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Seconda puntata [3/5]


Uno della produzione aveva riaccompagnato Jade in casa per poter comunicare alcune notizie: dato che lei non poteva prendere parte alla prova l'avrebbero affrontata il giorno dopo, e sarebbe toccata ai maschi. Niente di preoccupante, ma avevano variato l'ordine delle prove durante il reality di modo che lei non fosse fuori dai giochi.

Così, il giorno successivo al rientro della ragazza, il gruppo si fece trovare per le dieci e mezza nella zona piscina, dove ad aspettarli c'era Ryan. Dopo essersi accertato delle condizioni di salute di Jade e aver salutato gli altri spiegò la prova: i ragazzi dovevano collegare alcune frasi alle ragazze, pescare il cubo con la faccia di ognuna di loro dalla piscina e associarlo alla rispettiva citazione. Avrebbero vinto i primi tre che ne avessero indovinati di più, poi avrebbero potuto scegliere la ragazza da portare in fuga d'amore.

Drew era partito bene: voleva conquistare a tutti i costi la vittoria per poter entrare nella cabina della verità con Daisy. Dylan aveva i suoi stessi propositi, e Mark voleva riscattarsi con Jade. Carter indovinò qualche frase, ma non quante gliene sarebbero servite per conquistarsi la gita.

Vinsero dunque Nick, Drew e Simon.

Drew scelse di nuovo Daisy come alla cerimonia, Simon nominò Leighton e Nick, non sapendo bene su chi far ricadere la propria scelta, decise di portare con sé Jade, la più bisognosa tra tutti di un giro per cambiare aria, che non fosse quella dell'ospedale, ovvio. Inoltre aveva detto che sarebbe stata l'occasione ideale per conoscerla meglio.

«Bene, allora sarete felici di sapere che la vostra fuga d'amore consisterà in un giro serale per Montego Bay, con un'ottima cena offerta in un ristorante specializzato in cucina caraibica.»

I ragazzi si dichiararono entusiasti e rientrarono in casa nel fermento generale.

Arrivò la sera seguente e, quindi, l'uscita, cosa che rese il gruppo ancora più agitato. C'erano i sei che dovevano uscire e gli altri che, in casa, dovevano decidere chi mandare nella cabina. Sarebbe toccato a Ryan annunciare alla casa che avevano scelto di mandare la coppia formata da Drew e Daisy, che però si sarebbe rivelata un altro NO MATCH.

Era un giorno ozioso e senza impegni quello che separava la sera della cabina della verità dalla cerimonia di accoppiamento. Jade era in cucina a sistemare i piatti usati per il pranzo; nonostante gli altri partecipanti del gioco avessero insistito per evitarle il proprio turno – dato che si erano spartiti i compiti con una efficientissima tabella sfornata da Leigh – lei non aveva voluto sentire ragioni: ce la faceva benissimo, inoltre non avrebbe potuto fare il bagno o prendere parte a qualsiasi passatempo che le avesse permesso di tirare i punti, quindi quella sarebbe stata l'unica attività della giornata, anche se ci avesse messo più tempo del previsto non sarebbe stato un dramma. L'importante era svolgere il proprio compito e occupare la giornata.

Si era ritrovata da sola in cucina dopo pranzo. Alcuni parlavano a bassa voce sul divano, ma la maggior parte degli altri ragazzi schiacciava un pisolino nelle camere o sui lettini attorno alla piscina. L'unica eccezione riguardava Drew e Daisy, che per quanto non fossero risultati un match perfetto continuavano a cercare un contatto tra loro, anche se con meno insistenza rispetto a prima. Erano combattuti dalla voglia di cercare la rispettiva anima gemella, ma non erano così convinti di volersi lasciar perdere. Insomma, non sapevano che percorso intraprendere ed era tutto un gran casino, perché quella casa e il programma amplificavano le emozioni.

Anche Jade riuscì a sperimentarlo su se stessa, e nel modo peggiore possibile: scontrandosi con la persona con cui meno avrebbe voluto avere a che fare dentro la casa, l'unica che riusciva a inibirla.

«Ehi...» Carter voleva approfittare del momento di calma, in cui gli altri erano intenti a farsi gli affari propri, per risolvere la questione con Jade. Si era dunque avvicinato in silenzio alla cucina, cogliendola di sorpresa, appoggiandosi al ripiano di marmo accanto al quale lei stava sciacquando i piatti prima di metterli in lavastoviglie.

«Ehi...» gli rispose in tono neutro per non incappare in qualche errore. Jade non alzò lo sguardo, sicura che potesse tradirsi da sola sotto la forza dell'azzurro di Carter. Ostentò concentrazione verso il lavoro che stava eseguendo, quasi le servisse tutta l'attenzione possibile per non farsi male ai punti o rompere qualche stoviglia.

«Come va il braccio?» aveva deciso di iniziare in modo neutro per non lasciarsi influenzare dalle emozioni che aveva dentro, la rabbia su tutte, perché se quella ragazza fosse stata una fan si sarebbe sentito preso in giro per tutti quei giorni, senza contare l'offesa di non essersi accorto di ciò che lo circondava – e non era da lui – e la paura di dover interagire con una fan in termini relazionali. Però, prima di far scattare il panico e lasciare che quelle emozioni lo travolgessero, aveva deciso di indagare sull'origine di quel tatuaggio.

«Questo?» e lo sventolò per mostrare che poteva muoverlo senza provare dolore. «Diciamo che non posso ancora scalare una montagna, ma di sicuro non mi impedisce di sistemare i piatti nella lavastoviglie.»

«O partecipare al programma» aggiunse Carter pratico.

«O partecipare al programma, esatto» convenne seria Jade cercando di mantenere l'autocontrollo. Non capitava tutti i giorni di aver a che fare con una rockstar e, nonostante convivessero da giorni, non era riuscita a farci ancora l'abitudine. «Suppongo che sarebbe stato esagerato rimuovermi da un programma simile per un paio di punti, soprattutto se si considera che, togliendo e sostituendo me, avrebbero dovuto farlo con la mia anima gemella.»

Alzò le spalle per cercare di minimizzare il suo ragionamento, ma in effetti era una cosa a cui nessuno in casa aveva pensato, nemmeno lo stesso Carter, e doveva darle il merito di essere una buona osservatrice e avere una mente acuta, caratteristica che lui apprezzava in una donna. Uno dei tanti pregi che l'aveva spinto senza nemmeno accorgersene a innamorarsi di Candice anni addietro.

«E il tatuaggio? Si è rovinato?» Un solo accenno per poi scendere nei particolari, con la speranza che quella croce non fosse legata a lui e ai Glory in alcun modo. Già quell'esperienza era difficile, non sentiva il bisogno di una fan a complicare il tutto.

La vide irrigidirsi e smettere per un attimo di posizionare le stoviglie nel carrello accanto a lei, ma decise di non darci peso, in fondo Jade era passata subito per una persona riservata, scoprire che ora era sotto l'occhio inquisitore del più quotato della casa doveva innervosirla almeno un po'.

«No, per fortuna no» rispose infine con un filo di voce, arresa a quella domanda. «Vedo comunque che le voci corrono. E dire che l'ho fatto in un posto simile per evitare che fosse sotto gli occhi di tutti...»

Carter iniziava a essere irritato, aveva il presentimento che le sue speranze fossero vane visto il suo temporeggiare, e la cosa non gli piaceva molto.

«Potrei vederlo? Mi è stato detto che è simile al mio... sono curioso di capire quanto.» Entrambi sapevano dove il cantante voleva andare a parare, e Jade era perfettamente a conoscenza del fatto che non potesse scappare da nessuna parte. Era in trappola, ma si aspettava un simile atteggiamento da un uomo arrivato così in alto: diretto e pronto a prendersi quello che voleva, non avrebbe fatto eccezione in quel caso; era abituato a stanare un preda. Il vero problema era rendersi suo pari e non semplice vittima.

Jade in questo non aveva possibilità.

«Suppongo di non avere dei veri motivi per dirti di no, purtroppo.» Nel dirlo girò la testa di lato, dalla parte opposta rispetto al viso di Carter, nel tentativo di trattenere le lacrime – umiliata – mentre porgeva l'interno del bicipite al cantante, che le afferrò il polso con le proprie dita affusolate.

Capì di aver raggiunto il punto di non ritorno quando Carter strinse di più la presa per sollevare un po' di più il braccio e poi lo lasciò andare di colpo, un gesto freddo e rabbioso che la fece sentire ancora più colpevole e sporca.

Into the middle of chaos compariva dalla fascia che, viste le dimensioni, copriva la prima parte della scritta.

«Push yourself into the middle of chaos?» Lei annuì senza il coraggio di aggiungere nulla, la croce nella scritta parlava da sola e assumeva il significato che milioni di fan attribuivano a essa. Lo stesso significato che aveva per Carter e i Destination: Glory.

«Perché non me l'hai detto?» chiese con un velo di accusa nella voce. La rabbia iniziò a divampare in lui, non pensava di potersi complicare la vita più di quanto avesse già fatto decidendo di partecipare al programma, e invece Jade era lì a ricordargli il contrario. Lei era una fan e non solo non glielo aveva detto, ma lui non se ne era minimamente accorto. Ora riusciva a capire il terrore reverenziale nei suoi confronti, il suo irrigidirsi quando lui era nei paraggi, i movimenti controllati per non mostrare il tatuaggio.

Non gli piaceva la cosa, si sentiva preso in giro perché era come se Jade avesse una sorta di potere su di lui, un vantaggio che Carter non le aveva concesso volontariamente. Per non parlare dell'idea che lei si era fatta di lui e che difficilmente sarebbe corrisposta alla realtà, e non era pronto a scontrarsi con le aspettative disilluse di una ragazza solo per essere se stesso, non aveva voglia di dare giustificazioni a nessuno a riguardo.

«Scusa, non pensavo di doverti dire tutto, né che servisse il tuo consenso per rimanere nel programma o per parlarti. Cosa che, per inciso, non ho fatto proprio per risparmiare a entrambi l'umiliazione di questa conversazione.» Non avrebbe voluto essere così seccata, né tantomeno usare il tono stridulo che sottolineava il suo disappunto riguardo la rabbia di Carter, ma era stato più forte di lei ricorrere a simili modi. Dopo la sua reazione si domandava ancora perché non fosse corsa da lui a rivelarglielo?

La stava accusando per una cosa di cui non era colpevole. Andiamo, da quando essere fan era un'onta? Non era colpa sua se si erano trovati in casa insieme, non l'aveva voluto lei. Non aveva di certo il potere di pilotare le persone a parteciparvi né combinare i match di modo che il famoso Carter Madden fosse presente in casa. Anzi, la verità era che, quando l'aveva visto, sarebbe voluta sprofondare. Si sentiva inibita dalla sua presenza perché per lei era una persona inarrivabile, idealizzata allo stremo. Un idolo che stimava e la spronava con i suoi discorsi. Ritrovarlo lì, umano e alla ricerca di un qualcosa che lo rendeva simile a lei, la faceva sentire terribilmente a disagio, come se rendesse i discorsi di Carter meno reali.

«Anzi, a dire il vero ho cercato di evitare ogni contatto per non far insinuare agli altri che io mi avvicinassi a te solo perché tua fan o per cercare di sfruttare il tuo ascendente e ottenere privilegi che la gente solo si immagina. Perché, se non te ne fossi accorto, gran parte delle ragazze qui dentro punta a te per questo motivo.»

Boom.

Carter l'aveva guardata allibito. Di sicuro non si aspettava tutta quella rabbia repressa nelle sue parole. Eppure a colpirlo non erano state le ultime insinuazioni, perché sapeva che alcune persone si erano avvicinate a lui – o avrebbero voluto farlo – per poter vivere della sua luce riflessa, gli capitava in continuazione da anni ormai, a sorprenderlo era stata la prima parte di quel discorso sommesso e arrabbiato, perché Jade aveva ragione.

Non aveva mai cercato un contatto o un dialogo con lui, quasi avesse voluto lasciargli la scelta di fare il primo passo, magari dopo gli avrebbe rivelato la verità. Sentì l'irritazione per la strana situazione venutasi a creare sgonfiarsi di colpo, perché Jade aveva lasciato a entrambi la dignità di non sfruttare la situazione e, anzi, far sì che per lei divenisse complicata, più del previsto.

Avere a disposizione una persona che si conosce solo per la musica e non porle alcuna domanda a riguardo, non potergli dire che si era sua fan o lasciarsi andare ad altre confessioni non doveva essere facile e, forse, non doveva farla sentire a posto con la coscienza, per quanto non fosse colpa sua.

Aveva pensato ancora una volta solo e soltanto a se stesso, giungendo alle conclusioni sbagliate.

«Non capita solo qui dentro» ammise dopo un sospiro arrendevole. «È così anche fuori, so come difendermi... ma grazie.» Iniziò ad asciugare qualche padella che nella lavastoviglie non ci stava più, anche se in realtà c'era ben poco da fare ormai.

* * * * *

Prima parte del faccia a faccia tra Jade e Carter (in gran parte della sua stronzaggine), cosa ne pensate?

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