Prologo- L'origine del dolore
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Immagina di essere una bambina e di vivere in un mondo completamente diverso, un mondo in cui la società è strutturata sul modello del matriarcato e gli uomini sono relegati in una parte diversa della città, trattati come schiavi e strappati dalle braccia delle madri al loro primo vagito.
Immagina di avere un fratello gemello, Chris, i riccioli biondi come i tuoi che gli incorniciano il volto paffuto illuminato da due occhi grigi che trasudano intelligenza, un fratello che vive nascosto nella tua cantina da sette anni perché tua madre non è riuscita a dirgli addio, decidendo di sottrarlo al suo destino.
Immagina di essere nella cantina con lui adesso, hai una bambola che penzola dalle tue piccole mani, è la tua preferita, quella con il vestito azzurro e la pelle pallida, oggi Chris è più nervoso del solito e hai pensato di prestargliela sperando che gli dia un po' di conforto, come fa con te quando la notte hai paura del buio e la mamma te la appoggia vicino al cuscino.
Nell'aria c'è odore di muffa e di chiuso, le pareti sono spoglie e grezze, fatte di pietra scura, solo un materasso buttato in un angolo e un disegno poggiato sul tavolino al centro della stanza lasciano intuire che lì ci viva qualcuno.
Guardando quella che è la camera di tuo fratello ti senti in colpa, vorresti che venisse a stare nella tua stanza dipinta di rosa con un'enorme finestra e centinaia di giocattoli ad ingombrarla, ma la mamma non glielo permette, dice che sarebbe troppo rischioso, che qualcuno potrebbe notarlo e a quel punto per lei e per lui sarebbe la fine, ma anche per te in fin dei conti, perché rimarresti sola in un mondo che ancora fatichi a comprendere.
Ma Chris non smette di piangere neanche adesso che stringe la tua bambola, piccoli singhiozzi lo scuotono e sembra che nulla riesca a farlo calmare, la mamma ha detto prima di tornare di sopra che presto gli passerà, ma tu continui ad osservarlo in silenzio e una lacrima sfugge solitaria dai tuoi occhi, vederlo così è difficile, soprattutto perché di solito tuo fratello è sempre quello solare e allegro, nonostante le condizioni in cui vive.
Spesso chiedi alla mamma perché Chris debba nascondersi, perché non può venire a scuola con te o giocare al parco, a quel punto lei si rattrista, un'ombra nera le oscura gli occhi color nocciola, ti afferra per le spalle e ti sussurra in tono grave: «Grace, te l'ho spiegato mille volte, la regina non permette agli uomini di vivere come noi, per lei sono esseri inferiori, se scoprisse che Chris è qui mi ucciderebbe, quello che ho fatto è un crimine gravissimo, non puoi dirlo a nessuno, mai, hai capito?» e tu annuisci per dirle che hai capito, per assicurarle che sarai una brava bambina e che manterrai il segreto.
Quel pomeriggio di fine estate però non riesci ad essere una brava bambina mentre guardi tuo fratello piangere, ti dici che infondo cinque minuti nella tua stanza non avranno conseguenze, così lo afferri per un polso e inizi a trascinartelo dietro, la sua espressione triste che lascia il posto allo stupore.
«Sorellina ma che fai? Lo sai che la mamma me lo ha vietato» cerca di opporsi, lui è sempre stato quello razionale tra i due, mentre tu invece agisci spesso senza pensare, come adesso.
Gli fai cenno di fare silenzio e lo guidi su per le scale, facendo attenzione a non inciampare nella penombra che ti avvolge.
Quando arrivi in cima apri leggermente la porta per controllare dov'è la mamma, la vedi in soggiorno, sdraiata sul divano di pelle grigia, gli occhi chiusi e un'espressione serena, sta dormendo, forse sognando, avvolta in una coperta leggera, un braccio le penzola fuori, mentre una ciocca di capelli le si è incollata alle labbra.
Ti giri verso Chris e gli fai segno di seguirti, lo vedi disorientato, è la prima volta che esce da quella stanza, immagazzina con lo sguardo ogni particolare, ma sa bene che non può farti domande anche se vorrebbe, glie lo leggi negli occhi, se svegliasse per sbaglio la mamma si arrabbierebbe da morire con entrambi.
Lo porti in camera tua e chiudi la porta, cercando di fare meno rumore possibile, mentre dalla finestra entra una leggera brezza rinfrescante.
Chris inizia a correre per la stanza prendendo i mano i tuoi giochi uno per uno, li conosce quasi tutti perché spesso glieli porti in cantina e ci giocate insieme pomeriggi interi, ma forse visti in questo contesto assumono per lui un aspetto completamente diverso.
Poi improvvisamente corre ad abbracciarti, il suo mento ti solletica la fronte e il suo profumo di miele ti riempie le narici, nonostante sia più alto di te però sei tu quella che comanda, così interrompi quel contatto e gli dici all'orecchio, tanto piano che non sai neanche se ti abbia sentita: «Chris ti voglio bene, ora però devi tornare in cantina o la mamma si arrabbia».
Lui va vicino alla finestra, prendendosi alcuni minuti per ammirare lo scorcio di Mantis City che si intravede da lì e poi fila di nuovo giù per le scale, cercando di non farsi scoprire.
Tu rimani davanti a quella finestra ancora un pò, giusto in tempo per vedere il sole tramontare, o la tua vicina Hannah guardarti in modo strano, è una vecchietta che sta sempre sulle sue, per cui non le dai troppo peso, non ti accorgi che nei suoi occhi scintilla un lampo di soddisfazione mentre ti sorride freddamente e rientra in casa.
Sono ormai le otto passate, la mamma è seduta al tavolo con te e state cenando, stasera ha preparato uno dei tuoi piatti preferiti, il pollo al curry, lo divori velocemente sporcandoti tutta la bocca di giallo, il sapore della spezia ti pizzica la lingua ma continui a mangiare tranquilla, in quella che potrebbe sembrare una cena come tante.
La mamma guarda assorta la tv, sembra soprappensiero, si arrotola una ciocca di capelli neri attorno alle dita e non ha ancora toccato cibo, probabilmente sarà il lavoro che la stressa così tanto pensi, essere supervisore della produzione di energia di tutta la città deve essere un compito complicato.
Dei colpi alla porta la riportano alla realtà, il suo sguardo torna vivido e si tinge di paura, si alza in piedi e va ad aprire, restando senza parole quando si trova davanti quattro donne armate che le puntano una pistola alla tempia.
«Dov'è il bambino?» grida quella che presumi essere il capo, visto il numero di medagliette dorate che le decorano la divisa da membro della squadra speciale di soldatesse della regina.
All'inizio non capisci cosa sta succedendo, accade tutto troppo in fretta, mentre la mamma inizia a piangere silenziosamente però realizzi tutto: sono venuti per Chris, sanno di lui, porteranno via tuo fratello e tua madre, sarai sola d'ora in poi.
Un'altra delle donne armate urla di nuovo, chiedendo dove sia Chris, tu ti tappi le orecchie con le mani tremanti, spaventata da tutto ciò che ti circonda, annaspi in cerca d'ossigeno e fissi la porta della cantina con insistenza, sperando in qualche modo che tuo fratello riesca a nascondersi.
Due donne, le più giovani, iniziano a perlustrare la casa, gli occhi della mamma sono fissi su di te, stanno provando a dirti di essere forte, di non avere paura, ma guardando le pistole puntata sulla sua testa ti sembra impossibile smettere di avere paura, ti sembra impossibile respirare persino, le mani ti sudano e il cuore galoppa veloce, come le ali di una farfalla rinchiusa in un barattolo di vetro.
