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Nona puntata [2/6]

Jade aveva visto Carter rintanarsi in camera da letto, lo conosceva abbastanza da sapere che aveva bisogno di sovrastare tutto e ammirare una vasta porzione di mondo con lo sguardo,  di sentirsi parte di qualcosa. Così le aveva detto una volta, quando si erano scambiati informazioni su come sfuggivano ai problemi in casi estremi, tipo quando lui era in tour e non poteva scappare sulle colline di Hollywood per abbracciare Los Angeles con gli occhi.

E lei? Dove sarebbe andata per cercare di nascondersi dal mondo, nel tentativo di ignorarlo?

Corse verso il posto in cui si rifugiava con l'amico, e capì che Carter l'aveva evitato proprio perché l'ultima volta in cui ci erano stati era successo tutto: il bacio, la tensione dopo, la scelta di Leigh per la prova, il taglio e il litigio.

Carter non avrebbe profanato quel posto, non ci sarebbe tornato dopo aver dato prova proprio lì della sua debolezza, ma lei ne aveva bisogno.

Necessitava di respirare la stessa aria di una settimana prima, di cullarsi nel pensiero di quel bacio. Aveva immaginato tante volte come potesse essere baciare Carter, e si era aspettata impeto e passione, un gesto deciso che l'avrebbe sopraffatta.

Invece Carter si era dimostrato delicato. Si era avvicinato con calma per lasciarle il tempo di allontanarsi se non avesse voluto che accadesse, la sua incertezza l'aveva reso umano e ancora più bello agli occhi di Jade. Le aveva sfiorato le labbra e il leggero velo di barba pizzicato la carne, ma tutto era venuto meno. Non c'era nulla più importante di quel contatto con Carter, del suo respiro accelerato che si infrangeva con il proprio, del permesso che le aveva chiesto con dolcezza per schiuderle la bocca ed esplorarla, la lingua che si introduceva con lentezza perché lei si abituasse e non lo respingesse.

Non l'avrebbe mai fatto.

Non pensava che Carter potesse chiedere il permesso per un semplice bacio, ma l'aveva apprezzato. Si era sentita importante, rispettata. Unica.

Era stata Jade a imprimere decisione al bacio, facendo capire che lo voleva, e non sapeva dire da quanto. Lo voleva da star male.

E quel primo bacio l'aveva annientata. Si era persa in quel gesto, nel suo respiro, e non si era più ritrovata, nemmeno dopo essersi separati. Era diventata aria, sangue e battito.

Era stato così bello da essere surreale, perfetto nella sua unicità da sentire il cuore uscire dal petto, quasi fosse stata pronta a donarglielo.

E ora si trovava lì, con i soli pensieri in testa e le sensazioni che aveva provato e che l'avevano accompagnata fino alla prova, dove aveva sperato di essere scelta, dove l'aveva visto preferire Leigh con una convinzione che la aveva fatto sanguinare nel petto, dove mancava il battito del cuore che aveva lasciato a lui soltanto la mattina.

No, passare il tempo lì non le avrebbe fatto bene, inoltre era assetata e sapeva benissimo di non poter passare il tempo che rimaneva fino alla fine della settimana nascosta nel posto più sperduto della casa, era ora di affrontare la realtà.

Si diresse con passo trascinato verso le mura di casa, il posto dove si era sentita accolta fino a poco prima.

«Proprio te cercavo.» Scott la intercettò dai lettini attorno alla piscina, era solo e pensieroso, lo poteva dedurre dallo sguardo serio e la posizione del corpo. «Vieni qui.»

Panico. Non solo c'era l'incognita Carter, un problema che per lei era morto e sepolto dato che non c'era soluzione. Non aveva intenzione di chiedergli scusa o di giustificare ancora le proprie scelte, dato che erano tese ad accontentare quelle di lui. C'era anche la questione Scott, e quella non poteva essere arginata, anche se poteva provare a temporeggiare.

«Oh no, non ci penso proprio.» Jade aumentò il passo, lo sguardo fisso verso le vetrate.

«Pensi di sfuggirmi in eterno?»

Una domanda semplice quella del ragazzo, ma anche accurata e mirata a centrare il punto della questione.

Prima o poi avrebbe dovuto cedere, prolungare l'agonia non sarebbe a servito a nulla, se non a portare l'illusione che tutto si sarebbe messo a posto con il silenzio.

«Mi piacerebbe almeno tentare» rispose lei, riluttante.

Scott alzò un angolo della bocca, apprezzava il velato umorismo con cui si era esposta. Si mise a sedere e le fece cenno di sedersi sulla sdraio, aveva catturato la sua attenzione, fermandone l'avanzata, non voleva perdere quel vantaggio.

«Perché scappi?»

Perché non voleva affrontare la verità. Non sapeva nemmeno se avesse una verità da affrontare.

«Non ho voglia di parlarne.» Le spalle di Jade si abbassarono, come se all'improvviso il peso di tutte quelle settimane e gli ultimi sviluppi le fosse piombato addosso. «Di parlare con te di quello che è successo.»

Era imbarazzante, e sapeva per esperienza personale che Scott non si sarebbe accontentato di un semplice sì o no, voleva capire la situazione più di quanto lo desiderasse Jade.

«Perché? Hai paura che ti giudichi o che ti faccia domande scomode?»

Lei annuì, ma mosse lo stesso un passo nella sua direzione.

Non capiva come mai non fosse arrabbiato, la cosa la incuriosiva.

«Non scomode...» Ammise. «Però domande a cui non so dare risposta.»

Scott non demorse, aveva bisogno di conoscere il suo stato d'animo e il proprio, perché si sentiva stupido e messo da parte, per quanto anche lui non fosse stato cristallino nei confronti di lei.

«Siamo adulti, proviamo a parlare come tali.»

Appoggiò i piedi ai lati del lettino e la invitò a sedersi vicino a lui, ma Jade si accoccolò contro il suo petto, appoggiando la schiena in quella posizione protettiva che avevano già assunto in passato.

Parlare così sarebbe stato più facile, non doveva guardarlo in faccia a meno che non l'avesse voluto.

«Perché avevi paura a dirmi che vi siete baciati?»

«Perché... temevo potessi fraintendere.» Non solo, perché per parlarne avrebbe dovuto fare i conti con se stessa, sviscerare emozioni che aveva chiuso sottochiave dopo la seconda settimana e che era convinta di aver tenuto sotto controllo per tutto quel tempo, in una sorta di ibernazione sentimentale. Eppure la fragilità di quel momento le diceva che il risultato non era stato dei migliori.

Scott le sospirò accanto a un orecchio e la fece rabbrividire, così con il braccio destro di lui le cinse le scapole, così da accarezzarle la spalla sinistra con la mano.

«Jade, non vorrei sembrarti stronzo, ma se pensi che ci sia qualcosa di fraintendibile, forse dipende da te.»

«Io non so cosa pensare.» Si coprì la faccia con entrambe le mani, travolta da una vergogna che non ricordava di aver mai provato in vita sua. «Non so nemmeno perché mi abbia baciata.»

Scott, sorpreso, smise di muovere la mano.

«Ti ha baciato lui?»

«Pensi sia così impossibile?» Domandò di rimando, offesa. Era stufa che tutti la sottovalutassero. Poteva piacere a ogni uomo, poteva piacere anche a una celebrità piena di mille talenti, a un giardiniere, a uno dello staff e anche a una donna. Perché nessuno vedeva in lei del potenziale?

Era frustrante.

«No, affatto. Però pensavo fosse stato... voluto da entrambi.»

Lui riprese ad accarezzarle la pelle per calmarla e Jade rilassò le spalle, sentendosi stupida. Era giunta alla conclusione sbagliata senza che lui avesse dato mezza motivazione a riguardo: aveva agito proprio come Carter e la cosa non le andava giù.

