Prima puntata [3/3]
La mattina seguente solo alcune persone nella casa erano sveglie quando le quattro coppie uscirono per dirigersi alla barca e Carter, prima di andare, fissò ancora le ragazze – le presenti in cucina – per cercare di identificare in almeno una di loro un qualcosa che lo tenesse ancorato lì, non voleva mettere fine all'esperienza subito, non con Mia. Non era cambiato niente, non aveva fatto nuove esperienze che potessero portarlo a dire di essere maturato, non era pronto a mettere fine a quello. Sperava di cuore di non essere l'anima gemella della ragazza.
Dalla cucina gli arrivarono sguardi d'intesa, altri incoraggianti e un timido saluto con la mano da parte di Jade che, all'improvviso, abbassò il braccio destro quasi le fosse pesato troppo o si fosse scottata. Quella ragazza era strana, ma non era spudorata o esuberante come le altre, ed erano punti a suo favore. Così come per Leighton e Olivia, almeno agli occhi di Carter.
«Carter, ci sei? Ci stanno aspettando!» Mia era tornata a recuperarlo con una punta di preoccupazione nella voce quasi il cantante avesse deciso di sparire, almeno in quello sembravano essere in sintonia, dato che l'uno riusciva a capire l'altra e viceversa.
Sorrise e si allontanò più sereno.
La gita in barca a vela si era rivelata fantastica, e Mia era una buona compagnia se vissuta in gruppo, per fortuna anche le altre coppie avevano lo strano terrore di rimanere da sole, tanto che a un certo punto ci fu uno scambio in corsa: Dakota baciò Drew senza che le rispettive metà battessero ciglio, quasi avessero capito di non poter essere compatibili.
Carter, dal canto suo, si era mostrato di compagnia, ma si era tenuto più a distanza da Mia del solito, un'occasione per conoscersi senza ricorrere alla fisicità. Era bravo in quello, essere distaccato e freddo con le persone era una dote naturale che usava quando queste si avvicinavano troppo a lui e pretendevano che si aprisse. Cosa più che sbagliata, perché per farlo doveva esserci fiducia, e perché ci fosse quest'ultima doveva avere qualche elemento in più per lasciarsi andare, e la forzatura non era il metodo ideale per ottenere qualche risultato.
Inoltre pensare che in casa la gente stava votando, soprattutto per loro nella più scontata delle ipotesi, non lo aiutava. O forse inconsciamente sì, dato che dopo essersi sentito spaesato per i primi giorni era riuscito a ritrovare se stesso.
Era convinto che ce l'avrebbe fatta anche quella volta.
Rientrarono al tramonto e trovarono gli altri già a buon punto per accogliere Ryan in casa per l'annuncio della coppia che sarebbe andata nella cabina della verità: Jade ed Haylee sistemavano il salotto mentre Simon e Taylor – la chef del gruppo – iniziavano a preparare la cena.
«Eccoci qui per la prima cabina della verità». Esordì Ryan un paio d'ore dopo davanti ai ragazzi seduti sul divano. «Tra poco scopriremo quale coppia avete deciso di mandare davanti alla macchina per verificare se l'accoppiamento è giusto. Ricordate: più coppie perfette indovinate, più possibilità avrete di arrivare al milione di dollari».
Poi, come Carter aveva sospettato, Ryan chiese alle coppie andate in fuga come era andata la giornata, e alla risposta positiva ma ben poco convinta di Mia indagò oltre, chiedendo approfondimenti proprio a Carter, il quale decise di optare per la verità.
«È andata bene, però è spaventoso pensare come tutto qua dentro sia amplificato e veloce. Baci una ragazza una volta e diventa la tua anima gemella, e ti assalgono mille dubbi. C'è bisogno di meno frenesia forse, per questo ho deciso di rallentare un attimo. Anche nel rispetto dell'ipotetica anima gemella di ognuno di noi se per caso noi due non lo fossimo.»
