12. Quando le maschere cadono
Quando le maschere cadono
Insegnami a smettere di pensare.
-William Shakespeare
Y/N
Si dice che Hogwarts sia il luogo più intensamente infestato della Gran Bretagna, non fatico a crederci considerando che i brividi di freddo -che ho provato quando stamattina, correndo per i corridoi in ritardo, ho accidentalmente attraversato la patina argentea di un fantasma con una lunga chioma acconciata che non ricordavo di aver mai visto prima rischiando di buttare per terra un primino di Corvonero- mi attraversano violentemente come scosse, la schiena.
Mi ritrovo spesso a chiedermi come mai Silente abbia scelto di assegnarci come professore di Storia della Magia proprio Ruff, il più noioso di tutti, considerando che la maggior parte di loro ha vissuto sulla pelle secoli e secoli di ciò che è raccontato nei libri. Il Barone Sanguinario, per quanto poco raccomandabile (come testimoniano le gocce di sangue argentee da cui è coperto) è uno di questi. A volte mi terrorizza ma non mi sarebbe dispiaciuto qualche dettaglio in più sulla sua pseudo relazione tossica con la Dama Grigia tra una lezione e l'altra.
Mi stringo nella felpa di Mattheo, appena tirata fuori dalla mia borsa che porto solo per non essere scambiata per una nullafacente considerando che non contiene nemmeno un libro perché la cultura pesa e alzo il cappuccio abbandonando la testa sul banco sporco di smalto che Odeya ha fatto cadere nella scorsa lezione.
Ha ancora il suo odore.
È stato carino a darmela, non la riavrà mai più.
Le mie palpebre lottano duramente contro la forza di gravità per restare aperte e la voce strascicata del professore che mi risuona flebile nelle orecchie, di certo non aiuta.
Sposto lo sguardo sul banco vuoto accanto a quello di Jacob e mi ritrovo a sbuffare contro la mia volontà ricevendo un'occhiata scettica dalla mia migliore amica, annoiata accanto a me, intenta a limarsi le unghia rosso fuoco.
Se il mio socio in scorrettezza fosse qua probabilmente non avrei voglia di aprire la finestra e fare un volo dal quarto piano per suggellare la mia noia mortale.
Quando è in classe la nostra unica preoccupazione è evitare un possibile soffocamento e di conseguenza nessuno ha il tempo di annoiarsi. È divertente quando non sei tu a rischiare la morte.
Mi alzo sbadigliando, avvicinandomi al banco del mio migliore amico. La sedia stride lasciandomi una scia di pelle d'oca sulle braccia. La afferro per sedermici ma nonostante ciò Jacob non si muove di una virgola e continua a dormire indisturbato, la testa poggiata sullo zaino, le maniche della camicia che si sollevano sulle braccia lasciando intravedere l'inchiostro dei tatuaggi.
Tento di scuoterlo ma non sembra volersi degnare di aprire gli occhi.
«Jacob, ascolta...» mi schiarisco la voce tentando di cominciare ma lui mi interrompe mugugnando qualcosa di incomprensibile tappandomi la bocca.
«Senti fatina, ho sonno, chiudi la bocca e lasciami dormire»
«Mi annoio» gli dico ignorando il ridicolo soprannome che mi rifila quando è intenzionato ad infastidirmi. Spera che mi offenda e di conseguenza me ne torni al mio posto, tuttavia la sua provocazione non mi tocca minimamente, sono una ragazza forte.
«Allora chiudi gli occhi e dormi con me» il timbro basso e roco che usa, impastato dal sonno, mi ricorda tanto quello di suo fratello, però non posso dirglielo perché ho appena diciotto anni e ci tengo ancora particolarmente alla mia vita.
«Devo per forza chiudere qualcosa?»
«Dimenticavo, le gambe» ride come il deficiente che è ma le sue iridi chiare si assottigliano colorandosi di un grigio più scuro, in tempesta, non appena si volta nella mia direzione e nota la felpa di Mattheo.
«D'accordo» Prende un respiro profondo, facendo sparire qualsiasi traccia di divertimento quando poggia la testa sul palmo della mano girandosi verso di me. Lo vedo inalare più autocontrollo possibile prima di parlare.