Dopo quelli che a te sembrano secoli le due soldatesse tornano dal loro giro di perlustrazione della casa, evidentemente frustrate per non aver trovato quello che stavano cercando.
«Allora? Non lo avete trovato?» chiede bruscamente il loro capo, ricevendo come risposta solo un cenno del capo.
Insoddisfatta la donna si inginocchia davanti a tua madre e le afferra i capelli, costringendola a voltarsi verso di lei, la fissa con due occhi ardenti e pieni d'odio e le rivela beffarda: «perlustreremo ogni angolo di questa topaia, finché non salterà fuori e poi sai cosa ti aspetterà, quindi perché tirarla tanto per le lunghe Karen?»
Tua madre non le risponde, la sfida con lo sguardo, sembra una donna davvero coraggiosa vista così, sei orgogliosa di lei, vorresti avere un briciolo del suo autocontrollo, ma non riesci a pensare ad altro se non al fatto che presto tutto sarà finto, la vita come la conosci da sette anni sarà finita, ma non c'è spazio per pensare al futuro adesso, perché una delle soldatesse sta cercando di aprire la porta della cantina.
«Qualcuna mi da una mano?» domanda ansimante per lo sforzo, subito le altre due corrono da lei e insieme riescono a scardinarla, cade per le scale producendo un tonfo assordante, senti Chris urlare e quando non vedi più le tre donne ferme sulle scale capisci che lo hanno preso, capisci che non è riuscito a fuggire.
Passi pesanti rimbombano sui gradini misti alle grida di tuo fratello, che compare poco dopo, stretto sgraziatamente tra le braccia di una di loro.
«Lo abbiamo trovato Jess» esclama orgogliosa in direzione del suo capo quella che lo tiene stretto a sé, mentre lui urla e scalcia disperato.
«Ottimo lavoro Maya, e ora, con i poteri conferitemi dalla regina, Karen Blake, ti dichiaro colpevole di alto tradimento al matriarcato, la tua condanna è la morte e verrà eseguita immediatamente».
Questa è ultima cosa che senti, un attimo prima che il proiettile colpisca la fronte di tua madre, la vedi cadere a terra come un giocattolo rotto, mentre un rivolo di sangue inizia a farsi strada sul suo volto fino a toccare il pavimento.
Silenzio.
Anche le urla di Chris si sono fermate.
Vi guardate un'ultima volta, condividendo il dolore e la paura, i suoi occhi grigi sono fissi nei tuoi.
Poi due donne lo portano via, sarà l'ultima volta che vedrai tuo fratello, senti già di essere incompleta, come se una parte di te fosse andata persa per sempre.
Il cadavere di tua madre è ancora lì immobile, in una posa scomposta e irreale, te la immagini alzarsi all'improvviso e gridare che è tutto uno scherzo, con quel sorriso sghembo e le fossette sulle guance.
Ma non accade.
Due braccia ti sollevano e ti portano via da quella casa degli orrori, passi accanto a tua madre e le lanci un ultimo bacio, poi la soldatessa che ti porta in braccio sbatte l'uscio alle sue spalle e ricominci a piangere senza sosta, ma in maniera silenziosa.
«Mi dispiace, un giorno capirai» dice cercando di consolarti, ma tu vorresti solo prenderla a pugni o urlare, ma dalla gola non ti esce alcun suono e le mani restano inerti lungo i fianchi, è troppo da gestire per una bambina di sette anni.
Immagina tutto questo dolore, immagina che ti rimanga solo il silenzio e la voglia di ritrovare tuo fratello.
🟣Spazio autrice
E niente, sí mi sono messa a scrivere un distopico, sí l'ho iniziato mentre sto scrivendo un'altra storia ma dettagli.
Mi auguro di avervi incuriosito abbastanza da proseguire nella lettura, vi aspetto nei prossimi capitoli, che non ho idea di quando pubblicherò 😅
-RNW
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