Capitolo diciottesimo *Blaire*
Mi svegliai con la faccia coperta da folti capelli scuri dal profumo inconfondibile.
Sorridendo mi stiracchiai e mi tolsi dal viso le lunghe ed indomabili ciocche della mia migliore amica.
Ero esausta, la notte prima eravamo rimaste sveglie fino alle tre a parlare, incuranti del fatto che l'indomani avrei comunque dovuto alzarmi per andare a scuola.
Mi trascinai in bagno, ma percorrendo il corridoio di quello che era stato il mio appartamento per due anni e mezzo, mi invase una sensazione singolare.
Per la prima volta, lì dentro mi sentii un ospite, come se quella non fosse casa mia.
Casa.
Cos'era casa per me?
Da anni ormai non avevo una famiglia da cui rifugiarmi, vivevo con la mia migliore amica e avevo imparato che il mio unico appiglio ero io.
Eppure quando pensai alla casa in sé, una sola cosa mi affiorò alla mente: un fisico da urlo, capelli folti e spettinati, un sorriso mozzafiato e gli occhi color ruggine di Boyd.
Lui era la mia casa.
Nella doccia, investita dal getto bollente, chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dalla marea di pensieri che mi affollavano la testa.
Perché avevo sentito il bisogno di chiedergli quella pausa?
Dio, mi mancava già così tanto...
Il modo in cui mi svegliava la mattina, il dormire abbracciati la notte, i baci sotto le coperte...
Eppure sapevo che era ciò che ci serviva.
Non mettevo in dubbio l'amore che nutrivamo l'uno per l'altra, quello no.
Sapevo che mi amava e sapevo che, come lui lo era per me, anch'io ero tutto il suo mondo.
Quello su cui dovevo riflettere, era invece il fatto che io, involontariamente, lo stessi rovinando.
Lo stessi pian piano portando a fondo con me, nonostante fosse l'unica cosa che avevo sempre cercato di evitare con tutte le mie forze.
Per me si ubriacava, faceva a botte sempre più spesso, metteva a repentaglio la sua stessa vita.
Dovevo capire se eravamo in grado di vincere quelle nostre dinamiche: la sua impulsività e le mie insicurezze continue.
Prima di decidere di vivere insieme per sempre, volevo capire se eravamo in grado di crescere.
Dovevo stare lontana da lui perché quando eravamo insieme non vedevo problemi: ero al settimo cielo, tutto mi sembrava meraviglioso.
Eppure la mia vita era una sfida continua ed io avevo sentito il bisogno di riprendere fiato prima di buttarmi di nuovo anima e corpo in quel continuo tornado d'incertezze.
Uscii dalla doccia e mi avvolsi subito in un grande asciugamano grigio, cercando di scaldarmi.
Mi vestii e mi diedi una leggera passata di trucco, abbondando con il fondotinta per cercare di nascondere le profonde occhiaie che mi segnavano gli occhi.
Quella mattina non avevo voglia di farmi carina, così rinunciai a pettinarmi i capelli e li raccolsi in uno chignon disordinato, camminando verso la cucina.
Il mio umore migliorò notevolmente quando notai Selina in mutande e maglietta intenta a fare la colazione.
Canticchiava piano così non si accorse subito della mia presenza, ma quando corsi ad abbracciarla da dietro, lanciò un strillo.
"Buongiorno!" esclamai, baciandole la guancia e andando a sedere su uno sgabello.
"Come mai già sveglia a quest'ora?"
"Beh, perché sono la migliore amica che ti poteva capitare e ho deciso di prepararti i pancake per risollevarti l'umore" rispose lei, girandosi per farmi l'occhiolino.
"Wow, i pancake! Nonostante io sia più che lieta di questo tuo gesto, ti ripeto che devi stare tranquilla. Sto bene, Sel, credimi"
Lei si girò di scatto a guardarmi storto, con una mano sul fianco e l'altra a reggere una spatola sporca di pastella.
"Ma fammi il favore! Hai pianto tutta la notte in silenzio, credendo che non ti sentissi. Tu non stai bene, B. Tu stai malissimo, senza di lui"
Rimasi senza fiato alle sue parole.
Solitamente Selina aveva il sonno molto pesante, ero sicura non mi avesse sentito, ma in fondo sapevo che avrei dovuto aspettarmelo.
Nessuno mi conosceva meglio della mia migliore amica, ad eccezione fatta forse di un'altra persona...
"È la cosa giusta da fare questa" mormorai in risposta, più per convincere me che lei.
Selina sospirò contrariata e disse:
"Bah, pensala come vuoi. Per me, francamente, è una stupidaggine. Ti fai problemi dove non ci sono, Blaire! Non ho mai visto una coppia più innamorata di voi. Il modo in cui lui ti guarda... Dio, sembra che tu sia l'unica cosa che gli importi, sai?"
Gli occhi mi si riempirono di lacrime alle sue parole, ma cercai di ricacciarle indietro.
"Sel, apprezzo i tuoi consigli e le tue opinioni, ma ho bisogno di... di questo. Dimmi invece, come va tra te e Jeremy?"
Lei sorrise e mi mise un pancake fumante davanti.
Mi salii l'acquolina in bocca alla vista di quella prelibatezza e lo divorai in rapidi bocconi, come fossi a digiuno da settimane.
"Bel tentativo di cambiare discorso, astuto direi. Ma ne parleremo stasera, perché se ora non ti sbrighi arriverai in mega ritardo a scuola" disse, indicandomi l'orologio sulla parete.
Sobbalzai quando vidi l'ora e scattai subito in piedi.
"Cazzo! Arriverò in ritardissimo! Ho anche la Dourmount alla prima ora!" esclamai, correndo a mettermi le scarpe.
Afferrai la mia sacca e Selina mi lanciò le chiavi della sua auto.
"Prendi la macchina, così ce la fai"
La ringraziai mandandole un bacio e uscii come un turbine dall'appartamento.
Guidai velocemente fino a scuola e alla fine arrivai anche in anticipo, con mio estremo sollievo.
Ormai mancava poco agli esami prima del diploma, ogni singolo ritardo o insufficienza era tenuta doppiamente in considerazione, quindi non potevo permettermi nemmeno uno sgarro.
Quando entrai in classe, la Dourmount non c'era ancora, così andai subito a salutare Gemma, accorgendomi troppo tardi che stava parlando proprio con Boyd.
Il mio cuore accelerò all'istante solo alla sua vista, ma lui si accorse di me solo quando Gemma si girò per abbracciarmi con trasporto.
"Ballerina, sei arrivata finalmente! Stavamo giusto parlando di te..." esclamò la mia amica, lanciandomi uno sguardo enigmatico.
Le diedi un bacio sulla guancia e poi salutai Boyd, che non mi aveva staccato gli occhi di dosso.
"Hey" esordii, sentendomi morire.
Morivo dalla voglia di baciarlo e di sentire il suo profumo di cannella e pulito, ma lui restava immobile al suo posto, senza nemmeno fare un passo verso di me.
"Ciao" rispose lui.
"Come... come va?" gli chiesi, guardando le profonde occhiaie che gli segnavano il viso perfetto.
"Ho avuto giorni migliori. Tu come stai?"
"Sto bene"
"Okay" concluse e si allontanò.
Finalmente guardai Gemma e lei strinse le labbra con disappunto.
"Mi amor, sta proprio male"
"Gem, sembrava quasi che non sopportasse di vedermi. Hai visto come se ne è andato?"
"Ballerina! È uno straccio, non l'hai visto? Probabilmente non ha dormito tutta la notte ed è di umore nero. Lascialo in pace"
Annuii tristemente e la campanella suonò proprio in quel momento, costringendoci ad andare a sedere ai nostri posti.
La Dourmount cominciò subito la sua lezione, distribuendoci una simulazione del compito d'esame, che per fortuna mi risultò abbastanza semplice.
Mentre scrivevo una risposta però, d'improvviso il mio stomaco parve ripiegarsi e ritorcersi su se stesso ed io fui presa da un impulso di vomitare irrefrenabile.
Scattai in piedi nella classe silenziosa attirando molti sguardi e, cercando di trattenere il mio malessere, mi trascinai dalla Dourmount.
"Miss Dourmount, mi scusi ma ho urgentemente bisogno di andare in bagno" mugolai, mentre il mio stomaco continuava ad agitarsi.
"Oh, certo, cara. Vai, vai" mi rispose lei, guardandomi stupita.
Corsi per il corridoio e, una volta che ebbi raggiunto il cubicolo del bagno, mi accucciai sul gabinetto e vomitai tutta la colazione e la cena della sera prima.
La fronte mi si imperlò di sudore e andai subito al lavandino per rinfrescarmi un po'.
Che cosa era successo?
Io non vomitavo mai, il mio stomaco sembrava quasi fatto di ferro.
Eppure non avevo mai provato un impulso così forte... Probabilmente le uova dei pancake di quella mattina erano andate a male.
Sentendomi meglio, tornai in classe, ma la campanella suonò subito la fine dell'ora.
"Miss Dourmount, mi dispiace. Non sono riuscita a finire la simulazione, forse posso fermarmi dopo l'orario questa sera?" chiesi alla professoressa, dopo che mi fui avvicinata alla cattedra.