«So che non voglio che ti freghi i miei vestiti perché l'ultima volta che mi hai rubato una felpa l'hai accidentalmente incendiata a Pozioni, tuttavia, se hai freddo, sei autorizzata ad incendiarmi pure tutto quanto l'armadio a patto che ora tu bruci quella di Mattheo che hai addosso» il tono seccato che stona tremendamente con il sorriso che sforza di stirare sulle labbra.
«È carino da parte tua mio dolce pasticcino» mi sporgo verso di lui e gli accarezzo il mento, la pelle liscia sotto le mie dita.
«A proposito di Mattheo...è più di un giorno che non c'è l'ho tra i piedi, che fine ha fatto?»
Fa una smorfia alzando gli occhi al cielo e si raddrizza sulla sedia premendo la schiena contro lo schienale, consapevole del fatto che io stia esattamente ignorando il punto del discorso.
«Quante volte dovrò ripeterti che mio fratello è più complicato di ciò che pensi, y/n?» Nonostante ciò che possa sembrare è calmo e mi guarda paziente, quasi dispiaciuto «Lo sai che non voglio che ti affezioni a lui, non hai idea di ciò che sia il suo passato e non spetta a me raccontartelo. Spesso si comporta da stronzo, sai che non è una brutta persona, è solo stato molto sfortunato, ma se ti spingi troppo oltre, la sua voragine di caos, problemi e traumi irrisolti, ti trascineranno con loro.
Ci tengo a lui, ma non riesce a tenersi vicino nessuno, pensa di non meritarsi l'amore delle altre persone perché le uniche persone che avrebbero dovuto amarlo incondizionatamente senza chiedere nulla in cambio, non l'hanno mai fatto, ed è per questo che allontana tutte le persone che vorrebbero stargli accanto tirando fuori il suo lato peggiore. Non riesce a lasciarsi voler bene perché pensa che tutti abbiano sempre un doppio fine da inseguire, non riesce a capire che anche lui merita di essere felice e si autodistrugge, distruggendo automaticamente anche chi gli sta vicino.
Ho cercato in tutti i modi di aiutarlo ma non si lascia aiutare.
Tu sei già stata fin troppo male per Draco, sai che te lo dico perché ti voglio bene»
La parte razionale del mio cervello sa benissimo che Jacob ha ragione, purtroppo però, la parte irrazionale che mi porta a prendere pessime decisioni, prevale sempre e mi indica la strada della negazione a cui scelgo di aggrapparmi per farmi scivolare di dosso le sue parole non permettendo loro di ferirmi, e mi suggerisce di continuare a vivermi le attenzioni che mi concede il più possibile perché riesce a farmi sentire dannatamente giusta.
Non è una cosa facile da trovare, lo so bene.
Sono consapevole che a parlare nella mia testa sia la bambina che non ha ancora superato i problemi del rapporto con suo padre, così come del fatto che Mattheo non sia un santo e non gli importi di trattare male una ragazza (o chiunque) dopo che le è servita per i suoi scopi o semplicemente si sia stancato di lei, che spesso è indelicato e non capisce quale siano i limiti da non oltrepassare con le parole, non sappia controllare la rabbia e non si preoccupi delle persone al di fuori della sua cerchia ristretta.
Tra me e lui però, non c'è assolutamente nulla, dunque non vedo quale sia il problema.
«Forse me ne pentirò, si, ma non ora»
Lo afferro dalla divisa sgualcita che indossa per avvicinarlo a me e gli lascio un bacio sulla guancia, per fargli capire che gli voglio sempre bene nonostante scelga di non ascoltarlo. Lui sorride quando gli strofino il pollice sulla guancia per togliergli il segno del mio rossetto.
«Ci penserò solo quando mi avrà ferita irrecuperabilmente»
Quando mi alzo e ritorno al mio posto, so già cosa fare.
«TONKS, STAI FER-» L'urlo di Hermione, seduta accanto a Tonks nel lato opposto della stanza, quello dove solitamente siedono i Grifondoro, oltre a risvegliare di colpo la maggior parte degli studenti portandoli a imprecare, mi perfora un timpano facendomi sobbalzare, gocce di inchiostro nero macchiano la pergamena su cui sto scrivendo, se non fosse lei mi sarei già alzata per sferrarle un pugno.
