16 - What goes around, comes around
Si sentiva letteralmente un bimbo sperduto, come uno di quelli della fiaba di Peter Pan, in quell'ateneo. Frequentare la facoltà di psicologia era sempre stato il suo sogno più recondito, eppure sembrava avesse paura addirittura di mettere il piede all'interno di quella struttura, a dir poco maestosa. Aveva paura di studiare, di non essere all'altezza dei suoi compagni, delle materie, degli esami, dei professori. Aveva paura di non riuscire a portare a termine nulla di quello che si era prefissato. Certo, sarebbe stato un duro colpo per lui e per tutti quelli che facevano parte della sua vita. A partire da sua madre e da Harry. Harry.
Il fidanzato con cui non faceva una conversazione seria da due settimane almeno. Che aveva lasciato quella sera a dormire nella camera degli ospiti e a cui non aveva più rivolto parola. Beh, non che Harry avesse fatto diversamente o qualcosa per calmare gli animi ribelli. Nessuno dei due dopo quella litigata aveva avuto coraggio di parlare all'altro, forse solo per chiedere cosa avrebbero mangiato la sera e gli orari che avrebbero fatto durante il giorno. Louis ci era rimasto male per il fatto che Harry non avesse capito che lui a quel corso ci teneva tantissimo, che ovviamente non era colpa sua se il test d'ammissione ci sarebbe stato lo stesso giorno delle premiazioni dell'Hustla Ball e che avrebbe dovuto lasciargli fare quello che veramente voleva per sé nella vita. Forse si era spiegato male facendogli capire che a lui del porno non fregava nulla, o forse era stato Harry che aveva capito come sempre quello che il suo cervello voleva fargli capire. E pensare che il riccio, nei suoi video, non aveva mai dato a Louis quella sensazione, che ora stava provando sulla sua stessa pelle. Ma poi, a Louis, fregava davvero qualcosa del suo lavoro?
Harry dal canto suo non aveva reagito certo meglio. Era un egoista, e questo era appurato. Ma per due settimane di fila non aveva fatto altro che chiedersi se fosse stato sempre e solo lavoro sul set porno o un'esistenza tranquilla a metà tra il lavoro e l'amore della sua vita. Quel ragazzo che lo aveva colpito fin dal primo istante e che raramente avrebbe lasciato il suo cuore. Entrambi, tuttavia, erano due orgogliosi e testardi, quindi sicuramente non avrebbero fatto il primo passo. Era stanco di dover sempre e solo litigare con Louis, non avevano fatto altro da quando si erano messi assieme. Litigare, fare pace, litigare ancora, fare pace ancora. Ma quella volta non sapeva se la pace sarebbe realmente arrivata di nuovo.
Louis pensò a tutto quello tenendo basso il capo e quando lo rialzò, l'ateneo gli sembrava ancora di più la trasposizione del regno degli inferi. Doveva farsi coraggio però, o non avrebbe mai passato quel test, che sapeva già che sarebbe stato un misto di domande di cultura generale e di vari rami della psicologia. L'ansia in persona, anzi, in prova scritta.
Si avviò verso la biblioteca centrale, quella dove, da un paio di settimane a quella parte, studiava come un disperato. Eppure lo avrebbe potuto fare anche a casa, ma quelle quattro mura sapevano troppo di Harry. Non si sarebbe mai concentrato al massimo delle proprie possibilità, anzi avrebbe approfittato di quelle due settimane, senza aver assaggiato il corpo del riccio, facendo sesso da solo. Non era il momento adatto. Aveva chiesto anche un periodo di tregua a Jack, il quale aveva acconsentito capendo al contrario di Harry la sua voglia di studiare, seppur dispiaciuto. Si sedette al primo tavolo vuoto che vide, all'angolo, cercando di fare il minor rumore con quelle sedie di ebano pesanti, ed estrasse il libro di psicologia. Aveva deciso di lasciare il libro con i test di cultura generale per ultimo. Lo aprì dove aveva posto il segnalibro il giorno prima e il cervello cominciò a far funzionare le rotelle al contrario, creandogli solo una gran confusione in testa. Odiava quel momento come non aveva mai odiato niente, odiava essere deconcentrato, ma il primo pensiero che gli partiva in mente non appena vi era un momento vuoto era Harry. Harry, Harry, Harry. Come gli mancava. Gli mancava il suo corpo, le sue mani forti e morbide che lo accarezzavano. I suoi ricci scompigliati e sudati quando facevano l'amore. Gli occhi verdi come un prato durante la primavera che lo guardavano come si guarda un campo fiorito dei più bei fiori colorati.
"Ok, concentriamoci...", pensò, massaggiandosi le tempie e chiudendo gli occhi. Quando li riaprì cominciò a leggere le varie definizioni delle fobie che stava studiando, perché era proprio quello il capitolo più difficile e sul quale avrebbe dovuto iniziare quel giorno. Si guardò intorno per vedere se avesse disturbato qualcuno ripetendo a bassissima voce. Per sua fortuna, l'unica persona in biblioteca in quel momento era su un tavolo parecchio lontano dal suo. Tutte le altre erano nella saletta. Tirò un sospiro di sollievo.
"Acluofobia, paura del buio...selacofobia, paura degli squali...beh, un po' ce l'ho anch'io...emetofobia, paura del vomito...oh sì, che ansia, adesso piango...fonofobia, paura del rumore...quello mi da solo fastidio, però Louis se invece di commentare tutto, studiassi sarebbe meglio...", parlava praticamente da solo, e ciò che era peggio, era che si rispondeva pure in autonomia, "Continuiamo, dunque...entomofobia, paura di...oddio, non me la ricordo questa...", si picchiò quasi violentemente sulla testa, come se quel gesto potesse fargli tornare la memoria d'un colpo. Non gli veniva in mente la definizione di quella maledetta fobia. Serrò gli occhi per concentrarsi, ma nulla.
"Entomofobia è la paura degli insetti...", disse una voce dietro di lui. Si girò di colpo riaprendo gli occhi e quasi provocandosi un'aurea spaventosa, "Ciao Louis...", il ragazzo sorrise.
"Oh, ciao...ehm, sì, la paura degli insetti, lo sapevo, certo...", era imbarazzatissimo, non sapeva se fosse più perché un'altra persona gli rivelò il vero significato o se quella persona era il ragazzo che gli aveva spiegato l'organizzazione della facoltà durante l'open day, di cui però non si ricordava il nome, "Ciao, comunque...", disse arrossendo forte.
"Non ti ricordi come mi chiamo, vero?", chiese il ragazzo, non levandosi quel sorriso beffardo dalla bocca, che a Louis stava cominciando ad infastidire. Gli stava rubando del tempo prezioso per studiare.
Louis sbarrò gli occhi, "Chi? Io? Certo che me lo ricordo! Ti sembro il tipo che non si ricorda i nomi?", blaterò facendo il forte, poi sospirò, "Sì, non me lo ricordo, perdonami...ma ho così tante cose a cui pensare che-..."
"Tranquillo, sono David...", ridacchiò il ragazzo, poi afferrò la sedia e si sedette di fianco a Louis, "La paura di arrossire è la ereutofobia..."
Louis lo guardò confuso, "E perché lo dici a me?", si sentiva quasi in colpa inconsciamente, ma non capiva per quale motivo.
"Beh, perché sei appena diventato rosso come un peperone...", rise David, "Quindi, come va lo studio?"
Louis sbuffò, "Male, malissimo anzi! Non riesco a concentrarmi, ho paura di quel maledetto test e per di più-...", ma non riuscì a tirar fuori le parole e a continuare quel discorso. Non sapeva se quella cosa che stava pensando fosse una confidenza da fare ad un perfetto estraneo.
"Per di più, cosa?", chiese David. Il castano non seppe cosa fare, ma il cervello decise di fargli uscire le parole prima che lui fosse riuscito a contare fino a dieci.
"Per di più, ho litigato pesantemente con una persona a cui tengo molto e sono due settimane che non ci parliamo...", rimase vago.
"Il tuo ragazzo?", disse David, spostando lo sguardo sul suo libro ed aprendolo alla prima pagina di un capitolo dal titolo incomprensibile. Estrasse l'evidenziatore e la matita, poi girò il volto per guardare Louis ed aspettare una risposta.
"Uhm, scusa?", furono le uniche parole che ottenne David, addirittura sotto forma di domanda. Ridacchiò portandosi la mano davanti alla bocca, poi disse, "Scusa, ho dedotto tu fossi gay...per cui ho anche immaginato che la persona a cui tieni tanto debba essere il tuo ragazzo..."
Louis non seppe cosa rispondere perché il ragazzo aveva sì intuito tutto. Sospirò di nuovo, come se gli mancasse il fiato e come se dovesse liberarsi da un peso, "Sì, hai capito tutto...sono gay ed ho litigato col mio ragazzo, Harry e-..."
David lo interruppe sbarrando gli occhi ed avendo un colpo di genio, "Cavolo, ma allora avevo ragione!"
"Cosa?", chiese Louis non capendo ancora una volta. Quel ragazzo era davvero strano.
"Tu sei Louis Tomlinson e il tuo ragazzo è Harry Styles, l'attore porno!", disse indicandolo col dito, per evidenziare l'intuizione. Louis gli coprì la bocca con le mani, "Shh, non urlare, per l'amor di dio, non voglio che la gente mi riconosca!"
David tolse le mani di Louis dalla sua bocca, "E per quale motivo, scusa? Sai quanti si saranno masturbati guardando i vostri video?", lo disse con tanta naturalezza, che Louis arrossì di nuovo.
"Smettila, per piacere...lo so bene, ma non mi va che si sappia in giro", rispose scontrosamente.
David rimase in silenzio per qualche minuto, riportando la concentrazione sul suo libro. Fino a che, "E quindi, perché avete litigato?", era molto curioso e a Louis stava dando completamente sui nervi.
Sbuffò per l'ennesima volta, "Abbiamo litigato perché siamo stati nominati agli Award del porno di Berlino e sono lo stesso giorno del mio test. Io non voglio saltarlo e ho delegato Harry di ritirare i premi, nel caso vincessimo. Lui si è infuriato, accusandomi di non voler più continuare questo lavoro...il lavoro che ci ha fatto incontrare ed innamorare, ma non è colpa mia se voglio studiare psicologia da quando ero bambino e preferisco entrare in facoltà..."
"Ed è vero che non vuoi continuare quel lavoro?", chiese di nuovo David, per approfondire il discorso.
Louis si stava scocciando, "Basta, per favore...non ne voglio parlare. Ti dispiace? Continuo a studiare, che è meglio..."
David alzò le mani, "Come ti pare...nel caso vorrai parlarne, basta che tu faccia un fischio...", disse sorridendo, "E comunque, i vostri video sono davvero...eccitanti...", concluse. Louis, con ancora il capo sul libro, sbarrò gli occhi, ma poi continuò senza spiccicare parola. Probabilmente, David era solo un altro che si era consumato la mano dal tanto che si era masturbato sui video suoi con Harry. E forse, un po' ne andava fiero.
-------------
Quel ragazzo biondo e sbruffone gli aveva tanto dato fastidio quanto lo aveva iniziato ad una serie di pensieri che gli turbarono l'esistenza. Preferì non prendere i mezzi pubblici per tornare a casa, per paura che quelle riflessioni gli facessero perdere la fermata e quindi prendere anche una multa per aver viaggiato più di quanto il suo biglietto portava scritto sulla timbratura. Decise di farsi una sana camminata fino a casa, che sarebbe risultata lunga sicuramente più di dieci chilometri, ma non gliene importò, perché passando per le vie del centro poté guardare ed ammirare cose nuove ai suoi occhi. O anche non nuove, magari trite e ritrite, ma con quel turbine di pensieri magari poterle vedere con occhi diversi. Famiglie, gruppi di amici che facevano le file lunghe delle ore per poter visitare una parte importante della capitale inglese spendendo un sacco di sterline per fare un giro magari sul London Eye, gente che invece preferiva fare la fila davanti ad un ristorante per mangiare comodamente seduto al tavolo senza dover prendere quell'arietta fresca che tirava nei tavoli all'esterno e ancora persone che invece facevano ore di fila alla cassa dei negozi di souvenir o di prodotti monomarca per comprare quelle due calamite o magliette da portare in patria come regalo e testimonianza del viaggio appena fatto. Forse anche solo per vantarsi di essere stato in terra anglicana.
Si sedette sugli scalini dell'Eros in Piccadilly Circus per fumare una sigaretta, anche se erano mesi che non ne toccava più una. Tuttavia quel girono era davvero nervoso e non poteva farci nulla. Pensava sempre e solo ad Harry e a come quei pensieri non lo riuscissero a far concentrare nello studio. Forse era venuto il momento di mettere da parte la redenzione nei confronti del suo ragazzo per non perderlo e di cominciare a tirare fuori le palle. Voleva fare quel corso all'università, lo aveva sempre voluto fare sin da piccolo, che cosa poteva chiedere di più? Non aveva sicuramente domandato la Luna, e anche se lo avesse fatto Harry gliela doveva.
Buttò la cicca della sigaretta in un tombino, prima stritolandola col piede e poi calciandola al suo interno cercando di fare canestro con una sola mossa. Si rimise lo zaino sulla spalla e si rincamminò verso casa, poiché mancava ancora più di metà strada. I tomi di psicologia cominciavano a pesargli, eppure non avevano una mole così consistente. Le case gli sembravano tutte diverse e tutte colorate, tutte piene d'amore ed allegria. Ognuna era dipinta di un colore diverso, di una tonalità diversa di tutti i colori caldi, fino a che non giunse davanti alla sua, che a differenza del vicinato, il colore che gli si prostrò davanti agli occhi fu un bruttissimi grigio antracite.
Estrasse le chiavi e le infilò nella serratura, sperando fosse da solo in casa. Non era ancora pronto, probabilmente. Lo stomaco gli chiedeva pietà, ormai non riusciva più a tenere il conto dei crampi e dei conati di vomito che gli vennero prima di arrivare a casa e prima di aprire la porta.
"Louis?", si sentì chiamare dalla cucina. Perfetto, non era solo, Harry era a casa, "Lou, sei tu?"
Il ragazzo mormorò solo un versetto per annuire, poi lasciò lo zaino per terra di fianco al divano e vi si catapultò letteralmente al di sopra di esso, mettendo le gambe sopra al tavolino e sfregandosi esasperato la faccia. Anche le rughe d'espressione chiedevano pietà, tutto intorno a lui chiedeva pietà, tranne Harry. Il riccio forse chiedeva un chiarimento, ma da uno scontro di entrambe le loro teste calde non si sapeva dove si sarebbe andati a finire.
"Louis, amore, ti ho preparato la cena...", sorrise Harry, uscendo dalla stanza per andare dal suo fidanzato, "Ci ho pensato, sai, non è importante che tu venga a Berlino, insomma...li posso sempre ritirare io i premi, non è mica morto nessuno. Ci potremmo sicuramente rifare la prossima volta, tanto lo sappiamo da soli di essere i più bravi..."
"Harry...", provò ad interromperlo Louis, ma il discorso era diventato una sessione logorroica di parole e frasi tutte mescolate assieme, che risuonavano nella testa del minore come un torpore da ebbrezza molesta.
"Ah, poi ho parlato con Jack...ha in mente un progetto fantastico che sta scrivendo, ovviamente fatto apposta per noi, con dei ruoli specifici...e quelle due pazze delle nostre madri?", ridacchiò Harry, "Partiranno con Xavier per il suo progetto in giro per il mondo, fantastic-..."
"Harry, io voglio lasciare il porno!", disse Louis a bassa voce, ma quella sfumatura bastò per interrompere il miscuglio di frasi del riccio, facendogli sbarrare gli occhi e fermare ogni suo movimento stesse per fare. Nessun altro suono fino a che non si girò verso Louis, ancora seduto sulla poltrona.
"Di grazia, credo di non avere capito bene...potresti ripetere?", domandò pacatamente Harry, ma visibilmente infastidito.
"Ho detto che voglio lasciare il porno e studiare quello che ho sempre voluto", ripeté Louis senza esitazioni. Ormai pareva fosse convinto, pareva fosse al limite e pareva che nessuno riuscisse a fargli cambiare idea. Tantomeno Harry.
Harry sbuffò e fece un ghigno amaro, "E sentiamo...chi ti ha messo in testa questa bella idea? Quel tuo amichetto biondo dell'università, vero? Sicuramente sarà stato lui, ti avrà raccontato che è bello smanacciarselo davanti ai nostri video, tu ti sarai imbarazzato ed eccoti arrivato ad una conclusione che non sta né in cielo, né in terra..."
"Non è stato lui, lo sai benissimo che mi è abbastanza antipatico e che preferisco non passarci del tempo...", disse Louis, come se volesse in qualche modo giustificarsi, quasi addirittura coprire un tradimento che mai era avvenuto.
Harry si coprì gli occhi con la mano, "Ancora non ho capito cosa ci faccio qui con te e per quale cazzo di motivo mi sia venuto in mente di prepararti la cena...Ah si ecco, lo so il motivo! Io volevo rimediare, ma con te a quanto pare è impossibile...", girò i tacchi e se ne andò in camera, seguito da Louis, subito a ruota. Estrasse il suo borsone e cominciò a riempirlo di tutte le sue cose, deciso ad andarsene una volta per tutte, quella volta per sempre.
"Cosa cavolo stai facendo? Ma si può parlare tranquillamente con te o la tua soluzione è sempre scappare?", gli rinfacciò Louis sullo stipite della porta. Harry non rispose per qualche secondo, continuando a mettere le sue cose in pila per poi ritirarle.
"Invece quello che fai tu è sempre rinfacciare e pensare di essere sempre quello nella ragione! Ora mi sono stancato Louis, mi sono stancato di perdere tempo con te...non vuoi più fare l'attore porno? Cavoli tuoi, perderai anche quello che questo lavoro ti ha fatto incontrare, visto che dicevi di amarmi...vero Louis?"
"E invece tu mi ami, vero? Oh sì, come mi ama Harry non mi ama nessuno! Ti piace vedermi scopare con altra gente, vero? Ti piace vedermi soffrire sul set quando non posso lavorare con te? Ti è piaciuto vedermi esser sfondato da Jason? Ah, se ti è piaciuto posso chiedere a Jack di rifarlo tantissime altre volte, davanti ai tuoi occhi, così magari quella tua testa bacata capirà perché non voglio che entrambi facciamo questo lavoro. E tu, invece, mi ameresti? Mi ameresti a queste condizioni?"
Harry stette muto per un po', guardando Louis con le lacrime agli occhi. Poi se le asciugò, chiuse la zip del borsone e se lo mise sulla spalla. Lasciò la sua copia delle chiavi sul tavolino del salotto e si diresse verso la porta, aprendola, "Io ti amo come non ho mai amato nessuno, Louis, credimi...quello che si deve chiedere se crede ancora in questa relazione, sei tu...non io...ciao Louis...", chiuse la porta dietro le sue spalle sbattendola, lasciando Louis di sasso. Anzi, poi facendolo inginocchiare davanti ad essa e scoppiare a piangere a dirotto, ripetendosi nella sua testa che aveva combinato un vero pasticcio. Non tanto per il porno, non tanto per il resto. Quanto perché aveva perso la persona che amava davvero e che davvero lo aveva fatto sentire amato per la prima volta nella sua insulsa vita.
--------
ECCOCI COL NUOVO CAPITOLO! ALLORA, CHE NE PENSATE FINO A QUA? DATECI QUALCHE OPINIONE, QUALCHE COMMENTO:) SIAMO RALLENTATE PURTROPPO, MA ABBIAMO TUTTA L'INTENZIONE DI FINIRE LA STORIA <3 LOVE YA, LAPPI E GALWAY <3
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro