12 - An apple a day, keeps the Doctor away
MEGA RITARDO, MA ANCORA QUI PER VOI! DEL RESTO, TENIAMO TALMENTE TANTO A QUESTA STORIA CHE VOGLIAMO SCRIVERLA BENE;) ENJOY, E COME SEMPRE, FATECI SAPERE COSA NE PENSATE! LOVE YA<3 LAPPI E GALWAY<3
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Quella della festa fu una notte magica, a dir poco. Non solo perché avevano fatto l'amore, non solo perché si erano ritrovati ed avevano chiarito ciò che veramente c'era tra di loro, ma perché, alla fine di tutto, quello che Louis si aspettava da tanto era finalmente uscito alla scoperta. Si erano confessati il loro amore e quello, per Louis, era stato un passo molto importante.
Si svegliarono la mattina, sul tardi, ancora illuminati dalla luce. Era stata una cosa continua. La luna li aveva illuminati mentre facevano l'amore e il sole faceva splendere i propri raggi su di loro dopo quel fantastico momento. Non c'era stato momento in cui vi fu del buio e Louis sorrise al solo pensiero, perché di negativo non c'era nulla. La luce era stata ciò che gliel'aveva fatto capire. Quasi non ci credeva. Erano ancora abbracciati stretti e nudi tra le lenzuola di seta della camera che si era scelto Louis per la notte, e probabilmente, a parte i padroni, erano rimasti i soli tra le mura della villa. Louis si girò lentamente a fissare Harry, che ancora aveva gli occhi chiusi e le labbra leggermente socchiuse, respirando pesantemente. Quanto era bello, pensò. Era bello come la prima volta che l'aveva visto in video, era bello come la prima volta che l'aveva visto dal vivo, era bello come la prima volta che ci aveva fatto realmente l'amore, non come quando lo pensava in camera sua toccandosi e ansimando alla sua immagine.
Si scoprì lentamente e cautamente per non far svegliare Harry e si sedette sul letto stiracchiandosi, poi alzandosi e andando verso la finestra grande che portava sul balcone. Scostò le tende e respirò profondamente chiudendo gli occhi, seppure non avesse aperto la finestra, ma quella camera ancora odorava del loro amore. Poi si girò verso il letto, dove il suo Harry se ne stava addormentato e avvolto nelle lenzuola candide, lo guardò di nuovo e sorrise. Sembrava non riuscisse più a staccargli gli occhi di dosso, soprattutto ora che si era raccapezzato del fatto che il riccio fosse solo suo e di nessun altro.
Harry aprì gli occhi lentamente, la luce in effetti era talmente fioca che dava fastidio agli occhi, come il sole dei primi giorni di primavera. Non riuscì subito a mettere a fuoco, ma quando lo fece, gli si materializzò davanti la figura più bella che potesse desiderare. Il suo Louis era lì che lo guardava sorridendo, l'azzurro dei suoi occhi emanava amore, calore, affetto. Tutto ciò di cui aveva bisogno Harry e che con Liam aveva smesso di provare dopo poco che stavano assieme.
"Buongiorno...", disse con voce roca dal sonno, stiracchiandosi ma non facendo scostare le lenzuola per scoprire il suo corpo tonico, "Come stai?".
Louis sorrise di nuovo, incrociò le braccia ed andò verso il letto matrimoniale, "Bene...molto bene", si sedette ad osservare Harry ancora per un po', poi gli accarezzò il viso e gli spostò un ricciolo dalla fronte, "Come sei bello..."
Harry prese la mano di Louis che lo stava accarezzando e la baciò sul dorso, teneramente, "Tu di più, piccolo...", la strinse a sé, osservando come si incastrassero bene le loro dita, poi si svegliò del tutto, "Ma che ore sono?"
"Sono le dieci e mezza...", rispose Louis, guardando l'orologio del cellulare.
"Oh, cavolo, com'è tardi!", esclamò Harry, alzandosi e finalmente facendo cadere le lenzuola, scoprendosi del tutto. Louis sbarrò gli occhi e si accarezzò le parti basse, come per calmarle. Harry e quel suo corpo muscoloso lo mandavano ai matti e mandavano ai matti anche la sua virilità, "Avanti, Louis, vestiamoci e andiamo a fare colazione...io e te...", disse Harry.
Non ottenne risposta, così si girò verso Louis, "Ehi? Ti sei incantato?". Il minore scosse il capo freneticamente e tornò alla realtà. Era andato completamente in trance ad osservare i muscoli di Harry che si tendevano meravigliosamente. Quasi non aveva ancora preso coscienza di quanto fosse incantevole quel corpo, eppure lo aveva vissuto sulla sua stessa pelle più di una volta, "Avanti, piccolo...cambiati".
In giardino c'erano ancora i tavoli pieni di avanzi di cibo e bevande della sera prima, per terra bicchieri di carta, piatti, preservativi usati e resti di festoni a forma di pene. Jack e Tj si stavano coccolando abbracciati su un materasso ad aria buttato lì sul prato alla bene e meglio, mentre in un angolino vicino alla fontana c'erano Lenny, Aiden e Tyler. O, come li chiamava Jack, il trio delle meraviglie. Sembrava non riuscissero a fare una cosa senza il supporto degli altri.
"Senti, ricciolino, non osare sfidarmi...sulle capitali sono molto più ferrato io", disse Louis dando una sberletta sul braccio di Harry.
"Questo è tutto da vedere, piccolo guastafeste...dai, dimmi la capitale dell'Etiopia...", lo sfidò il riccio.
"Addis Abeba!", esclamò trionfante Louis, poi incrociò le braccia ed ammiccò, "Allora, chi è il migliore, mister geografo?"
Harry sbuffò, "Mi stai antipatico quando fai così...", disse girando le spalle al minore. Louis rimase perplesso, "Ehi, ti sarai mica offeso?". Harry non rispose, né si rigirò per guardare in faccia il ragazzo dagli occhi azzurri. Louis si avvicinò e appoggiò delicatamente una mano sulla spalla di Harry, "Harry? Scusa, se ti sei offeso io-..."
Harry non resistette e scoppiò in una risata, girandosi ed abbracciando talmente forte Louis che lo sollevò di qualche centimetro da terra, baciandolo poi sul collo, "Scemo, stavo scherzando!"
"Tu mi farai prendere un colpo prima o poi!", lo rimproverò Louis, "Dai andiamo, che altrimenti ci finiscono i cookies al burro..."
I tre ragazzi vicino alla fontana li avevano osservati tutto quel tempo, sorridendo felici, "Finalmente hanno fatto pace quei due...non si sopportavano più!", disse Lenny.
Aiden e Tyler annuirono, "Jack ne sarà felice finalmente"
"Più che felice!", disse Jack, apparendo dietro di loro, poi guardando verso la coppia e sorridendo, "Finalmente la compagnia tornerà quella di un tempo..."
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"Quanto sono emozionata!", esclamò Christine, attaccandosi al braccio di Lauren e saltellando. L'altra donna si mosse con lei, per la forza che ci stava mettendo. Ridacchiò, poi la fermò afferrandola per le spalle, "Fermati, Chris, o ti prenderanno per una ragazzina in piena crisi ormonale"
"Mi stai dando della vecchia per caso?", alzò un sopracciglio, poi rilassò il viso corrucciato e sorrise di nuovo, "E' la prima volta che vedo un'opera dal vivo, senza davanti quello schermo fastidioso. E soprattutto, con questo abito!", prese i lembi della gonna e la allargò, quasi volesse fare un inchino da ballo medioevale, "L'ho pagato pochissimo! A Camden, in un negozietto carinissimo vintage", era fiera del suo acquisto. Era un abito lungo fino al ginocchio, di raso verde, con un colletto di maglina bianco e la manica corta che copriva leggermente la spalla. Aveva abbinato una decolté bassa nera, per essere comoda ma elegante in ugual modo, sebbene non amasse indossare quel tipo di scarpa.
Lauren non era da meno, anzi sfoggiava fieramente il suo tailleur grigio chiaro, con un paio di pantaloni capri, una camicia rosa di seta e le decolté, un po' più alte, sempre nere. Era anche lei internamente emozionata come una bambina.
"Chissà se c'è qualche star famosa!", disse Lauren, guardando verso l'ingresso alzandosi sulle punte, poi si girò verso la sua amica, "E se ci fosse qualcuno di bello tipo Brad Pitt? O qualcuno di giovane tipo Sam Claflin? Oh dio, quanto amo Sam Claflin!"
"O Xavier Kellington!"
"Chi?", chiese Lauren, confusa.
Christine prese il mento dell'amica e le girò il viso verso la gente, "C'è Xavier Kellington! Quel figaccione che lavora con i nostri figli!"
Lauren sbarrò gli occhi, "Oh cielo, svengo!", portò il dorso della mano sulla fronte, "Se non ci scambio almeno un saluto, morirò! Vero che lo fermiamo dopo? All'uscita? Ti prego, ti prego..."
Christine sorrise, "Che domande, amica! Certo che lo fermiamo!"
"Dai andiamo, che almeno ci sediamo! Questi tacchi comincio ad odiarli!"
La calunnia è un venticello,
un'auretta assai gentile
che insensibile, sottile,
leggermente, dolcemente
incomincia a sussurrar.
Piano piano, terra terra,
sottovoce, sibilando,
va scorrendo, va ronzando;
nelle orecchie della gente
s'introduce destramente
e le teste ed i cervelli
fa stordire e fa gonfiar.
Quell'aria le fece emozionare più di quasi tutta l'opera intera. Aveva un non so che di particolare, di reale. Quasi come se tutta la loro vita fosse stata tappezzata di calunnie, di prese in giro, di voci di corridoio mal passate, di telefoni senza fili mal funzionanti.
Lauren e Christine avevano le lacrime agli occhi, per la gioia o per la dimostrazione della realtà, ma ogni tanto davano lo stesso un'occhiata fugace qualche fila davanti a loro, per tenere d'occhio Xavier. Lo guardavano come se fosse un adone greco rubato direttamente dall'Olimpo, come se fosse un'opera d'arte della National Gallery, come se fosse un lingotto d'oro brillante e splendente messo in una teca.
Avevano saputo della sua esistenza assieme, quando una sera a cena Lauren fece una specie di interrogatorio a Christine. Louis in effetti non le aveva raccontato molto del suo lavoro perché si era sentito parecchio imbarazzato, così alla donna non rimase che chiedere alla sua nuova amica. Le aveva raccontato qualcosa, di come suo figlio pareva si fosse fidanzato sul set ma che la sua relazione non andasse a gonfie vele, di quanto erano carini Jack, TJ e Danny nella loro famiglia allargata, di quanto era bello e dannato Jason Base, ma anche stronzo e sempre in lotta con Harry. Xavier lo scoprirono per caso leggendo la sua biografia su Wikipedia, e ugualmente per caso scoprirono che fu uno dei più cliccati attori gay della compagnia.
L'opera finì tre ore dopo, un applauso generale si distese per tutta la platea e la galleria di quel teatro meraviglioso, ma con delle sedie troppo vellutate perché non ti venisse caldo al culo. Le due donne uscirono dalla sala passando per una delle porte anteriori, la quale dava direttamente alla sala lussuosa del bar che aveva aperto un cuoco famoso, considerandola una vera e propria succursale del suo impero culinario. Non esitarono nemmeno un minuto, Xavier era lì al bancone, pronto a sorseggiare il suo bicchiere di prosecco.
"Ho un'idea...", disse Christine, girandosi verso Lauren, "Tu che sei più goffa di me, adesso fai finta di avvicinarti e di non vederlo, e cerchi di andargli addosso e fargli rovesciare addosso il vino...poi ti scusi, intervengo io e ce lo portiamo a casa mia con la scusa di togliergli la macchia..."
"Ma perché sarei io quella più goffa delle due? Fammi capire..."
"Perché sei tu quella che mentre correva al parco è inciampata nelle sue stesse stringhe...", rispose Christine con aria di sufficienza. Lauren sbuffò ed accettò l'infame compito. Si avvicinò lentamente, poi si girò di schiena e con la coda dell'occhio cercò di studiare e percorrere al meglio la traiettoria. Più facile a farsi, che a dirsi, per quella volta. Lo beccò in pieno e il piano si trasformò in una missione non poi così tanto impossibile da compiere.
"Oh mio dio, mi scusi...non l'ho vista, c'è così tanta gente qua dentro...", disse Lauren, recitando alla perfezione e facendo finta di sbarrare gli occhi, prendendosi la colpa, "Oh cielo, sono un disastro..."
Xavier si fece una risata, alzò il capo dopo essersi tolto il vino alla bene e meglio dalla giacca e prese le mani della donna, "Non si preoccupi, non è successo nulla...capitano queste cose..."
"Eh sì, capitano quando si hanno delle amiche goffe...", arrivò Christine appoggiando una mano sulla spalla dell'amica, poi sbarrò anche lei gli occhi alla stessa maniera, "Oh cavolo, ma tu sei Xavier Kellington?"
L'uomo sorrise e allungò la mano per stringerla alle due donne, "Sì, sono io...ma come fate a conoscermi?"
Christine ridacchiò portandosi una mano davanti alla bocca, "Se te lo dicessimo, non ci crederesti..."
"Lascia che rimediamo al danno...", intervenne Lauren, al momento perfetto. Christine annuì freneticamente, concordando con l'amica. Xavier sorrise di nuovo, "Lasciatemi fare due chiacchiere con quel produttore, è una cosa importante...aspettatemi qua fuori davanti alla libreria, arrivo subito...giuro che non vi abbandono"
Le due donne annuirono e si portarono all'uscita del bar, per aspettare Xavier. E aspettare ciò che sarebbe stato di loro una volta che l'avrebbero convinto a portare il suo culo dorato –sebbene fosse tutto fatto d'oro - a casa di una delle due.
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"Insomma, ragazzi, la scena è questa. Non è difficile da ricordare e nemmeno così dura da riportare in video", spiegò Jack a Harry e Louis. Poi tirò un sospiro, "Vado, vi aspetto sul set...", girò i tacchi e se ne andò verso la porta che conduceva al suo ufficio. Poi appoggiò la mano sulla maniglia, ma non la forzò, anzi si rigirò e li guardò, "Sono contento che abbiate fatto pace e che vi siate chiariti...", sorrise e se ne andò sul serio.
Harry e Louis annuirono, si guardarono sorridendo e si prepararono per il trucco e parrucco, Martha li stava aspettando con tutti gli utensili pronti, tanto che non vedeva l'ora di truccare la coppia più seguita e in voga del momento, tra i G-Lads, che stava perfino facendo guadagnare dei bei soldoni a tutta la compagnia. Louis non serviva che si truccasse parecchio, aveva già quella carnagione perennemente abbronzata che lo rendeva impeccabile. Harry era molto più chiaro, in inverno quasi diventava cadaverico, "Quanto fondotinta mi stai mettendo?", chiese Harry a Martha.
La ragazza sbuffò, ma continuò imperterrita a passare il suo prezioso Blush Brush di Real Technique sul viso del riccio, "Quello che serve!", sputò infastidita. Harry roteò gli occhi, "Come ti pare..."
Martha abbassò il viso e sospirò affranta, "Senti Harry...", appoggiò il pennello sul mobiletto delicatamente, come se potesse rompersi in mille pezzi da un momento all'altro, "Scusa, ok? Sono stata una cretina a trattarti così, hai ragione alla fine...su tutto, per cui se puoi perdonarmi io-..."
Harry non le fece finire la frase, le prese le mani con le sue e ridacchiò, "Sei una cretina, lo sai questo? Sei una cretina perché potresti avere qualunque uomo ai tuoi piedi, e ti sei scelta un demente. Sei una cretina perché ti sei innamorata quando non dovevi...e siamo due cretini perché, per colpa di quel demente, abbiamo litigato noi", si guardarono negli occhi, seri per qualche secondo, poi scoppiarono in una fragorosa risata e si abbracciarono, "Ti voglio bene, cretina"
"Anch'io, cretino"
Non era il caso di continuare a tenersi il broncio. La loro amicizia, che era nata per caso la prima sessione di trucco di Harry, era molto più forte di un semplice montato che voleva rovinare la vita di entrambi. Louis li aveva osservati da un angolo della stanza, non aveva detto nessuna parola, ma non era stato capace di togliersi quel sorriso ebete dalla faccia. Del resto, credeva talmente tanto all'amicizia, che delle scene così non potevano che renderlo allegro. Sarebbe stata la stessa cosa tra lui e Zayn.
"Gioielli di Louis vostro, non vorrei interrompere le effusioni, ma dobbiamo andare...", li prese in giro il minore, facendoli ridacchiare.
"Qua qualcuno è geloso, o sbaglio?", chiese retoricamente Harry, facendo l'occhiolino a Martha, che sorrise, "Tranquillo, Louis, è difficile che una donna possa rubarti un frocetto come lui!". Louis sbuffò, poi ridacchiò. Non era da biasimare se fosse geloso di Harry, pareva che tutti lo volessero e lui, che non era per niente sicuro di se stesso, ogni volta combatteva una lotta immaginaria con tutti quelli che gli mettevano gli occhi addosso.
Si spostarono nella sala di ripresa, vestiti e truccati di tutto punto, diedero un'ultima occhiata al copione e poi si misero ai loro posti. Jack arrivò qualche secondo dopo, si sedette sulla sua adorata sedia e diede il via ai cameramen. La scena si sarebbe svolta in uno studio medico.
"Ciak...azione!", urlò Jack. Le cineprese puntavano ogni angolo del set, per fare più veloce a registrare e successivamente a montare. Jack aveva bisogno molto velocemente di quel video da pubblicare, perché in quel periodo senza Harry e Louis le visualizzazioni e i like erano scesi di molto, per cui significava anche meno soldi entranti nelle casse della compagnia.
Louis bussò, aprì la porta ed entrò, "Buongiorno, dottore". Harry aveva un paio di occhiali da intellettuale, il camice abbottonato e stava fingendo di firmare dei documenti. Louis sembrava un ragazzino delle superiori, con quel paio di jeans larghi, la felpa viola con il cappuccio in testa e un paio di Converse, "Non è ancora finito l'orario delle visite, vero?"
Harry alzò il capo e vide il ragazzo, "Buongiorno, signor Tomlinson...come mai da queste parti?", si leccò il labbro superiore, senza dare troppo nell'occhio.
"Come le ho detto, vorrei farmi visitare...", rispose Louis, avvicinandosi alla scrivania del dottore.
"In realtà, l'orario di ambulatorio è finito da mezz'ora...", rispose, fingendo di essere scocciato. In realtà, ogni giorno non vedeva l'ora che quel suo paziente venisse a farsi un controllino. Ne era rimasto folgorato fin dall'inizio. Guardò Louis, che per l'occasione fece una faccia triste ed amareggiata, poi sbuffò, "Va bene, farò un'eccezione...pare che il problema sia grave...si sdrai sul lettino..."
Louis sorrise ed andò di corsa verso il lettino, levandosi la felpa e mostrando il torace, glabro, proprio da ragazzino. Harry quasi voleva svenire, lo rendeva inerme quel ragazzo.
"Qual è il problema?", chiese, appoggiando il fonendo sopra il cuore del ragazzo, "Respiri profondi e lenti..."
Louis obbedì, poi afferrò il polso del dottore, fermandolo, "Il mio cuore sta benissimo, dottore...il problema è un po' più in giù..."
Harry sbarrò lentamente gli occhi, "Mi dica...dove?", cercò di mantenere la calma. Louis indicò le sue parti basse, appoggiando delicatamente la mano sopra di esse, "Qua..."
"E cosa sente?", chiese Harry, senza permettersi di toccare. Louis roteò gli occhi, gli prese la mano e gliela appoggiò. Ultimamente aveva preso confidenza con la recitazione, si era disinibito, fatto sta che una cosa del genere, nella sua vita reale non sarebbe stato capace di farlo. Meno male che erano tutte scene finte, pensò, "Dottore, ho bisogno di lei...da troppo tempo...vuole fare qualcosa?", si sollevò lentamente ed appoggiò le labbra a quelle di Harry. Jack li guardava con gli occhi illuminati, quella scena stava venendo benissimo e lui non poteva essere più fiero dei suoi due pupilli.
Iniziò la scena vera e propria. Si spogliarono lentamente ma con passione, Harry sotto il camice non aveva nulla. Louis prese il pene di Harry e cominciò ad accarezzarlo e poi a pomparlo con la bocca inginocchiandosi. Il riccio era in estasi, gli teneva il mento leggermente, quasi accarezzandolo. I rigoli di bava ai lati della bocca di Louis facevano intendere che non voleva fare altro da tempo.
Harry lo fece alzare, guidandolo per il mento, e lo baciò, "Cosa vuoi da me, Louis?"
"Voglio che mi scopi, dottore. Non aspetto e non desidero altro da mesi..."
Lo fece sdraiare prono sul lettino, gli allargò le natiche e avvicinò le dita alla sua entrata. La accarezzò e la baciò, il suo sapore era fantastico. Proprio come nella realtà, girare le scene con il suo ragazzo era meraviglioso. Nemmeno con Liam era stato così. Louis lo fermò poco dopo, "Mi sono già preparato da solo, dottore. Muoviti, ti sto aspettando..."
Harry emise un gemito di piacere, si diede qualche colpo e poi avvicinò il suo pene all'anello di muscoli di Louis, penetrandolo cautamente. Iniziò la sessione di sesso sfrenato, i gemiti non si contavano più, Louis godeva, Harry aveva la fronte imperlata di sudore.
"Sto venendo, Louis...", disse Harry. Fare sesso con Louis era meraviglioso, sempre, sul set e fuori dal set. Quasi non gli sembrava di stare recitando, e fu proprio lì che commise un errore incommensurabile. Venne all'interno di Louis e quando rilasciò il suo orgasmo, gridò, "Ti amo...".
Louis sbarrò gli occhi e si fermò, Jack ebbe la stessa reazione, tutti intorno ebbero la stessa reazione, "Stop!", esclamò Jack, avvicinandosi ad Harry. Gli mise una mano sulla spalla, "Cos'hai detto?". Louis si rialzò dal lettino, si ripulì tacendo, poi sorrise, "Ha detto che mi ama...", lo prese per mano e lo baciò davanti a tutti, a telecamere spente.
"Quindi-...voi du-due-...", balbettò Jack.
Louis e Harry annuirono, il riccio imbarazzato, "Sì..."
Jack quasi pianse, "Voi non potete capire quanto mi avete reso felice...oh cielo, ma qua bisogna festeggiare...stasera usciamo a cena, eh? Guai a voi se paccate!". La risata generale fece intendere che andava bene la proposta, "Va bene, Jack...devo prima però andare a fare delle cosette...ci vediamo qua alle otto, ok?", disse abbracciando Louis e poi tornando verso i camerini, sorridendo. Era felice di averlo detto, era felice che gli fosse scappato quel ti amo in mezzo alla scena.
"Va bene, frocetto...ma ricordati che domani dobbiamo sistemare la scena...non si è mai visto un ti amo in un porno...", ridacchiò Jake, facendo spegnere tutte le attrezzature e cambiando la scenografia per la scena successiva.
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Harry era felice, felicissimo. Al settimo cielo. Era un po' che non si sentiva così, e doveva tutto a Louis. Che, dal canto suo, non poteva desiderare una vita migliore. Guardava la strada con il sorriso stampato in faccia, poi appoggiò la mano sopra quella di Harry, che teneva il cambio.
"Dove stiamo andando?", chiese Louis, afferrando la mano e baciandola sul dorso, chiudendo gli occhi.
Harry la strinse, "Oh, nulla, devo solo prendere delle cose...", fece il vago. Chissà cos'aveva in testa.
Il riccio parcheggiò, corse velocemente dall'altro lato della macchina ed aprì la portiera al suo ragazzo, che per scherzare fece un inchino, come se indossasse un vestito dei tempi della rivoluzione francese. Estrasse poi le chiavi di casa, si trovavano davanti a una villetta che non aveva mai visto, "Dove siamo?"
"Oh, niente di importante...", ridacchiò Harry. Inserì le chiavi nella toppa ed aprì, "C'è nessuno?", urlò. Non si sentì neanche un suono di rimando. Harry prese il minore per mano e lo guidò verso una camera. Aprì la porta, spalancandola del tutto, ma mai si aspettò di vedere una scena del genere.
Due donne e un uomo, sotto il piumone, che si spaventarono alla vista dei due ragazzi.
"Mamma!", esclamò Harry.
"Harry!", disse Christine.
"Mamma?", domandò poi Louis.
"Louis...oh cielo!", Lauren si portò la mano sulla bocca.
"Mamma...Louis...ma che cavolo stiamo blaterando tutti?", esclamò Harry portando le dita nei capelli, come esasperato.
L'uomo a letto rivelò il volto poco dopo e un altro coro di voci risalì, "Xavier!"
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