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Reunion [7/7]




Nel momento in cui aveva aperto la porta principale, Carter sperò che i propri ospiti non fossero ancora arrivati, anche se avevano libero accesso a casa sua. Sapeva che sua mamma e Logan avrebbero guardato il programma dal cugino, ma si augurava che arrivassero con calma per poter ordinare la cena da qualche parte.

Aveva pensato di rilassarsi con un bagno in piscina prima di pensare al resto, soprattutto da quando aveva realizzato che Jade non aveva un costume con sé e avrebbe dovuto arrangiarsi in qualche modo. Un'idea che l'aveva tormentato in auto, e che in quel momento avrebbe potuto mettere in pratica.

«Ehi, siete voi?» Il rumore delle chiavi aveva messo sull'attenti le persone che creavano il chiacchiericcio in cucina, da dove provenivano i suoni di qualcuno intento a preparare una cena con i fiocchi.

«Addio pace e relax» mormorò Carter a Jade. Poi alzò la voce per rispondere a sua madre. «Sì, siamo noi!»

«Abbiamo invitato anche Oliver, Amber, Seth e Cody, spero non sia un problema.» Logan andò loro incontro per comunicare il cambio di programma. Cody era un ottimo cuoco e stava improvvisando una cena squisita, a giudicare dall'odore sparso per tutta la casa, questo sarebbe bastato al batterista per farsi perdonare l'estensione di inviti.

«Ciao Logan!» Lo salutò sorpresa Jade prima di abbracciarlo, non si aspettava di trovarli già lì.

«Ciao a te, piccola Banksy.» Il batterista si divertiva a prenderla in giro e la chiamava così a causa di Banksy, il famoso writer inglese che tanto piaceva a entrambi. «Ti prego, aiutami! I vegani iniziano a essere in netta maggioranza, ci circondano, non abbandonarmi da solo con la carne.»

Non riuscì a non scherzare a riguardo, anche se non aveva davvero voglia di affrontare un pasto a base di semi e pappette di verdure e germogli, non era da lui. Sapeva dunque di trovare un'alleata in Jade, l'unica che poteva portare i carnivori in vantaggio.

«Mai, sono arrivati i rinforzi!» Lo rassicurò Jade con ancora un braccio attorno al suo collo. Adorava Logan perché erano entrati subito in sintonia da quando si erano conosciuti, e si divertivano a far impazzire Carter, quando lui non faceva uscire loro di testa, ovvio. «Sai che non rinuncerei a un hamburger, nemmeno per Carter.»

«Brava, così ti voglio!» Le disse il cugino.

«Ehi, io sono qui e potrei sentirmi offeso» precisò il diretto interessato, oltraggiato perché la sua compagna gli aveva preferito un hamburger. Nessuna donna sana di mente avrebbe fatto una scelta simile.

Ma in fondo si era innamorato di Jade proprio perché era diversa.

«Potresti.» Jade alzò le spalle. «Oppure no.»

«Ciao ragazzi, mi sono imbucato pure io, spero non vi dispiaccia.»

All'improvviso Kyle – il più caro amico di Oliver all'infuori del gruppo – spuntò dalla cucina, e lo fece con un sorriso timido. Kyle era un tipo molto riservato e faceva fatica a sciogliersi, ma quando prendeva confidenza era una delle persone più piacevoli che Jade avesse mai incontrato.

«Kyle, che bello! È da un sacco che non ti vedo. Come stai?» Lo abbracciò velocemente per salutarlo prima che l'altro ospite salutasse Carter, felice che fosse arrivato in anticipo dal Sud America. «Mi devi raccontare tutto del tuo viaggio in Cile, sono curiosissima!»

«Ho un sacco di racconti che ti piaceranno e, soprattutto, delle opere coloratissime che potrebbero ispirarti» le disse lui, entusiasta. Nonostante si fossero visti poco, avevano instaurato un rapporto positivo, seppur a volte timido. «Dopo te le faccio vedere.»

Mentre parlava con Kyle, Jade si era diretta in cucina, dove trovò Jules, Amber, Oliver, Cody e Seth intenti a sminuzzare verdure e a controllare i fornelli.

Carter, invece, si era fermato nell'atrio a guardare la scena da lontano, anche se non poteva osservare tutta la cucina da lì. Eppure gli bastavano gli scambi d'affetto tra Jade e quella che considerava la propria famiglia per provare una felicità mai assaporata prima. Era riuscita a infilarsi tra i suoi affetti più cari con naturalezza e un po' di goffaggine, aspetti che avevano spinto amici e famigliari a volerle bene fin da subito e in modo incondizionato.

Non si sarebbe mai immaginato un'armonia simile tra quelle persone, e ogni volta se ne stupiva e gioiva per come Jade era riuscita a farsi amare dagli altri almeno un quarto di quello che la amava lui, non aveva creduto possibile trovare una donna simile. Si sentiva terribilmente fortunato.

