Capitolo quindicesimo *Blaire*
L'espressione di Boyd alla vista di tutti i nostri amici accorsi per festeggiare il suo ritorno, era quanto di più impagabile avessi mai visto.
Erano riusciti a venire proprio tutti: Selina e Jeremy, Gemma, Chloe e Luke, Brian, Dave e altri vecchi compagni del St. John college.
Organizzare tutto era stata una faticaccia, ma ne era assolutamente valsa la pena: il mio ragazzo era a casa, camminava, stava bene.
Quella doveva assolutamente essere una serata perfetta.
Luke stappò una bottiglia di champagne e tutti urlarono e batterono le mani felici, prima di venire in processione a salutare Boyd.
Il mio ragazzo alzò il suo bicchiere e disse ad alta voce:
"Voglio fare un brindisi per ringraziare tutti voi. Sia per essere qui, sia per esserci stati lungo tutto questo percorso. Ma più di tutti, voglio ringraziare la mia ragazza, che ha portato la gioia nella mia vita e ha oggi acconsentito a venire a vivere con me. Grazie, amore mio, per tutto"
Mi lanciai tra le sue braccia e lo baciai, mentre intorno a noi esplodevano fischi ed applausi.
La festa in sé fu un successone: dopo il brindisi iniziale, Selina mise la musica e tutti iniziarono a ballare.
Sulle note di One and only di Adele, sentii avvolgermi da un profumo familiare e mi girai sorridente verso la mia migliore amica.
"È la nostra canzone, B!" esclamò Selina.
L'abbracciai a mia volta e cominciammo a muoverci sulle note dolci e lente della canzone.
"Allora... l'uccellino lascia il nido, eh? Sapevo che prima o poi sarebbe successo, eppure mi mancherà da morire non vivere più con la mia migliore amica!" mi disse, mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Oh Sel, mi mancherai tanto anche tu. Dovremo sentirci ogni giorno e tu dovrai chiamarmi ogni volta che vuoi fare il bucato, perché con la lavatrice sei proprio negata"
Scoppiò a ridere e mi puntò l'indice contro:
"E tu ogni volta che dovrai cucinare anche un solo uovo, visto che appena ti avvicini ad una cucina le pentole urlano! Spero che Boyd abbia già messo in conto che cucinerà lui per il resto della vita"
Scoppiammo a ridere entrambe e poi ci abbracciammo forte.
"Ti voglio bene, Sel. Tantissimo. Grazie per questi anni fantastici e per tutti quelli
che verranno. Non avrei potuto chiedere una migliore amica di te"
"Smettila con queste sdolcinatezze, scema, altrimenti il trucco fantastico che ho fatto stasera si scioglierà tutto sul tuo maglione!" esclamò, ma mi diede un bacio sulla fronte e mi strinse ancora di più.
Le feci fare un casquè e lei una giravolta, poi la canzone terminò e sulle note di This is how we do di Katy Perry, ci raggiunsero anche Gemma e Chloe e ci scatenammo insieme.
Ballai ancora quattro canzoni con le mie amiche, due con Boyd e qualcuna anche con Luke e Jeremy.
Mi riversai esausta sul divano con Selina, ancora ridendo per la sua ennesima battuta sconcia, quando l'occhio mi cadde sulla scena che stava avvenendo dalla parte opposta della stanza:
Carrick, che non doveva nemmeno essere presente alla festa, si stava allontanando velocemente da Boyd, dirigendosi verso la porta di ingresso, mentre il mio ragazzo era talmente livido di rabbia in volto, che mi mise i brividi.
Scambiò velocemente due parole con Luke, il quale annuì serio in volto, poi si diresse verso di me a grandi passi.
Non ebbi nemmeno il tempo di realizzare, che era già accanto a me, con i pugni serrati e la mascella contratta.
"Alzati, dobbiamo parlare" sbottò con durezza, facendomi sobbalzare.
Rimasi sorpresa dalla durezza del suo tono,
perché solitamente mi parlava sempre con molta dolcezza.
Eppure, vedendo la tensione che tutto il suo corpo esprimeva, mi alzai e gli sussurrai:
"Boyd, possiamo parlare dopo? Non possiamo lasciare tutti gli invitati e andarcene" cercai di obiettare.
"Luke si sta occupando di mandare via tutti, la cosa di cui ti devo parlare ha la priorità ora. Vieni"
Mi prese il polso per guidarmi verso la camera da letto, ma Selina, che aveva assistito a tutta la scena, ci fermò:
"Che succede, Boyd?"
"Niente che ti riguardi, Selina"
Sgranai gli occhi per quella risposta, ma prima che potessi parlare, Selina mi anticipò:
"Non voglio farmi gli affari tuoi, stronzo. Sono solo preoccupata per la mia migliore amica" sibilò lei, immediatamente pronta all'attacco.