«Scusi prof, mi è appena accidentalmente esplosa una caccabomba»
L'idea di dormire nella stessa stanza con qualcuno, non mi ha mai terrorizzato così tanto.
Mattheo
Sento la testa pesante, mi fa male e non smette di girare, getto il mozzicone di canna sul posacenere a forma di teschio che ho trasfigurato sul mio comodino e richiudo le tende del mio baldacchino, cercando di nascondermi nell'oscurità, lontano dagli abissi della mia testa.
Vorrei essere più forte di così, ma la verità è che la maschera da duro che indosso costantemente, cade quando resto solo, ed io continuo a tornare ad autodistruggermi.
So che non posso continuare così, è da due giorni che non esco dalla mia camera, il fumo si è accumulato in nuvole dense e l'odore di erba impregna le coperte, a tratti mi disgusta, ma è l'unico modo che ho per pensare meno e non rompermi in milioni di pezzi, sono già fin troppo irrecuperabile.
Rigiro tra le mani la lettera comparsa nella mia stanza, è difficile riuscire a leggerla, ho la vista appannata, la luce verdastra proveniente dal Lago è oscurata dalle tende, sono così fatto che le uniche frasi sconclusionate che riesco a recepire sono che: sono una testa di cazzo, dovrei alzare il culo dal letto, Tonks ha fatto esplodere qualcosa, puzza di merda, mi sono perso il divertimento e soprattutto che infondo infondo ma proprio infondo passare del tempo con me le piace.
Averlo rivisto dopo tutto questo tempo mi porta sempre alla mente gli stessi ricordi di merda. Fa male, ma non posso permettergli di spezzarmi ancora.
Mabel
Durante il mio percorso a Durmstrang ho conosciuto tanti ma tanti ragazzi deficienti, arroganti, presuntuosi e troppo pieni di se per rendersi conto di non essere i padroni del mondo, a cui le Arti Oscure hanno dato alla testa e si sono sempre creduti chissà chi e migliori di te solamente perché in mezzo le gambe hanno una forma anatomicamente oscena con tanto di palle, nonostante se avessi voluto avrei potuto tranquillamente appenderli in mutande a testa in giù nella torre più alta del castello senza troppi sforzi, cosa che una volta, stufa dei loro atteggiamenti sessisti verso di me, e le poche ragazze di Drurmstrang, ho fatto.
Poi sono stata sospesa per una settimana dato che avevo la maggior parte di loro contro, e mi sono dovuta guardare le spalle a lungo mentre camminavo per i corridoi spenti e freddi, durante i pasti, gli allenamenti -più dolorosi del solito- e perfino a lezione, ma nulla che in tempi normali già non facessi. Mia sorella Dora mi ha perfino mandato un gufo per farmi i complimenti, ne è valsa la pena.
Purtroppo non è semplice per una ragazza, o donna che sia, farsi strada in una società prevalentemente di uomini idioti ed ignoranti che fanno colazione bevendosi il loro cervello misto ai loro neuroni fusi, anziché una buona tazza di caffellatte.
Ma sapete come si dice: ciò che non ti uccide, ti fortifica, e se sono ciò che sono infondo è grazie a tutte le esperienze che ho vissuto e sono stata in grado di affrontare senza l'auto di nessuno.
Forse è per questo che sono in quella fase della mia vita che chiamerei viva la figa, francesismo a parte.
I ragazzi di Hogwarts, però, tranne per qualche Serpeverde deficiente tipo Malfoy e la sua banda di gorilla da guardia, sono molto più aperti mentalmente, gentili e disponibili.
Sicuramente il mio egocentrismo ha giocato un ruolo importante, so che la mia sicurezza piace, ma sono rimasta davvero stupita all'inizio quando prima di conoscere i gemelli, Harry e Ron (che mi aveva presentato mia sorella a Grimmauld Place numero dodici mentre si chiudevano a parlare fitto fitto in quelle riunioni segrete per ciò che ho intuito essere la resistenza contro Voldemort, nonostante non ne parlino quasi mai per 'proteggerci' o almeno così dicono) pensavo che la maggior parte di loro ci stessero provando con me, ed invece non ho dovuto superare nessuna prova di iniziazione sopravvivendo in una foresta gelata, o robe simili, appena arrivata.
