El and lake
Il senso di colpa mi aveva divorata oltre a essere peggiorato. Una volta che Harry aveva palesemente dimostrato di essere geloso sbattendo Niall negli armadietti, non lo vidi per il resto della giornata. Deve aver saltato la scuola, perché di solito lo vedevo almeno quattro o cinque volte al giorno, senza contare i momenti in cui mi fissava per mettermi a disagio.
"É lunedì." Eleanor sbuffava mentre la campanella suonava per l'ora di pranzo. "Adesso é fuori dalla libertà vigilata, il che significa che la polizia non gli starà più addosso." Mi morsi il labbro al pensiero. Se Harry era ormai tecnicamente libero dalla polizia, poteva fare tutto quello che voleva, non che già non lo facesse, ma ora era in grado di vendere droga e chissa, altri crimini. Questo mi terrorizzava.
"E se entra in casa mia durante la notte?" Chiesi girando il viso verso Eleanor ricevendo una ruotata di occhi da parte sua.
"Se vuole entrare in casa tua quando stai dormendo allora faccia pure." rispose alzando le spalle, "devi cercare di pensare positivo, davvero, fagli credere che se si intrufola in camera tua ti farebbe soltanto piacere." Rise dandomi una gomitata scherzosamente prima di sedersi sul solito tavolo da pranzo.
Sospirai sonoramente appoggiando il viso contro il palmo della mia mano, "non puoi capire quanto sta diventando difficile." Piagnucolai facendo aumentare le risate di Eleanor.
"Saprai gestire tutto questo con il passare dei giorni." Rassicurava, "tutte le cose buone arrivano per chi sa aspettare."
Vidimo tutte le altre ragazze arrivare, sedendosi sul tavolo per parlarci e iniziare una conversazione. Guardai Eleanor e Ella che si prendevano in giro tirandosi dei cetrioli addosso.
"Bev." disse Eleanor. Il nomignolo che usava sempre Harry per chiamarmi mi fece sorridere. I miei occhi immediatamente si alzarono al viso di Eleanor, che aveva uno sguardo colpevole sul viso. Mi accorsi solo ora che le ragazze se ne erano già andate.
"Cosa?" Chiesi, aggrottando le sopracciglia.
Sospirò e si passò una mano tra i capelli. "Penso che tu dovrai cavartela da sola da adesso." La fissai incredula. Cosa? Perchè? Era stata una sua idea, in primo luogo. E adesso perché voleva che facessi tutto questo da sola? Non riuscivo a capirlo.
"Perché?" Chiesi. "Cos-dimmi solo perché! Non ha senso, è stata una tua idea in fin dei conti!"
Sospirò di nuovo tirando fuori il telefono dai Jeans. "Beverly, non capisci, non posso più farlo, adesso. Ho bisogno di fare altro, scusami." Fece un gesto con le mani prima di guardarsi in giro.
Scossi la testa e mi alzai di scatto. "Sei tu quella che voleva far iniziare tutto questo, non io." Strinsi le labbra e mi voltai per uscire dalla mensa che improvvisamente era diventata soffocante. Ignorai la voce di Eleanor che mi chiamava cominciando a camminare ad un passo più svelto per le porte della scuola. Come poteva dire una cosa del genere? Pensavo che fosse la mia migliore amica, che potessi fidarmi di lei, non potevo davvero credere che mi aveva detto di continuare con questa farsa da sola. Non volevo nemmeno iniziare, era stata lei quella ad aver insistito. Prima mi mette nei guai e poi mi abbandona dicendo che dovevo cavarmela da sola.
Sospirai profondamente e mi sedetti sui gradini. Stavo cominciando a pensare che questa idea era dannatamente stupida. Potevo essere già entrata in guaio senza nemmeno saperlo. Potevo già essere su uno strato di ghiaccio e un piccolo errore poteva romperlo. Mi sentivo esattamente così. Dovevo ascoltare mio fratello quando mi aveva sempre detto di stare lontana dai problemi, o mia madre, quando mi aveva detto di non ferire mai qualcuno intenzionalmente. E io stavo facendo entrambe le cose senza rendermene conto.
Mi avvolsi nella mia giacca mentre il flusso d'aria mi metteva i brividi. C'era troppo freddo per starsene qui.
"Psst." La mia testa immediatamente si alzò a quel misterioso rumore. Alzai le spalle quando non vidi nessuno e tornai a pensare ad altro.
"Piccola." Un grido acuto venne fuori dalle mie labbra quando una persona sconosciuta mi prese per le spalle da dietro. Riconoscevo la risata di Harry mentre lo fulminai con lo sguardo.
"Dio mio!" Mi portai una mano sul petto controllando il respiro. Harry rise più forte buttando la testa all'indietro, "avresti dovuto vedere la tua faccia!" Lo fissai infastidita, pensava davvero che fosse divertente? Sarei potuta morire d'infarto. Sospirai quando si sedette accanto a me.
