mi ha preso una cosa per me intoccabile e non gliela farò passare liscia. Tu. Sei. Mia. Io posso baciarti, io solo posso stare con te, io posso abbracciarti. Solo io, Blaire. Lo capisci questo?"

Senza aspettare una mia risposta ricominciò a camminare verso la casa, la cui porta però, si aprì prima che Boyd la raggiungesse.

Con mio estremo disappunto, ne uscì Carrick con uno sguardo assassino.

"Pezzo di merda..." iniziò Boyd appena lo vide, raggiungendolo e piazzandosi di fronte a lui.

Erano circa della stessa altezza, ma Boyd era oggettivamente più muscoloso.

"Ti rode il fatto di non essere l'unico, eh, Newmann?" lo sfidò il mio migliore amico, guardandolo in cagnesco.

Corsi fra loro due e mi misi in mezzo, spintonando Boyd.

"Basta! Smettetela, vi state comportando da idioti!" strillai.

Boyd mi spostò di peso dal mezzo e si rimise davanti a lui, entrambi continuarono come se non avessi parlato.

"Io sono l'unico. L'unico che la bacia e l'unico che la può toccare" ringhiò Boyd.

La sua ira era palpabile, non l'avevo mai visto così.

Disperato, felice, ubriaco, ma mai così.

"Non ti deve aver riferito quanto invece le è piaciuto il nostro bacio di poco fa, sai? Oh, le è piaciuto talmente tanto che si è aggrappata a me affinché non smettessi" sghignazzò Carrick, con un tono di voce crudele.

Volevo urlargli che non era vero, che era uno stronzo a dire quelle falsità, ma non ne ebbi il tempo, perché il pugno di Boyd lo colpì sulla mascella a velocità razzo.

"Non ti azzardare a parlare di lei così..." urlò il mio ragazzo, mentre Carrick sputava del
sangue sull'erba verdissima del loro giardino.

Cercò  di contrattaccare con un altro pugno, ma Boyd lo intercettò e gli torse il braccio fino a farlo gemere di dolore.

Credevo si sarebbero fermati, ma Carrick cadde in ginocchio e sorrise e sussurrandogli qualcosa che non udii.

Fu la fine.

Boyd diventò rosso di rabbia e gli fu addosso, assestandogli dei pugni potenti e ravvicinati.

Urlai, ma fu come se non avessi voce.

"Basta, basta, smettetela!" urlai di nuovo, scoppiando a piangere.

Boyd si ridestò come da un sogno e si girò  di scatto verso di me.

Mi raggiunse in un attimo e mi prese il viso tra le mani, asciugandomi le lacrime con i pollici.

Come per istinto, mi ritrassi dal suo tocco e capii dal suo sguardo quanto quel gesto lo ferì.

"Non avere paura di me. Io non ti farei mai del male" mi sussurrò, cercando di riavvicinarsi a me.

Intanto Carrick si era rialzato da terra e ci guardava con uno sguardo misto tra il disgustato e l'infuriato.

"Non ti avevo mai visto così" singhiozzai piano e Boyd mi abbracciò forte.

"Mi dispiace, piccola, mi dispiace tantissimo. Quando si tratta di te perdo la ragione, io... puoi venire a casa con me?" mi chiese quasi implorando, ma io esitai quel tanto da mandarlo nel panico.

"Blaire, mi dispiace. Ti prego, non mi lasciare, vieni a casa con me. Lascia che ti dimostri quanto ti amo" mi disse con il dolore negli occhi.

Odiavo quello sguardo, quello sguardo insicuro dove sembrava avesse sempre paura che scappassi da lui urlando.

"Temi che ti lasci?" gli chiesi dolcemente, accarezzandogli la mascella pronunciata.

"Sempre. Non c'è giorno in cui io non pensi a questa eventualità" mi rispose, lasciandomi sorpresa e ferita.

"Perché? Non ti fidi di me?"

"No, piccola, ti affiderei la mia vita senza pensarci due volte. È il solo fatto che sono convinto che presto ti accorgerai che sono il peggio che ti potesse capitare. Se fossi meno egoista, ti lascerei andare" mormorò, prendendomi tra le braccia.

Io gli gettai le braccia al collo e appoggiai la testa contro il suo petto, chiudendo gli occhi:

"Non ci provare nemmeno" sbottai, spaventata anche dalla sola idea.

Lui rise piano e mi baciò la testa.

"Non ci riuscirei. Sei tutto quello che ho, Blaire Cannon"

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