Sospirò per recuperare lucidità e si fece forza per parlare di nuovo.

«No, è stato Carter. Stavamo parlando, eravamo vicini, e... beh, è successo. Si è avvicinato a me e ha azzerato le distanze.»

Cercò di non rabbrividire, e si stupì di essere così brava a reprimere le emozioni. Si focalizzò sul tepore del corpo di Scott e si sentì accolta per la prima volta dopo giorni infernali. Con lui diventava tutto tranquillo e possibile. Come faceva a sapere cosa pensare riguardo a Carter se anche Scott riusciva a toglierle la razionalità?

«È normale. Succede, sai?» Deglutì con difficoltà, era arrivato il momento difficile anche per lui. «A tal proposito, prima di fare quello che parla di chiarezza e poi passa per stronzo... ho baciato Leigh.»

Non conosceva altri modi per dirlo, né voleva trovare un metodo meno diretto.

Brutale, ma chiaro e sincero.

Jade sorrise e lui poté solo percepire quel gesto dal respiro. «Lo so.»

Fece di tutto per farla voltare.

«Lo sai?»

Jade si convinse a guardarlo. Era stato sincero e non era tenuto a farlo, in più Leighton era una persona che gli era sempre piaciuta, Scott non doveva nascondere il proprio interesse, per quanto questo la facesse sentire incerta, sospesa. Lo apprezzava perché sapeva essere uomo: aveva confessato per mettersi sullo stesso piano e farle capire che non era sbagliata.

Era un ragazzo d'oro.

«So osservare.» Sorrise. C'era stata tanta tensione tra loro, era possibile vederla. Poi d'un tratto si era dissipata e loro avevano iniziato a comportarsi in modo naturale, come se tutto fosse spontaneo. Anche un cieco l'avrebbe capito. «E no, prima che tu possa chiedermelo, non ce l'ho con te.»

Scott aggrottò le sopracciglia, curioso di sapere perché lei non ce l'avesse con lui e lui, invece, avrebbe dovuto giudicarla. La situazione era simile, anche se Jade faceva di tutto per combattere il proprio interesse per Carter. Ma nessuno gliel'avrebbe fatto capire se non fosse stato lo stesso Carter a dirle di sentirsi libera di provare quello che era più giusto per lei.

Lui era ambiguo e indeciso, e lei aveva paura di essere totalmente se stessa, un timore che derivava dal non essere accettata per quella che era.

«E perché io allora dovrei essere arrabbiato nei tuoi confronti?»

Jade si morse un labbro prima di tormentarlo con le dita, ma Scott le levò subito da lì prima che potessero irritarsi. Non era giusto che si infliggesse una punizione per qualcosa che non era colpa sua.

«Perché Carter... con lui è complicato. Sono una fan, era solo un amico.» Cercava di dirgli che lui per Leighton aveva dimostrato sempre un interesse, mentre lei e Carter continuavano a sostenere che tra loro ci fosse solo amicizia, ma non era più sicura fosse così.

«Proviamo a capire cosa succede. Cosa hai provato?» La cullò con un tono tenue e profondo, così rassicurante che non le permise di agitarsi. «Quando ti ha baciata, intendo.»

«Non lo so.»

La verità era che non ci voleva pensare. Era più facile se non affrontava se stessa e giungeva a delle conclusioni su Carter.

Scott strinse un po' di più la presa attorno al suo corpo senza farle male.

Le parlò a bassa voce e con tono pacato, ma prima spostò il ciuffo di capelli scuri dagli occhi nocciola, un gesto che le piaceva sempre da morire.

«Ecco, questo penso sia un po' difficile da credere. Come è possibile Jade? Nessuna resisterebbe a Carter. Probabilmente nemmeno io!»

Sdrammatizzò per farle capire che non gliene faceva una colpa, ma di certo era strano rimanere impassibili davanti a un uomo come lui, e Scott lo capiva con un certa facilità.

Jade espirò, poi si mise ad accarezzargli il tatuaggio sull'avambraccio per distrarsi.

«Ho paura a pensare a Carter in un modo che non sia quello che lui mi ha imposto, in un certo senso. Gli voglio bene, gli sono affezionata, ma non so dove possa arrivare. Ho il terrore che sia frutto della mia conoscenza pregressa su di lui, una cosa viziata dall'idea di Carter che avevo prima, forse perché si è rivelato più simile di quanto pensassi a come l'ho sempre percepito. Ma è anche una persona nuova per me, e questa dualità mi confonde, non so capire quale lato sia vero e quale mi piaccia. Se mi piaccia o meno.»

O forse Carter aveva così tanti lati che Jade pensava di non essere alla sua altezza e risultare manchevole nei suoi confronti a una più accurata analisi. Era poliedrico, invece lei di dimensioni ne aveva molte meno, come avrebbe potuto reggere il confronto e non sbiadire?

L'unica cosa certa era che ritrovarselo nel programma, al posto di facilitare le cose, le aveva solo complicate. Non capiva se le percezioni su di lui fossero viziate dalle sue idealizzazioni o se Carter avesse mostrato soltanto una parte di sé per non esporsi troppo davanti a una telecamera.

Erano troppi se e non aveva intenzione di mettersi in gioco.

«È strano, perché di solito un bacio mette solo chiarezza Jade, almeno dal mio punto di vista. Toglie ogni incertezza, nel bene o nel male.» Lui aveva compreso che Leigh gli piaceva, e il bacio gli aveva fatto capire che l'interesse nei confronti di lei era tanto, ed era coinvolgente. «Come è possibile che a te abbia solo complicato la vita?»

«Non lo so» ripeté ancora una volta.

Jade avrebbe voluto dare una risposta diversa, ma non ne aveva altre a disposizione. Se le avessero chiesto di rappresentare con un simbolo il tempo trascorso nella casa avrebbe usato un punto di domanda per descriverlo.

«Vorrei soltanto aiutarti» le disse scott, sincero. «Cosa posso fare per te?»

Voleva sapere se doveva lasciarla perdere prima di essere troppo coinvolto, oppure se doveva palesare il proprio interesse e smettere di nicchiare. Una qualsiasi cosa che potesse toglierli dall'impasse di quella situazione complicata e delicata.

«C'è... in effetti c'è una cosa» mormorò Jade rossa in viso, mordicchiandosi un labbro, nervosa. «Forse mi manca un metro di paragone.»

Rimase in silenzio, sperando che le sue parole attecchissero.

Dopo qualche secondo lo sentì deglutire a vuoto, sapeva che aveva capito.

Si girò a guardarlo, perché il fatto che Scott non parlasse non prometteva nulla di buono. Incontrò il suo sguardo e scorse un barlume di speranza e possibilità. Era così vicino che il cuore non poté non accelerare il battito.

Jade gli accarezzò la nuca e Scott accorciò le distanze.

C'era qualcosa di così timido in quel bacio da renderlo dolce. Solo quando Jade affondò le dita tra i capelli di lui, Scott divenne più sicuro, iniziando a esplorare la bocca e i suoi contorni.

Era bello, era eccitante e adrenalinico, ma mancava qualcosa. L'alchimia. Forse erano troppo frenati dalla loro imbranataggine, in fondo era da settimane che giravano attorno alla questione senza mai arrivare al dunque, un punto che era giunto dopo un percorso particolare.

Si separarono con l'affanno, gli occhi lucidi e le guance rosse. Avevano lo sguardo languido e un sorriso innocente e soddisfatto.

Come metro di paragone era stato buono. Molto.

Anche se c'erano cose che non potevano essere eguagliate.

* * * * *

Ebbene sì, ormai siamo quasi alla fine dei giochi, poteva mancare un altro po' di carne al fuoco?

Ovviamente no! Spero vi sia piaciuto, Cris

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