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Decima puntata [4/7]

Un bacio.

Si era aspettata irruenza dopo tutto il tempo perso, invece Carter la stupì con dolcezza. C'era un certo impeto e dell'urgenza nei suoi modi di fare, ma cercava di contenersi.

Dopo averla tirata a cavalcioni su di sé, l'aveva stretta per non farla fuggire. Essendosi reso conto che non sarebbe andata da nessuna parte, spostò le mani affusolate e grandi dalla schiena per passarle sulle costole lasciate nude a causa della canotta aperta sui lati. Il cantante infilò le mani sotto la stoffa e con i pollici sfiorò la pelle di Jade, che si trovò costretta ad interrompere il bacio sempre più insistente per dare vita al gemito che le opprimeva la gola al tocco di lui.

Guardò verso l'alto e il gesto fece eccitare Carter, soddisfatto di essere l'artefice di quel piacere. La fece sdraiare sul materasso e si accomodò tra le sue gambe prima di tornare a baciarla con trasporto.

Le sfilò la canotta, e Jade constatò che era di lui, azzurra. Era un pezzo della collezione che disegnava come stilista, la sua attività collaterale ai Glory. Non ricordava di averla mai indossata, né che lui gliel'avesse data.

Era strano.

Poi Carter iniziò a scendere sul suo corpo e sostituì le labbra alle mani, facendo accelerare il respiro di Jade. La stanza era immersa nel buio e riempita solo dai loro sospiri e dai gemiti frustrati, un piacere che aumentava a ogni brivido e sfioramento.

Jade, concentrata per riprendere possesso di se stessa, fece scorrere le mani dalla schiena fino all'elastico dei pantaloni di lui con studiata lentezza, adorava sentire i muscoli che rispondevano alle sue carezze, le dimostrava quanto potere avesse su Carter, e le piaceva da pazzi.

Spostò le mani sull'eccitazione del cantante e lo sentì ringhiare, grato per quel tocco e contrariato per non avere di più. Ma non avevano fretta, e il bello di quella situazione era il lento studiarsi di ogni gesto.

Carter fece uscire il bottone degli shorts dalla sede e abbassò la zip per liberare un semplice intimo blu scuro. Trovò l'irruenza che Jade si era sempre aspettata e, con un gesto deciso, prese il bordo degli slip e dei jeans e li fece scorrere verso il basso, senza allontanare la faccia dall'inguine.

Aveva il viso troppo vicino a quella zona delicata perché Jade riuscisse a ragionare lucidamente, e un urlò strozzato si liberò quando Carter azzerò le distanze.

Sapeva che lui doveva aver collezionato molte esperienze, ma c'era del talento che doveva essere innato, perché era così bravo da farle mancare i sensi. Eppure era troppo vestito, non era giusta quella mancanza di equità.

Riacquistò razionalità e, senza dargli modo di reagire, spostò le mani sui pantaloni e li fece scivolare fino alle caviglie per fare in modo che Carter se ne liberasse.

Jade sapeva che di lì a poco avrebbero superato il punto di non ritorno, ma non attendeva altro da tempo. Trattenne il fiato così a lungo che poco prima qualcosa sembrò destarla da quel momento magico.

Espirò con forza.

Poi spalancò gli occhi e si mise a sedere, portando con sé il lenzuolo ben accomodato sul seno.

Abbassò lo sguardo e si accorse di aver addosso il proprio pigiama.

Ma il rantolo gutturale che le era scappato nel buttare fuori l'aria era sfuggito a tutti gli altri attorno, che sembravano addormentati.

«Stai bene?»

No, non stava bene. Aveva appena sognato l'impossibile ed era in un bagno di sudore freddo, si sentiva in imbarazzo e violata – anche se non ne sapeva il motivo – quindi no, non stava bene per niente.

Era sconvolta per la precisione dei dettagli e delle sensazioni del sogno, l'avevano lasciata senza fiato al punto di svegliarla.

E, ovviamente, l'unica persona a svegliarsi con lei era stata Carter.

«Io... ho bisogno di aria.» Scostò le coperte con un paio di calci e posò i piedi sul pavimento freddo, necessitava di qualcosa che la riportasse alla realtà. Fissò lo sguardo sulla luna che filtrava tra lo spiraglio degli scuri e finse di poter essere all'aperto per poter inspirare un po' di brezza fresca.

