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4 - Waves of love

"Lo senti, piccola puttanella? Senti che ti sto scopando forte?", disse tra gli ansimi Jason, mentre muoveva forsennatamente le anche.

Martha godeva, certo, perché al di là del magnifico sesso che faceva col ragazzo, il suo godimento era dovuto al fatto che avesse coltivato del sentimento sincero. Si chiedeva sempre se fosse stato il caso di smettere di scoparsi il ragazzo solo per il puro piacere sessuale e si rispondeva sempre positivamente. Era più facile a dirsi che a farsi, tuttavia. E soprattutto sapeva che il sentimento non sarebbe mai stato assolutamente reciproco.

"Dai, cazzo, vieni...senti che ti tocco il clitoride, eh? Vieni!"

Le due dita di Jason che sfregavano sopra il suo piacere la portarono alle urla estasiate, fino a che non le scese una lacrima non appena il respiro si calmò. Jason uscì dal suo interno e si alzò, ancora nudo. Si disfò del preservativo, "Mi faccio un panino, poi vado a lavoro...devo girare una scena", disse indifferente. Andò in cucina e Martha lo udì trafficare con il pacchetto delle fette di pane bianco. Tuttavia non si mosse dal letto, anzi si girò su un fianco coprendosi il bacino con il lenzuolo e incominciò a piangere davvero, stando attenta, però, a non far sentire i suoi singhiozzi al ragazzo in cucina.

Jason tornò qualche minuto dopo, facendo sbucare la testa dentro la stanza buia e masticando un boccone del panino che si era fatto, "Io vado eh, bambola? Ci si vede!", disse, e quando vide che la ragazza non aveva la minima intenzione di rispondere, scrollò le spalle e se andò, pensando si fosse addormentata stanca e felice di quell'insieme di colpi che le aveva dato e di cui andava fiero.

Martha piangeva, piangeva in silenzio. Diede sfogo ai suoni del suo pianto solo dopo aver sentito la porta del suo appartamento chiudersi di scatto con un tonfo. Eppure lei ci aveva sperato, credeva anche di esserci riuscita ad aprire il cuore del ragazzo, ad un certo punto. Ma forse, aveva capito male, ci aveva visto male anche quella volta. Per l'attore, lei era solo uno sfogo sessuale, dettato dalla voglia assoluta di protagonismo con ognuna delle sue conquiste, dentro e fuori dal set. Sapeva di essere bello, e sapeva anche che gli sarebbe sempre risultato facile far cadere tutti al suo cospetto.

E Martha era caduta, però aveva messo giù male il piede, inciampando e non riuscendo più ad alzarsi.

Jason sapeva di essere uno stronzo senza precedenti, e gli faceva male trattare in quella maniera la sua Martha. Perché l'aveva reclamata, in tutto e per tutto. Il suo amore, il suo sesso, la sua passione. Qualsiasi cosa. Non voleva diventasse di nessun altro, ma non voleva nemmeno rendersi conto ed ammettere a se stesso di essersi follemente preso per quella make up artist, entrata per caso nella sua vita. Così decise che l'avrebbe trattata male, che l'avrebbe scopata fino alla morte e poi abbandonata, come se nulla fosse successo. Non lo voleva, ma lo doveva fare, per il bene di entrambi.

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Louis era girato su un fianco, protetto tra le braccia di Harry e le sue lenzuola blu notte di cotone pregiato. La sua schiena era del tutto appoggiata allo stomaco di Harry, completamente caldo. Il tepore che quelle braccia gli davano era incomparabile, cosicché la sera prima si addormentò con un sorriso stampato in faccia e ancora ripensando alle parole del riccio. "Dormi, piccolo...dormi", gli aveva detto. Avevano fatto l'amore, o sesso. O insomma, i loro corpi si erano incastrati l'uno con l'altro, unendosi nel più bel legame che l'umanità avesse mai avuto la fortuna di vedere e successivamente poter conoscere più a fondo.

