39
Il silenzio della casa mi rincuora. Nessuno mi verrà ad infastidire. Mi rannicchio sotto le coperte. Stringo forte le ginocchia al petto e chiudo gli occhi. Sono stanca, spero di riuscirmi ad addormentare. Ma il sonno non arriva e io sono ben vigile. La vita è un circolo. Si nasce, si vive e si muore. Cosa sto facendo per meritarmi questa vita? Come la sto vivendo? L'improvvisa consapevolezza di essere inutile squarcia la mia mente come un fulmine a ciel sereno. Perché continuo a vivere? La porta della mia camera si apre, dovrei scoprirmi la faccia ma non riesco a trovare la forza per muovere il braccio. O meglio, non lo voglio fare. Ma questa si scossa ugualmente.
-non sono neanche le otto di sera e tu dormi già?
-fuori è già buio.
-è buio perché stiamo a novembre.
Mia sorella mi accarezza la fronte.
-che hai?
Sussurra delicatamente. È la prima volta che usa questo tono con me. da che ne ho memoria io e lei abbiamo da sempre viaggiato su due binari separati. Mai incontrati. Fisionomia diversa, età diversa, idee diverse. Mi volto a guardarla. Così bella con i suoi capelli corti che non arrivano neanche a toccare le spalle. I grandi occhi da cerbiatta scrutano nell'ombra cercando il mio sguardo.
-non ho niente, solo che ultimamente è un periodo un po' no.
-problemi all'università?
No.
-si.
-capito, ma non perderci troppo la testa. Tanto il lavoro scarseggia anche per i laureati.
Conclude ridendo.
-hai ragione.
Mi sforzo di sorridere ma non sono sicura di esserci riuscita. Ma non importa. La stanza è troppo buia e l'unica luce che illumina l'ambiente proviene dal lampione della strada. Le sere autunnali sono così silenziose.
Lei esce dalla stanza e io mi metto seduta. La schiena poggiata conto la spalliera delle letto. Ammiro le ombre che si sono create sulle pareti. La consapevolezza di non valere nulla. Di essere solo una tra tanti. Qualsiasi cosa farò non verrà ricordata. Resterò anonima, solo un nome su una lapide. Nulla di più. E lui un giorno avrà i capelli bianchi, camminerà a fatica sorretto dal braccio forte e giovane di suo figlio. Passeggerà per il cimitero per far visita a qualche caro e distrattamente passerà davanti alla mia tomba. Il nome gli risulterà famigliare e strizzerà gli occhi per mettere a fuoco la foto. Allora forse mi riconoscerà. Sospirerà e si volterà verso il figlio "era una mia vicina di casa, ho sempre pensato fosse un po' strana. Lei non se n'era accorta ma tutti ridevano di lei e pensavano fosse brutta, ed è morta così giovane".
Mi piego sul pavimento ed infiniti singhiozzi mi scuotono il petto. Non sono assolutamente bei pensieri da fare. E allora perché gli sto facendo?
Ho sbagliato a far andare via mia sorella. Ora più che mai ho bisogno di un'amica con cui parlare, qualcuno con cui confidarmi. Ma lo so che lei non capirebbe. Si preoccuperebbe e andrebbe a dire tutto a mamma. Non è quello di cui ho bisogno al momento. Il mio telefono squilla, è solo un messaggio. Mi strascino alla scrivania e lo afferrò. È Marco. Non penso di aver voglia di lui in questo momento.
Da Marco
"hei ciao, scusa se ti disturbo ma ti ho visto un po' turbata oggi. So che sembra strano ma passeggiavo da queste parti e mi sono ritrovato come un imbecille davanti al portone di casa tua. Okay, chiamami quando hai tempo, ci vediamo domani"
Non ho voglia di lui in questo momento ma ho bisogno di qualcuno. Rispondo velocemente al messaggio mentre mi alzo in piedi ed esco dalla stanza. Sono scalza e pur indossando un cardigan di lana il freddo riesce ugualmente a penetrarmi nelle ossa. Scendo le scale a due a due e mi precipito verso il portone. Lo apro e lui è fuori che mi aspetta. Si strofina le mani nel tentativo di riscaldarsi ma si gira subito verso di me. Non gli do il tempo di dire una parola. Ora o mai più. Gli corro incontro. Le mie braccia attorno al suo collo, le mie labbra sulle sue. Ho solo bisogno di qualcuno.
Fine seconda parte
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro