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15 - Di psicologie, premi e giri intorno al mondo

L'ora di pausa pranzo dai G-Lads si svolgeva solitamente dall'una alle due di pomeriggio ed era proprio il momento in cui le telecamere venivano messe in stand-by e tutti tornavano ad essere i ragazzi normali che erano fuori dal set. Certo, non era un orario così usuale per un gruppo di inglesi affamati che aveva smesso di prendere la Full English da quando le regole della compagnia avevano cominciato a prevedere una dieta ferrea e tanto esercizio fisico. Addominali scolpiti, addome prestante, sedere sodo e valori del sangue sempre dentro la norma per una migliore prestazione sessuale in scena.

Solitamente i ragazzi consumavano il loro pranzo nella sala comune, e sempre solitamente, consisteva in un'insalata leggera condita con un solo cucchiaio di olio e con un piccolissimo pizzico di sale. Niente aceto, niente crostini, niente salse. Ci si poteva concedere un panino solo ed esclusivamente se il giorno prima ci si fosse dedicati ad un allenamento proficuo in palestra, nella sala pesi.

Harry lo sapeva bene. Tuttavia quel giorno non ebbe nemmeno voglia di mangiarsi l'insalata. Era agitato, perché quello era il periodo in cui arrivava la famigerata busta dell'Hustla Ball, il festival della pornografia gay di Berlino. Una specie di serata degli Oscar, solo che di gente di Hollywood o di altri attori che recitavano negli studi più famosi, per i registi più famosi della West Coast, non ce n'era nemmeno l'ombra. Erano le nomination riferite ai video girati dalle migliori e celeberrime compagnie porno gay dell'Europa e agli attori che ne facevano parte. I G-Lads avevano vinto tantissimi premi nei quasi quindici anni di attività e, negli ultimi cinque, la maggior parte li aveva vinti proprio il riccio.

"Ma quanto ci mette Jack?", disse Aiden. Harry lo guardò, ma stette zitto.

"E' andato via quasi un'ora fa...", rispose Lenny, dando una sbirciata all'orologio. Harry lo guardò, ma stette zitto di nuovo.

Stava incommensurabilmente zitto e guardava chiunque si azzardava a fiatare o a commentare sull'ancora mancato arrivo di Jack. Si stava letteralmente tirando via la pelle dalle dita, a furia di morderle. Morire dissanguato sarebbe stato meglio, non riusciva proprio a smettere di farlo. Ogni tanto faceva dei sospiri di esagitazione, si alzava, camminava per i corridoi e poi si risedeva, girando i pollici, picchiettando le dita sulla gamba o facendo tremare quell'altra. Ma del resto non era colpa sua se quelle premiazioni, quella magica serata, era una delle cose a cui teneva di più, che riguardavano il suo adorato lavoro.

Guardò la porta dell'ingresso, anzi girò il capo e cominciò realmente a fissarla, in caso si aprisse da un momento all'altro, perché non voleva perdersi l'entrata trionfante di Jack. E in più, aveva il compito di portare poi la bella notizia a Louis, che quel giorno non poté essere presente. L'orologio ticchettava, i minuti passavano e tutti stavano morendo dentro. Fino a che la porta di quel rosso acceso, che stava diventando addirittura psichedelica, non si aprì.

"Qual è la compagnia più figa del mondo?", urlò Jack, mettendosi una mano dietro l'orecchio per ascoltare la risposta dei ragazzi, che arrivò in coro.

"I G-LADS!", urlarono all'unisono tutti i presenti.

"E chi è il regista più figo del mondo?", urlò di nuovo, facendo lo stesso gesto ed aspettando l'altra risposta, che comunque, gli pareva ovvia.

"IL NOSTRO JACK!" , risposero in coro Lenny e Tyler, mettendo le mani a coppa davanti alla bocca, per far risaltare di più la risposta, come se avessero un megafono in mano. Jack annuì compiaciuto, poi si avvicinò ad Harry, che in quel momento si era tirato su con la schiena e aveva addirittura male alle mani per quanto aveva applaudito al suo ingresso. Si sedette sul bracciolo del divano, si allungò verso Harry e lo abbracciò dietro la schiena, "E chi è che ha preso ancora un sacco di nomination quest'anno?", chiese di nuovo. Tutti zitti, perché sapevano che la risposta avrebbe dovuta darla Jack.

"Tu!", esclamò, poi gli schioccò un bacio possente sulla guancia, "Il mio Harry!". Applaudirono tutti e urlarono in coro il nome del riccio. Nessuno di loro provava invidia per lui, sapevano che era il migliore e sapevano fosse il pupillo di Jack. L'unico che lo guardò storto fu Jason Base, ancora che ce l'aveva con lui per la storia di Martha, ma che comunque non aveva ammesso a se stesso che si era perdutamente innamorato della ragazza e che era l'unica che avrebbe voluto al suo fianco per tutta la vita. Sapeva però che Harry, quello che si era guadagnato, se l'era guadagnato lealmente e che in ogni caso qualche nomination se l'era presa anche il sottoscritto. Non c'era davvero motivo di essere gelosi, eppure Jason un po' di rabbia nei suoi confronti ancora la provava.

"E' giunto il momento di leggervi le nomination, frocetti del mio cuore!", disse Jack, facendo segno a tutti di avvicinarsi a lui, "Adoro questi momenti, santo cielo!". Il tempo che tutti si sedessero e tacessero e cominciò ad elencare i nomi e le categorie, "Best porn crew...G-Lads! Best bottom...Tommy LeGend e Louis Tomlinson! Louis? Gioellino, dove sei?"

"Non c'è, Jack, ti ricordi che te lo aveva detto?", puntualizzò Harry.

"Ah sì, certo, l'open day...va beh, continuiamo...best top...Harry Styles, e chi meglio di lui altrimenti! Best scene...Meet the blue!..."

Jack continuò ad elencare tutte le categorie, ma Harry aveva già smesso di ascoltare da quando sentì pronunciare Meet the Blue. La sua prima scena con Louis, quella che lo aveva fatto completamente perdere per lui, quella che avevano girato dopo averlo fatto senza alcun interesse mediatico a casa di Harry. Si ricordò quella serata, si ricordò di quanto fu bello svezzare il castano, di quanto fu magnifica la raffica di baci lievi che si diedero dopo aver finito, di quando lo chiamò per la prima volta piccolo. Il suo Piccolino, il suo Louis. Quanto ne era innamorato ancora non se n'era reso conto, o forse lo era talmente tanto che non riusciva a trovare né parole, né gesti per descriverlo.

Non vedeva l'ora di tornare a casa la sera e di poter annunciare quelle belle notizie al suo fidanzato. Com'era contento in quel periodo, forse, non lo era mai stato.

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Era stato a Disneyland una sola volta, quando era piccolo. Aveva visto i paesaggi più belli, viaggiando con la madre per tutta Europa. Ma un'emozione come quella che provò quando varcò la soglia del portone che dirigeva al chiostro principale, non si ricordava di averla mai provata prima di quel momento.

L'università di Londra era qualcosa di magico. Una miriade di sedi, succursali, ambienti diversi, gente che andava e gente che veniva. Una montagna di corsi di diverso tipo, umanistici, scientifici e artistici, tanto che si era trovato in difficoltà anche a guardare il sito ufficiale. Talmente tante parole calde e reindirizzamenti che ad un certo punto dovette alzarsi dal divano e andare a prendere i suoi fidati occhiali.

Quando arrivò ad un punto talmente cruciale da addirittura fargli incrociare gli occhi per la pesantezza e la stanchezza, decise che la news dell'Open Day sarebbe stata il suo riferimento principale. Dalle ore 10 alle ore 17, tutto il giorno, presso la sede principale.

"Harry? Che stai facendo?"

"Sto cercando di aprire questa maledetta bottiglia di vino rosso perché vorrei che si bevesse qualcosa di serio stasera, visto che la cena-...rgggghhhhh...che cavolo! L'hanno chiuso con il mastice che non si apre?"

Louis ridacchiò, "Sei un disastro..."

"Ehi, piccoletto, sarò pure un disastro, ma se non ci fossi dovrebbero inventarmi!", rispose Harry, mettendosi sulla porta della cucina ed agitando il dito come le migliori ghetto girls.

Louis si portò una mano davanti alla bocca e ridacchiò di nuovo, imbarazzato e tenero, "Sì, è vero", sorrise ad Harry, che lo guardò con occhi innamorati e le guance paonazze, "Comunque, ho deciso che andrò all'Open Day...su questo sito non si capisce nulla, almeno là potrò farmi dare informazioni più dettagliate sui corsi", riportò lo sguardo sullo schermo del pc e sbuffò ancora qualche imprecazione.

Harry si sedette di fianco a lui sul divano e gli prese il viso tra le mani, "Fai bene ad andare e io sono contento per te. Poi mi farai vedere tutto e io ti darò una mano a capirci qualcosa di più", lo baciò lievemente sulle labbra.

"Ti amo"

Insomma, Harry gli aveva donato una spalla per appoggiarsi e in quel momento si trovava dentro all'Università. Non avrebbe potuto chiedere di meglio. Intorno a lui gabbiotti pieni di gente, in ogni angolo c'era un ramo di studi diverso. Un sacco di cartelli per riuscire ad orientarsi, gente che parlottava, che rideva, che fumava, in solitudine o in compagnia. Alcuni avevano in mano i volantini e i libretti riassuntivi del corso che avrebbero scelto e stavano facendo un giro tra gli altri banchetti. Altri ancora, probabilmente non ancora decisi sulla strada che avrebbero preso, avevano in mano depliant di qualsiasi corso o formazione. Ma tutti sembravano solo concentrati in quella che sarebbe stata la propria strada di studi.

"Guarda, Louis, perché mi piace davvero Liam, altrimenti avevo già fatto strage qua dentro! Quasi quasi mi metto a studiare anch'io!", esclamò Zayn con gli occhi spalancati, che guardava prima il culo del ragazzo che andava verso ovest e poi il corpo di quello che andava verso est.

Louis si portò una mano sulla fronte esasperato, poi scosse il capo, "Non siamo qui per guardare i culi e i piselli dei ragazzi, Zayn!"

"Seh, dici così solo perché hai il pisello di un attore porno che ti soddisfa tutte le sere", si tirò indietro il ciuffo e fece l'occhiolino ad un biondino con gli occhi azzurri che gli era appena passato davanti.

Louis gli saltò addosso e gli serrò la bocca con la mano, "Vedi di non urlare, idiota! Non voglio farmi riconoscere subito!"

"Staccati di dosso, nanetto malefico!", rispose Zayn, scrollandosi Louis dalle spalle, "E poi scusa, mica c'è niente di male! Stiamo parlando di Harry Styles, eh? Mica pizza e fichi!", il moro si ricompose, "E poi cosa credi? Che questa mandria di bei passerotti non sappia chi tu sia?"

"Diciamo che non mi piacerebbe essere riconosciuto qua dentro!", rispose Louis, guardandosi intorno per vedere se realmente qualcuno si era accorto della sua presenza e l'avesse effettivamente riconosciuto.

"Mettila così...", ammiccò Zayn, "Qua dentro tutti almeno una volta si sono stantuffati guardando il tuo bel sederino sodo essere aperto e penetrato da quella specie di mostro del pisello del tuo ragazzo!", fece diventare rosso di vergogna Louis, che si coprì gli occhi e gli diede una sberla per niente mascolina, facendolo ridere come un idiota.

"Senti, se vuoi accompagnarmi bene, se no tornatene pure a casa a farti sfondare il culo da Liam! Sono abbastanza serio in questo momento!", Louis si stava adirando, ma Zayn lo abbracciò, "Scusa, scusa! È che mi diverto a farti arrabbiare", gli rispose, "Dai andiamo! E comunque...", non sapeva se continuare la frase o starsene zitto, visto che aveva già fatto arrabbiare il suo amico dagli occhi azzurri.

"E comunque cosa?", chiese Louis. Beh, Zayn non ebbe altra alternativa, "Comunque, Liam me l'ha sfondato ieri sera e me lo sfonderà di nuovo stasera!", disse, facendogli l'occhiolino, sorpassandolo e facendolo sbuffare di nuovo. Ma in fondo lo faceva sorridere in un angolo del suo cuore.

"Dai, muoviti, la sezione delle materie scientifiche è laggiù in fondo", disse Louis, prendendo Zayn per la manica e trascinandolo verso il gabbiotto che indicava che quello era il posto di psicologia. Aveva un sorriso che tra poco gli arrivava fin oltre la riga dei capelli, anzi quasi aveva compiuto più di un giro di trecentosessanta gradi. Si guardò a destra, poi a sinistra, poi si avvicinò al banco a guardare i volantini e le guide meticolosamente sistemate quasi fossero il livello di tetris più difficile che fosse stato inventato.

"Posso esserti d'aiuto?", chiese un ragazzo biondino con gli occhi azzurri. Portava una targhetta con il nome e il simbolo dell'Università e sul viso aveva appena sfoggiato il suo sorriso migliore. Zayn fece una smorfia con la bocca per l'eccitazione, era carino cazzo, non avrebbero potuto lasciarlo scappare così.

"No, grazie mille, stavo solo dand-..."

"Sì che ha bisogno di aiuto, non sarebbe qui ora se così non fosse", disse Zayn sorridendo e spingendo l'amico verso il ragazzo, "Non è vero, Louis?". Il ragazzetto ridacchiò portandosi la mano davanti alla bocca, mentre Louis fulminò di nuovo Zayn con un'occhiataccia paurosa. Zayn sapeva che prima o poi avrebbe rischiato un sacco di botte, ma quello spettacolo improvvisato era talmente spassoso che non avrebbe lasciato che si concludesse subito all'inizio del plot.

"Beh, senti, questa è la guida ai corsi di psicologia", disse il biondino porgendogliela, "Se hai bisogno di qualcosa, fai un fischio, tanto io di qua non mi muovo". Louis annuì e ringraziò, prese la guida e quel suo amico deficiente e si andò a sedere sulla prima panchina disponibile, per leggersi il manuale ed analizzarlo senza che nessuno gli mettesse fretta o chissà cos'altro. Era tutto scritto troppo forbito in quella guida che non riuscì a capire niente, nemmeno dell'indice. Zayn si accese una sigaretta e si sedette con le gambe allargate, quasi volesse far credere di essere ancora convinto della sua eterosessualità, sì perché in passato ne era davvero stato convinto. Fino a che Louis non lo portò in una discoteca con serata gay e da lì si innamorò d'un tratto dell'organo sessuale maschile.

"Mi sembra che tu sia in difficoltà", aspirò ed inspirò un tiro, "Avanti, vai dal quel bel manzo, non te ne pentirai! Secondo me è il più intelligente della facoltà!", sicuramente se le studiava di notte, non era normale che una persona producesse così tante cazzate nel giro di poco tempo.

Louis sbuffò, "Se ci devo andare dal bel manzo come lo chiami tu, ci vado solo per farmi chiarire le idee, non di certo per provarci come la tua mente bacata sta pensando"

"Che palle che sei, e scopa un po' di più fuori dalla tua routine, no? Del resto sei un attore porno, se non puoi scopartene quanti ne vuoi tu, chi può farlo?", constatò Zayn, che ora stava davvero dando sui nervi a Louis, "Si da il caso, piccolo idiota, che io qualcuno con cui scopare fuori dal set ce l'abbia e che ne sia anche molto soddisfatto. E poi, al di fuori di lui, mi faccio scopare solo da professionisti, dietro la telecamera", la sua insolenza uscì come la melodia di un flauto traverso, portando a casa altri punti per la sua collezione. Sebbene quelle parole gli fecero sentire un pizzicotto al cuore. Zayn non aveva ancora capito che quella partita, con Louis, era persa in partenza. Il castano si alzò e andò verso il biondo, quella volta da solo, senza tirare dietro l'amico, anzi lasciandolo lì sulla panchina ad osservarlo.

"Scusa?", Louis alzò un dito per attirare l'attenzione del biondino, che si girò subito, "Posso farti delle domande? Ci capisco poco sinceramente di questa guida..."

"Sono qua per questo, certo che puoi!", rispose il ragazzo, "E ti capisco, quella guida non poteva essere scritta in una maniera meno incomprensibile di così!"

Louis aprì la guida in una pagina a caso, non sapendo dove guardare, "Ti spiego, io vorrei fare un corso di psicologia, senza nessuna parola strana o simbolo anormale...un semplice corso di psicologia, poi ci penseremo alla specializzazione...".

Il ragazzo prese la guida dalle mani di Louis, sfiorandogli anche la pelle morbida delle mani e facendolo arrossire, ma non per qualche motivo strano, forse perchè si stava sentendo sporco nei confronti di Harry, "Questa è la sezione del corso di Psicologia...", disse il ragazzo aprendo le pagine, "Ora ti spiego...il corso si divide in tre anni, in tutto dovrai dare trenta tre esami e-..."

"Trenta tre esami in tre fottuti anni?", esclamò Louis, poi si mise la mano davanti alla bocca accorgendosi della parolaccia. Il ragazzo biondo sorrise, gli afferrò la mano e gliela tolse dalla bocca, "Si, in tre fottuti anni!", rise, "Ma non ti preoccupare, quelli del terzo anno sono tutti esami semplici da due crediti, per cui mezza dispensa e sei a posto! Sarà una passeggiata! Comunque io sono David", allungò la mano per conoscenza e il castano ricambiò il gesto, "Louis, piacere! Sono frastornato, saranno tantissimi giorni, anzi mesi, anzi anni, d'impegno"

"Sì, vero, ma ne vale la pena. Comunque io sono al secondo anno tra poco, o meglio, lo sarò quando tu inizierai il primo. Nel caso tu abbia bisogno, sono sempre in sala studio quando non ho lezione"

"Ne terrò conto", sorrise Louis, e ringraziò, "Ora devo solo iscrivermi"

"Oh, quello è semplice! Basta che tu vada in quell'ufficio là all'ingresso...", indicò col braccio l'altro lato del chiostro. Louis guardò ed annuì di nuovo. Ringraziò un'ultima volta David e tornò a prendere l'amico, ancora appostato come un avvoltoio sulla panchina, che altro che fare occhiolini ai ragazzi non aveva fatto. E quel David lo seguì con lo sguardo fino a che non sparì dalla sua vista, guardando il suo sedere ondeggiare sinuosamente e femminilmente. Era convinto di averlo già visto quel Louis, ma non si ricordava dove.

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"Amore, sono a casa...", disse Harry, cercando di appoggiare le chiavi sul mobiletto, mentre teneva la borsa del supermercato pesante per non farla cadere rovinosamente a terra. Louis sentì la voce del suo amante e sorrise. Poi abbassò il fuoco del fornello per non far bruciare il sugo ed appoggiò il cucchiaio di legno per far sì che non cadesse all'interno della padella. Aveva imparato a cucinare giusto due o tre cosette, che riproponeva ogni volta chiedendosi se Harry si fosse stancato di mangiare sempre lo stesso piatto. Si pulì veloce le mani contro il grembiule bianco sporco ed uscì dalla cucina per andare incontro al fidanzato. Cosa che fece anche Harry, e si scontrarono parlando all'unisono.

"Ho una cosa da dirti...", dissero insieme, poi ridendo e prendendosi per mano, "Dai inizia tu...", disse Louis.

"No, meglio ancora...al tre lo diciamo assieme, dai...uno, due...e tre!"

"Mi iscriverò a psicologia!"

"Siamo stati nominati agli Hustla Ball di Berlino!", dissero assieme. Poi si abbracciarono. Due notizie meravigliose per i due amanti, "Dai, avanti, ora sediamoci e ci raccontiamo tutto!"

Presero posto sulla poltrona, Louis in braccio ad Harry e con dei fogli in mano, "Questo è il programma...si ci saranno trenta tre esami da dare in tre anni, sono una moltitudine se ci pensiamo, ma non vorrei mettere le mani troppo avanti, finché non passo il test d'ingresso...sarà il venticinque febbraio prossimo...", Louis si alzò per riappoggiare i fogli nella sua cartellina universitaria.

"Il venticinque febbraio?", chiese Harry spalancando gli occhi.

Louis corrucciò le sopracciglia confuso, "Sì, il venticinque febbraio...ti sembra tanto strana come data? Non è nemmeno il nostro anniversario!", ridacchiò Louis.

"Il venticinque febbraio è il giorno della premiazione all'Hustla Ball, e noi partiamo per Berlino due giorni prima di solito...", spiegò Harry, infastidito.

"Va beh, non è grave...se vincerò, il mio premio lo ritirerai tu...", disse Louis, visibilmente tranquillo.

"Ma come 'lo ritirerai tu'? Io contavo che tu venissi per ritirarlo assieme e celebrare quel momento da soli una volta finita la serata! Vederci Berlino da soli, passeggiare per le vie mano nella mano..."

Louis aveva captato le espressioni dello sguardo trasognante del riccio, ma rimase irremovibile. Quel corso all'università e la sua futura laurea erano tutto ciò che aveva sempre desiderato, "Mi dispiace, Harry...ma quel test non posso assolutamente saltarlo, è quello che voglio fare da una vita...non crederai di certo che faccia tutta la vita l'attore porno?", disse, quasi sembrando disprezzante.

Harry ritirò indietro il capo, visibilmente perplesso e offeso, "Scusami se invece io credevo che questa vita ti piacesse, che ti piacesse fare questo lavoro, girare le scene...con me...", si alzò dalla poltrona e andò a prendere la borsa che aveva appoggiato in prossimità della porta, poi estrasse la bottiglia di vino.

"Non ho detto che non mi piace fare questo lavoro con te, Harry...ma se dici di amarmi, allora sai anche che ho sempre voluto iscrivermi all'università e fare psicologia..."

Harry non sapeva più come rispondere, era arrabbiato con Louis e con se stesso, sapeva di essere egoista ma quello che aveva sempre voluto nella vita era passare la sua intera vita con l'uomo che avrebbe amato fin dal primo momento e il suo adorato lavoro. Ma doveva chiedere la stessa cosa anche al suo compagno? Sì, non vi era altra risposta plausibile che gli veniva in mente.

Andò verso Louis e gli piantò la bottiglia di spumante in mano, "Tieni, festeggia da solo il tuo corso all'università...io me ne vado a letto...da solo!". Louis rimase in silenzio fino a che Harry non sparì dietro al corridoio, "SEI UN EGOISTA, HARRY!", urlò, poi seguendolo fino in camera. Ma il riccio si chiuse la porta alle spalle a chiave, sbattendola. Louis cominciò a picchiare coi pugni sul legno pesante, "SEI UN EGOISTA, TE LO RIPETO! DEVI SMETTERLA DI CREDERE CHE TUTTO DEBBA GIRARE INTORNO A TE, SIGNORINO! E POI, MA PERCHE' DORMI NELLA STANZA DEGLI OSPITI?"

Nessuna risposta. Louis sbuffò, "FAI COME TI PARE, IO VADO A DORMIRE NEL NOSTRO LETTO, EGOISTA E INGRATO CHE NON SEI ALTRO! BUONANOTTE!". Harry quasi lacrimò perché le parole di Louis erano vere. Quando si parlava di porno e del suo lavoro, tutto smetteva di girare intorno agli altri e si concentrava su di lui e basta. Amava Louis tantissimo, quasi quanto amava il suo lavoro o forse di più. Anzi, sicuramente di più. Ma alla sua carriera probabilmente non avrebbe mai rinunciato.

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"Il progetto è pronto, donne del mio cuore!", esclamò Xavier, appoggiando i fogli sul tavolo quasi sbattendoli per l'eccitazione e guardando le facce delle due mamme, "O forse, dovrei dire del mio pisello!", rise come un cretino facendo sogghignare anche loro.

"Beh, spiegaci cos'hai deciso, prima di andare a letto!", disse Christine.

"E vedi di metterci poco, ho proprio voglia di fare follie sotto quelle lenzuola stasera!", ridacchiò Lauren.

"Anch'io, per cui poche parole e più fatte, belle mie!", continuò Xavier, poi si sedette, "Xavier does UK! Questo è il titolo..."

L'uomo spiegò quello che aveva progettato, che avrebbe fatto un tour per tutto il Regno Unito e avrebbe girato scene porno con persone sconosciute che avrebbero accettato di farlo gratuitamente. Avrebbe creato un sito in cui ci si sarebbe potuti iscrivere, facendo pubblicità sui vari social, che avrebbe venduto la casa e con i soldi guadagnati coi G-Lads e con la vendita  avrebbe finanziato il progetto.

"Ovviamente, voi siete assunte a prescindere", disse facendo scivolare davanti ai loro occhi due fogli, "Il progetto funzionerà con un piccolo canale in cui la gente potrà fare delle donazioni, ma ovviamente i soldi che ricaverò non verrano spesi completamente all'inizio"

"Sembra bello questo progetto", disse Lauren.

"Ma questi due contratti cosa ci garantiscono?", chiese perplessa Christine.

"Vi garantiranno vitto, alloggio, giro prima del Regno Unito e poi del resto del mondo se andrà bene, tanti uomini oltre a me e la possibilità di manipolare il sito e di scegliere i miei partner", spiegò Xavier, "Accettate?"

Lauren e Christine si guardarono sorridendo, "E' ora di rinnovare il guardaroba, Chris! Non possiamo mica fare brutta figura in giro per il Regno Unito!", esclamò Lauren facendo sogghignare Christine. Era certo che avrebbero accettato ed era certo che quella volta nessuno dei loro figli le avrebbero ostacolate.

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