Harry aprì gli occhi lentamente, ritrovandosi ancora nella stessa posizione di quando si addormentò. Teneva stretto il ragazzo che aveva scelto per la compagnia di attori, quel ragazzo che aveva di sicuro qualcosa di particolare, ma che ancora non aveva capito cosa fosse. E Harry dava di matto, era impazzito a pensare cosa fosse. Ma la risposta proprio non voleva arrivare.

Però una cosa la sapeva. Louis era bellissimo. Gli occhi chiusi mentre dormiva lo rendevano la persona più tranquilla e vulnerabile di questo intero mondo, i suoi lineamenti da eterno bambino lo intenerivano ancora di più della sua condizione di vergognoso letale. Ed Harry impazziva, Harry non sapeva più che pesci pigliare. Cos'era diventato, per dio? Lui era un attore porno, un menefreghista, un amante del sesso e della vita da libertino. Louis lo stava cambiando, come non era riuscito a cambiare nemmeno col rapporto che si era creato con Liam, seppur il suo scopo era sempre stato quello.

Appoggiò le labbra sulla spalla di Louis, delicatamente, senza farsi sentire, poi scese fino al polso lasciandogliene una scia continua. Louis si mosse delicatamente, poi si girò supino e mise a fuoco lentamente l'immagine di Harry, "Buongiorno", disse con la voce roca dal sonno, sorridendo e richiudendo gli occhi, perché non si era ancora abituato al chiarore della luce mattutina.

"Ciao piccolo! Dormito bene?", chiese Harry, baciandolo ancora sulla spalla.

"Oh sí, da dio!", rispose, poi si voltò sul fianco in modo da riuscire a guardare il suo adone. Harry si issò con un gomito e con l'altra mano cominciò ad accarezzare i capelli del ragazzo al suo fianco, "Piccolo...", sussurrò, senza una motivazione precisa, voleva solo ricordarglielo.

Louis si lasciò andare al tocco confortante e tenero di Harry, chiudendo gli occhi ed annusando ancora l'odore della sua colonia mista a quello del sesso, che ancora aleggiava nell'aria, "Facciamo una doccia veloce?", Louis annuì, "Vai tu in questo bagno...io uso l'altro, così ci sbrighiamo prima...", sorrise un'ultima volta, poi entrambi si alzarono dal letto e andarono rispettivamente a darsi una rinfrescata.

Harry sentiva il getto dell'acqua calda sciogliergli i muscoli, con una mano cercava di massaggiarsi i deltoidi completamente contratti, e intanto pensava. La notte che aveva passato con Louis era stata magnifica, e ancora non si spiegava come fosse potuto succedere. Si era lasciato andare, finalmente, non aveva mostrato nessun segno di inibizione o vergogna nel fare sesso con lui, come invece aveva fatto al provino. E cazzo se Harry aveva goduto. Se solo facendo sesso per puro piacere aveva goduto così, immaginarsi quanto avrebbe goduto facendolo sulla scena. Certo, però non voleva portarcelo subito, voleva beneficiarsene ancora un po', voleva passarci ancora del tempo assieme, da soli. Voleva scoprirlo. Voleva ammirarlo. Voleva stare con lui.

Uscì dalla doccia, si legò una salvietta alla vita e fece partire la chiamata per Jack dal suo cellulare, "Pronto?"

"Jack, sono Harry"

"Dimmi caro...", rispose allegro il regista.

"Ascolta, pensavo di passare ancora un po' del tempo con Louis, non credo sia ancora pronto per calcare la cinepresa...che ne dici?", bugia, colossale bugia, gigantesca bugia. Louis era più che pronto, ma Harry pareva fosse diventato tutto ad un tratto geloso del ragazzo. Pareva l'avesse preteso.

"Mi fido di te, Harry...se dici così è perché lo ritieni necessario...però domani ho bisogno di girare la scena, per cui ti concedo solo oggi...", rispose Jack.

"Certo, domani sarà tuo...ciao baby!", lo chiamava sempre così, quando gli concedeva qualcosa. E a Jack quel nomignolo mandava ai matti, non lo sopportava, gli dava un fastidio tremendo.

"Non mi chiamare così, frocetto...piuttosto, domani, non un giorno di più ok?", Harry mormorò un sì scocciato, poi chiuse la chiamata.

Ciò che non sapeva era che Louis aveva sentito tutta la chiamata. Tornò in camera e lo trovò chino sul letto a ripiegare la felpa che si era tolto per il caldo, "Che fai?", chiese Harry.

"Nulla...", rispose Louis senza nemmeno guardarlo in faccia. Harry si avvicinò e lo abbracciò da dietro, appoggiandosi contro il ragazzo chino e baciandolo in mezzo alla congiuntura delle scapole, "Che succede, piccolo? Dove stai andando?"

"A casa...devo preparare delle cose prima di andare alla sede per la scena che dobbiamo girare...", disse scocciato.

"Oh, piccolo, non puoi andare a casa...non abbiamo ancora finito io e te...", disse malizioso il riccio, "Ti devo portare in un posto...per oggi sei ancora mio...", lo prese per la vita e lo girò, poi baciandolo all'angolo della bocca, "Mettiti la felpa, là tira vento...", concluse, poi si cambiò velocemente e, prendendo il ragazzo per mano, uscì di casa.

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L'arietta di mare, a Brighton, faceva muovere i pochi ombrelloni sparsi per le distese di sabbia delle calette e aveva portato le onde a compiere una danza quasi magica. Andavano in sincronia, volteggiando di traverso e creando una schiumetta bianca quasi insignificante. I ricci di Harry volavano con lui, mentre passeggiava lungo la battigia insieme a Louis, con le scarpe ben salde in una mano. Si era accorto che c'era qualcosa che non andava nel ragazzo dagli occhi blu, ma non aveva osato chiedere nulla, si era preso e aveva incassato senza dire niente le sue risposte a monosillabo. Harry provò a stabilire un discorso costruttivo con Louis, ma non riuscì a cavare fuori le parole dal fondo della sua gola. Era come se le sue corde vocali avessero iniziato un nuovo sciopero. Allungò leggermente le dita ed afferrò quelle del minore, per prenderlo per mano, ma non riuscì nemmeno questa volta a trovare il coraggio di intersecarla completamente alla sua.

Louis non rifiutò la mossa, ma non disse comunque nulla. L'unico segno di vita che diede partì dal suo stomaco, che gorgogliò, "Hai fame?", chiese Harry girando la testa verso Louis, che annuì un po' insicuro, sempre non spiccicando parola, "Ti porto a mangiare qualcosa in un baretto qua vicino...vieni, piccolo", disse Harry, tirando leggermente il braccio di Louis e conducendolo verso l'entrata di una spiaggetta, ancora poco allestita.

"Si può?", chiese incerto il riccio.

Un ragazzotto alto e con dei capelli improponibili, pieni di gel e tirati indietro, uscì da una tenda a listarelle verde pino, "Oh, qual buon vento! Harry Styles! È tanto che non ti fai vedere, eh, birichino?", disse il ragazzo, andando verso di lui e tirandoselo addosso in un abbraccio molto caloroso.

Louis voleva spaccare il mondo dalla rabbia, aveva il cuore che stava per scoppiare dalla gelosia, Harry era suo e di nessun altro. Era con lui che aveva fatto sesso quella notte, non con quella specie di cavallo venuto male.

Ma che stai dicendo Louis, Harry fa l'attore porno, ha visto più cazzi che primavere!

Il barista alzò poi lo sguardo e puntò gli occhi contro quel ragazzino timido che se ne stava lì di fianco ad Harry, "Chi è lui, Harry? La tua nuova fiamma?", chiese il ragazzo, poi andò verso di lui e gli tese la mano, "Piacere, io sono Nick! Tu sei...?"

Louis non sapeva come rispondere. Cos'era lui per Harry? La scopata migliore che avesse avuto? Un amico? Un conoscente?

"Sono un collega di Harry!", disse, e tese la mano.

Nick girò lo sguardo verso Harry nuovamente, "Ma perché, adesso prendono anche i mingherlini come lui?", chiese, scherzando. A Louis però quello scherzo, che di sicuro nascondeva un fondo di verità, non andò giù, anzi lo irritò parecchio. Harry probabilmente se ne accorse e cercò di mediare la situazione, "Non è mingherlino, e poi l'ho scelto io, idiota!", rispose ridacchiando, vantandosi per quel merito che si prese.

"Va bè, ragazzi, volete mangiare qualcosa? Che vi porto?", chiese Nick, indicando il tavolino in modo che i due ragazzi si sedessero.

Si accomodarono uno di fronte all'altro, poi Harry ordinò, "La fai ancora la tua omelette speciale?", chiese Harry e Nick annuì, "Perfetto, allora due!", disse, poi si accorse della foga con cui aveva ordinato, senza chiedere l'opinione di Louis, "Ehm...ti va bene?"

Louis amava l'omelette, era uno dei suoi piatti preferiti, ma odiava Nick e quel suo modo di fare da testa di cazzo. Lo aveva trattato come la nuova puttana di Harry, ma lui sapeva che non era così. O almeno, non voleva a nessun costo che fosse così.

"No, io prendo solo un caffè", disse, poi abbassò il capo e non proferì più parola. Harry lo fissava perplesso dall'altro capo del tavolo, Louis si sentiva osservato, eppure non osava alzare la testa e rivolgere la parola al riccio. Fino a che proprio il riccio non si stancò.

"Che hai, Louis?", chiese Harry.

Il minore alzò il capo e guardò Harry negli occhi, "Niente! Perchè?"

Harry sbuffò una risatina amara, "Dai, non prendermi in giro...non hai detto mezza parola da che siamo usciti di casa, mi hai risposto a monosillabi fino ad adesso...credi che io sia scemo...che hai?"

Louis lo fissò in silenzio per qualche secondo, incerto se rispondergli o no. Non sapeva se fosse il caso, non sapeva come l'avrebbe presa se gli avesse detto la verità, del resto si conoscevano da due giorni. Certo, avevano fatto sesso, ma ciò non implicava che si fosse stabilita una peculiare relazione tra di loro. Non fece in tempo però a pensare ciò che gli rispose, "Ci sono rimasto un po' male...ti ho sentito parlare al telefono e dire che non ero pronto...", disse abbassando di nuovo il capo, "Perché mi hai scelto se non sono all'altezza, Harry? Potevi liquidarmi e non sarebbe successo nulla"

Harry sbarrò gli occhi. Louis aveva sentito tutto, ma aveva anche frainteso tutto. E ora come l'avrebbe risolta? Avrebbe dovuto semplicemente fargli le sue scuse o spiegargli la verità? Di certo, non avrebbe voluto perdere Louis, per cui la via migliore da seguire era spiattellare tutto.

"Vedi, Louis...hai frainteso...", iniziò sussurrando, ma Louis lo interruppe, "Harry, non devi giustif-..."

"Louis, fammi parlare per favore e non interrompermi...", Harry alzò una mano per farlo zittire, "Hai frainteso...vedi, io ho detto così a Jack perché non ero pronto io, non tu...sono stato talmente tanto bene con te che non volevo ancora portarti sulle scene per metterti nelle mani degli altri, dovevo prima fare in modo di riuscire a godermi ancora un po' di tempo con te...io e te...ma sei prontissimo, credo di non aver mai fatto un sesso così bello al di fuori del set...", disse Harry tutto d'un fiato, poi abbassò lo sguardo e lo rialzò subito dopo, "Ti ho portato qui proprio per questo, volevo stare ancora con te...vuoi?"

