Seconda puntata [5/5]
Qualcosa tra loro era cambiato, si sorridevano tranquilli e Jade non si chiudeva più a riccio se Carter si univa al gruppo con cui lei socializzava, però altro non era avvenuto. La verità era che Jade, forte nel sentirsi accettata da tutti – da Carter più che dagli altri – riusciva a sciogliersi e a risultare piacevole, tanto da lasciarsi andare a battute e giochi sciocchi che servivano a fare unire i concorrenti, ma ancora quell'amicizia non aveva dato i suoi frutti. Nessuna confidenza, nessuno sfogo lontano da orecchie indiscrete.
Jade pensava che la proposta fosse meno solenne di quel che le era parsa, atta più che altro a mettere in chiaro il loro rapporto, ma le andava bene così: aveva imparato a partecipare alle attività del programma e ne andava fiera.
E così arrivarono alla seconda cerimonia di accoppiamento.
Ryan aveva salutato i concorrenti e, curioso di conoscere le evoluzioni di quella settimana, aveva aperto le danze, convocando davanti a sé Larissa, perché in quell'occasione erano le ragazze a scegliere la propria anima gemella. E lei, forte dei dialoghi che aveva scambiato con lui in settimana, scelse Carter.
Era logico a quasi tutte le ragazze e agli uomini – che non avevano preso bene la cosa – che Carter sarebbe stata la prima scelta di ogni donna nel tentativo di risultare convincente e sperare così di fare il salto di qualità che in precedenza avevano sperato di ottenere con la sola visibilità del programma.
Dopo fu il turno di Leighton che nominò Nick, la persona con cui in quella settimana aveva passato più tempo. Riusciva a farla ridere e a con cui faceva spesso discorsi seri, una buona base per una coppia perfetta.
La successiva fu Mia che, memore del discorso fatto con Carter dopo la cabina della settimana precedente, si era buttata a capofitto nella conoscenza degli altri ragazzi, e la sua scelta ricadde su Spencer, ragazzo con cui aveva avuto più chimica.
Jade si fermò davanti a Ryan che, al posto di domandarle chi fosse la sua anima gemella, le chiese come andava la convalescenza.
«Benone. Non è niente di che, davvero, ma mi basta seguire le istruzioni dei dottori che mi hanno curata per vedere il taglio rimarginarsi alla velocità della luce» rispose convinta e solare, una Jade totalmente diversa da quella che si era presentata alla prima cerimonia solo sette giorni prima.
«E dimmi, come è andata la tua settimana? Ho visto che hai stretto nuove amicizie.»
Lei arrossì ma non perse il buonumore. In casa sapevano che Jade e Carter avevano chiarito la questione, però nessuno era a conoscenza del loro patto, non volevano che la loro vicinanza fosse vista come strategia e, quindi, compresa in modo errato. Era una cosa loro, e tale sarebbe rimasta.
«Sì, come ti avevo promesso mi sono lasciata andare e i risultati sono stati più che positivi. Ho trovato ragazzi piacevoli con cui confrontarmi e ragazze con cui mi sono confidata. Insomma, mi sto divertendo molto!»
«È bello saperti in gioco, tutto diventa più interessante.» Sorrise il presentatore, quasi avesse più chiaro di tutti le dinamiche che spingevano le persone le une verso le altre. «Ma ora dimmi Jade, chi è la tua anima gemella?»
«Beh, come qualcuno ha giustamente detto quando mi sono fatta male, sarebbe interessante raccontare ai posteri che ho conosciuto la mia metà perfetta quando questa mi ha mandato al pronto soccorso senza volerlo, no?» scherzò facendo ridere tutti. «Quindi scelgo Mark.»
Un riferimento indiretto a Carter che colsero davvero in pochi.
Tutti sembravano convinti che la vicenda accaduta all'inizio di quella settimana fosse una specie di segno del destino e Jade, per tenere fede al proprio tatuaggio, decise di assecondare le vibrazioni altrui, che a lungo andare erano diventate anche le sue e di Mark.
Mark si disse d'accordo con lei e così, dopo aver confermato la coppia, la accompagnò galantemente al divanetto sul quale si sarebbero dovuti accomodare.
Daisy, triste a causa del match mancato con Drew, scelse CJ, una persona simile a lei che almeno sulla carta poteva essere la sua metà. Un discorso che fece intendere a tutti la sua volontà di continuare a stare con Drew nonostante il risultato fallimentare della cabina della verità.
Olivia, bella e fatale nella sua classe un po' costruita, chiamò a sé Scott che, vista la ragazza che gli era capitata, non si lamentò di certo. Gli piacevano le persone di carattere perché erano stimolanti, quindi disse che Ols aveva buone probabilità di essere la sua anima gemella.
Fu il turno di Haylee che, senza alcuna sorpresa scelse Dylan. Sembravano convinti di essere anime gemelle, e tutta la casa era intenzionata a mandarli nella cabina della verità qualora avessero vinto delle prove: non volevano che si verificasse un altro caso come quello di Drew e Daisy e, in caso contrario, se fossero stati una coppia avrebbero trovato il primo match perfetto.
Annah scelse Liam, due sportivi speravano di avere dei buoni punti in comune da cui partire, Dakota nominò Simon perché le piaceva molto fisicamente, e infine Taylor scelse Drew, rimasto per ultimo a causa della sua assidua conoscenza con Daisy.
«Ora che le coppie sono formate verifichiamo quanti match perfetti siete riusciti a trovare a vostra insaputa.» Ryan diede le spalle ai ragazzi per voltarsi verso i fasci di luce, gli unici indizi riguardo le coppie corrette che potessero avere i concorrenti.
Alla fine di quell'estenuante attesa i bagliori nella notte furono due come nella prima puntata, lasciando i ragazzi a rimuginare sulle loro scelte e sulle prossime mosse da fare.
«C'è ancora tanto lavoro da fare, dovete trovare il modo di smuovere la situazione. Io vi auguro buona fortuna, a presto e buona serata!»
Li lasciò liberi di tornare nella casa, chi con la convinzione di essere una coppia perfetta e chi, invece, con la certezza che la propria metà non l'avrebbe trovata mai.
«Cos'hai?»
Logan doveva ammettere che la puntata l'aveva davvero sorpreso, ma sua zia sembrava stesse esagerando un po', con la mano appoggiata sulla fronte, il pollice sulla tempia e lo sguardo sgranato.
«Ti prego, dimmi che non sono l'unica a essere molto confusa.» La verità era che era sempre più convinta di aver mandato Carter nel posto peggiore che potesse scegliere, anche se non l'avrebbe mai ammesso davanti ai propri figli, anche a quelli che non lo erano davvero. Ma cosa le era passato per la testa?
«No, in effetti no» convenne Logan. «Vogliamo parlare della ragazza, la fan?»
Alzò un sopracciglio, la questione l'aveva colpito e voleva un parere. Quella ragazza era carina ed era sveglia, ma aveva l'aria troppo innocente perché sopravvivesse alle altre dopo aver deciso di diventare amica di Carter. Si domandava inoltre dove quel rapporto potesse portare entrambi.
Logan era curioso, sapeva che da quel momento in poi in casa le cose si sarebbero movimentate parecchio e lui si sarebbe divertito a guardarle. Un po' gli dispiaceva tagliar fuori Kat, ma a tempo debito avrebbe chiesto a Jules di inserirla nel loro gruppo ristretto, in fondo era quasi una di famiglia ormai.
«No, per nulla. Non ho ancora capito quanto possa irritare Carter.»
A lei Jade piaceva, era particolare e ordinaria allo stesso tempo. La ragazza qualsiasi che però aveva qualcosa di diverso rispetto alle altre, un qualcosa che riusciva a colpire e a renderla difficile da dimenticare. Eppure era a conoscenza dell'opinione dei suoi ragazzi riguardo alle fan, o meglio, sapeva quali fan prediligessero. Quelle tutte reggiseni e minigonne al concerto, perché era più facile adescarle e poi lasciarsele alle spalle senza che qualcuno si facesse male. Le ragazze come Jade, le fan come lei, invece, credevano nei sentimenti e avrebbero sperato in qualcosa di più che del semplice sesso, ecco perché Carter e Logan le evitavano: a loro modo simili ragazze erano pericolose, e non era da Carter e Logan distruggere i sogni altrui, non dopo avere rincorso i propri con tanta fatica.
«Molto. Anche se alla fine ha deciso che gli piace, se no non le avrebbe fatto una simile offerta.» Ne era convinto, conosceva abbastanza il cugino per poter affermare una simile cosa.
«Il problema è che piace anche a me, molto più di quanto piaccia a Carter probabilmente» rincarò sincera. Quella ragazza le ricordava se stessa da giovane, quando si era ritrovata due bambini piccoli al seguito e tanto caos dentro quanto fuori.
«A me piace Olivia. Ha carattere.» Era serio, ma sapeva di non poter durare ancora a lungo con sua madre.
«Con carattere intendi che ha un bel seno?» Si sistemò meglio sul divano, parlare in quel modo aperto con Logan le faceva capire quanto fosse stato faticoso per lei crescere due ragazzini da sola, ma che erano valsi ogni sacrificio fatto e non rimpiangeva un solo istante speso per loro. Aveva fatto la cosa giusta, e ogni volta che li guardava ne aveva la certezza. «Non mi sorprende comunque che ti piaccia, e non mi stupirei se anche tuo cugino le mettesse gli occhi addosso.»
«L'ha già fatto, ma ora sta volando basso in attesa di capirci qualcosa di più» ripeté le parole di Carter rivolte proprio a Jade riguardo la sua strategia, probabilmente lui avrebbe agito allo stesso modo, ma per depistare gli altri ci avrebbe provato con tutte le coinquiline.
«Se aspetta di capirci qualcosa di più in fatto di donne e relazioni potrei morire di vecchiaia nell'attesa. In fondo è in quel programma apposta, ed è lì perché l'ho costretto» rispose con una smorfia furba e soddisfatta, d'altronde il sarcasmo era di famiglia. Gene materno, dato che anche Emeraude, la madre di Logan, era così.
«A te quale piace, Miss Lungimiranza?» La provocò con lo stesso tono canzonatorio con cui gli si era rivolta
«Annah. È una di quelle che mi piace di più, ha un qualcosa di puro nello sguardo.» Jules aveva gli occhi che brillavano a riguardo. Su Jade era troppo presto per esprimersi visto il suo coinvolgimento con la band, e Leighton, per quanto le piacesse, era ancora da scoprire, aveva ancora poco materiale per trarre le dovute conclusioni.
«Sul serio? Andiamo! Poi saremmo io e Carter quelli banali e prevedibili? È la classica ragazza americana impostata, una di quelle con la faccia innocente che però al liceo era popolare e bullizzava le altre ragazze, e al college faceva parte di qualche confraternita importante e si divertiva a tiranneggiare su quelle che lei stessa aveva rifiutato.» A scuola era stato pieno di ragazze simili ai tempi, e per non diventare loro vittime Carter e lui erano diventati i tipi temuti e rispettati, quelli che non si sarebbero fatti mettere i piedi in testa da nessuno, ma che piuttosto li avrebbero messi se provocati. «Una di quelle pie e devote con il filo di perle al collo e una parabola della Bibbia in bocca, le stesse labbra che usava per fare Dio solo sa cosa, perché quella si inginocchiava, ma non per pregare, garantisco io.»
Quante ne aveva castigate di ragazze simili? Innocenti all'apparenza che si rivelavano le vere peccatrici: quelle che si lasciavano fare di tutto e chiedevano anche di più, con suggerimenti al limite del perverso. Non negava che Annah fosse una persona deliziosa ora, ma in passato doveva essere stata totalmente diversa, ed era convinto che Carter avesse bisogno di una persona che fosse stata dalla loro parte, cresciuta dal lato di chi gli altri li guardava con invidia per la loro normalità, una cosa irraggiungibile per chi – come loro – era considerato strano.
«Logan!» lo rimbeccò la zia. «Signore Gesù, forse vi ho lasciato troppa libertà da piccoli, sembrate cresciuti con degli aborigeni.»
«Non esagerare, però diciamo che le lezioni di bon ton le abbiamo saltate.» Logan rise, scandalizzare quella che considerava una seconda madre era sempre divertente e gli usciva bene.
«Sì, forse però hai ragione» convenne Jules dopo essersi ricomposta. «Carter ha bisogno di una persona riservata, non di una frigida finta bigotta. Non penso che tuo cugino sia un santo, vista la vostra fama sotto le lenzuola, ma spero vivamente che non sia gelido come vuole apparire. Ci vorrebbe una donna in grado di sciogliere il pezzo di ghiaccio che dimostra di essere il più delle volte, almeno in privato, ma una ragazza che lo faccia senza essere troppo esuberante.»
Sembrava che più che parlare al figlio avesse finito per ragionare ad alta voce.
Logan la guardò stupito, non tanto per aver sentito Carter apostrofato dalla madre come gelido, quanto più per le parole frigida e bigotta accostate insieme.
E si domandava anche da chi avessero preso loro due, sul serio?
Jules sfoggiò un ghigno divertito e sagace, quasi avesse letto i pensieri di Logan.
«Beh ok, diciamo che siamo sicuri che siete cresciuti con me, niente aborigeni.»
Sorrise, rimandando con uno sbadiglio eventuali commenti alla prossima puntata.
«Controllare tutto, tipico di Carter.» Seth analizzò la situazione mentre accarezzava i capelli grigi di Cody. Nonostante avesse soltanto sei anni più del bassista, raggiungendo quota trentanove, aveva il ciuffo che ricadeva sugli occhi completamente perlato, cosa che lo rendeva ancora più affascinante agli occhi del marito.
«I sentimenti non si possono controllare.» Cody conosceva da un bel po' di anni Carter per sapere che Seth aveva ragione, ma il cantante non aveva fatto i conti con le altre varianti in gioco.
«Se non sei Carter hai ragione» Constatò Seth, arreso all'evidenza. Aveva una volontà così ferrea che, anche se conosceva il cuore che Carter metteva nello scrivere canzoni, a volte faticava a concepire come potesse essere così sentimentale, perché era in grado di scindere ogni emozioni e ogni aspetto della propria vita. Era così forte da non sembrare umano, così invincibile da essere solo.
Per la prima volta si rese conto di quanto fosse importante per l'amico essere all'interno di quel programma per trovare qualcuno da avere accanto.
«Lui li potrà anche controllare, ma non può prevedere quelli di lei. Il disastro è servito.» Cody parlava per esperienza. Avendo qualche anno in più di tutti i Glory aveva qualche sbaglio in più alle spalle che gli permetteva di vedere con più chiarezza l'inizio di un grosso guaio.
«Dici?» Seth era dubbioso, era troppo abituato a fidarsi delle intuizioni di Carter per vederlo fallire. «Carter di solito non sbaglia, ma qui ha a che fare con una fan, che come minimo ha delle aspettative su di lui.»
«Esatto. Lei l'avrà idealizzato, per quanto non sia affatto stupida, ma avrà delle aspettative nei suoi confronti e Carter non potrà farci assolutamente nulla, se non smentirle o rafforzarle, anche se inconsapevolmente.» Cody la capiva, era impossibile per Jade non aver fantasticato su Carter prima di conoscerlo e, dunque, avere sulle spalle un bagaglio di pregiudizi – poco importa se giusti o sbagliati – che avrebbero potuto farla soffrire più del dovuto.
«Sei sicuro di essere un pubblicitario e non uno strizzacervelli?» Seth alzò un sopracciglio, scettico e fiero della sensibilità del marito.
«Ehi, devo essere bravo a capire la gente per fare il mio lavoro e vendere i prodotti.» Alzò le spalle, ma sapeva di essere bravo nel comprendere come ragionavano le persone.
«Per fortuna ho te per seguire questo gioco.» Si appoggiò sulla spalla di Cody. «Altrimenti sarei perso.»
«Bugiardo.»
«Perché?»
«Perché senza di me saresti perso sempre, ben al di fuori del programma.» Gli sorrise sfacciato.
«Mi conosci troppo bene.» Seth sorrise, conscio di quanto l'altro avesse ragione.
«E ti amo per questo.» Cody lo zittì con un bacio, felice di non dover ricorrere a tutte quelle analisi per avere la persona che amava.
* * * * *
Ok, chi avrà letto la storia dall'inizio avrà notato il capitolo in più, questo perché ho tagliato la seconda parte della seconda puntata in due, ovvero le attuali 2/4 e 3/4, di modo da non annoiarvi troppo.
Spero che così la storia sia più fruibile!
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