Tuttavia so riconoscere i segnali e sono certa che il figo dagli occhi blu che si è presentato come Adrian Pucey non sia solamente un Serpeverde molto interessato alle Arti Oscure, quanto più al contenuto segreto delle mie mutande.
Il sorriso provocante che ha sulle labbra lo fa sembrare molto attraente ma anche particolarmente idiota, penso che mi divertirò.
«Sul serio sai come lanciare una maledizione imperius?» mi domanda tirando fuori l'accendino dalla tasca dei pantaloni della divisa per accendermi la sigaretta appena chiusa che ho tra le labbra. Non ha fatto altro che rivolgermi occhiolini provocanti nel bel mezzo della folla di studenti che correvano per il cortile tra una lezione e l'altra, così ne ho approfittato.
L'orario di pausa é finito, i professori sono tornati a lezione, ho la prossima ora con la Sprout, le rifilerò la solita scusa sul fatto di essermi persa in quanto nuova e mi crederà, quindi posso rilassare le spalle poggiandole sulla parete di pietra del portico e fumare in santa pace. Prendendo la sigaretta tra l'indice e il medio per potergli rispondere.
«La prima cosa che ti insegnano sulle maledizioni senza perdono è che non basta conoscerle per lanciarle, bisogna davvero davvero volerlo»
In piedi di fronte a me, si avvicina di qualche passo, sistemandosi la sciarpa verde argento al collo, ora però, sembra veramente incuriosito. «Tu l'hai mai lanciata?»
«Potrei lanciarla ora, su di te» ammicco nella sua direzione cercando di assumere un tono sensuale immaginando che i suoi capelli corvini siano in realtà quelli di una Corvonero del quinto anno che mi ha indicato quale fosse l'aula di incantesimi proprio oggi.
Ho un debole per le nere.
«Non hai bisogno di una maledizione imperius per convincermi a cadere ai tuoi piedi, nuova arrivata» il tono allusivo delle sue prole mi porta a trattenere un sorriso beffardo, approfitta della mia distrazione per prendermi il polso della mano con cui reggo la sigaretta e portarselo davanti al viso facendo un tiro. A dire il vero non l'ho mai visto fumare, è fin troppo fissato per il Quidditch e uno stile di vita sano nonostante beva come uno scaricatore di porto.
«Lo so Pucey» Lo lascio fare, tirandogli le frange della sciarpa, la sua audacia mi piace, mi diverte «mi conosci da così poco eppure faresti già qualunque cosa io ti chieda»
Vengo distratta da una Grifondoro biondina in lontananza che mi sfila davanti, fuggendo dalle grifie di Pansy Parkinson con cui a quanto sembra, stava litigando. Mi soffermo un po' troppo sulle sue gambe, semiscoperte dal mantello che le svolazza dietro la schiena.
Trovo ancora assurdo -ma in senso più che buono- che qui le ragazze possano andarsene girando con delle gonne così corte.
La stronza che si scopa mio cugino lo nota.
«Dovrei toglierti cinquanta punti perché stai fumando con il rischio che chiunque possa vederti, immagino che l'astuzia non sia la caratteristica per il quale il Cappello Parlante ti ha smistata in Serpeverde, centocinquanta per il cattivo cattivo gusto» Pansy Parkinson sculetta nella mia direzione facendo oscillare ad ogni passo, la minuscola gonna nera aderente che indossa, il rossetto viola che spicca sulla sua pelle chiara mentre ostenta la spilla da Prefetto sulla camicia bianca così stretta che mi ritrovo a chiedermi come mai i bottoni non stiano esplodendo con tutte quelle tette.
«Sei fortunata ad essere nella mia stessa casa, Tonks»
«Tranquilla Parkinson, se avessi cattivo gusto, mi piaceresti tu» ribatto con sicurezza espirandole il fumo in faccia per sottolineare il fatto che di ciò che esce dalla sua bocca me ne sbatta altamente.