Louis ci vide solo sincerità negli smeraldi di Harry. Le sue parole lo avevano fatto risollevare e lusingare, ma anche un po' spaventare. Insomma, non capita tutti i giorni che il tuo attore porno preferito, che segui da una vita, ti dica che vuole passare del tempo con te da solo.

"Sì che voglio, Harry...scusami, ora ho capito", rispose Louis sorridendo. Harry sorrise a sua volta, a trentadue denti, sinceramente contento. Quel Louis era stata la sua rovina, e lo sarebbe stata ancora di più col passare dei giorni.

"Non ti piace Nick, vero?", chiese improvvisamente Harry.

"Ma no! Che dici? Certo che mi piace, cucina anche bene!", mentì Louis, cercando di non farsi scoprire da Harry, ma fallendo miseramente.

"Louis, non sono nato ieri...Nick non ti piace, e si vede lontano un miglio...", si girò per lanciare un'occhiata all'amico barista, "Dai, andiamo a pagare e andiamocene, prima che mi scateni una rissa sotto gli occhi!", disse ridacchiando Harry.

Si sedettero su un muretto di mattoni grigi non tanto distante dal bar, lasciando ancora una volta che il vento agitasse i loro capelli, che accarezzasse la loro pelle candida e non ancora abbronzata, sebbene fosse già la stagione adatta per spaparanzarsi come delle lucertole al sole.

Guardavano entrambi verso l'orizzonte, come da quella parte il mare fosse calmo e blu come la notte, mentre verso la riva tendesse a colorarsi di un azzurro più chiaro.

Il cellulare di Harry squillò non appena Harry cambiò posizione, per godersi meglio il panorama. Sbuffò scocciato, e senza nemmeno guardare il nome di chi lo stava chiamando, rispose, "Pronto?"

"Harry, per dio, ti ho cercato in tutta l'agenzia! Dove cazzo sei finito?", disse la voce dall'altro capo.

Liam, il suo ragazzo. Harry roteó gli occhi, "Non sono venuto oggi alla sede, avevo delle cose più importanti da fare!", esclamó il riccio.

"Più importanti del porno e di me?", chiese visibilmente infastidito il ragazzo dagli occhi nocciola. Harry fece un respiro profondo. Non avrebbe mai voluto dirlo, ma sapeva che era arrivato il momento di farlo, o non si sarebbe mai più districato dai quei suoi problemi, che invece di diminuire, sembrava crescessero ogni giorno di più, "Sì, più importante di entrambi! Scusa, Liam...ci vediamo domani!", e riattaccó senza ricevere una risposta, anzi senza voler riceverne una.

Rimise il cellulare in tasca poi si giró verso Louis e lo guardó sorridendo, ma solo per non far vedere che invece il sorriso non era di certo riferito alla sua felicità. Louis voleva scoprire di più, non se ne sarebbe andato via fino a che Harry non si fosse aperto del tutto con lui. L'aveva detto lui, poi, che avrebbe voluto passare la giornata assieme, per cui non vedeva quale problema ci fosse a volergli cavar fuori le parole.

"Era il tuo ragazzo?", chiese.

Harry lo guardó, poi annuì abbassando lo sguardo, "Posso chiederti come mai gli hai risposto così? Però, se non vuoi non rispondermi..."

Harry ci ragionó su un po', poi decise che tanto Louis era innocuo, perció cominció a spiegargli tutta la faccenda dall'inizio, "Ho conosciuto Liam due anni fa...lo avevano appena preso come nuovo attore per la compagnia, e io già era un anno che facevo quel lavoro...ero e sono ancora uno dei preferiti di Jack, lui è come uno zio per me...così mi assegnarono una scena con lui, che andó davvero bene...mi era piaciuto come avevamo fatto sesso, quindi decisi di invitarlo ad uscire dopo qualche settimana...ci conoscemmo, e la mia indole da spirito libero e amante del sesso solo per piacere sparí..."

"Insomma, cominciammo a frequentarci finché non decidemmo che forse avremmo potuto creare una nostra relazione...io peró mi sono stancato, non so se della relazione o di tutta la mia vita...sul set non ho mai voglia di fare nulla, ho perso l'entusiasmo...e l'ho perso anche con lui...forse ho affrettato troppo le cose, ed è per questo che ho voluto a tutti i costi che Jack trovasse qualcun'altro per la compagnia...e sei arrivato tu..."

Louis ascoltava in silenzio le parole di Harry, captandone ogni sfumatura, ogni significato. C'erano dei momenti in cui la voce si abbassava, altri in cui gesticolava e si spostava il ciuffo dietro le orecchie, segni di agitazione, ma nei suoi occhi non aveva visto la menzogna, e quello era l'importante per lui. Aveva da poco deciso di aprirsi al riccio, come se fossero amici da una vita, che non ce l'avrebbe fatta a rimanere deluso anche da lui.

"Io che c'entro, Harry? Con la tua vita, intendo..."

"...sei arrivato tu, Louis, e c'entri tantissimo con la mia vita...sei stato catapultato nelle mie mani come un fulmine, saró il primo con cui tu inizierai il lavoro, abbiamo passato la notte assieme e tutta questa giornata, perchè io non volevo lasciarti ancora andare...con te mi trovo bene...", riprese a parlare e Louis aveva voglia di chiedergli un sacco di cose, ma lo lasció raccontare, "Sei stato il primo ragazzo dopo mesi che mi ha fatto sentire una scossa elettrica lungo tutto il mio corpo, non so come fai e come hai fatto, ma so che ogni volta che ti ho intorno, io sto bene...", giró il capo verso Louis e fece un sorrisino derisorio, "Fossi in te me ne vanterei, non tanti riescono a fare quello che fai tu", poi ridacchió, prendendosi uno schiaffetto sul braccio dal ragazzo.

"Comunque...raccontami un po' di te, invece...", ricominció Harry, per sciogliere l'imbarazzo di quelle sue ultime parole, che tuttavia altro non erano che la verità. Non voleva far capire nulla a Louis, doveva semplicemente rimanere dov'era e continuare per la sua strada, dissestata certo, ma sua. Se avesse preso il vicolo verso Louis, sarebbe caduto più e più volte. Non sapeva peró quanto ancora poteva resistere.

"Io di interessante non ho nulla da dirti...vivo da solo da dopo il diploma, voglio studiare psicologia ma non ho i soldi per la retta, sono uno sfigato e basta...i ragazzi mi acchiappavano solo per scoparmi e poi lasciarmi lì in un angolo col culo rotto e colante...", disse sinceramente.

"Non so come sia possibile..."

"Che cosa?"

"Che ti si possa trattare così rudemente quando ti si vuol scopare...è impossibile, sei talmente piccolo e tenero che non ti si puó far del male...", rispose Harry.

"Forse ispiro quello, che ne so...", scrolló le spalle Louis.

Harry scosse il capo, "No, non ci credo nemmeno per tutto l'oro del mondo...e te lo dico io, Louis, sono un attore porno, io vivo di sesso rude...ieri sera avrei potuto prenderti e sbatterti come un uovo tante di quelle volte, per farti sentire cosa vuol dire fare sesso alla Harry Styles...ma no, non ce l'ho fatta, ho solo voluto farti vedere al contrario che sei una persona che si merita di esser voluto e desiderato durante l'atto sessuale..."

Louis lo guardó e gli sorrise come per ringraziarlo, si mise a gattoni sul muretto ed andó incontro al riccio, per poi divaricare le gambe e mettersi a cavalcioni su di lui. Gli circondó il collo con le mani ed appoggió la fronte alla sua, "Perchè non lo rifai?"

Harry lo abbracció stretto per la vita, poi inclinó leggermente il viso ed appoggió di nuovo le sue labbra contro quelle di Louis, baciandolo dolcemente, facendo scontrare quelle labbra così fini e soffici alle sue più piene e succose. Si godette il momento ad occhi chiusi, gli era mancato baciare il ragazzo, eppure erano passate solo poche ore, "Piccolo...", sussurró non appena le staccó.

Il sole che stava tramontando rendeva ancora tutto più magico di quanto già non fosse. Louis si guardó intorno un po', e vide che la spiaggia era praticamente deserta. Scese dalle gambe di Harry e lo prese per il polso, trascinandolo verso il punto perfetto che aveva individuato. A qualche metro c'era una fila di canoe, riordinate per colore, come se fosse un grande arcobaleno di legno. Il proprietario le aveva lavate e lucidate qualche ora prima, ma sopra di esse ancora c'erano i residui delle gocce d'acqua. Louis portó Harry dietro a quella distesa, dove c'era una rientranza di cemento, come una piccola stanza all'aperto, senza porta.

Si appoggió con la schiena al muro e tiró Harry per il colletto della felpa verso di sé, "Fammi vedere che mi desideri, Harry...", mormoró.

"Qua?", rispose incerto Harry, guardandosi attorno per vedere se li avessero potuti vedere.

"E dove, altrimenti? Cos'é, hai paura, mister dio del porno?", lo provocó il minore, che nel frattempo aveva coltivato una sicurezza tale con Harry che non sapeva nemmeno lui da dove fosse uscita. Ma ció che sapeva era che era bastata una sola notte e una giornata con lui.

Harry lo beffeggió, poi lo fece liberare della felpa e lo bació. Roteó il bacino contro quello di Louis, aspettando che entrambe le erezioni diventassero dure e fossero pronte per esser curate, poi abbassó leggermente sia i suoi pantaloni, sia quelli di Louis, liberando entrambi i loro peni. Prese in braccio Louis mettendogli le mani sotto al sedere, gli fece incrociare le gambe dietro la sua schiena e lo fece appoggiare alla parete perché si potesse reggere con essa. Portó un braccio dietro il ragazzo e sfregó un dito contro la sua apertura, stimolandola e facendolo ansimare, poi inserendo subito due dita, che aveva ricoperto di saliva. Louis gemette inarcando il collo, poi afferró il suo membro e cominció a colpirlo a ritmo delle dita di Harry.

"Harry, basta per favore...voglio sentirti dentro di me, ora...", ansimó Louis.

"Con piacere, piccolo..."

Harry avvisó Louis di non essere ancora munito di preservativo, ma al ragazzo non importó, "Ci penseremo quando stai per venire..."

Harry avvicinó le labbra a quelle di Louis baciandolo mentre inseriva la punta umida del suo pene nella sua apertura. Louis gemette e una volta che Harry fu entrato del tutto, gli diede il permesso di muoversi.

Il riccio stette ai suoi ordini e cominció a spingere, dentro e fuori, fuori e dentro, prima piano, poi veloce. Qualche minuto dopo, i due ragazzi avevano la fronte appoggiata l'una su quella dell'altro, le bocche aperte ansimanti e gementi, che si scambiavano l'aria che stavano respirando.

"Oh, Harry, sí...mmm, dio sí!"

"Piccolo, sei meraviglioso, lo sai? Stretto e caldo per me, mi senti?", gemette di rimando Harry fino a che non cominció a velocizzare i movimenti e a toccare il nervo dannato di Louis e facendolo venire con un urlo strozzato del suo nome. Venne sulla mano che stava celermente pompando il suo pene. Harry diede ancora qualche colpo, poi gemette, "L-Louis...Lou, sto per venire...oh, dio..."

Louis lo spinse via e lo fece uscire, scendendo dalla vita di Harry, facendolo a sua volta appoggiare contro il muro e prendendoglielo in bocca tutto d'un fiato. Succhiava che era una meraviglia, "Louis, vengo..."

Louis annuì mormorando, il che diede delle vibrazioni di piacere ad Harry, facendolo riversare la sua estasi calda e stranamente dolce nella bocca di Louis, che ingoió tutto senza lasciare una goccia.

"Sei sempre così fantastico, piccolo..."

Louis si risollevó da terra, diede il tempo ad entrambi per potersi rivestire, poi lo prese per mano e lo riportó alla luce marina del tramonto, sulla sabbia.

"Vorrei che potessi restare a dormire con me anche stanotte...", disse Harry.

"E chi l'ha detto che non posso?", rispose Louis guardandolo malizioso, ma non permettendo ad Harry di ribattere. Ritornarono alla macchina e partirono di nuovo alla volta del caos della metropoli. Ma a loro quel caos non interessava, forse sarebbe stato meglio prima risolvere quello che avevano nella testa.

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Era tutto il giorno che puliva tavoli, lavava tazzine, lucidava bicchieri. Niall aveva deciso di non fargli servire più i clienti perché era troppo poco attivo e troppo imbranato. Non era colpa sua, doveva solo disinibirsi un po' e Niall aveva creduto in lui, anche se costretto in parte dalle preghiere di Elyse. E non c'era motivo di negargli quel favore, se lei in cambio gliela serviva ogni giorno su un piatto argentato.

Al trentesimo boccale che lucidava, dopo tre ore e mezzo, intravide con la coda dell'occhio qualcuno fuori dal locale. All'inizio non se ne preoccupó, ma poi quell'immagine gli diede fastidio al suo campo visivo, già di per sé danneggiato, ed alzó lo sguardo. Al di lá della strada, appoggiato al muro con la schiena ed una gamba piegata, c'era Tyler HardWood. Daniel sbarró lentamente gli occhi e lo fissó per qualche secondo, fino a che il ragazzo non sorrise ed alzó la mano per salutarlo. Il barista arrossì potentemente, abbassó per qualche istante lo sguardo, poi lo rialzó e fece un leggero cenno con la mano per ricambiare il saluto. Tyler sorrise soddisfatto di nuovo, facendo vedere i suoi denti bianchissimi e stringendo la lingua tra di essi, per farne uscire un pezzettino. Poi alzó la mano, aprì pollice e mignolo, la portó all'orecchio e fece segno al ragazzo di guardare il telefono. Daniel si indicó il petto col dito e Tyler annuì. Prese il suo Samsung tra le mani e vide una notifica Whatsapp.

Da Tyler: Ti stavo osservando da un po', ma tu non ti sei accorto di me.

Daniel non sapeva cosa rispondere, ma decise che provare a fare una conversazione via messaggio con Tyler non sarebbe stata nemmeno una brutta idea. E poi, dietro lo schermo di un aggeggio tecnologico, sono tutti bravi a fare i disinibiti.

A Tyler: Scusa. Lavoravo.

Da Tyler: Ho visto. Mi piace come ti muovi tra i tavoli e come ti sta quel grembiule.

A Tyler: Non mi pare di essere questa visione angelica.

Da Tyler: E invece lo sei. Non te l'avrei mai detto altrimenti.

A Tyler: Non so cosa dirti...grazie?:)

Da Tyler: Ti va di uscire con me una sera di queste?

Daniel sbarró di nuovo gli occhi e quasi ci lasció le penne. Si portó le mani sulla fronte perché non poteva credere a nessuna di quelle parole che aveva visto scritte nel messaggio. Peró, o la va o la spacca, pensó.

A Tyler: Mi piacerebbe moltissimo.

Da Tyler: Fantastico, ti scrivo per i dettagli. xx

Alzó il capo e salutó il ragazzo, prima di sparire dentro la struttura dove lavorava e dove mostrava sempre le sue grazie davanti alla cinepresa.


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