"Credi forse che con me non sia al sicuro?" sbottò Boyd, alzando la voce e fissandola negli occhi.
Sentii che si stava velocemente precipitando in un terreno minato, così mi misi in mezzo a loro e rivolsi un sorriso a Selina.
"Va bene, va bene, ora basta. Sel, stai tranquilla: ti chiamo domani, va bene?"
Le diedi un bacio sulla guancia e lei annuì, seppur riluttante, spostandosi per farci passare.
"Per qualsiasi cosa chiamami!" disse ancora mentre già ci stavamo avviando e sentii Boyd imprecare.
Arrivammo in camera e mi fece entrare per prima, chiudendo la porta dietro di lui.
Mi fissò intensamente per alcuni istanti, come se stesse soppesando attentamente le parole giuste da usare.
Nel suo sguardo penetrante, oltre alla rabbia, lessi anche una punta di dolore che mi diede una fitta al petto.
"Hey, che succede?" gli chiesi dolcemente, avvicinandomi a lui.
Sentendomi parlare, il suo sguardo si infiammò nuovamente e fece un passo indietro per allontanarsi da me.
"Quando pensavi di dirmi dell'allegra chiacchierata con il tuo ex fuori dall'accademia? Anzi, aspetta, riformulo: avevi intenzione di dirmi dell'incontro con quel cazzo di psicopatico violento del tuo ex ragazzo?" sputò con rabbia, senza smettere di fissarmi.
Il mio cuore perse un battito e mi sentii mancare la terra sotto ai piedi, completamente colta alla sprovvista.
Cosa potevo dirgli in quel momento?
Derek riusciva a rovinarmi la vita anche quando non era presente, era una maledizione.
"Chi... come lo hai saputo?" riuscii ad articolare un attimo prima che mi si affacciasse nella mente la faccia di Carrick.
Ecco spiegato il perché era lì quella sera.
Non era quello che volevo dire, in realtà, ma era l'unica cosa che la mia mente era stata in grado di partorire in quel momento.
Boyd fece un verso frustrato e si afferrò i capelli con una mano, gesto che faceva spesso nei momenti di tensione.
"Cazzo, non è questo il punto, Blaire! Il punto è che per l'ennesima volta tu mi hai nascosto una cosa di fondamentale importanza per? Cosa? Per la tua solita mancanza di fiducia?" disse accorato.
Le sue parole mi ferirono e sentii le lacrime pungermi gli occhi.
"Te l'ho nascosto per non darti altre preoccupazioni, Boyd! Avevi altre priorità in quel momento, guarire in primo luogo"
"Ti ho mai dato l'impressione che non fossi tu la mia priorità numero uno, Blaire? Dimmi, ti ho mai dato questa impressione?" sbottò, ancora con il luccichio della rabbia negli occhi.
"Proprio perché mi hai sempre messa al primo posto, ho pensato che non dirtelo fosse la decisione più giusta, in quel momento!" esclamai a mia volta.
Ormai avevo la voce tremante e spezzata, ma non m'importava.
Non l'avevo mai visto così infuriato con me e avevo paura di scoprire quali sarebbero state le conseguenze.
"Sono tutte stronzate! Sono il tuo ragazzo, non credi che sia mio diritto sapere se il tuo cazzo di ex viene ad aspettarti fuori di scuola? La verità è che hai paura, Blaire. Hai sempre avuto paura!"
"Sei uno stronzo!" urlai, mentre una lacrima mi scivolava lungo la guancia.
Vidi, per un momento, un'espressione ferita e la sua voglia di venire da me, ma poi tornò a barricarsi di nuovo dietro al suo muro impenetrabile.
"Ah, si? Sarei uno stronzo perché mi preoccupo per te? Hai davvero un'idea un po' distorta dell'amore, Blaire. Credo che a questo punto sia meglio prenderci una pausa"
Le sue parole furono come una pugnalata dritta al cuore.
"Cosa intendi?" gli chiesi, con un filo di voce.
Ero convinta che da un momento all'altro mi avrebbe lasciata, distruggendomi.
"Intendo che stare lontani per un po' ci farà bene. Per questa sera puoi dormire qui ed io starò sul divano" disse con tono spento, senza guardarmi.
"Me ne torno a casa" dissi invece, cercando di non scoppiare a piangere davanti a lui.
Stavo malissimo, volevo solo chiudermi nella mia stanza e disperarmi per due ore consecutive.
"È troppo tardi per tornare al tuo appartamento. Questa sera facciamo così, domani puoi fare quello che vuoi. Ti prego di non voler litigare anche su questo"
Il suo tono freddo e asettico mi tolse ogni volontà ad insistere.
"Domani me ne vado" acconsentii.
"Perfetto" rispose e, senza rivolgermi una sola occhiata, uscì dalla stanza.
Oddio, cosa diavolo era successo?