«È inutile che ti fai film, anche nel caso assolutamente improbabile e apocalittico in cui mi dovesse piacere una ragazza, non scenderei mai così in basso da mettermi con te» incrocia le braccia sotto al seno in un gesto di superiorità. Cerco di non soffermarmi troppo sui primi bottoni aperti che lo mettono in bella mostra.
«Io piaccio a tutti, Barbie Dark.
Tu invece non sembri così sicura di non essere scesa in basso per nessuna» Le rido in faccia. Non posso fare a meno di flirtare con chiunque.
Parkinson non sembra minimamente colpita, né infastidita dalle mie parole, cosa che avrei voluto, visto le voci su di lei, si limita a sistemarsi la frangia scura continuando ad ostentare quello sguardo perennemente altezzoso ed impenetrabile che già detesto.
«So di essere figa, Mabel» comincia fingendosi dispiaciuta guardandomi dritta negli occhi marcando di proposito il mio nome, sapendo quanto lo detesti «ma purtroppo per te, a me le ragazze non piacciono, specialmente se la ragazza in questione sei tu» fa per sorpassarci ma si volta ancora facendo scivolare gli occhi verdi su di me con fastidio e si arrotola una mia ciocca di capelli viola sull'unghia nera su cui serpeggia un anello argentato con degli smeraldi al posto degli occhi. «Ah e Mabel, questo colore ti sta davvero di merda, qualcuno doveva pur dirtelo»
«Niente sta di merda a chi è già perfetto di suo, bambolina. A proposito, spero davvero che i tuoi invece, prendano fuoco» cambio la mia espressione derisoria in un sorriso «Buona giornata» si è già voltata ancheggiando sulle vertiginose zeppe dei suoi anfibi ed io sono pronta a colpirla alle spalle.
È scorretto, lo so, un'altro motivo per cui non si scherza con Mabel Tonks.
La magia d'attacco imparata a Durmstrang è così avanzata che mi basta uno schiocco di dita e un getto d'acqua fredda appare sopra la sua testa bagnandola dalla testa ai piedi.
«Ops, era solo in via preventiva, casomai fosse davvero successo»
«MABEL TONKS, SEI MORTA!»
«Sto iniziando ad eccitarmi, continuate pure. Non fate caso a me»
Y/N
Sistemo l'asciugamano che indosso che mi avvolge fino alle cosce, i capelli mi ricadono sulle spalle, bagnati. Mi affretto ad uscire dal bagno, le nuvole di vapore caldo mi stanno soffocando nonostante fuori nevichi.
«Mi sono permesso di entrare»
Perdo un battito quando mi ritrovo Mattheo poggiato alla porta chiusa. Ha un sorriso divertito sulle labbra, le spalle sono rilassate, non ostenta il suo solito controllo mentre abbassando la testa sposta lo sguardo dalle goccioline d'acqua che scivolano dal mio collo alle gambe.
«Infondo passare del tempo con me ti piace, no?»
Alzo gli occhi al cielo e incrocio le braccia sotto al seno, su cui noto con piacere, cade il suo sguardo.
«Sei uno stronzo, sapevo che non avrei dovuto dirtelo»
L'intensità con cui mi sta guardando mi fa girare la testa, lo vedo leccarsi un labbro mentre passo dopo passo si avvicina a me. Mi afferra i fianchi con forza attirandomi a lui, e mi sfiora il viso con le dita togliendomi i capelli dagli occhi, il suo respiro che mi solletica il collo.
«Sono uno stronzo è vero, ma hai fatto bene a dirmelo, sei stata carina.
Mabel mi ha aperto ed è uscita, ha detto che aveva un conto in sospeso con i Weasley, probabilmente farà saltare in aria il dormitorio maschile di Grifondoro. Ho incontrato Odeya sulle scale, mi ha detto di non fare sesso sul suo letto» ride scuotendo la testa, l'eco della sua risata scivola sulle pareti, é così sincera che riesce a farmi sentire leggera. È così bello nonostante i segni della stanchezza sul viso che per un attimo mi lascio distrarre.
«Mh» Gli poggio le mani sul petto, stirando un sorriso beffardo «Vuoi fare sesso con me, Riddle?»
«Giuro che ti scoperei all'istante» inclina la testa avvicinandosi al mio viso, sfiora il mio orecchio con le labbra, la sua voce è così roca che milioni di brividi si fanno strada sulla mia schiena.