«Beh, mi sembra una cosa sensata, ma ricordate che oltre a stasera avrete solo altre nove puntate, quindi nove settimane per conoscervi, dunque fate il possibile. E ora vediamo un po' chi avete scelto di mandare nella cabina della verità.» Ryan concluse la frase facendo calare il silenzio nella stanza.
«La coppia che si presenterà davanti alla macchina è composta da...» un silenzio che sembrò rimbombare in ognuno e che aveva avuto la capacità di far tremare Carter. «Mia e Carter.»
Applaudirono tutti e loro non si diedero nemmeno il tempo di pensare, volevano andare in cabina e togliersi ogni dubbio, per quanto quello di uno fosse l'opposto di quello dell'altra.
«Ora Carter e Mia si presenteranno in cabina, ma voi potrete vederli da casa. Se risultassero anime gemelle domani, dopo la cerimonia di accoppiamento, verrebbero trasferiti in un resort dove potranno continuare a conoscersi, altrimenti torneranno qui e rientreranno a tutti gli effetti in gara. Noi ci vediamo domani sera, buona fortuna!»
Se ne andò seguendo l'esempio della coppia per lasciare i ragazzi in attesa e con il fiato sospeso.
Carter, in uno slancio di carineria che al momento non gli apparteneva, le aveva offerto la mano che Mia – nervosa – accettò al volo. Raggiunsero la piccola cabina e si misero davanti al computer che sembrava scannerizzarli al momento, quasi in realtà non li avessero studiati per mesi con test, sedute psicologiche e quant'altro. Non che Carter fosse stato contento di quell'intromissione così invasiva e massiva nella sua vita, ma era convinto che la cosa avesse potuto aiutarlo nel comprendere almeno se stesso in maniera esaustiva, una cosa che potesse aiutarlo nella composizione dei testi e ad affrontare in modo nuovo la sua creatività.
Attimi di attesa che per loro due sembravano anni, tanta era la tensione in quella piccola stanza bianca e asettica. Potevano sentire i cuori galoppare nella speranza che la macchina desse ragione al loro volere, peccato che soltanto uno dei due sarebbe stato felice in ogni caso. L'esito del computer non li avrebbe mai messi d'accordo.
E, dopo quella che parve una vita, lo schermo cambiò, mostrando la scritta che venti persone aspettavano.
Tutto si era bloccato: lo scanner, i cuori, i respiri.
NO MATCH.
Carter avrebbe voluto tirare un sospiro di sollievo, ma gli sembrava indelicato nei confronti di Mia, distrutta dalla notizia.
«Pensavo fossimo anime gemelle.»
«Invece dobbiamo andare avanti.»
Le diede un diplomatico bacio sulla fronte e nell'uscire da lì per dirigersi di nuovo in casa si impose di non mostrare il suo sollievo facendo appello alle proprie doti da persona famosa abituata a fare buon viso a cattivo gioco, avrebbe trovato un momento adatto per sfogarsi con qualcuno all'interno della casa, perché sentiva davvero il bisogno di parlare con un'altra persona. In quel frangente sentì per la prima volta la mancanza di Logan.
Nell'entrare in salotto un paio di ragazze si gettarono addosso a Mia per consolarla, gli altri diedero il bentornato a Carter, rincuorati di avere il gruppo ancora unito, anche se voleva dire non avere nessuna coppia perfetta.
Carter, vittima del gioco più degli altri, si sentiva spossato.
Dio, era passata solo una settimana. Avrebbe dovuto trovare il modo di sopravvivere a quell'inferno.
*
Le ventiquattrore successive si svolsero velocemente, tanto che non diedero a Mia e Carter modo di pensare a cosa fare alla prima cerimonia di accoppiamento. Chi avrebbero scelto? Cosa avrebbero detto?
Si trovarono davanti a Ryan senza nemmeno accorgersi del come ci fossero arrivati, tutti trepidanti e tesi. Le ragazze sedute sui divanetti, e i ragazzi in piedi pronti per sceglierle e poi raggiungerle, perché quella sera sarebbero stati loro ad aprire le danze e scegliere la loro anima gemella.
