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11 - When you wish upon the Love

ED ECCOVI IL CAPITOLO NUOVO, GUYS! UNO DEI CAPITOLI PIU' IMPORTANTI E LUNGHI DI TUTTA LA STORIA;) INTANTO VI RINGRAZIAMO CON TUTTO IL CUORE PER IL SUCCESSO CHE STATE DANDO A QUESTA FANFICTION...INSOMMA, 500 E PASSA VOTI SONO UN TRAGUARDO ECCEZIONALE<3 LOVE YA GUYS, LAPPI E GALWAY<3

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Jack non era mai stato così contento, soprattutto nelle ultime settimane, come in quell'istante. Era quasi Ferragosto, giorno della famosa grigliata nella sua villa, che si teneva da dieci anni. Erano passate un sacco di persone diverse da quella casa, ma a lui l'unica cosa che era gli era veramente importata fu che chi aveva messo le radici fossero stati TJ e Danny, le sue due gioie. Avevano creato una famiglia allargata, avevano iniziato a volersi bene, anzi ad amarsi, intraprendendo una relazione a tre e poi erano finiti a farne di quella un vero e proprio stile di vita. Facevano sesso a due, a tre, con altri attori del set quando andavano a trovarli ed il fatto di non avere restrizioni per quanto riguardasse il sesso era per loro una cosa fantastica. Io scopo con chi voglio, tu con chi vuoi, ma amo solo voi e nessun altro. Meraviglioso, davvero. Sembrava ormai ovvio che, secondo la loro convinzione, il sesso non avesse nulla a che fare con l'amore.

Era grato che quando tornava a casa la sera trovasse TJ e Danny ad accoglierlo, seppure lavorassero comunque con lui per i G-Lads. Solo che, essendo il nutrizionista e il fotografo, il loro lavoro era minimo rispetto a quello di Jack, che oltre a fare da CEO doveva anche fare il regista. Non che non gli piacesse, ovvio, fare quel lavoro era sempre stato il sogno della sua vita.

Nelle ultime settimane, però, lo stress sul set si era innalzato ad un livello stratosferico, colpa di Harry e Jason. O forse, solo colpa di Jason, e questo lui lo sapeva. Non tanto perché voleva bene ad Harry come se fosse suo figlio, ma perché era al corrente che l'attaccabrighe della compagnia fosse proprio Base. Era sempre stato così, Jason era il più bello, il più bravo, il più dotato, e queste caratteristiche gliele riconosceva, per l'amor del cielo. Gli riconosceva anche una dose massiccia di modestia. Ma c'era anche qualcosa d'altro che non gli quadrava e che tuttavia non aveva ancora scoperto. Proprio su Harry, certo. Forse quella festa sarebbe stata il condotto giusto per capire cosa celava il cervello bacato del riccio, perché così non aveva mai avuto la sfortuna di averlo visto.

Aveva sempre adorato andare sul set, girare nuove scene, provare nuovi partner – sia da davanti che da dietro – anzi arrivava anche sempre prima degli altri la mattina. Ma da un po' di tempo a quella parte neanche si presentava più a lavoro. Non aveva la minima voglia, non rispondeva al cellulare e lui non sapeva più nemmeno con chi far lavorare Louis, perché con qualunque persona lo accoppiasse, faceva sempre finire male la scena, venendo troppo presto o non eccitandosi proprio. Era un peccato, però la concentrazione non era la sua caratteristica forte. Per quanto gli volesse un bene dell'anima, il contratto che aveva firmato parlava chiaro: fisso più provvigioni in base al numero di scene e a cosa praticasse all'interno di esse. Il fisso certo non era basso, erano quasi duemila sterline per un minimo di tre scene al mese, ma i soldi in più erano trecento sterline ad attività sessuale e filmato in più del minimo mensile.

Ce n'erano di tutti i tipi. Double penetration, sesso a tre, orgia e un sacco di altre e Jack si era prodigato perché queste differenze si ripercuotessero anche sugli stipendi dei suoi ragazzi. E si era dispiaciuto che a causa di Harry, quel mese anche lo stipendio di Louis sarebbe stato uno dei più bassi.

Ma forse ora non era il momento di pensare a quello, tutto ciò che voleva era che la sua festa andasse meravigliosamente, come ogni anno. E anche che ci fosse stato Harry o sarebbe andato a prenderlo per le orecchie, senza troppi se e senza troppi ma.

Aveva pensato ad ogni minimo particolare, come ogni anno, aiutato dai suoi due amori di casa. Gli addobbi erano già stati appesi, i tavoli disposti, la piscina riscaldata rendendo l'acqua tiepida e confortevole. Mancava solo da disporre il cibo, che già era pronto e al quale ci avrebbe pensato TJ. E qualsiasi cosa c'era quella sera, dagli addobbi ai piatti ai galleggianti della piscina, erano tutti a forma di pene. Certo, perché in quel gruppo di scalmanati che avrebbe partecipato alla festa non c'era nessuno che non amasse l'organo sessuale maschile. Era sempre la frase con cui esordiva Jack, "A chi piace il cazzo...sappiate che siete nel posto giusto!", e tutti esultavano alzando i cocktail. Erano tutti uomini, più Martha e la sorella di Jack, e alla fine della serata qualcuno finiva sempre a scopare con qualcun altro, comprese loro due se a qualche attore bisessuale venisse voglia di provare altro. In camera lontano da occhi e orecchie indiscrete o davanti a tutti in piscina, urlando come dei forsennati e ansimando di piacere.

Era proprio la sagra del sesso, e Jack ne andava fiero, anche perché dieci anni prima quella fu la location dove Harry fece sesso per la prima volta. Era un sedicenne inerme e inesperto, aveva conosciuto Jack tramite un'amicizia in comune e da lui aveva appreso tutte le tecniche sessuali più inaudite. E quella sera, di dieci anni prima, a Ferragosto ebbe la sua prima esperienza tra le lenzuola da passivo, con un pezzo grosso come Xavier tra l'altro. Poi andando avanti col tempo, crebbe in muscoli e altezza, che fare il passivo non gli sembrò nemmeno una cosa normale. Insomma, Jack non vedeva l'ora che passasse quel maledetto tempo mancante all'inizio della festa e prima si assicurò un'altra volta che il suo adorato riccio fosse presente.

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"Mamma, Arianne?!", chiamò Louis, sporgendosi da dietro la porta della guardiola, dove le due donne stavano chiacchierando animatamente e ridacchiando, "Io vado, altrimenti faccio tardi alla festa di Jack, quello mi ammazza altrimenti! Non mi aspettate alzate, non torno a dormire...e tu, mamma, fai come se fossi a casa tua...cioè, sempre che tu non voglia risistemarla come nuova, sai che dopo non trovo più nulla!", blaterò Louis facendole l'occhiolino, poi chiuse la porta velocemente e corse verso il portone d'ingresso.

"Fermo lì, dove credi di andare, signorino?", lo fermò la madre, seguendolo. Louis si fermò e roteò gli occhi, poi si girò, "Che vuoi, mamma?".

Lauren si avvicinò al figlio e gli sistemò il colletto della maglietta, tutto storto per averla messa con troppa fretta, "Prima di tutto non si risponde così alla propria madre...secondo, vedi di non fare lo spavaldo stasera...", lo avvertì la madre.

"Lo spavaldo?", chiese Louis, perché  proprio non aveva capito cosa volesse intendere la madre.

"Sì, esatto, proprio lo spavaldo...sei l'ultimo arrivato, per cui vedi di non fare troppe cazzate, solo perché adesso sei un attore porno...mi hai capito bene?"

Louis sbuffò una risata derisoria, diede un bacio sulla guancia alla madre e, "Non ti preoccupare, sai che non sono il tipo...ciao!", e corse via. Lauren sospirò e lentamente tornò da Arianne nella guardiola.

"Che cosa ti preoccupa, Lauren?", chiese la donna, facendole segno di sedersi di nuovo.

"Nulla, in realtà...è solo che voglio talmente tanto bene a Louis e non voglio che faccia cose di cui poi si possa pentire...mi capisci?", spiegò la donna. Arianne sorrise, "Fidati, Louis non farà mai qualcosa che possa in qualche modo deluderti...certo, questa cosa del porno mi ha un po' spiazzato, diciamo che ho fatto le tue veci mentre non c'eri...ma se lui è contento così, dobbiamo accettarlo...", le mise una mano sul ginocchio  per confortarla e Lauren non poté che ricambiare il sorriso. Aveva bisogno, del resto, di un consiglio femminile amichevole e Arianne era proprio la persona giusta, oltre a Christine. Magari qualche sera avrebbe chiesto a Louis di prestargli la casa per una riunione tra donne fatta di pettegolezzi e discorsi su uomini. O meglio, non proprio sugli uomini come figura tale, ma su...beh, insomma, quello che ormai nella vita di tutte e tre mancava da molto e che non erano disposte a rinunciare per nessun motivo al mondo.

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"Bene...", si schiarì la voce Jack, afferrando il microfono in mano e picchiettandolo sulla griglia per assicurarsi che funzionasse, "Siete pronti ad iniziare questa magica serata?", chiese al suo pubblico esultando come se fosse un dj famoso in consolle.

Si alzò un coro di consensi da parte di tutti, così Jack sorrise e continuò, "Come sapete, questa per me non è solo una festa, ma una tradizione...sono ormai un sacco di anni che la organizzo ed è molto importante, per cui ringrazio ogni persona che vi sta partecipando...", disse, sempre con il sorriso stampato in viso, "E poi, vorrei ringraziare TJ e Danny, che mi sono stati accanto e che mi sono ancora accanto durante questa avventura...ora, bando alle ciance e divertiamoci un po', ragazzi...date libero sfogo a qualsiasi cosa vi passa per la testa...scopate, baciatevi, fate sesso a tre, fate orge, fate ciò che vi rende più liberi, tanto di camere ce ne sono a bizzeffe! E prima di cominciare, alzino le mani le persone che amano il cazzo!".

Un altro coro di urli, uno scalpore di applausi e un sacco di mani si librarono nell'aria, dando davvero inizio a quella meravigliosa festa. Alcuni si alzarono e andarono verso il buffet, altri si immersero nella piscina, altri cominciarono a baciarsi e a strusciarsi. Sembrava la fiera del sesso, come quelle che vengono organizzate di tanto in tanto in alcune città del mondo e dove vengono propinate le migliori tecniche sessuali di tutti i tempi. Per non parlare di tutti i sex toys che vendono, per dare un po' di pepe e stuzzicare la fantasia durante il rapporto, autonomo o con qualsivoglia numero di gente a condividerlo.

Gli unici due che tuttavia ancora non avevano ben deciso cosa fare erano Harry e Louis. Il riccio se ne stava seduto su una roccia della cascata di fianco alla piscina, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e un bicchiere di birra a doppio malto in mano. Si guardava attorno e osservava ciò che stava succedendo. Aiden stava usando tre metri di lingua con Pablo, un attore spagnolo entrato da qualche mese nella compagnia e con cui, ultimamente, andava molto d'accordo, o almeno così dicevano le voci di corridoio. Jack, vicino all'open bar, stava chiacchierando e ridendo con TJ, mentre sulla pista da ballo al centro del giardino vide Liam ballare con un ragazzo moro, che sembrava più fatto che cupo e misterioso come poteva dare a vedere. Si è già consolato, pensò Harry, ma poi scosse le spalle perché dopotutto nulla gliene fregava di ciò che, da quel giorno in avanti, avrebbe fatto il suo ex ragazzo. L'odore d'erba inebriava l'aria come se fosse stata messa all'interno di vaporizzatori e l'alcol scorreva a fiumi, ma quella non era di certo una novità per Harry.

Louis, dal canto suo, se ne stava vicino al buffet, ma non si azzardava ad assaggiare nulla che potesse anche solo fargli prendere un grammo e perdere il peso forma. Jack era stato cristallino, niente schifezze o sarebbero stati i chili in più a mangiarsi via la sua carriera. Ci era entrato per un colpo di culo nella compagnia, vero, ma non voleva sprecare quella fortuna alla prima occasione che gli si fosse presentata davanti. Il bicchiere cominciava ad alleggerirsi tanto che il castano si mise ad osservare il fondo come se da un momento all'altro potesse rimpinzarsi da solo, senza bisogno che rifacesse la fila per un goccio in più. Si sentì poco dopo accarezzare le spalle da delle mani morbide, ma ci sperò solo per un secondo che fossero quelle di Harry. Anche perché la morbidezza di quelle l'avrebbe riconosciuta a più chilometri di distanza.

"Tutto solo, gioiellino?", la voce stridula ma pesante di un ragazzo lo distrasse e lo fece girare. Sì, lo aveva già visto vagare nei corridoi degli studi e qualche volta gli aveva anche fatto l'occhiolino, ma lui non aveva mai ricambiato, al massimo era arrossito e si era rigirato. Non si ricordava, ma doveva chiamarsi qualcosa come Richard, o Rick. O forse no, non se lo ricordava.

"Ehm...ci conosciamo?", chiese a buon diritto Louis.

Il ragazzo sorrise, "Effettivamente non ci siamo mai presentati, ma ti ho notato parecchie volte agli studi", rispose, poi lo squadrò dalla testa ai piedi, "Sono Ricky", tese la mano per farsela stringere da Louis, che acconsentì. Ecco, Ricky si chiamava. Ricky Fitch, per l'esattezza. Era alto qualche centimetro più di lui e pieno di tatuaggi su tutto il corpo, che Louis si chiese se per caso ne avesse anche qualcuno sull'arnese. Una volta aveva visto una foto su internet di un tipo che lo aveva trasformato nella proboscide di un elefante, disegnandosi attorno il viso e le zanne. Ma scosse il capo e scacciò via quei pensieri, che ritenne poco consoni al momento.

"Piacere, io sono Lou-...", provò a dire, ma Ricky lo interruppe, "Lo so come ti chiami, Louis Tomlinson...mi sono informato su di te, sai?"

"Ah sì? E per quale motivo?", chiese insolentemente Louis. Gli era sempre dato fastidio il fatto che degli sconosciuti potessero informarsi segretamente su di lui, ma non gliela voleva dare vinta questa volta. Aveva sviluppato delle nuove sfaccettature del suo carattere, da quando lavorava per Jack, e le avrebbe messe in pratica. Del resto, quella era la sagra del porno, solo traslocata per qualche ora alla villa del regista. Fare il sostenuto non era assolutamente ciò che si poteva permettere.

"Che domande!", rispose Rick sbuffando derisoriamente, poi si avvicinò un po' di più a Louis, "Perché sei carino da morire e mi andava di provarci con te!", quantomeno è sincero, pensò.

"E sentiamo, mister detective...cosa avresti scoperto di così eclatante su di me?", chiese, appoggiandosi di schiena al tavolo con le mani.

"Beh, ho scoperto che sei entrato da poco nella compagnia, che hai girato un video con Harry e guadagnato una miriade di like, che il tuo provino è stato un disastro e che quasi hai fatto menare Base con Styles...ti basta?", disse il ragazzo, poi gli si avvicinò all'orecchio, "Oh no, aspetta...so anche che sei davvero sexy...ma questa forse non è proprio la scoperta del secolo, mi pare sia abbastanza evidente...", gli sussurrò a bassa voce, facendolo rabbrividire. L'ultima volta che gli successe fu con Harry, ma quel gesto non aveva nulla a che vedere con quello del riccio.

A volerla dire tutta, Ricky non aveva nulla a che vedere con Harry. Certo, era bello ed era prestante, probabilmente aveva anche un grande arnese da utilizzare quanto più si voleva, ma non aveva il paio di occhi verdi smeraldo più belli che avesse mai visto, il corpo di un adone greco più in forma di tutto l'Olimpo, nemmeno delle mani grandi, vellutate, morbide, forti e protettive come quelle di Harry. E sicuramente non lo avrebbe fatto godere come aveva fatto Harry, sia in privato sia sul set.

"Ti va di ballare?", chiese Ricky, afferrandogli la mano leggermente ed accarezzandogli ad una ad una le dita. Louis ci pensò qualche istante, giusto il tempo di capire se ne valesse davvero la pena. Se ci doveva pensare bene, Harry lo aveva trattato male, non gli parlava da tempo immemore e non gli rispondeva né ai messaggi, né alle chiamate. Non era mai stato un tipo che tirava conclusioni affrettate, ma quella volta pareva fosse inevitabile. Harry si era scordato di lui in men che non si dica, per cui guardarsi intorno era del tutto lecito. Al diavolo, era arrivato il momento per Louis di dimenticarselo, come del resto aveva fatto Styles con lui.

"Certo che mi va...", disse, poi finì l'ultimo goccio di birra in un fiato, appoggiò il bicchiere sul tavolo e si pulì la bocca con il dorso della mano, "Non sono mai stato così carico". Ricky sorrise, lo prese per mano e lo trascinò in pista, dove avrebbe ballato come non mai. Basta inibizioni, basta pensieri scomodi. Quella era l'occasione di Louis di rivoltare la faccia del dado.

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Harry ancora non si era alzato da quella roccia. Era lì da due ore quasi, non aveva mangiato nulla, bevuto solo una birra e le sporgenze del sasso gli stavano forando il sedere. Se fosse rimasto ancora lì per qualche istante sarebbe successo come nei cartoni animati, quando un personaggio beve troppa acqua che poi fuoriesce da buchi che gli si sono creati nel corpo. Come disidratarsi in due semplici mosse, pensò. Forse doveva crearci un format televisivo.

Ma non sapeva cosa fare, si sentiva quasi un estraneo e non era mai stato così in nove anni di festa. La sua mente stava aggrovigliando tutti i pensieri che stavano coesistendo al suo interno e non sarebbe riuscito a districarli nemmeno con l'aiuto di un campione mondiale di cubo di Rubik.

Sbuffò per l'ennesima volta. Improvvisamente, Xavier gli si sedette di fianco. Non sapeva se considerarla una fortuna che qualcuno si fosse finalmente accorto della sua presenza o se invece era una sfortuna perché avrebbe dovuto rimanere seduto ancora su quella roccia a spaccarsi il culo.

"Harry, che succede?", chiese Xavier, appoggiandogli una mano sulla spalla per confortarlo. Harry lo guardò, poi scosse il capo, "Niente, Xav...solo non ho molta voglia di divertirmi stasera, o meglio, non ho le motivazioni adatte". Xavier sorrise ed annuì, "Stai pensando a Louis, vero?". Harry sbarrò gli occhi ed indietreggiò di poco con il capo, come se fosse rimasto scioccato dalla domanda dell'uomo.

"No, certo che no, perché dovrei?", rispose scontrosamente Harry. Oh, ma chi la voleva dare a bere, certo che stava pensando a Louis. Anzi, il minore era un pensiero costante nell'ultimo periodo. Qualsiasi cosa facesse gli veniva in mente Louis. Qualsiasi posto vedesse, gli veniva in mente Louis. Qualsiasi rumore sentisse, tutto era indirizzato a Louis. Orgoglioso com'era, ci avrebbe messo tantissimo ad ammetterlo, ma sapeva che era così.

Xavier sbuffò una risata, "Vedi, Harry, io non sono così scemo come posso sembrare...sono nella compagnia da più tempo di quanto possa ricordare e ho scelto di non legarmi a nessuno per il lavoro che faccio e che ho sempre fatto...ma so cos'è l'amore, sono stato innamorato anch'io tempo fa, e più di una volta...io non so se tu sei innamorato o no di Louis, ma quello che so di per certo è che provi un sacco di sentimenti su quel frangente per lui...", spiegò Xavier.

"Ma come ti vengono in mente certe cose?", ridacchiò Harry amaramente, mettendosi di nuovo la maschera dell'attore porno menefreghista e non credente all'amore.

"Mi vengono in mente perché non ti ho mai visto così a nessuna delle feste di Ferragosto a cui hai partecipato! Guardati...non hai mangiato nulla, hai bevuto solo un sorso di birra, non hai rimorchiato nessuno e soprattutto non hai scopato con nessuno...non sembri nemmeno tu, sei ancora più intirizzito di quando ti ho fatto scoprire il tuo vero orientamento sessuale facendoti provare a far sesso, dieci anni fa...", continuò lo sproloquio Xavier, "Fatti chiarezza nella testa, Harry!"

Harry si accigliò e girò il capo per guardare davanti a sé, "Nella mia mente è tutto chiarissimo, anzi un cristallo, Xavier...", disse, nemmeno troppo convinto.

"Ah sì?", chiese, poi annuì, "Allora girati verso la pista e guarda Louis che sta ballando con Ricky...vediamo quanto resisti prima di andare a spaccargli la faccia...", Harry, a quelle parole, si girò e vide effettivamente ciò che non avrebbe mai voluto vedere davanti ai suoi occhi. Louis stava ballando con Ricky a ritmo di una canzone latina, abbastanza noiosa tra l'altro. Gli si accese un fuoco dentro l'anima e il suo cuore fu come se si spezzò in tanti piccoli frammenti, tipo il vetro di una macchina quando viene colpito. Soprattutto quando vide il tatuato sussurrare qualcosa nell'orecchio del ragazzo dagli occhi azzurri.

Louis si era dimenticato di lui, era l'unico motivo. Non sarebbe finito in pista a ballare col primo coglione muscoloso e senza cervello, altrimenti. Non diede neanche la colpa all'alcol, perché sapeva che Louis lo aveva sempre retto benissimo. Come aveva potuto fargli una cosa simile, si chiese, ma non riuscì a darsi una risposta. Anzi, forse una sì. Lo aveva trattato di merda, non gli aveva risposto ai messaggi e non l'aveva considerato né aiutato sul set come avrebbe invece dovuto e come gli aveva promesso, mettendo da parte i problemi personali. Un motivo più che plausibile, forse Louis aveva tutto il diritto di trovarsi a ballare con un altro in quel momento.

"Quindi? Non te lo vai a riprendere?", chiese Xavier.

Harry ci pensò un po', poi rispose, "No, non andrò. Se si trova lì, è perché evidentemente quello è il suo posto...non tocca a me rovinargli la serata, o la vita...", rispose Harry.

Xavier, esasperato, si alzò per andarsene, non prima di avergli detto le ultime parole, "La vita gliela rovini se non vai a riprenderti ciò che è tuo...perché Louis è tuo, Harry...ciao!", e lo lasciò lì di nuovo da solo, abbandonato a se stesso, a pensare a quegli oceani azzurri che lo guardavano e che gli dicevano parole dolci, che gli chiedevano conforto e aiuto. Cosa che non avrebbe più rivisto.

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Ricky si avvicinò di nuovo all'orecchio di Louis e ancora il minore non aveva capito se lo faceva apposta per stargli vicino o se era per l'alto volume della musica che rimbombava nelle casse. Gli dava un po' fastidio, in realtà, ma ormai aveva scelto di passare la serata con lui, per cui in qualche modo avrebbe dovuto farselo andare bene.

"Mi sono stancato di tutta questa musica e di 'sti coglioni che mi vengono addosso...andiamo da un'altra parte, vorrei stare un po' da solo con te...", gli propose languido. Louis si asciugò il sudore sulla fronte ed annuì, "Sì, mi sono stancato anch'io...andiamo in camera mia...", sorrise, lo prese per mano e cominciò a trascinarlo verso l'entrata della villa, che portava alle camere. Che poi, la maggior parte di esse neanche venivano usate. Solitamente gli invitati scopavano direttamente in giardino davanti a tutti, senza ritegno e vergogna, e si addormentavano sull'erba morbida non appena si cominciava a sentire aria di fine.

Un gruppetto di attori dei G-Lads se ne stava seduto in cerchio lì vicino, parlando del più e del meno, "Ragazzi, ma ci pensate che l'anno scorso abbiamo davvero vinto tre premi al Festival di Berlino?", disse uno di questi. L'altro annuì, "Già! Chissà quanti ne vinceremo quest'anno...". Il terzo girò leggermente il capo per guardarsi intorno, poi diede un gomitata al secondo per farsi dare attenzione, "Guarda là...", indicò Ricky e Louis che correvano verso l'entrata, "Ricky scopa stasera, e con quel twink di Tomlinson...". Si girarono tutti per godersi la scena, "Che si sia finalmente dimenticato di Lenny?"

"Non lo so, ma di sicuro è fortunato...gliele potessi dare io due botte a Tomlinson...e comunque, come sempre il più fortunato è Styles, che se l'è preso sotto la sua ala e glielo butta come se non ci fosse un domani..."

I due sparirono dentro la villa, ma Harry non si era perso né un commento, né una mossa. Li seguì con lo sguardo, studiando ogni mossa, ogni sorriso, ogni gesto di Louis nei confronti del suo collega e godette internamente perché gli parve di non averci notato neanche una nota di entusiasmo, come quando era con lui. Forse ci era quasi riuscito ad ammetterlo, si era affezionato a Louis, lo voleva tutto per sé e gli rodeva lo stomaco a saperlo in camera con quel deficiente di Ricky. Sapeva che stava cercando solo un modo per dimenticarsi di Lenny, ma quel modo non doveva essere per niente il suo Louis.

Non appena furono all'interno di casa di Jack, ne approfitto e quatto quatto li seguì del tutto, perché voleva capire cosa stessero per fare. Si fermò a sbirciarli da dietro il muro di un corridoio e sentì che ridacchiavano animatamente per qualche battuta idiota che il collega stava facendo a Louis. Il suo Louis rideva, rideva di gusto.Tornò a nascondersi dietro il muro, appoggiandovisi totalmente con la schiena e chiudendo gli occhi. Gli faceva male, malissimo. Non aveva ancora una volta capito un cazzo. Gli scese una lacrima, ma non permise al resto di fare la stessa fine della prima.

Una dormita sarebbe stata un toccasana, per dimenticarsi di ciò che aveva visto. Ma non si sarebbe di certo dimenticato di aver perso per sempre Louis. Era colpa sua, era sempre stata solo colpa sua e ora stava pagando caro quel suo orgoglio bastardo che lo caratterizzava.

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Era quasi un'ora che dormiva, ma quel sonno non era di certo arrivato spontaneamente. Le lacrime a cui non aveva permesso di scendere lo sfidarono di nuovo, non appena si lasciò cadere sul letto, e quella volta vinsero senza troppi sforzi. Harry cominciò a piangere a dirotto al pensiero di Louis, ancora fisso nella sua testa, fino a che non si addormentò, esausto e privo di altre gocce saline da versare.

La sua testa rimbombava, aveva preso un analgesico ma che ancora non aveva fatto effetto. Sentiva che stava per svegliarsi e, quando aprì del tutto gli occhi, si girò supino a guardare il soffitto. Dove aveva lasciato il blister delle pasticche? Allungò una mano sul comodino e con un po' di sforzi lo trovò. Si alzò a fatica dal letto e andò verso il bagno. Aprì il getto del lavandino, con un sorso d'acqua, bevuto aiutandosi con la mano a conca, ingoiò la pastiglia, poi si sciacquò il viso e si guardò allo specchio.

"Guardati come sei conciato, Harry...", cominciò a parlare con se stesso riflesso in quel quadrato di vetro, "Sei un cretino, è tutta colpa tua se Louis sta scopando con quel demente nell'altra camera...è tutta colpa tua, e non ci puoi fare niente...devi solo soffrire in silenzio e guardare il tuo Louis scappare via con un soffio di vento...", le gocce d'acqua gli imperlavano il viso. Era meglio riaddormentarsi, o quella festa sarebbe stata un vero delirio per lui.

Tornò verso il letto ma non fece in tempo a sdraiarsi che sentì delle voci in corridoio, proprio di fronte alla sua porta, o quantomeno nelle vicinanze. Si avvicinò con l'orecchio per sentire meglio e il rumore che gli parve di captare fu quello di uno schiocco di labbra che si stavano unendo in un bacio accaldato. Poi finì e una voce parlò, "Ma come? Non ti eri rimorchiato Tomlinson?", chiese un ragazzo, che non seppe riconoscere all'istante.

"Lascia perdere...quel cretino non mi ha nemmeno fatto entrare in camera", rispose scocciato, "Me l'ha fatto annusare fino all'esasperazione e quando è venuto il momento di baciarlo e di buttarglielo, mi ha cacciato via dicendomi che non poteva farlo...mi ha chiuso la porta in faccia, quel mentecatto! Ah, ma di sicuro non ci provo più, questi muscoli sono sprecati per quel bambinetto! Non so nemmeno cosa ci faccia nella compagnia se se lo vuole tenere per sé...prima o poi scadrà quel coso!".

Harry aveva sentito ogni singola parola, "Figlio di puttana...", sussurrò. Poi prese il suo cellulare e la chiave della camera, aspettò che i due se ne andassero ed uscì, per andare verso camera di Louis. Sperò che fosse aperta, perché non avrebbe di sicuro avuto il permesso di entrare se avesse bussato. Si avvicinò alla porta della camera e sentì dei singhiozzi continui e disperati al di là di essa. Louis stava piangendo. Abbassò la maniglia lentamente, senza fare rumore e il suo desiderio fu esaudito. La porta non era stata chiusa a chiave, così sempre lentamente la spalancò per avere conferma di ciò che aveva sentito.

Louis era raggomitolato sul letto, di schiena alla porta d'entrata, con il viso seppellito nel cuscino, forse per attutire i singhiozzi. Invano, tuttavia. Si sentivano e bene, talmente erano disperati. Si mosse leggermente per piegare di più le ginocchia. Harry avrebbe voluto buttarsi da un ponte in un fiume freddo e morire sul colpo. Non poteva vedere Louis in quelle condizioni, lui era abituato a quegli occhi azzurri che sorridevano sempre, che sprizzavano gioia e furbizia, che riflettevano il mare. Anzi, che avevano preso le sembianze di un mare profondo e lui avrebbe voluto prendere quelle della Luna, per continuare a specchiarvisi al suo interno, unendosi assieme a lui e creando quel riflesso continuo, continuo come loro.

Si avvicinò, si sdraiò sul letto e lo abbracciò per la vita, tirandolo contro il suo petto in modo che la sua schiena fosse completamente aderita ad esso, "Shhh, non piangere, Louis...sono qui, con te...", disse, cullandolo. Louis non ebbe nemmeno il tempo di spaventarsi o di chiedersi chi fosse, perché tanto quella voce era inconfondibile. Il suo Harry, anche se non gli pareva vero, era lì con lui, lo stava abbracciando e lo stava consolando, proprio come aveva desiderato. Che fosse stato un sogno?

"Dammi un pizzicotto, Harry...", disse con voce fievole. Harry mormorò in risposta, perché non aveva capito la richiesta di Louis, "Dammi un pizzicotto...sto sognando, vero?". Il riccio sbuffò una leggera risata, "No, non stai sognando, sono davvero qua con te..."

Louis si girò verso Harry e gli si accoccolò contro, facendosi abbracciare di nuovo. Inalò il suo profumo, che gli era mancato, sentì la protezione delle sue mani, che gli era mancata, e sentì la tonicità dei suoi muscoli, che gli era mancata. Gli era mancato tutto di Harry e ancora si chiedeva per quale motivo avesse ceduto a ballare con Ricky. Forse voleva fargli un dispetto. Se ne accorse in tempo, per grazia di dio, perché quello che lui voleva non era di certo farsi una scopata di una notte con quel cretino e dimenticare per sempre Harry. Harry era il suo mondo, Harry era la sua vita. Harry era lì, per lui, e non ne poteva essere più grato.

"Sei tornato...", disse lentamente.

Harry sorrise, "Non me ne sono mai andato, Louis..."

Louis alzò il viso e lo guardò negli occhi, mischiando ancora una volta quei due colori freddi, che però insieme valevano il più grande tesoro di questo mondo, "Harry..."

Harry non rispose, lo osservò ancora un po', studiò i suoi lineamenti perfetti per qualche secondo, poi avvicinò le sue labbra a quelle di Louis e finalmente le riassaporò. Inutile dire che gli erano mancate anche quelle. Non chiese l'accesso subito, solo per sentire la morbidezza che gli stavano regalando, ma quando lo fece furono di nuovo fuochi d'artificio come la prima volta.

"Mi sei mancato, Harry...", disse Louis, quando smisero di baciarsi, "Mi sei mancato come l'aria...sono stato un coglione, non volevo farti quella scenata, ma io cred-...", Harry lo interruppe, "Shhh...", disse, appoggiandogli dolcemente un dito sulla bocca, "Sono io il coglione, che non si è accorto subito del tesoro che aveva tra le mani...ora, fammi coltivare questo tesoro, non vorrei mai più perderlo, neanche se cascasse il mondo..."

Ricominciarono a baciarsi, lentamente, non c'era fretta per nulla quella sera. La camera era per loro, che abbracciati sul letto non si sarebbero smarriti nemmeno un centimetro di pelle l'uno dell'altro. Si spogliarono dei loro vestiti delicatamente, rimanendo nudi e gonfi di amore e eccitazione. Dovevano lasciare entrambi che si curassero a vicenda, che il sentimento che si era creato tra di loro li lasciasse unire. Harry fece sdraiare Louis a pancia in su, gli divaricò leggermente le gambe e gli si mise in mezzo. Tracciò i contorni del suo corpo con una scia di baci dovunque, facendolo rabbrividire, facendogli chiudere gli occhi e godere di quel momento. Le loro erezioni sfregavano l'una contro l'altra, facendoli ansimare. Harry scese verso le gambe di Louis e baciò anche l'interno coscia. Un bacio di qua, due baci di là, fino a che non arrivò al suo pene, che leccò prima piano sulla punta, poi inglobò del tutto, succhiandogli via anche l'anima. Perché, siamo chiari, l'anima di Louis apparteneva ad Harry e a nessun altro.

Louis gemette forte, quasi all'apice, ma Harry smise di farlo godere in quella maniera, perché era un altro il modo con cui aveva deciso di farlo suo quella notte. Che stava cominciando a diventare magica. Le stelle avevano sprigionato la polvere che aveva creato il loro incantesimo, l'incantesimo dell'eternità. Sapevano già che sarebbero stati uniti per tutta la vita, erano stati destinati a stare insieme dal primo giorno in cui si erano incontrati.

Harry si riallineò sul corpo di Louis, in modo che riuscisse a guardarlo negli occhi e mantenendoli immersi in quelli del minore, guidò il suo rigonfiamento verso l'anello di muscoli di Louis, lubrificato ed umido abbastanza per poterlo accogliere interamente. Entrò cautamente e dolcemente, facendosi sentire tutto. Quando Louis fu pronto cominciò ad entrare ed uscire, spingendo piano. Gemiti ed ansimi riempivano la camera, mentre la luce della luna che entrava dalla finestra li illuminava candidamente. Sembravano il disegno di un quadro così uniti. Erano un tutt'uno con la passione che si era sprigionata in quel momento, ma non stavano facendo sesso, nossignore. Stavano facendo l'amore, perché tra loro quello c'era e quello ci sarebbe stato per sempre. Amore. Finalmente se ne erano accorti, e si accorsero ancora di più quando quasi arrivarono al culmine. Harry spingeva, Louis riceveva l'amore di Harry racchiuso in quelle sue spinte, si baciavano tra gli ansimi, senza quasi riuscire ad unire le labbra per il piacere che stava attraversando l'organismo di entrambi.

Il culmine lo raggiunsero ambedue poco dopo, un'estasi meravigliosa. Harry si riversò all'interno di Louis, Louis sui loro addomi urlando. Non era mai venuto in quella maniera, ed ora aveva capito perché. Lasciò che Harry gli si sdraiasse di fianco, sfinito e ancora cercando di recuperare il respiro, si fece abbracciare e poi suggellò quel sentimento, per primo, ma sapeva che avrebbe ricevuto una risposta, "Ti amo, Harry"

Harry sorrise e gli baciò una tempia, "Ti amo anch'io, Louis"

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