«È da quando ti ho vista con questo minuscolo asciugamano che vorrei...»
«Mattheo» sospiro fermandolo facendolo indietreggiare fino a spingerlo seduto sul mio letto. Lui allarga leggermente le gambe e mi circonda nuovamente i fianchi con un braccio avvicinandomi di più a se.
«Sei strafatto»
Mugugna qualcosa di incomprensibile e si porta una mano sulla testa scuotendola in cenno di negazione.
«Cos'è successo in questi giorni?» Gli chiedo pazientemente prendendogli il viso tra le mani accarezzandogli una guancia con il pollice.
Mi guarda stralunato, come se si fosse appena svegliato ma la serietà che leggo nelle sue iridi scure mi fa capire che non ha alcuna intenzione di rispondermi. «Ho fame, sono in chimica» esclama invece, lontano, assorto in chissà quali pensieri oscuri.
«C'era la torta alla melassa a cena, so che è la tua preferita, te ne ho preso un pezzo, te l'avrei portato» Sposto le mani sulle sue spalle affinché mi lasci ma non si azzarda ad allentare la presa sulla mia vita. Mi spinge sulle sue gambe e mi afferra per le cosce schiacciandomi contro di lui, i lembi dell'asciugamano si sollevano così tanto da lasciarmi quasi con il culo all'aria ma non mi muovo, mi piace il calore che il suo corpo attaccato al mio emana così come la presa leggera con cui mi tiene stretta a se.
«Sei così carina ma non è quello a cui stavo pensando»
«E cosa vuoi?» Gli domando mordendomi un labbro intuendo la sua probabile risposta sconcia, allacciando le braccia al suo collo.
«Cosa voglio?» Ammicca nella mia direzione e si sporge in avanti per poi darmi un bacio pericolosamente vicino all'angolo delle labbra. «Voglio te»
Il mio stomaco fa una capriola e affondo la testa nell'incavo del suo collo per trattenere un sorriso e permettere alle mie guance a fuoco, di darsi un contegno. Passo una mano tra i suoi capelli, tirandoglieli leggermente tentando di riacquisire più autocontrollo possibile, lo stesso che proprio lui sta mettendo a dura prova.
«Non stai bene, da quanto non dormi?»
Scrolla le spalle rilassandosi al mio tocco.
«Da un po'»
«Vieni qui, allora. Dormi un po'»
Mi allontano quanto la sua presa mi consente, il materasso si abbassa sotto il suo peso quando porto le mani sul suo petto e lo spingo sui cuscini del mio baldacchino. Scoppia a ridere prima di trascinarmi con se.
Si sfila la felpa e cerco di non soffermarmi troppo sui solchi degli addominali ben visibili dalla maglia bianca con cui resta. Al momento non è in se, come non lo era dopo la nostra ultima uscita segreta ad Hogsmeade, non sarebbe giusto, non così.
Il letto è sfatto, sono troppo pigra per rifarlo ogni mattina e le coperte ingrovigliate di quello di Mabel mi confermano che sembra pensarla esattamente come me. Lo copro con il piumone e mi sdraio meglio su un fianco poggiando una mano sotto la testa, i capelli lunghi inumidiscono il cuscino.
«Resta qui» la sua voce è ridotta ad un sussurro mentre mi tiene stretta come se avesse paura che io possa svanire da un momento all'altro alla velocità di un sogno.
«Non ho intenzione di andarmene, è pur sempre il mio letto»
»»»------ ☪︎⋆ ★ ☪︎⋆ ------«««
Scusate se sono sparita, ultimamente ho avuto problemi a scrivere e ho cancellato e riscritto il capitolo centinaia di volte. Non penso sia il mio capitolo migliore ma fatemi sapere cosa ne pensate. Oltretutto è anche ricominciata la scuola, domani ricomincio palestra e sono molto meno libera.
Finalmente sono riuscita a scrivere il punto di vista di Mabel, penso sia quello che mi abbia portato via più tempo perché vive nella mia testa da due anni ed è importante per me che lo descrivessi esattamente così.
È un personaggio totalmente diverso e devo dire che ne sono innamorata. Spero incuriosisca anche voi! <33
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro