Nona puntata [1/6]
Haylee, nella speranza che fosse stato l'impeto del momento a far parlare Carter, una volta tornata nella casa era più che convinta a evitarlo, ma il cantante la trascinò su per le scale, seguito a ruota da Dylan che voleva capire come mai Carter fosse così pressante nei confronti della ragazza.
Il cantante sapeva di dover approfittare di quell'istante, perché la scoperta di sette coppie su dieci voleva dire essere vicinissimi al traguardo da un milione di dollari, ed era il momento giusto di sfoderare le strategie per mettere a posto ciò che c'era di sbagliato. Carter sapeva di far parte della minoranza da aggiustare, ma quella sera più che mai avrebbe lasciato agli altri il perverso piacere di mettersi attorno a un tavolo per capire come sistemare la cosa e comprendere quali coppie fossero quelle giuste e quali no, lui aveva altro da fare.
«Vuole che gli tagli i capelli» disse Haylee a Dylan, con fare ombroso. Non voleva avere la responsabilità dell'impulsività di Carter tra le mani, sapeva che poteva ritorcersi contro di lei, ed era certa che la scelta fosse dettata dalla rabbia del momento, un modo di Carter per vendicarsi di Jade e farle capire che non era l'unica a poter giocare sporco.
Il bello era che nemmeno a conoscenza di cosa fosse successo tra loro, né cosa c'entrassero i capelli, ma sapeva solo che qualcosa era accaduto, perché non avrebbero litigato per una cosa da poco, non dopo che aveva sentito raccontare da Jade che Carter le aveva perdonato l'omissione riguardo Olivia.
Dylan alzò le sopracciglia per dimostrare la sua incredulità a riguardo. Era abbastanza sveglio per fare lo stesso ragionamento silenzioso di Haylee e capire le sue remore a riguardo.
«Sei sicuro?» Gli domandò il barman.
«Non voglio che mi rinfacci il lavoro a cose fatte perché te ne penti» lo rimbeccò lei, contrariata. Carter era un uomo fantastico, ma le metteva una certa soggezione, non voleva passare attraverso il suo giudizio, specialmente se viziato dai suoi gesti precipitosi e dalle conseguenze che ne sarebbero derivate.
«Non me ne pentirò.» Alzò gli occhi al cielo, impaziente. «E se anche fosse la colpa sarebbe mia, non del modo in cui me li tagli. Sei brava, ho visto cosa sai fare... e mi fido. In caso li farò ricrescere. Per fortuna non ho tempi di attesa molto lunghi.»
Le sorrise più sereno, quasi avesse ripreso padronanza di se stesso, tanto che Haylee sospirò arresa.
Peccato che quella fosse solo la facciata, il Carter abituato ai riflettori che sfoderava il proprio talento recitativo, perché era fuori di sé e voleva solo trovare un modo per allontanarsi da ciò che in quei giorni gli aveva fatto più male.
«Ti prego soltanto di prendere le forbici e tagliare.»
Haylee scosse la testa prima di dirigersi verso il bagno e rivolgergli la parola.
«Allora, cosa vuoi che faccia?»
Carter le sorrise trionfante, sapeva che avrebbe ottenuto ciò che voleva. Le spiegò per filo e per segno come tagliarli, aveva un'idea precisa in mente e si aspettava di vederla realizzata alla perfezione, sapeva che Haylee era all'altezza.
*
Dylan, dopo aver assistito a quella conversazione, aveva promesso agli interessati di non proferire parola a riguardo e si era unito alla maggior parte del gruppo per capire come muoversi, trovare le coppie sbagliate e tentare di sistemarle.
Uno sguardo preoccupato di Jade, conscia che qualcosa stava succedendo a Carter, gli fece capire che voleva sapere quello che riguardava il cantante, ma Dylan, sconsolato, scosse la testa in un invito a lasciar perdere.
Dopo un'ora passata a controllare dal salotto l'entrata della camera da letto e l'ingresso del bagno, vide uscirne Haylee con aria stanca e scura in volto. Non la perse di vista un attimo, nemmeno quando si mise a sedere accanto al barman, evitando accuratamente lo sguardo di Jade.
L'insistenza rivolta all'amica le costò qualcosa, però. Voleva sapere cosa fosse successo a Carter senza affrontarlo, ma lo sguardo fisso su Haylee le aveva fatto perdere gli spostamenti del cantante, tanto che vide la luce della camera spenta, segno che doveva essersi messo a letto senza rivolgere la parola a nessuno.
Jade si avvicinò a Haylee prima di vedere lo sguardo colpevole di lei.
«Cosa è successo?» Anche se non era sicura di voler sapere la verità, forse non era pronta.
Haylee scosse la testa, dispiaciuta per non poterle dire quello che aveva fatto.
«Suppongo lo scoprirai domani.»
*
E così fu.
Carter sapeva di non potersi negare per sempre agli occhi degli altri, né comunque ne aveva l'intenzione.
Scese di sotto una volta sveglio e salutò tutti con estrema naturalezza, come se nulla fosse successo.
Per Jade era così, dato che era assonnata e con i piedi nell'acqua della piscina mentre scherzava con Leigh e Taylor, ma capì che c'era qualcosa nell'aria quando sentirono provenire dalla casa esclamazioni sorprese e di approvazione.
«Non ci posso credere! Stai benissimo!» Liam, che si stava dirigendo verso le ragazze in piscina, si era girato verso l'interno e aveva interrotto la propria andatura. «È una fortuna sfacciata quella di essere così belli da stare bene con tutto.»
Si rivolse alla persona che in casa aveva attirato tutto quel clamore su di sé.
«Ehi Liam!» Taylor richiamò la sua attenzione mentre appoggiava le braccia al bordo, accanto alle gambe di Jade. «Cosa succede?»
«Carter» rispose lui con la faccia allucinata e un sorriso. «Si è fatto tagliare i capelli.»
Le tre corsero fuori dall'acqua e si diressero verso la porta finestra che dava sul salotto per osservare cosa era successo.
Lo fissarono con interesse, finché gli occhi di Carter non incontrarono quelli di Jade in un chiaro segno di sfida.
Ora capiva perché Haylee la sera prima fosse sparita, per fare la stessa cosa che qualche giorno addietro aveva fatto a lei. E Carter era lì a scrutarla per cercare una sua reazione, ma lei non riusciva a fare altro che spalancare gli occhi, inespressivi, e a contenere il tremore del labbro mentre il petto si alzava e si abbassava veloce; era agitata e arrabbiata, perché Carter non aveva capito il perché si fosse tagliata i capelli, non aveva colto il senso del suo gesto, l'aveva preso come una sfida, sminuendo il tutto.
Era bello, ma non di quella bellezza banale e scontata che piaceva a Olivia. Le lunghezze erano sparite, lasciando il posto a una rasatura ai lati coperta da un ciuffo di capelli centrale che ricadeva più lungo di lato. Era un taglio moderno ma semplice, su un viso come il suo. Anzi, accentuava i suoi lineamenti marcati e la persona davanti a lei le ricordava il Carter dell'inizio dei Glory.
Stava bene, ma a colpire Jade fu il fatto che, nonostante il taglio gli donasse, sembrasse una persona diversa, non il Carter con cui aveva scambiato le proprie osservazioni fino a qualche giorno prima, ma un estraneo che la guardava con occhi gelidi e arrabbiati.
Poteva capire come si fosse sentito lui al ritorno dalla fuga d'amore, perché anche lei in quel momento si sentì così: tradita.
Girò i tacchi e tornò in piscina, cercando di controllare la propria andatura e frenare la voglia di allontanarsi di lì il prima possibile, non voleva far insospettire nessuno, né dare a vedere quanto la cosa l'avesse turbata.
Ferita.
Carter, una volta concluso lo scambio silenzioso con Jade, si dedicò agli altri e ai complimenti che gli rivolgevano. Tutti gli dissero che stava bene, e che tra barba e capelli aveva dato una bella sfoltita generale e non erano abituati a vedergli la faccia; era un cambiamento strano ma positivo, e il cantante accolse volentieri il calore sincero che per la prima volta la casa gli stava dimostrando, arrivava in un momento in cui aveva perso le speranze e aveva riso sincero a causa del loro commenti.
«E vi dirò di più: ho intenzione di mostrarvi la faccia per un bel po'.» Subito dopo averlo detto li scostò all'indietro per liberare il viso. Tornarono al loro posto, ma più scompigliati e leggeri, facendolo risultare ancora più giovane di prima e lasciando stupiti tutti perché non lo credevano possibile.
La mattinata si protrasse in un clima surreale, anche se tutto era concentrato su Carter e i suoi capelli, cosa che contribuì a rendere nero l'umore di Jade, l'unica che sembrava aver colto la provocazione di Carter.
Ma era normale, era l'unica persona lì dentro a conoscerlo così bene.
Era nervosa e scattava appena qualcuno le rivolgeva parola, cosa che la portava a guardare male Carter ogni volta, perché era lui la causa di tutto.
A fine pranzo, con tutti ancora in cucina a sistemare il caos lasciato sulla tavola, Carter sbottò.
«Si può sapere cos'hai?» Le disse dopo aver sopportato le sue occhiate troppo a lungo.
Sperava di indurla a parlare con quel taglio. Era una provocazione bella e buona e desiderava vederla sbottare per capire cosa si celasse dentro Jade una buona volta, ma la ragazza aveva imparato a fare buon viso a cattivo gioco e si era chiusa a riccio.
Per tutta la mattinata Carter si era chiesto quanto lui avesse contribuito a quella reazione con la sua proposta di amicizia cominciata all'inizio del programma.
«Niente, sei tu che pensi che io debba avere qualcosa se prendo una decisione senza consultarti. Mi dispiace Carter, ma non ho bisogno del tuo consenso per fare qualcosa.» Per dimostrare ciò che aveva detto si toccò una ciocca di capelli, come a ribadire che il suo atteggiamento era una reazione a quello di Carter.
Sapeva che prima o poi avrebbero dovuto affrontarsi, ma non pensava ci sarebbe stato del pubblico. Però era anche inutile che si isolassero, dato che i toni che avevano usato in quel breve scambio di battute erano stati tutt'altro che pacati e neutri; li avrebbero sentiti anche se si fossero confrontati in giardino o in camera da letto. La distanza sarebbe stata inutile, non avrebbe garantito loro nessuna riservatezza.
«Non ho mai voluto questo.» Le fece notare Carter, molto più tranquillo rispetto a prima. Era vero, non l'aveva fatto per un capriccio, ma perché era venuta meno a una promessa che gli aveva fatto, dimostrando quanta poca considerazione avesse per le loro parole, a quanto poco le importasse di lui quando per Carter non era così.
«Mh mh. Però nel momento in cui l'ho fatto ti sei subito scaldato.» Jade alzò le spalle, facendogli capire che la sua reazione alla vista del proprio taglio non le era affatto sfuggita. Sapeva cosa volevano dire i propri capelli per Carter, e lei l'aveva colpito lì per quel motivo preciso. Voleva disintegrare le sue certezze.
Non aveva considerato, però, che lui potesse distruggere quelle di lei allo stesso modo.
«Vedo di non essere l'unico, comunque.» La colpì sul vivo, sapendo di aver provocato in lei la stessa cosa che aveva sperimentato lui sulla propria pelle. «Mi sono sentito preso in giro. Mi era parso che tu mi avessi promesso che non te li saresti tagliati mai, poi torno da una giornata fuori e vedo che sei venuta meno a quello che ci siamo detti in queste settimane.»
Aveva il fiato corto, e non voleva mostrare quanto fosse alterato, ma aveva detto quella frase con una foga che nemmeno Carter pensava di avere.
«Mi sono sentita scimmiottata, come se avessi sminuito il mio gesto.» Jade si giustificò per la reazione incontrollata della mattina, perché sapeva di essere stata colta in fallo, poi rispose con più veemenza, tornando al punto principale della questione per lei: «Non ti devo niente. E poi non sei l'unico a sentirsi preso in giro, se lo vuoi sapere.»
«Cosa vorresti dire?» Carter aveva smosso qualcosa, era la prima volta che Jade si apriva a quel modo e voleva approfittare della situazione per capirla, comprendere cosa nascondesse e il perché avesse mentito su quel dettaglio così piccolo da risultare fondamentale per loro.
«Forse mi confondi un attimo, no?» Lo provocò, alzando sempre più il tono di voce e aumentando la velocità con cui parlava. «Prima mi imponi il paletto dell'amicizia, poi... succede quel che succede, quindi penso determinate cose, però infine passi a Leigh come se fosse la cosa più normale del mondo e ci fosse stata sempre e solo lei. Scusami se mi sento tradita, ma anche io ho dei sentimenti.»
Ansimava e aveva le guance rosse. Sapeva che tutti li stavano guardando, erano chiusi nello stesso spazio, eppure non vedeva nessuna delle persone attorno a loro, che avevano creato un silenzio opprimente in modo da non perdersi una sola sillaba che volava tra lei e Carter.
Annaspava perché le costava dire tutto quello, aprirsi e sentirsi esposta, ma era arrivato il momento di mettersi a nudo, di far capire a Carter che era stufa dei suoi comportamenti e del fatto che non la rispettasse quando lui pretendeva lo stesso. L'aveva saturata al punto da farla esplodere, era stanca di essere annientata da un suo sguardo, una parola o un gesto.
Non era da lei subire così le decisioni di un'altra persona, ci era già passata e aveva deciso di mollare la situazione e cambiarla se si fosse ripresentata, ed era quello che voleva fare capire al cantante.
«Tradita, tu? Cosa dovrei dire io, allora, che scopro tramite il tuo ex he non sei stata sincera con me, ma con Scott sì? Su un argomento che hai sollevato tu, tra l'altro.» Aveva posto l'attenzione sul soggetto per farle capire che non era l'unica a stare male per una decisione altrui. Si sentiva spaventoso, probabilmente lo era, ma Jade gli aveva fatto perdere la pazienza, era stanco e spossato da quella casa dopo nove settimane di clausura e confusione: non l'aveva vissuta tranquillamente e non sapeva spiegarsi perché, ma la cosa stava venendo fuori costringendolo a esporre il proprio disagio. «Cosa vuoi da un rapporto, ricordi? Travis mi ha detto che hai dato due versioni diverse, ma solo una combaciava con quella che avevi dato a lui tempo prima. Cosa dovrei dire io, riguardo al sentirsi traditi da una persona importante di cui ci si fidava?»
Jade si mise una mano davanti alla bocca, colpevole. Non sapeva cosa dire.
Ora comprendeva l'odio di Carter, capiva il suo sguardo truce e i modi scostanti. Parlare con Travis e conoscere la vera risposta non doveva essere facile, ma non le aveva nemmeno chiesto perché avesse agito così, non le aveva dato la possibilità di spiegare le sue ragioni.
Ancora una volta aveva dimostrato di non tenere minimamente a lei o al suo parere.
«Dove sta la verità, Jade?» Le domandò stanco, quasi fossero arrivati alla resa dei conti.
Ma Jade non era pronta a cedergli il passo e dargliela vinta, non quando lui l'accusava senza scavare dietro il suo gesto, la condannava senza darle l'opportunità di difendersi. Lei ai suoi occhi era colpevole, voleva solo una confessione scritta.
Peccato, non l'avrebbe avuta perché anche lei aveva un paio di cose da rinfacciargli. Sentiva il dovere morale di aprirgli gli occhi, perché non tutti i suoi comportamenti erano corretti come lui pensava.
Non era senza peccati come voleva apparire in casa, e lei era una delle poche persone ad averli notati e a non farglieli pesare. Non l'aveva mai giudicato per quello, era andata oltre, ma a lui non era bastato.
«Come puoi pretendere da me l'onestà quando hai sempre voluto gestire le cose a modo tuo, Carter? Hai scoperto che ero una tua fan e mi hai tagliato fuori dai giochi senza il minimo scrupolo per paura che la cosa ti sfuggisse di mano, quindi ho cambiato risposta solo per rispettare il tuo insano volere, rispettare la tua volontà in ogni caso. Quanto avresti creduto alla sincerità della mia risposta, essendo venuta dopo la tua?» Urlava, ne era consapevole, ma non era il livello di voce a colpire tutti, quanto la disperazione che ne usciva. Jade aveva visto la verità prima di Carter stesso, la stava solo palesando. «Mi dispiace dirtelo, ma sono ben più di una tua fan, e il fatto che tu non lo veda non vuol dire che io non lo sia.»
Si sentiva svuotata, perché sperava che lui l'avesse capito, sperava di averglielo dimostrato che era molto di più, ma lui non lo vedeva o, peggio, non lo voleva vedere.
Jade era trasparente, l'alone facile da rimuovere dalla vista, e l'aveva capito solo in quel momento.
«Non è questo il punto...» Carter non aveva più la convinzione di prima.
Non aveva mai pensato alle sue motivazioni, non si era domandato il perché della cosa, né aveva valutato la tempistica. Ancora una volta Jade dimostrava di conoscerlo bene, mentre lui dell'amica non aveva capito nulla.
«È questo invece il punto di tutto. La scorsa settimana, durante una discussione, hai invitato gli altri a non giudicare le persone in base ai propri preconcetti, ma tu con me l'hai fatto perché sono una fan. Sei un ipocrita, non puoi venire a fare la paternale a me quando tu stesso non sei stato limpido nelle tue intenzioni. Specialmente dopo la settimana scorsa!»
I continui riferimenti alla settimana appena passata lo fecero imbestialire di nuovo, perché lui non ne aveva fatto un caso di stato, ma Jade continuava a tornare su quel punto, quasi volesse un chiarimento riguardo a quello. Eppure Carter non aveva una spiegazione per quel gesto, né aveva provato un vero pentimento prima di sapere la verità da Scott.
Si avvicinò a Jade con fare deciso, tanto che lei fece un passo indietro, ma si ritrovò con le spalle al muro.
«Ah, è questo che vuoi da me, un'opportunità? Si riduce tutto a questo, giusto?» Carter si era avvicinato così tanto a lei da bloccarle i polsi contro il muro, ma Jade era talmente impietrita dalla sua presenza, dal profumo e dalla rabbia che la incollavano lì, che non si sarebbe mai spostata. «Beh, eccola.»
Non le diede il tempo di reagire e la baciò. Non c'era grazia nel gesto, ma collera e risentimento. Aveva l'aria di essere una punizione e l'aggressività di Carter stonava con la paura di Jade, tanto che lei iniziò a divincolarsi per liberarsi da quel contatto. La violenza urgente con cui lui si imprimeva sulle labbra di lei era spaventosa e gelida, come lo erano stati loro durante quella discussione.
Dove erano finite le due persone che si capivano con un gesto e si accarezzavano con uno sguardo?
Era sbagliato, faceva male, ma c'era qualcosa che voleva farla arrendere, lei stessa avrebbe voluto arrendersi, se solo Carter avesse voluto baciarla davvero, come lei aveva ricordo.
Scosse il corpo con forza finché lui non si allontanò, mettendo fine a tutto in modo inaspettato così come era iniziato.
«Tanto è già successo la scorsa settimana, no?!» Minimizzò la cosa davanti a tutti di modo che sapessero e non intervenissero e, forse, per ferire Scott. A quanto pare Jade non aveva dei segreti solo nei suoi confronti. «Ti pensavo diversa, invece sei come le altre. Forse anche peggio.»
Le lasciò i polsi e allontanò il viso dal suo, lasciando entrambi fuori di loro stessi per essersi sputati addosso e mischiati tutto quel veleno.
«Non mi sono presa gioco di te. Ho sfruttato l'unica possibilità che mi hai dato.» Jade aveva le lacrime agli occhi, umiliata da quel bacio, ferita dal ridicolizzare di lui e dare poca importanza a quello precedente che c'era stato tra loro. Per lei non era stata una cosa da poco.
«Hai dimenticato di aggiungere male. L'hai sfruttata male.» Carter uscì dalla cucina come una furia e la lasciò da sola ad affrontare gli sguardi attoniti e il silenzio carico di domande dei coinquilini.
Era troppo anche per lei e corse fuori prima che qualcuno potesse formulare una domanda o anche solo una parola. Sentiva il bisogno di piangere, nascondersi era diventato secondario.
* * * * *
Ecco il nuovo Carter. Vi piace? Lo preferivate prima?
Ma, soprattutto, vi aspettavate il resto? Quante lamentele?
Scatenatevi nei commenti! Sono pronta a strigliate, pomodori e quant'altro!
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