|Capitolo 1| Fragili come foglie|
Ci sono ottantanove stelle disegnate sulla tenda in camera mia.
Lo so perché le ho contate tutte, dalla prima all'ultima, ogni notte, nella penombra creata dalla candela che lenta si consumava sul comodino, stando attenta che non me ne sfuggisse neanche una.
Dopo tredici anni posso affermare di non essermi sbagliata, ci sono davvero ottantanove maledettissime stelle su quella tenda logora color cipria.
Qui è dove dormiva mia madre, prima che diventasse tale, prima che il Sistema la portasse lontano da nonna Rose, prima che la uccidessero davanti ai miei occhi, colpevole di aver amato un figlio che invece avrebbe dovuto ripudiare.
Mamma pensava di averli ingannati, pensava di poterle sfuggire per sempre, ma la realtà è che alla Regina non sfugge mai nessuno.
Mai.
Eppure lei ci era quasi riuscita.
Se non fosse stato per me, se non fosse stato per la sua stupida e ingenua figlia Grace.
Quella Grace è morta quello stesso giorno, è annegata dai sensi di colpa che, invece di affievolirsi cullati dallo scorrere del tempo, si sono fatti sempre più forti, sempre più presenti, si sono nutriti delle mie paure e delle mie debolezze e, come i mostri delle fiabe, mi tengono rinchiusa nel mio castello.
Solo che in questo caso non si tratta di una torre d'avorio in cima a una scogliera, no, io sono prigioniera della mia stessa mente e non c'è principe azzurro che possa risolvere le cose con un semplice bacio.
Ci sono notti come questa in cui mi chiedo che senso abbia l'avermi risparmiato, dovevo finirci io con una pallottola in testa, non mia madre, la persona più dolce e buona che io abbia mai conosciuto.
In queste stesse notti cerco il suo profumo tra gli abiti che usava da ragazzina, ancora appesi con cura nell'armadio di legno bruno, cercando di convincermi che ci sia ancora una scia del suo profumo, un qualcosa a cui aggrapparsi, quando in realtà l'unico odore che hanno è quello della muffa che negli anni li ha consumati.
Sembrerà stupido ma mi aiuta a non impazzire, delle volte preferisco persino rimanere sveglia la notte, perché spesso nel sonno le urla di Chris e il rumore di uno sparo affollano i miei sogni, trasformandoli in incubi fin troppo realistici, solo le mani fredde di nonna Rose che mi accarezzano il volto e i suoi sussurri riescono a calmarmi, ma questa è una regola che ha un'infinità di eccezioni.
Delle volte infatti impiego ore a far tornare i battiti del mio cuore regolari, nonna rimane con me finché non è sicura che la crisi sia passata, da una parte mi dispiace leggere tutta quella preoccupazione nei suoi occhi azzurri circondati da una miriade di piccole rughe, dall'altra le sono grata della sua vicinanza, è tutto ciò che mi resta della mia famiglia, finché non ritroverò Chris.
Perché lo farò, fosse l'ultima cosa che faccio.
L'ho giurato sulla tomba spoglia di mia madre, seppellita alla bell'e meglio nell'ala del cimitero dedicata ai traditori del Matriarcato, donne che come lei o hanno nascosto i loro figli oppure hanno avuto il coraggio di amare un uomo.
Perché oggi per l'amore ci vuole coraggio, ci è proibito qualsiasi contatto con gli uomini, perché l'amore ci renderebbe deboli, soggette a manipolazioni, o almeno questo è quello che dice Lei, io credo invece che l'amore ci renda migliori, più forti.
Mi capirete se ho qualche problema a credere a una delle qualsiasi cazzate che esca da quella bocca dorata dopo il trauma che ho subito, penso mi sia concesso un po' di sano scetticismo dopotutto, o no?
Anni e anni passati ad esercitarmi per essere una perfetta serva del Regime però hanno dato i loro frutti, nessuno penserebbe mai che io abbia alcunché da ridire su sua Maestà o su qualcosa in generale, io sono come un'ombra, ci sono ma non mi si nota, mi confondo tra la folla adorante e osservo, osservo tutto e attendo che lei faccia un passo falso, attendo il momento giusto per agire.
So che non è un granché come piano, ma da sola è il meglio che sono riuscita a escogitare finora, questa immobilità, questa attesa mi stanno logorando, ma ho una sola possibilità di successo, un passo falso e andrebbe tutto a puttane, finirei accanto a mia madre, a marcire nel terreno brullo finché di me non rimarrebbero che le ossa, e nessuno andrà a salvare mio fratello, nessuno consolerà nonna Rose.
Non posso permettermi di fallire.
Così ho scelto di diventare un membro della Guardia Armata, una sorta di organizzazione poliziesca che ha il compito di mantenere l'ordine e di scovare chi complotta contro il Regime.
Certo la strada per riuscirci è ancora lunga, ma gli anni di addestramento sono quasi volti al termine e presto potrò iniziare il tirocinio sul campo e non aspetto altro.
Nonna Rose è stata contraria sin dal primo istante alla mia scelta, e come darle torto, è una vita infelice quella che ho scelto, ma probabilmente è quella che sentivo di meritarmi: dodici ore di allenamenti massacranti, sotto al sole, sotto la neve, la sveglia alle cinque del mattino e la fine della tortura solo alle sei del pomeriggio, tutti i giorni, nessuno escluso.
Non mi sono mai lamentata, penso sempre di non averne il diritto, mi ripeto continuamente che almeno io sono fortunata ad essere viva e mi concentro sulle piccole cose per non lasciare spazio alla fatica.
L'unica nota positiva dell'essere un'Allieva è quella di poter almeno rimandare il cosiddetto White Year.
Sarebbe stupido da parte del Sistema sprecare gli anni in cui noi Allieve siamo più forti e agili con una gravidanza, così viene posticipata alla fine del mandato, a quando abbiamo trentacinque anni e non siamo più così scattanti come un tempo.
Vi sarete chiesti infatti come possa andare avanti la specie se l'amore è diventato un reato punito con la morte, ebbene, il proseguo dell'umanità a Mantis City viene affidato alla scienza: ogni donna al compimento dei suoi ventun anni viene spedita nel Centro Bianco (da qui il nome White Year, originale vero?) dove ha il dovere di rimanere fino a quando non concepisce e dà alla luce un figlio.
Se è una femminuccia mamma e figlia vengono portate in un nuovo alloggio, lontano dalla famiglia di origine, alla madre viene assegnato un buon lavoro e la loro vita può proseguire tranquilla e felice.
Se è un maschio invece le viene strappato via e rinchiuso in uno dei tanti orfanotrofi al di là del muro di confine con il Quartiere Degli Uomini, dove condurrà un'esistenza in miseria e povertà, sfruttato fino alla fine. Il destino della madre invece è analogo a quello precedente: nuova casa, nuova vita, ma un lavoro decisamente più umile e meno retribuito, come punizione per aver dato alla luce un essere inferiore.
La verità che nessuno dice però è che gli uomini ci servono, non solo per sopravvivere, ma anche per fare tutti quei lavori che richiedono un grande sforzo fisico e che noi donne, per natura, siamo impossibilitate a fare.
Ma questo nessuno lo dice, nessuno dice loro grazie, e tra l'altro come potremmo, visto che a pochissime donne, perlopiù membri della Guardia, è permesso varcare il confine, ed è per questo, soprattutto per questo, che ho scelto di farne parte.
Chiunque sarebbe disgustata nel calcare quel confine, l'odio nei confronti degli uomini ci viene istillato presto, centellinato tra cartoni animati e giochi innocenti, piccolezze, parti minuscole di un puzzle più grande magistralmente architettato da sua Maestà con lo scopo di tenerci divisi.
Perché? Mi sono sempre chiesta, cosa ha spinto la prima Regina a distruggere l'amore? Com'era il mondo prima?
Perché sono sicura che sia esistito un prima, questo è l'anno 143 d.M., dunque presumo che 143 anni fa le cose fossero ben diverse.
Di certo a scuola non ci hanno insegnato quella parte di Storia, troppo pericolosa forse da rivelare, troppo rischioso mostrare a delle giovani menti un mondo in cui esisteva l'amore. Sappiamo solo che in quel periodo esplosero sei bombe nucleari, e che fu colpa degli uomini. O almeno è quello che ci è stato detto da Lei.
La Terra divenne tossica, la gente moriva di fame se non veniva uccisa prima dalle radiazioni.
Sopravvissero in pochi, il 10% della popolazione mondiale, quelli che si erano rifugiati nei bunker e avevano fatto scorte, il resto dell'umanità perí sotto una coltre di nubi tossiche che ancora oggi ci oscurano la vista del sole, come monito di ciò che le abbiamo fatto.
Vi furono poi quattro anni assai bui per la storia dell'uomo, i cosiddetti Anni Delle Rivolte, durante i quali le donne iniziarono a far sentire la propria voce, iniziarono a imporsi, a mettersi al comando per cercare di arginare il danno che gli uomini avevano fatto, ovunque vi erano in atto piccole guerre, scontri in piazza, per le vie delle poche città rimaste popolate; in questa fase ne morirono a migliaia.
Finché per caso una donna non scovò un'isola, persa nel bel mezzo Pacifico, in cui il livello delle radiazioni era molto più basso, la terra era coltivabile e le acque incontaminate, sembrava quasi che fosse stata risparmiata da Dio, la chiamarono inizialmente "il Paradiso in terra".
Così nacque Mantis, così nacque il Muro, agli uomini dopo lunghe trattative fu concesso di vivere qui, a patto però che rimanessero al loro posto, ad espirare i peccati dei propri padri, senza alcuna possibilità di riscatto.
Nel tempo si sono susseguite sette Regine, di nessuna si è mai saputo il nome, o il volto, o qualsiasi cosa all'infuori della loro voce, che forte risuona in tv annunciando nuovi decreti regi o congratulandosi con noi nel giorno della Rivincita, la festa sacra di Mantis City, in cui in sostanza si celebra l'oppressione degli uomini e il nostro riscatto sociale.
Ogni anno fingo di condividere quelle parole, sfilo insieme alle altre Allieve per le vie della città in festa intonando canti spudoratamente sessisti e sorrido pensando all'ipocrisia di questa gente.
Non capisco come io possa essere l'unica che vede il marcio dietro il velo con cui la Regina ricopre la nostra posizione privilegiata.
Non voglio essere una donna se il prezzo da pagare è così alto.
Ma qui ognuno è egoista e se non fosse stato per Chris probabilmente anch'io mi lascerei trasportare da tanto fervore, da queste parole vuote, dalla bellezza di avere il potere, di sentirmi una privilegiata.
Invece mi ritrovo a voler cancellare tutto questo, a voler abbattere quel muro di pregiudizi che la Regina vuole tenere su, ma è ancora un sogno lontano, un'utopia che vive e vivrà per sempre solo nella mia mente.
Spesso mi ritrovo a chiedermi se Chris si ricordi di me, ma soprattutto dentro di me ho paura di non riconoscerlo più.
Chissà che uomo è diventato, forgiato dalla fatica e dal duro lavoro, dall'odio, dalla solitudine.
Dove sarà finita la sua innocenza, i suoi occhi verdi sempre allegri e allo stesso tempo indagatori, quel suo fare silenzioso e i suoi riccioli biondi.
Da quel maledetto giorno non riesco più neanche a guardarmi allo specchio, l'immagine che mi restituiva era troppo simile alla sua, faceva troppo male vedere lì riflesso il mio volto, così tremendamente uguale al suo.
Ormai saremo molto diversi, i nostri corpi plasmati dalla pubertà avranno ormai forme differenti, ma gli occhi, di quel verde a metà tra le foreste e lo smeraldo è rimasto lo stesso, così come il biondo miele dei nostri capelli ricci, perché ci sono cose che neanche il tempo è in grado di cambiare, come il mio amore per lui.
🟠Spazio autrice 🟠
Buonasera a tutti e bentornati!
Dopo quella che sembrava ormai un'attesa infinita eccomi qui a pubblicare il primo capitolo di questa nuova avventura.
Spero tanto che apprezziate questo inizio e che vi appassionerete presto alle vicende di Grace, come sempre se notate qualche errore fatemelo sapere.
Questa è soltanto la prima stesura del capitolo e non ho dubbi che nel corso del tempo la riscriverò centinaia di volte, infatti già per scrivere questo capitolo ci ho messo tipo tre giorni perché scrivevo 1000 parole e poi non mi piacevano quando le rileggevo le cancellavo...ops.
Fatemi sapere anche se è tutto chiaro e soprattutto se ho scritto in maniera comprensibile come funziona Mantis City!
Come sempre non vi do un giorno di pubblicazione preciso perché non lo rispetterei mai, ma vi dico soltanto a presto❤️
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