Seconda puntata [4/5]
Era il modo di Carter per avvicinarsi a lei senza renderlo un gesto evidente a tutti, a loro due soprattutto. «Allora... perché push yourself into the middle of chaos?»
A quel punto era importante capire. Aveva davanti una fan che sembrava conoscere i Glory molto bene, dato che la frase risaliva a una canzone del primo album, avrebbe potuto essere interessante approfondire la conoscenza di una persona simile.
Jade divenne rossa, una cosa che sottolineò le sue lentiggini. «Sono una persona tremendamente razionale, avevo bisogno di ricordarmi che a volte le cose succedono anche se non voglio, quindi basta seguire il flusso dei fatti. Sai, buttarsi nel casino senza pensare alle conseguenze.»
«E funziona?» chiese cercando un dialogo.
«Beh... sono qui, in un programma dove non ho il controllo di nulla. E c'è in gioco molto, anche se al momento fatico a credere di poter trovare l'uomo che mi sconvolgerà la vita in questa casa.» Era strano rivolgere quelle parole proprio a Carter, ma era stufa di tenersi tutto dentro, se avesse continuato così per l'intera durata della trasmissione avrebbe finito per avere un crollo nervoso.
«Beh... però non stai giocando davvero. Non ancora» obiettò Carter facendole notare che sì, era vero, era all'interno del programma, ma ancora non aveva fatto nulla per farsi notare e buttarsi al centro dell'azione, dove il caos sarebbe stato libero di agire al posto suo.
«Non esageriamo ora. Un passo alla volta» rispose sorridente. «E da che pulpito poi arriva la predica.»
Carter si appoggiò di nuovo al bancone della cucina, interessato alla sua ultima frase.
«Perché?»
«Dopo Mia... come pensi di agire?»
Sorrise divertito, per essere una che parlava poco osservava tanto, e doveva averlo studiato bene anche durante le sue interviste. Ecco perché era pericoloso aver a che fare con una fan, era sempre un passo avanti a lui e odiava questa cosa. Jade aveva capito che dalla settimana precedente era riuscito a imparare la lezione, ovvero quello di essere meno avventato e non mettersi al centro dell'attenzione.
«Volo basso finché non ho le idee un po' più chiare. Lascio che gli altri facciano il resto e io tirerò le somme più avanti. E tu? C'è qualcuno che ti interessa?» Se fosse stato qualcun altro della casa non avrebbe risposto con una tale sincerità, ma Jade era così pacata anche nell'arrabbiarsi, con quel suo contenersi per paura di disturbare e mostrarsi, che riusciva a metterlo a suo agio, e gli capitava di rado con gli estranei. Per quanto fosse gradevole con gli altri in superficie era una persona che non si lasciava andare con poco.
«Al solito rimarrò imprigionata dalla classica tipologia di ragazzo che mi piace.» Si perse a guardare qualche persona accomodata sui divani giganti, Scott in particolare.
«Ehi, non ti ho chiesto se hai una tipologia, ma un interesse per qualcuno.» Cercò di guardarla negli occhi, ma sembrava impossibile entrare nei pensieri che le affollavano la mente.
«Non proprio» esordì mentre osservava Scott rigirarsi sul divano nel sonno. «Però c'è un ragazzo che è simile a tutti quelli che ho già avuto. Di sicuro sarà lui il mio match. Faccia pulita ma abbigliamento giusto, migliori intenzioni ma poi arriva la falla: io non sono abbastanza, sono ordinaria e noiosa, lui si interessa ad altro, molto più spesso ad altre, e niente va per il verso giusto, come al solito.»
Sospirò come se avesse rivissuto per l'ennesima volta un copione già andato in scena, prima di riprendere con la parte finale del suo ragionamento.
«Diciamo che non punto mai in alto verso quello che mi interessa davvero, perché so che chi sta in cima alla catena alimentare non fa per me.»
Wow. Carter aveva conosciuto tante persone in vita sua, ma mai una così disfattista.
Jade, nei suoi occhi chiari, custodiva i propri sogni. Nell'azzurro si potevano percepire i barlumi delle sue aspirazioni, i bagliori che caratterizzavano il suo sguardo erano davvero composti dalle rispettive ambizioni, peccato che fosse così ancorata a terra dalla paura da non avere il coraggio di fare un passo in più per provare a rincorrerli. Sembrava si fosse auto convinta di essere mediocre per evitare di soffrire a causa di un ipotetico fallimento, per lei certo. Eppure Carter era esperto a riguardo, lui le persone affini – i sognatori – le sapeva riconoscere con poco, e in Jade aveva percepito le stesse sfumature con cui lui era riuscito a colorare il proprio mondo, Jade doveva solo trovare il coraggio di rincorrere ciò in cui credeva davvero. Era destinata a grandi cose, avrebbe dovuto soltanto crederci.
«Sbagli a pensarla così, non dovresti darti per vinta.»
Era facile parlare per lui, si disse Jade, doveva sempre aver avuto le idee chiare e quindi il percorso da seguire era sempre stato ben definito. Per lei, invece, tutto era stato sfocato: aveva sogni e ideali, eppure c'era sempre qualcuno più bravo di lei pronto a ricordarle che a farcela era uno su un milione, e non era mai Jade. Più talentuoso, più determinato, più fortunato... Cosa aveva lei di quei più?
Niente. Quindi perché tentare se sapeva già in partenza di fallire? Si era risparmiata del tempo che al contrario avrebbe perso, aveva costruito una vita comunque appagante che le piaceva davvero, e non era da tutti poter dire una simile cosa. Nonostante vivesse nella mediocrità come la maggior parte delle persone, era riuscita a costruirsi una realtà soddisfacente.
I sogni costellavano la sua vita vera, lei li traduceva in modo che fossero sotto gli occhi di tutti.
«Ma non ottengo mai ciò che voglio. Ci sono abituata, è la storia della mia vita.» Lo guardò negli occhi con una convinzione che Carter non le aveva mai visto in quei giorni di permanenza nella casa.
Jade si era fermata per fare in modo che quelle parole venissero assimilate da Carter, che quel ciò assumesse le tonalità di un chi, una persona per lei irraggiungibile.
In effetti tutto quello che aveva pensato prima non riguardava i propri desideri, perché quelli li aveva realizzati, la riguardavano come persona. A dire il vero nelle sue relazioni c'era sempre stata una più bella, più disinvolta, più sicura di sé, più bendisposta o più brava in determinate cose perché lei, per i propri ex, potesse essere abbastanza. Era quella la sicurezza che le mancava, la disillusione negli uomini e, di conseguenza, nell'amore.
Non era il lavoro, non era la vita, perché quelli la rendevano completa, soddisfatta e felice. Era l'amore. Quello l'aveva resa remissiva e debole. Le donne come Olivia, Mia e Larissa, così perfette e padrone di loro stesse da risultare irreali al confronto di Jade che, perfetta nei suoi difetti, sembrava una bambina che muoveva i primi passi nel mondo.
«Forse, in realtà, non hai il coraggio di prendertelo. Magari raggiungere quello che desideri ti spaventa più di quanto tu lo voglia.»
Jade lo fissò seria, Carter era riuscito a capirla in una ventina di minuti. Non che fosse stupita, le avevano detto anche quello: "Sei troppo poco misteriosa Jade, ti si legge tutto in faccia. Non sei una persona da scoprire. Leilah, quella sì che stuzzica la fantasia". Todd, uno dei suoi primi ragazzi, l'inizio del percorso di decomposizione della sua autostima. Nonostante tutto era convinta che essere pacata non fosse un difetto, e che prima o poi qualcuno l'avrebbe trovato un pregio, un punto di forza a cui questa persona avrebbe potuto appoggiarsi.
«Come posso trovare il coraggio se so in partenza di non essere all'altezza di una simile... cosa?»
No, Carter non aveva capito che il suo essere così inarrivabile poteva essere il motivo destabilizzante della sicurezza di Jade, e nemmeno che le sue scelte in fatto di donne confermassero quanto i pensieri di lei fossero fondati e lui non avesse compreso poi molto di quella ragazza che gli stava accanto.
In fondo il problema di Jade era proprio Carter. Lui e tutto ciò che rappresentava.
«Dovresti crederci, o credere un po' più in te stessa. Dici che ascolti i Glory e ci conosci... non ti abbiamo insegnato niente?» Le sorrise a mo' di incoraggiamento. Percepiva quanto quel suo pessimismo fosse legato al suo fare remissivo dovuto al sentirsi in colpa per non avergli detto di essere una fan, si sentiva dunque in dovere di difenderla e proteggerla, perché Jade non era debole, ma delicata. Una bolla di sapone pronta a infrangersi.
«Senti ma... perché ti stai facendo in quattro per aiutarmi?» Non voleva appesantire ulteriormente una conversazione che già non era partita in modo facile, quindi Jade gli sorrise sfrontata e allegra, perché era sempre stata così: nonostante tutto non si lasciava abbattere da ciò che non andava.
Carter si grattò la barba incolta mentre si spostava i lunghi capelli biondi dietro la schiena con un gesto del capo, era contento che i toni si stessero stemperando, perché non si era presentato da lei per della filosofia spiccia anche se, doveva ammetterlo, in Jade c'era da scoprire più di quanto si fosse aspettato.
In effetti, durante quel discorso, aveva elaborato uno strano pensiero.
«Non saprei, in effetti. Ma, ora che ci penso, potremmo esserci d'aiuto a vicenda» rispose con uno sguardo furbo e il sopracciglio alzato.
Jade, invece, sembrava solo confusa, quindi con un gesto del capo lo esortò a parlare.
«Potremmo... diventare amici. Una specie. In fondo qualcosa ci lega, partiamo avvantaggiati rispetto agli altri.»
Sapeva che non era corretto approfittarsi così dell'affetto di una fan, ma non era ancora pronto per rivelarle il vero motivo di quella richiesta, né tantomeno era pronto a dirle di sentirsi solo, soprattutto perché non lo aveva ammesso nemmeno con se stesso. Era stato egoista e lo sapeva, ma era un gioco e quella – al momento – era la sua unica, nuova, strategia.
Inoltre era un modo per sentirsi in contatto con il suo mondo: era come se avesse fatto irruzione in casa di colpo e, dopo un iniziale momento di fastidio per l'omissione a riguardo e la presenza di una fan, ora iniziasse a capire il potenziale della situazione.
«Suppongo che si possa fare, o almeno possiamo provarci.» Accettò a fatica e fingendo entusiasmo, ma Jade era abbastanza sveglia da capire che quella proposta definiva bene il loro rapporto e, soprattutto, i propri limiti, perché essere amici voleva dire avere in chiaro quali confini potessero intercorrere tra lei e Carter. Lo reputava troppo intelligente per credere che non avesse ben in mente le implicazioni di una simile proposta. In poche parole le stava offrendo l'opportunità di essere parte della sua vita, almeno in minima parte, ma le stava dicendo che c'erano dei paletti da prendere in considerazione in modo che nessuno ne uscisse ferito o che Jade si facesse aspettative a riguardo, recriminando poi un qualcosa che aveva sperato solo lei.
Accettò perché a Carter – con quella faccia abbagliante da cucciolo speranzoso – non si poteva negare nulla, senza contare che anche lei sapeva farsi due calcoli al volo: o così o niente. Quello era l'unico modo per poter interagire con lui.
E Jade era abbastanza furba, da fan quale era, da non farsi scappare l'occasione. Meglio quello del nulla, e lo pensava davvero.
Carter, elettrizzato dalla sua risposta affermativa, le circondò le spalle con un braccio: «Sei la fan meno entusiasta che io abbia mai conosciuto. Al posto tuo altri avrebbero reagito con gioia alla proposta di diventare amica di Carter Madden.»
Era la prima volta che si concedeva di scherzare con lei, ma sentiva che la tensione che aveva caratterizzato il loro discorso fino a prima fosse sparita di colpo, lasciando a disposizione un terreno più neutro su cui muoversi.
Jade sorrise divertita, per quanto dentro di sé stesse pensando che, forse, non era entusiasta perché non avrebbe voluto accontentarsi di questo. Pensiero che le fece capire che offrirsi di essere l'amica di Carter Madden sarebbe stato più difficoltoso di quanto avesse previsto.
«Mi dispiace per il tuo ego Carter, ma io non mi lascio andare a dimostrazioni plateali e imbarazzanti di affetto o grande entusiasmo, questo però non vuol dire che io sia irriconoscente o ingrata per l'opportunità che mi stai offrendo» rispose pratica e con un sorriso sincero.
Era la prima volta che si concedeva di essere se stessa in sua presenza e... beh, distendersi era la migliore delle cose. Era come iniziare davvero a viversi la casa e l'esperienza.
Dopotutto non era stato male aprirsi con lui a quel modo, per quanto non l'avesse preso in considerazione.
«In poche parole mi stai dicendo che sei frigida?» le domandò con un sorriso sfrontato e lo sguardo divertito.
«No, solo riservata e tendenzialmente dignitosa, come penso di averti già dimostrato prima.» Jade rise di rimando, contagiata dall'entusiasmo di Carter. Era come ritrovare la persona che aveva conosciuto tramite le interviste, ed era bellissimo.
«Allora penso proprio che l'essere amici non sarà affatto un problema.»
Carter chiuse lo sportello della lavastoviglie e avviò il programma di lavaggio. Peccato che con i sentimenti umani non funzionasse allo stesso modo.
* * * * *
Carter ha dimostrato di essere un vero calcolatore. Secondo voi riuscirà a mantenere la situazione sotto controllo?
Al prossimo capitolo con la cerimonia di accoppiamento e i commenti post puntata del resto dei Glory!
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