«Jade! Vieni a salutarmi. Quel disgraziato di mio figlio non ti porta mai a casa mia a cena, devo auto invitarmi per vederti.» Jules appoggiò il coltello sul tagliere e allargò le braccia affinché la ragazza la abbracciasse e la salutasse, e Jade non perse l'occasione.

«Tutto bene Jules?»

«Sempre bene, e tu? Lavori?» Le domandò dopo aver ripreso ad affettare un peperone. La saluta spesso precaria di Jules non le impediva di avere un carattere travolgente.

Jade prese un pezzo di carota e la morsicò prima di rispondere: «Molto, per fortuna. In questo periodo lavoro a dei progetti in studio il pomeriggio, e la mattina esco per gli altri murales. Il programma è stato utile per l'attività, per fortuna. La società ha assunto altri due ragazzi, le cose vanno bene e siamo contentissimi.»

Parlare del lavoro voleva dire farle accendere gli occhi di meraviglia ed entusiasmo, e a Jules piacevano le persone che amavano il proprio lavoro, aveva cresciuto i figli nella stessa convinzione.

Jade, dopo qualche altro convenevole e i saluti ai due sposi e ad Amber e Oliver, si accorse che all'appello mancava ancora una persona, così si decise di andarla a recuperare.

Trovò Carter ancora nell'atrio, ma a differenza di prima si era tolto le scarpe, mostrando così dei calzini con raffigurati i personaggi di Stranger Things. Aveva un sorriso sereno e perso sulla faccia, sembrava stare bene.

«Ehi, bell'addormentato, ci sei?» Gli chiese sventolando una mano davanti agli occhi di lui. «Vieni, non fare il timido!»

Intrecciò una mano nella sua e fece per trascinarlo in cucina, ma Carter oppose resistenza e Jade si ritrovò contro il suo petto, al quale si accoccolò.

Aspettò che lui parlasse, perché sapeva benissimo che se si stava comportando a quel modo c'era un motivo preciso.

«Stai qui un attimo.» Iniziò Carter dopo averla circondata con le braccia e preso ad accarezzarle la schiena con i pollici. «Fammi immaginare per almeno cinque secondi di godermi casa mia con te come se fossimo soli.»

Jade si aggrappò alla sua maglietta e inspirò il profumo di bucato che contraddistingueva sempre Carter, sapeva di pulito ed era una cosa che le piaceva da pazzi.

«Stavo pensando» esordì lei con voce strascicata, colta ormai dalla stanchezza accumulata durante tutta la giornata. «Siccome non siamo riusciti ad avere un solo attimo di pace... cosa ne dici se dopo mi fermo a dormire qui?»

Era un modo per evitare che Carter arrivasse a Santa Monica per poi tornare da solo, senza contare che probabilmente gli avrebbe chiesto di restare a casa propria per essere più tranquilla. Erano già lì, in compagnia ed entrambi stanchi, le sembrava la soluzione più ovvia, dato che era già successo più volte di prendere una simile decisione al momento.

Ma, al posto di ricevere una risposta, lo sentì sospirare, cosa che la fece preoccupare e la costrinse a giustificarsi.

«Giuro che non diventerà un'abitudine, e non tenterò di riempire il tuo armadio con le mie cose. Vorrei solo passare del tempo con te.»

Voleva assaporare Carter in ogni sua forma. Le piaceva quando girava per casa con uno spartito mezzo scribacchiato, poi andava in cucina per un goccio d'acqua e – magicamente – tornava da un'altra stanza con una chitarra in mano, salvo poi posarla per lavorare a qualcos'altro al computer.

Oppure quando disegnava i capi della nuova linea d'abbigliamento, dove si confrontava con lei per aggiustare i tagli di ogni pezzo e discutere del materiale, per poi valutare i pro e i contro di ciascun progetto.

Era questo che più amava di loro: non il fatto che dovessero saltarsi addosso in ogni momento come la gente si aspettava da Carter Madden, ma condividere scelte e progetti con l'altro e renderlo partecipe della propria vita.

Spesso portava a casa alcuni disegni e chiedeva consulto a Carter. Aveva occhio per l'insieme generale e le dava sempre spunti interessanti per modificare e o migliorare il proprio lavoro.

Jade e Carter dividevano un'intesa e un'equità che molti non riuscivano a raggiungere in anni di relazione, senza mai oltrepassare i limiti dell'altra persona.

Fino a quel momento, pensò Jade, perché forse aveva esagerato con quella proposta.

Poi lo sentì ridacchiare divertito, quasi si fosse trattenuto per sentire in che modo si sarebbe tolta da quella situazione scomoda.

«Direi che mi sembra un'ottima idea» disse a bassa voce, affinché nessuno li sentisse parlare e arrivasse a interromperli. «E nel mio armadio ci sono un paio di cassetti per le tue cose, ti ho lasciato dei pantaloncini e delle magliette per dormire qui, in caso di necessità.»

Jade sbatté le palpebre più volte, sorpresa. Non si aspettava una simile cosa.

«Mi piace la cosa» replicò Jade emozionata. «Non ti terrorizza?»

Aveva già allontanato Carter da sé troppe volte per rischiare che succedesse ancora, non voleva indurlo a fare cose che in realtà non sentiva, ma lui sembrava sicuro, così certo che anche la risposta non tardò ad arrivare. E la spiegò senza titubanze.

«Quella fase l'ho superata due volte: la prima nel programma, la seconda quando sono venuto a riprenderti dopo aver pensato di averti persa.»

Le aveva preso il volto tra le mani per evitare che Jade rifuggisse il suo sguardo, doveva vedere e percepire quanto desiderasse ogni cosa di lei: la sua compagnia, la sua risata, i suoi consigli e anche i suoi errori.

«Non sai quanto sono felice che tu l'abbia fatto.» Si alzò sulle punte per stampargli un bacio sulle labbra.

«Forse non te l'ho mai detto» continuò Carter. «Ma mi sono innamorato di te perché mi hai fatto sentire sempre a casa e parte di qualcosa di importante, come se fossi la mia famiglia.»

Ed era vero, e la dimostrazione ce l'aveva davanti agli occhi: l'integrazione con le persone a lui più care era il modo perfetto per completare la sensazione di casa e intimità che Jade gli trasmetteva.

«Sono la persona più felice e fortunata della terra per rientrare nel tuo mondo.» Lei sorrise sulle sue labbra, perché la felicità di uno era quella dell'altra.

«Penso che tu ne abbia fatto parte da subito, prima che tutto ciò facesse parte di te» ammise senza paura di sembrare sdolcinato o pazzo. Era sicuro che quel lato sarebbe rimasto tra loro, e si fidava di Jade al punto di esporsi di più e mostrarsi un po' più vulnerabile. «Non te lo dico spesso, ma ti amo, e la cosa mi rende felice, completo.»

Jade accennò un sorriso prima di rispondere nel modo più sincero possibile.

«Ti amo anche io, non sai quanto.» Gli accarezzò la nuca con delicatezza e intimità.

«Jade, Carter, ci siete?» Amber li richiamò dalla cucina, ricordando loro che in casa non erano affatto soli come avrebbero voluto essere.

«Non vorrete chiudervi in camera a fare cose zozze? Avete ospiti e c'è la mamma!» Urlò Logan sempre dalla zona fornelli, giusto per farsi sentire da tutti di modo che potessero prendere in giro Carter che faceva il cascamorto con la propria ragazza. «Non fate gli adolescenti e venite a farci compagnia mentre prepariamo tutti insieme la cena.»

«Arriviamo!» Tuonò Jade con un tono così simile a quello irritato di Carter che fece tremare gli ospiti dalla cucina, prima di indurli a ridere come pazzi per quella somiglianza.

«Bene, ora che ti ho ricordato quanto il tuo partner sia un uomo meraviglioso, cosa ne dici di unirci all'insana famiglia per una tranquilla cena tra battute e doppi sensi?» Le domandò Carter vicino all'orecchio, morsicandole il lobo, per poi iniziare a trascinarla in cucina.

«Sono d'accordissimo.» Annuì divertita Jade seguendolo senza opporre resistenza. «Ma prima devi presentarmi l'uomo meraviglioso di cui hai parlato!»

«Vai avanti, prima che mi riprenda i cassetti.» Carter la spinse avanti invertendo le posizioni lungo il corridoio.

«Stai attento, o ti coloro i capelli di verde mentre dormi.» Lo minacciò Jade, voltandosi verso di lui per mostrare la propria espressione furba e vendicativa.

«Allora non ti farò dormire.»

Carter le regalò uno sguardo malizioso, arrivando a quella conclusione solo dopo aver detto la frase.

«Sempre con le solite promesse che non mantieni mai.» Lo prese in giro lei. «Sei vecchio, ti addormenti sul divano alle dieci.»

Anche se non era vero, perché quella che si addormentava sul divano mentre ascoltava Carter comporre era proprio lei.

«Ed è per questo che mi ami» replicò Carter con fare saccente, quasi le avesse rivelato la più ovvia delle verità.

«Per questo e per come sbavi quando dormi.» Jade continuò a prendersi gioco di lui perché adorava vederlo ridere di cuore e amava sapere di essere il motivo di quel sorriso. «Perché trovo i tuoi difetti più affascinanti dei pregi.»

Arrivarono in cucina sorridenti e abbracciati, con Carter dietro Jade per stringerla in vita. Gli altri si voltarono senza fermarsi, ma regalando loro sorrisi radiosi, contenti di poter vedere Carter così sereno e felice, tanto da lasciarsi andare in mezzo gli altri.

Ma per lui era diventato normale, perché quello era il suo mondo, la sua famiglia, e si sentiva accettato per come era, circondato dall'amore delle persone che a lui più tenevano.

Ed era merito di Jade e del suo amore.

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