Carter, a dire il vero, era da domenica notte che non riusciva a dormire bene. Appena l'aveva vista svegliarsi di soprassalto si era preoccupato e, nonostante in quel momento sembrasse meno agitata, la vedeva comunque tesa. Nemmeno il respiro si era tranquillizzato.

«Cosa ne dici di scendere in giardino?»

Jade si voltò nella sua direzione anche se, a causa del buio, non poteva vederlo.

Era la prima volta che si rivolgevano la parola dopo aver discusso, ed era strano parlare all'altro senza astio e recriminazioni di sorta.

«Mh mh.» Annuì a fatica. Forse non era stata sufficientemente chiara con il tono di voce, ma pensava che Carter avesse potuto sentirla nel silenzio generale della camera da letto. Eppure, per sicurezza, aspettò che fosse lui a fare la prima mossa.

Lo sentì scostare con grazia le lenzuola e poi infilare le infradito e la felpa, così lo imitò per poi trovarlo fuori dalla porta della camera che l'attendeva.

Gli rivolse un sorriso incerto e imbarazzato e, per la prima volta, vide Carter ricambiarla in modo indeciso, anche lui dubbioso su come comportarsi.

La guidò attraverso la casa serena e addormentata, e Jade si ritrovò a pensare che l'unica persona con cui aveva litigato era la sola, in quel momento, a farle compagnia. La realtà riusciva a essere strana tanto quanto il suo sogno.

La verità era che Jade, da quando avevano smesso di litigare e parlarsi, aveva evitato in ogni modo Carter per la paura che lui volesse chiarire e mettere la parola fine al loro rapporto in modo definitivo.

Rubarono una coperta abbandonata in salotto e la stesero sull'erba. Jade voleva stare al centro del giardino per potersi illudere di avere più aria, ma la realtà era che la persona accanto a lei era il motivo di quella mancanza di respiro.

«Avanti, spara.» Gli si rivolse una volta seduti sulla coperta, erano ancora avvolti dalla notte.

«Io? Sei tu quella che si è svegliata di soprassalto.» Carter si sistemò meglio la felpa e si girò a guardarla, non credeva che fosse in grado di iniziare una conversazione tra loro.

«Già, ma non sono io a essermi fatta svegliare da un sospiro.» Lo rimbeccò lei con un sorriso di circostanza, era come se non ricordasse più come ci si rivolgeva a Carter con semplicità.

«Non stavo dormendo.»

«Cosa?» Era talmente sconvolta da guardarlo in faccia per la prima volta.

«Soffro di insonnia quando sono agitato o stressato» ammise con una naturalezza che la sconvolse.

«E sei stre...»

Carter, però, non le diede il tempo di finire la frase perché esordì con una frase concitata, quasi l'avesse trattenuta per troppo tempo.

«Senti Jade, devo scusarmi per il mio atteggiamento da stronzo. Ho dato il via a una guerra fredda per non averti chiesto spiegazioni e non averti parlato. Scusa... però mi sono sentito tradito.»

Erano le prime cose che gli erano saltate in mente, ma che comunque sentiva. Gli mancava la persona che aveva considerato amica, gli mancava ogni lato di lei, anche quelli scoperti più di recente.

«Anche a me dispiace averti mentito, ma l'ho fatto per paura e per rispettare il tuo volere... sapevo a cosa avrebbe portato accettare di essere tua amica. C'era un limite e non l'ho voluto superare. Se devo essere sincera sapevo non avresti accettato la mia risposta. Non... eri pronto.»

Non voleva giudicarlo, ma solo fargli capire quali motivazioni ci fossero state dietro la sua scelta di settimane prima. Se quella stessa domanda lei gliel'avesse posta più avanti, probabilmente Jade non avrebbe cambiato risposta a causa di un diverso coinvolgimento di entrambi.

«Lo ero ancora meno per essere tradito e deluso, ma ora riesco a capire il tuo punto di vista. Mi dispiace non averti dato modo di spiegare le tue ragioni e chiederti la verità, ma dopo l'omissione di Olivia ho continuato ad accumulare colpi bassi da parte tua. Ho avuto paura.» Aveva continuato a spostarsi il ciuffo di capelli dal viso con fare nervoso.