Lentamente, con dovizia di particolari e domande atte a scoprire i sentimenti di ognuno e la dinamica dei triangoli, ogni concorrente prediligeva una ragazza, il match veniva registrato dai monitor che leggevano le mani e li confermavano, poi venivano fatti accomodare sui divanetti nell'attesa della scelta seguente.
«Benvenuti alla cerimonia di accoppiamento, il vostro tentativo di vincere il premio più ricco mai messo in palio da MTV: un milione di dollari. Bene, non dovete fare altro che identificare la vostra anima gemella. Ognuno di voi dovrà scegliere la persona giusta: se anche solo uno di voi sbaglia non raggiungerete il cento percento e dovrete tornare a casa a mani vuote. Stasera inizieremo con i dieci ragazzi, ma non preoccupatevi signore: ogni settimana vi alternerete tra chi sceglie e chi viene scelto come anima gemella, una volta gli uomini e una volta le donne. Ragazzi, l'ordine è stato tirato a sorte, quando chiamerò il vostro nome voglio che veniate qui e scegliate la persona. Entrambi metterete la vostra mano sul lettore del touchscreen e verrete confermati come coppia. Iniziamo.»
Ryan si era preso le giuste pause per essere chiaro e dare ai ragazzi modo di apprendere ogni informazione, anche se sapeva che erano a conoscenza dei meccanismi del reality.
Fu così che Scott scelse per primo e si prese Olivia, perché era la persona con cui più aveva legato in quella settimana.
Spencer chiamò Larissa, perché si divertivano un sacco insieme.
Mark volle con sé Mia, perché era la persona con cui si era aperto, e lei aveva fatto lo stesso anche quando pensava di provare dei sentimenti per Carter.
Dylan invece scelse Haylee e non ci erano volute tante parole per capire il motivo di una simile scelta, bastavano i sorrisi di entrambi.
CJ, libero dall'ombra della fuga d'amore che per lui si era rivelata un totale fallimento, aveva scelto a cuor leggero Annah, e confessò di essere rimasto abbagliato dal suo sorriso. E forse dal suo fisico scolpito, dato che faceva la personal trainer.
Nick si buttò sicuro su Taylor. Alla domanda di Ryan sul motivo di questa sua scelta rispose che avevano un buon feeling, e gli sarebbe piaciuto conoscerla meglio.
Drew, anticipando le domande del conduttore, fece un discorso sulla propria preferenza. Aveva scelto Daisy nonostante avesse baciato Dakota in fuga d'amore perché era lei la ragazza che gli piaceva, e non sceglierla era stata la peggiore delle vendette per un litigio stupido.
Inoltre era a conoscenza del debole di Liam per Dakota, avevano instaurato un buon rapporto e non se la sentiva di ferire quello che considerava un amico; ma questo interesse non venne menzionato nel suo monologo.
Fu la scelta di Liam a parlare al posto suo e scelse, appunto, Dakota.
Erano rimasti due ragazzi, e quindi il rispettivo numero in ragazze: Jade e Leighton. Le più taciturne della casa. Non invisibili, ma di sicuro quelle che si concedevano meno.
E intanto Carter capiva il gioco dei produttori, e intanto li ringraziava in silenzio: l'avevano lasciato per ultimo per evitare una scelta scomoda a lui e innervosire gli altri ragazzi della casa che, in confronto al cantante, avrebbero potuto sentirsi snobbati, dato il suo ruolo centrale in quella settimana a causa del feeling con Mia.
«Simon» intervenne Ryan con il solito ritmo serrato. «Accomodati, è il tuo turno.»
Aspettò di vedere il ragazzo nel posto giusto poi gli chiese: «Chi è – stasera – la tua anima gemella?»
Si girò brevemente a guardare le due ragazze rimaste, sedute a disagio sui propri divanetti e senza temporeggiare oltre rispose: «Jade.»
Lei si alzò, rossa in viso, e lo raggiunse alla postazione, davanti allo schermo touchscreen che li avrebbe confermati.
«Come stai Jade?» investigò Ryan allegro come sempre.