"Non è stato divertente." mormorai e ritornai a guardare davanti a me. Notai che nella sua gamba non c'era più 'l'oggetto' elettronico, quindi era ufficialmente libero.
"Oh, si che lo è stato." Sorrise colpendomi delicatamente il braccio, anche se la sua delicatezza non era delle migliori, perciò mi uscì ugualmente un 'ow' dalle labbra.
Era tutto tranquillo. Harry tirò fuori un pacchetto di sigarette e ne accese una, tanto per il mio dispiacere. "Sai, ogni sigaretta che fumi porta via un giorno della tua vita."Gli dissi. grugnì e si voltò verso di me, tirando fuori un'altra sigaretta e avvolgendola intorno alle sue labbra rosea, la sua bocca era in possesso di due sigarette ora.
"Se questo è ciò che fa, così sia." Rispose semplicemente.
Sbuffai abbracciandomi il petto. Avevo bisogno di esprimere i sentimenti e la rabbia che provavo in questo momento, ma poi alla fine avevo capito. La rabbia e i sentimenti erano tutti a causa di Harry. Da quando la mia vita era diventata così movimentata?
"Cosa c'è che non va?" Chiese e fu come se mi avesse letto nel pensiero.
"Niente." Risposi tranquillamente.
"Andiamo, principessa," replicò inalando il fumo prima di farlo uscire dalla bocca. "Cosa hai che non va? Sai, posso vederlo."
Sbuffai un'altra volta, sarcasticamente, prima di alzarmi. Avevo bisogno di cambiare argomento, e se questo significava andare avanti con questo inutile 'programma' allora era ciò che sarebbe accaduto. Ormai era troppo tardi per tornare indietro. "Dov'è la tua macchina?" Chiesi, guardandomi in giro.
"'Sul retro, perché?" Harry spense la sigaretta nel terreno e si alzò in piedi e, così, era diventato più alto.
"Andiamo via di qui." Dissi prima di percorrere gli ultimi scalini con Harry dietro di me.
"Dove vuoi andare?" Chiese mentre ci avvicinavamo alla sua auto. Stancamente mi guardai in torno, in modo che nessuno pensasse che mi stava rapendo o qualche roba del genere.
Contemplai su dove volevo andare. Non c'era nulla di eclatante da fare nel Cheshire, solo ristoranti di lusso e negozi costosi.
"Andiamo al lago." Suggerii mentre Harry metteva in moto. In pochi minuti, eravamo già sulla strada principale. Il lago non era così distante da qui, ma a piedi erano ben 40 minuti. E prima che me ne accorgessi, eravamo già arrivati.
"Perché hai scelto proprio il lago?" Chiese Harry mentre si slacciò la cintura e appoggiò i piedi sul cruscotto, mentre io rimasi nella stessa posizione di prima. Alzai le spalle guardando fuori dal finestrino, il lago era limpido e illuminato da dalle pietre bianche che si riuscivano a vedere anche da dove ero io.
"Venivo qua con i miei genitori da piccola." Harry non rispose, così mi girai per guardarlo, scoprendo che mi stava fissando.
"Stai bene?" Chiesi accigliandomi e guardò fuori dal finestrino.
"Harry, c'è qualcosa che non va?"
"Ti piaccio?" rispose tranquillamente.
Aspetta, cosa? Non mi aspettavo una domanda del genere. Provavo dei sentimenti per lui? Non lo sapevo, ma di certo stavo bene con lui, e qualsiasi idiota poteva vederlo. Ma ovviamente non provavo quei sentimenti forti, non amavo Harry. I suoi occhi mi trafissero quando si girò verso di me. Onestamente avevo paura, non l'avevo mai visto così ansioso. Voleva una risposta da me e naturalmente dovevo dargliela. Se solo pensavo allo scopo che avevamo io e Elea-no, non più. Soltanto io. Dio, mi sentivo soltanto una puttana.
"Sì."
Non mi importava se la mia voce era uscita un sussurro. Ma di certo ero apparsa sicura.
"Bene." Rispose, "perché tu mi piaci"
Anche se avevamo svelato i nostri segreti, sembrava ancora a disagio.
"Sei sicu-"
"Voglio baciarti." sbottò e le mie guance divennero di un rosso intenso. La presa che aveva sul suo volante divenne più stretta e le nocche divennero bianche. "Dimmi, Bev. Cosa c'é che non va? Sei imbarazzata perché voglio baciarti?"
"No, Harry." Dissi. "Non è per questo."
"Beh, allora lascia fottutamente che ti baci."
Prima che potessi protestare Harry si allungò verso la console e mi afferrò il viso tra le mani, prima di premere le sue labbra contro le mie. I miei occhi immediatamente si chiusero a quel contatto morbido. Respirai pesantemente iniziando a ricambiare il bacio.
Ora, dovevo sicuramente andare all'inferno per questo.
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