Avevo appena rotto con Boyd?
Con il ragazzo che amavo e con il quale avrei dovuto iniziare la convivenza quello stesso giorno?
Avremmo dovuto vivere insieme.
Lui aveva insistito perché era sicuro di noi, appianava tutti i miei dubbi dicendo sempre che eravamo fatti per stare insieme, che ci amavamo e che quello bastava.
Ma non era così, non era mai stato così.
L'amore non bastava.
Perché una relazione funzionasse, bisognava che ci fosse il rispetto reciproco, la stima e soprattutto la fiducia incondizionata.
Lui aveva preferito concentrarsi sul fatto che io gli avessi nascosto il mio incontro con Derek, ma aveva completamente tralasciato le ragioni per cui avevo preso questa decisione.
Dei due, era lui a non fidarsi di me.
Lui che doveva capire se era davvero pronto a costruire qualcosa di importante con me.
Mi diressi a grandi passi fuori dalla stanza, intenzionata a dirgli tutte quelle cose, ma non lo trovai più in casa.
Mi sentii male, improvvisamente realizzai tutto quello che era successo e mi prese il panico.
Tornai in camera e mi buttai sul letto, che però era pieno del suo profumo.
Lui era dovunque, sia dentro, sia fuori di me e quello... era insopportabile.
Quando mi finirono le lacrime, crollai in un dormiveglia agitato.
*
Dovevano essere abbondantemente passate le due di notte, quando mi svegliai di soprassalto sentendo un forte rumore proveniente dall'ingresso dell'appartamento.
Mi alzai dal letto, mi diressi all'entrata per capire cosa stesse succedendo e la scena che mi si parò davanti mi straziò il cuore.
Boyd era appena tornato a casa ed era visibilmente ubriaco fradicio.
Poiché barcollava, entrando, aveva rovesciato il tavolino che c'era di fianco alla porta ed era stato quel rumore a svegliarmi.
Senza pensare, mi diressi verso di lui per aiutarlo a raggiungere il divano.
Quando, però, riuscii ad inalare il forte odore di alcool che emanava, mi salii una rabbia immensa ricordando l'ultima volta che si era quasi ucciso con il bere.
Per la seconda volta da quando lo conoscevo, aveva bevuto dopo un nostro brutto litigio e quello, oltre che provocarmi senso di colpa, mi faceva capire che sotto quella scorza da duro, in realtà era un ragazzo insicuro e spaventato.
Un ragazzo che amavo alla follia.
Lo accompagnai fino al sofà e lo aiutai a distendersi, poi gli tolsi le scarpe mentre lacrime di dolore puro mi scorrevano sulle guance.
"Amore mio... perché piangi?" biascicò Boyd dal divano, con gli occhi semi chiusi.
Sobbalzai al suono inaspettato della sua voce e feci un passo indietro.
"Io credevo dormissi... non è nulla, buonanotte" dissi frettolosamente, cercando di allontanarmi da lui, ma Boyd mi afferrò il polso per impedirmi di scappare.
"È successo qualcosa tra di noi, vero? Quando bevo lo faccio solamente se il dolore mi è insopportabile. Dio, odio l'alcool, lo uso solo quando non voglio pensare. Qualsiasi cosa io abbia detto, sappi che non è vera. Io ti amo alla follia, odio litigare con te, vorrei vederti sempre oltraggiosamente felice quando sei con me" cercò di dirmi, agitato.
Sbagliò e farfugliò la maggior parte delle parole, ma l'effetto su di me fu comunque devastante.
"Ci siamo lasciati, Boyd. Domani me ne torno a casa mia" mormorai con la voce spezzata.
Lui scattò sul divano come una molla e dovette tenersi allo schienale per non perdere l'equilibrio e cadere a terra.
"No, no, non è possibile" disse ad alta voce, aumentando la stretta sul mio braccio.
"Lasciami andare ora, è tardi e sono stanca" risposi con voce spenta, atona.
"Blaire. Ti prego, ti prego, amore..." iniziò, ma io persi la pazienza.
"Cosa? Cosa, Boyd? Non sei in te, cazzo. Quello che dovevamo dirci ce lo siamo detti prima, mi hai distrutto e sei semplicemente andato a sbronzarti. Ed ora è totalmente inutile che mi autoinfligga ancora più dolore ascoltando le tue parole insensate. Sono stanca. Di tutto. Ora basta"
Me ne andai in camera senza aspettare una sua risposta, chiudendo la porta a chiave.
Passai una notte agitata e insonne, cercando di immaginare, senza successo, un universo parallelo in cui tutto andava sempre bene.
Dove io e Boyd non ci eravamo lasciati e dove lui non era sbronzo marcio in salotto, ma dove ridevamo abbracciati.
Cercai di rifugiarmi nei sogni perché sicuramente quelli erano meglio della mia realtà.
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