Lei mi fece un sorriso e minimizzò con una mano:
"Miss Cannon, lei va già benissimo nella mia materia. Posso avere già una chiara valutazione della sue competenze anche senza questa simulazione"
Uscì dalla classe senza aggiungere altro ed io tirai un sospiro di sollievo.
"Ballerina, che è successo?" esclamò Gemma raggiungendomi.
Aveva un'espressione preoccupata, così mentre ci affrettavamo a raggiungere la palestra per l'ora di ginnastica, la presi a braccetto e le sorrisi per tranquillizzarla.
"Niente di che, Gem. Devo aver mangiato qualcosa di avariato e quindi mi sono sentita male. Ora è tutto apposto"
Lei mi guardò sospettosa mentre raggiungevamo lo spogliatoio della palestra.
"Tendi sempre a minimizzare tu! Sei sicura di voler fare palestra? Sai che mrs Cotton è..."
"Gemma, sto benissimo. Non vedo l'ora di far ginnastica" la rassicurai ancora.
La lezione di quel giorno era abbastanza dura: dopo uno sfiancante riscaldamento, la professoressa Cotton aveva deciso di procedere con un'esibizione singola per ciascuno.
Non mi spiegavo il perché, ma mentre eravamo in fila uno dietro l'altro aspettando il nostro turno, mi sentivo esausta.
Avevo il battito accellerato, la fronte imperlata di sudore e respiravo con affanno.
Erika Elton, ferma davanti a me, si girò e mi guardò stranita:
"Hey Blaire, stai bene?"
Non riuscivo a parlare, così annuii facendo un piccolo sorriso.
"Sicura? Vuoi che chiami Boyd? È solo due posti avanti a noi..."
"No! No, no, Erika. Sto bene, ti ringrazio" sbottai involontariamente con troppa foga.
Purtroppo aveva parlato troppo forte e Boyd, sentendosi nominare, si era girato e stava venendo verso di me.
Oh, Gesù.
"Che succede?" chiese, raggiungendoci e guardando sia me sia Erika.
"Niente..." risposi io, nello stesso momento in cui Erika diceva:
"Credo che Blaire non si senta bene"
Gli occhi di Boyd si concentrarono immediatamente su di me e mi si avvicinò.
"Ti senti male?" mi chiese, mentre con gli occhi sembrava cercasse di scavare nei miei.
Vedevo che moriva dalla voglia di toccarmi, ma non lo fece.
Oh, quanto avrei voluto che fosse meno controllato!
Sentivo un magnetismo verso di lui, una forza estranea che sembrava urlarmi: 'toccalo, abbraccialo, bacialo!'
Ma ero la persona più volubile della terra e non sarebbe stato giusto farlo, sapendo che avevo ancora bisogno di tempo lontana da lui.
"L'ho detto e ripetuto, sto bene" insistei.
"Posso ballare insieme a te?" mi chiese quindi lui, di punto in bianco.
"Come?"
"Per favore. Dobbiamo ballare sul momento e ho troppi pensieri in testa per inventarmi una coreografia"
"Ed io come ti posso aiutare?" mormorai, incontrando i suoi occhi caldi e magnetici.
"Se ci sei tu, riesco a concentrarmi" mormorò la sua voce roca, riempiendomi di brividi in tutto il corpo.
Controllo, Blaire. Non saltargli addosso.
Controllati.
"Va bene" acconsentì e lo vidi fare il primo sorriso della giornata.
Finirono di esibirsi Gemma ed Erika e finalmente venne il nostro turno.
Andammo al centro della palestra, uno di fronte all'altra e la Cotton fece partire una melodia delicata.
Boyd mi prese senza esitazione tra le braccia ed io mi godetti finalmente la sua presenza, annusando a pieni polmoni il suo profumo caldo.
Mi parve di sentirlo sospirare e mi strinse più forte, ma non ebbi il tempo di pensarci perché la musica crebbe di intensità, così come i nostri movimenti.
Boyd mi trasportava ed io non facevo altro che affidarmi a lui, lasciandomi trasportare dalle note.
Venne il momento in cui ci separammo ed io iniziai a volteggiare su me stessa, sollevando la gamba destra e muovendomi sempre più veloce.
Il battito del mio cuore cominciò ad aumentare sempre di più, nuovamente mi sentii debole e sudata, ma non mi fermai.
Spaziai per la palestra, decisa a non smettere, ma ad un certo punto fu come se tutte le forze del mio corpo mi abbandonassero e le gambe divenissero gelatina.
Caddi a terra senza riuscire a fermarmi.
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