«Bene, grazie.»
«Addirittura scalza, eh? Come mai?»
Lei rise divertita. Era il primo ad accorgersi di quella mancanza, o almeno così credeva lei.
«Non me la cavo benissimo con i tacchi. Inoltre sono abbastanza alta di mio, indossarli mi fa sentire troppo visibile e mi mette in imbarazzo» ammise acuendo il rosso delle guance che mise in risalto le lentiggini attorno gli occhi azzurri, spuntate dopo il leggero colorito che aveva assunto con il sole della Jamaica.
«Stai molto bene, comunque.» Si complimentò Ryan con un'espressione solare.
«Grazie.» Sorrise di rimando nella speranza di sembrare disinvolta, ma il rossore intorno agli zigomi si accentuò, anche se era chiaro come il sole che quella situazione così centrale non la faceva sentire a proprio agio.
«Ma a proposito di visibilità... non ti sei fatta ancora conoscere dai più, c'è qualche ragione?»
Si spostò i capelli dietro l'orecchio – in imbarazzo – mentre con l'altra mano si sistemava la gonna nera stretch e, con essa, la camicia azzurra con il taglio largo e maschile. Solo in pochi – pochissimi – si erano accorti che non portava il reggiseno. La cosa aveva solleticato molte menti, ma non avevano avuto il coraggio di buttarsi alla cieca con lei, avevano preferito scegliere una persona con cui avevano avuto a che fare durante la settimana.
«Non sono una persona molto espansiva. O meglio: mi ci vuole un po' per aprirmi con le persone. Ora che, bene o male, mi sono abituata a tutti loro penso che sarà più facile aprirmi e conoscerli meglio. Mi trovo bene con tutti, ho solo bisogno di un po' più di tempo rispetto agli altri.»
«Pensi che Simon sia la tua anima gemella?»
Sorrise più serena. «Beh, è difficile dirlo con certezza dato che, come hai fatto notare tu, non mi sono aperta molto. Però Simon è una bella persona e un ragazzo interessante. Di sicuro può essere una compagnia piacevole e rivelarsi una sorpresa. Quindi sì, perché no?»
La agitava parlare davanti a una telecamera, ma incominciava a farci l'abitudine.
«Perfetto. Ora mettete le mani sugli schermi di modo che possiate essere confermati.»
Fecero come Ryan aveva suggerito loro, poi lo salutarono per accomodarsi al divanetto in cui Jade era rimasta seduta per più di mezz'ora.
«Carter, Leighton, accomodatevi, siete rimasti solo voi.» Si ritrovarono davanti a Ryan e il cantante sentì che il peggio era passato.
«Leighton, come mai pensi di non essere stata scelta?»
«Per gli stessi motivi di Jade. Fatico ad aprirmi subito e a permettere agli altri di conoscermi. Ma giuro che le cose cambieranno, mi impegnerò per socializzare e farmi scoprire.»
«Beh, non ti è andata male, cosa pensi di te e Carter come coppia?»
Leighton sorrise cordiale, in imbarazzo per essere con l'esplicito interesse di un'altra ragazza. E non solo quello di Mia, perché sapeva che molte avevano messo gli occhi su di lui.
«Potremmo essere compatibili, certo» rispose stringata per non aggiungere cose di cui avrebbe dovuto pentirsi in futuro. Il suo motto era: essere diplomatica, sempre.
«E tu cosa dici a riguardo?» Ryan si rivolse a Carter.
«Leighton, da quel che ho visto in casa questa settimana, è una ragazza adorabile e ogni ragazzo qua dentro sarebbe fortunato ad averla come metà di una coppia. Stasera il fortunato sono io.»
L'applauso dei compagni gli fece capire di aver fatto centro, quindi rilassò le spalle. Ringraziò di avere tanta esperienza nei discorsi pubblici e di avere la dote naturale di saper dire la cosa giusta nel momento più adatto, la sua carriera gli aveva permesso di affinare la tecnica.
«Mettete le mani sugli schermi per la conferma, poi accomodatevi, così vedremo quante coppie compatibili avete trovato stasera.»
Leighton e Carter non se lo fecero ripetere due volte: appoggiarono i palmi sul touchscreen e poi si accomodarono alla postazione di Leighton nell'attesa che Ryan introducesse loro i famosi fasci di luce che avrebbero decretato quante coppie giuste indovinavano di volta in volta, dichiarando così la loro ipotetica vittoria.
«E ora è arrivato il momento dei fasci di luce. Ogni fascio rappresenta un'accoppiata vincente» spiegò Ryan con il suo fare rassicurante ma deciso. «Un fascio indica un'accoppiata vincente, dieci fasci sono dieci accoppiate vincenti e un milione di dollari. Ricordatevi: le luci vi diranno quante coppie perfette ci sono, ma non quali. Questo dovrete capirlo da soli. Bene, vediamo quanti di voi hanno trovato l'anima gemella.»
Tra gli applausi generali le luci del gazebo adibito per la cerimonia si spensero, creando così la giusta tensione. Nel buio generale i venti ragazzi aspettavano di vedere un fascio illuminarsi: alcuni in silenzio, altri chiamando il numero, uno alla volta a partire dal primo.
E il primo si illuminò, suscitando le grida entusiaste dei concorrenti, cosa che fece animare anche i più taciturni.
«Due!»
«Avanti»
«Due, andiamo!»
Mormorii o urla poco importava, l'importante era invocare il numero successivo e continuare così fino a dieci, se possibile.
Un altro fascio si infranse nel blu del cielo giamaicano, scatenando altra eccitazione.
«Tre! Tre! Tre!»
Un coro indistinto, una litania continua che – per la prima volta – era riuscita a unire il pensiero di tutte le persone della casa.
All'improvviso, però, i fasci di luce si spensero e lo studiò si illuminò di nuovo a giorno, tra i mormorii contrariati dei concorrenti.
«Due coppie soltanto». Si rivolse loro Ryan. «Siete lontani dalle dieci coppie e dal milione di dollari, ma avete materiale per iniziare a lavorare sul vostro percorso. Alla settimana prossima con la sfida.»
Le telecamere si erano soffermate sullo sconcerto e la scoperta di alcuni dei ragazzi prima di trasmettere alcune immagini del rientro in casa per i telespettatori incollati agli schermi.
Logan era rimasto con la bocca aperta e gli occhi fissi sullo schermo, incredulo.
Si sentiva fortunato per aver tenuto il telecomando in mano nel momento giusto e aver avuto la prontezza di spirito di schiacciare il tasto del fermo immagine.
«Oh mio Dio» disse Jules con lo sguardo sbarrato. «Dove ho spedito mio figlio? Sono una madre orribile» aveva mormorato tra sé, sconvolta, con le mani nei capelli.
«Orribile?» si girò a guardare sua zia con un sopracciglio alzato. «Tu chiami essere rinchiuso in una casa con dieci ragazze bellissime a tua disposizione una cosa orribile? Io lo chiamerei paradiso!»
Le mise un braccio dietro la nuca per rilassarsi, non dando peso all'occhiata truce che lei gli stava rivolgendo.
«Sul serio, penso tu gli abbia fatto un enorme favore.» Evitò di aggiungere che aveva deliberatamente offerto a Carter un modo per farsi un sacco di ragazze con la scusa di cercare l'amore e, quindi, scaricarle nel momento in cui scoprivano di non essere una coppia perfetta. E nemmeno Carter, prima di quella settimana, doveva aver capito il potenziale della situazione.
Certo, non c'erano solo vantaggi in un simile programma – e l'esperienza di Carter con Mia ne era la prova – ma Logan, al suo posto, avrebbe fatto di tutto per sfruttare al meglio i pro e scansare le conseguenze, era bravo in quello. Anni di vita ai margini del lecito forgiavano e davano la prontezza di spirito per portare le cose a proprio vantaggio, o a far sì che si abbandonasse la barca prima che questa affondasse. Insomma: mors tua, vita mea.
Alzò un angolo della bocca, soddisfatto. Sì, in un simile programma si sarebbe sentito più a suo agio di suo cugino, e dopo quella registrazione ne aveva la prova.
Vedere Carter muoversi come un pesce fuor d'acqua davanti alle telecamere era motivo di godimento per Logan, avrebbe avuto materiale per prenderlo per il culo per i prossimi... mesi? Anni? Forse anche vite.
«Tesoro.» Lo riscosse Jules. «A te quale ragazza piace?»
«Mia è veramente bella, ma sappiamo che è fuori gioco. Sono tutte carine, ma le bellezze della casa sono Olivia e Larissa, secondo me. Però lo ammetto, le altre non le ho guardate bene perché mi sono focalizzato su di loro.»
Si grattò la nuca a disagio, quasi sua zia l'avesse colto in fallo come quando era adolescente.
Jules, ignara di quel pensiero così pudico, si accoccolò sul divano, poggiando il gomito sullo schienale e, girata verso Logan, gli disse: «E quale ragazza trovi adatta per Carter?»
«Perché se ne innamori?» lei annuì e il nipote sollevò un solo angolo della bocca. «Tutte e nessuna. Non è impresa facile. Anzi, conoscendolo direi che non è proprio possibile.»
La donna alzò gli occhi al cielo, sapendo che nelle parole di Logan c'era più di un fondo di verità.
«Ma a te quali piacciono? E quali trovi adatte per il tuo erede? Illuminami, sono curioso.»
In effetti il parere di una donna che per giunta conosceva Carter così bene lo interessava davvero. Sua zia aveva occhio per certe cose, forse era riuscita a vedere più in là dei due cugini.
Jules lo fissò con uno sguardo felino spruzzato di divertimento, a volte erano così simili loro due a causa del taglio degli occhi da fare quasi paura. «Di sicuro non quelle ragazze prorompenti che piacciono a voi due. Preferisco quelle più acqua e sapone. Mi piacciono le ultime due scelte, Jade e Leighton, e pure Daisy.»
«Le più noiose, in pratica» rispose con fare ovvio, conoscendo già la risposta.
La zia gli diede uno schiaffo leggero sulla nuca.
«Solo per il fatto che non sono appariscenti come le altre non vuol dire che non abbiano nulla da offrire. Anzi, di solito persone simili sono quelle che, dentro, hanno un mondo da scoprire.»
Logan evitò di dire che quello che avevano dentro quelle ragazze non era poi molto interessante, finché non era lui a riempire un determinato spazio. Era ininfluente per ciò che di solito lui e suo cugino avevano in mente. Anche perché le ragazze che avevano personalità avevano anche opinioni, erano scaltre e intelligenti e, con il tempo, iniziavano a pretendere un certo tipo di coinvolgimento.
No, con Kat era stato fortunato. Sveglia il giusto, credeva di poter sbandierare ai quattro venti la loro relazione quando in realtà Logan si sentiva ancora libero di fare come meglio credeva: gli bastava una moina o una parolina dolce per rimettere tutto a posto e scongiurare la crisi. Era così che piacevano ai due cugini: facili da gestire e manovrare per non avere problemi.
Non dopo quelli che Carter aveva avuto con Candice, la sua ragazza storica, anni prima.
«Sì, ecco, quelle due lì mi piacciono molto.» Jules indicò distrattamente lo schermo ancora fermo sull'immagine sgomenta di alcuni dei concorrenti, tra cui Carter.
«Abbiamo un problema, allora.».Logan tornò a concentrarsi sul fotogramma che aveva catturato, conscio di voler far recepire il messaggio a sua zia.
«E perché? Per delle opinioni discordanti?»
Lui alzò il telecomando e indicò un punto preciso dello schermo, in alto a sinistra. Il braccio di una ragazza, o meglio: il suo interno.
Vide la zia persa, vagare sui tratti leggermente sgranati di quella specie di istantanea per poi spalancare gli occhi una volta capito cosa il nipote volesse farle notare.
«Hai notato il tatuaggio di quella ragazza?»
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