«Quello che ho provato io quando hai scelto Leigh per la prova al posto mio, dopo il bacio» lo disse perché voleva avere delle risposte, non per dare il via a un nuovo litigio. Era stufa di alzare la voce ed essere la persona che non era.

«Avevo parlato con Scott e mi aveva confermato la versione di Travis. Ero furioso» ammise Carter dopo aver appoggiato i gomiti sulle ginocchia e steso gli avambracci in avanti per riuscire a incrociare le dita, cercava un modo per distrarsi.

«E io ho reagito di conseguenza.» Jade, per sottolineare il concetto, mosse la testa come a scrollare i cattivi pensieri delle settimane precedenti. «Siamo un casino!»

Si mise le mani sulla faccia per nascondere la vergogna, ma a dire il vero voleva nascondere il rossore per il verbo al plurale e il sorriso imbarazzato che le era nato sulle labbra.

«Comunque, ho sbagliato a darti per scontata» continuò Carter, tornando più serio nonostante avesse notato quel verbo riferito a un 'noi'. «Ho pensato che porre dei limiti sarebbe stato meglio per entrambi, soprattutto per me. Una cosa facile da gestire. Poi però mi si sono ritorti contro, e nel momento in cui me ne sono reso conto ho semplicemente sperato che tu ti accorgessi di quanto fossero ridicoli e li oltrepassassi, perché non volevo essere l'unico a farlo. Però non ho pensato che tu non potessi sapere quello che io avevo in testa, dato che non ho mai fatto nulla per fartelo capire. Forse volevo che tu dimostrassi interesse nonostante tutto e prendessi coraggio così, su due piedi.»

La verità era che si appartenevano ancora prima di essere fan e cantante, personaggio famoso e una ragazza interessata a lui. Erano due persone fatte di debolezze e difetti, imperfetti se separati ma invincibili insieme, un'armonia quasi perfetta che li aveva spaventati al punto di rifiutare una relazione più profonda di quello che si fossero mai aspettati. Così terrorizzati da aver gettato tutto all'aria pur di non cedere a una cosa più grande di loro.

Si erano cercati fino al giorno in cui si erano incontrati. E lì successe tutto: lo scontro aveva portato a un'esplosione che si erano convinti di poter controllare, ma che era sfuggita di mano a ogni gesto sempre più intimo.

Lo scoppio che, infine, li aveva travolti lasciandoli in pezzi.

Jade, con la sua semplice presenza, l'aveva fatto sentire al sicuro e compreso. La sua vicinanza aveva lo stesso effetto di un lungo abbraccio: all'inizio poteva sembrare forte al punto di voler spezzare ulteriormente Carter, in realtà aveva avuto la potenza di rimettere insieme e aggiustare i pezzi che avevano creato senza nemmeno saperlo.

Carter aveva provato a seguire le proprie convinzioni e aveva scoperto di aver vissuto soltanto con dei limiti, ed era stata Jade a farglielo comprendere. Non era una fan, ma una donna in grado di sostenerlo senza giudicarlo e con la capacità di farsi amare proprio per quello che era.

«Cosa stai cercando di dirmi?» Il cuore di Jade aveva iniziato a battere in modo veloce e irregolare, ma le parole di Carter la stavano confondendo. Doveva abbandonare il sonno e prestare attenzione al meglio alle parole che in quel momento venivano pronunciate.

«Che ho sbagliato tutto con te. Ho avuto paura perché il rapporto con te è stato diverso, fin dall'inizio. È sempre stato importante, e la cosa mi spaventava. Più un rapporto diventa profondo più fa male nel momento in cui finisce.»

Era stato stupido, perché dopo aver trovato l'amore di una vita, anni prima, si era chiuso a riccio dopo la sua fine. Ma aveva una carriera che stava decollando, era sembrata la scelta più logica decidere di chiudere con un qualcosa di complicato e doloroso. Non poteva immaginare che arrivare in alto significasse essere soli. Eppure da quando aveva conosciuto Jade si era reso conto di voler cambiare quella decisione, perché voleva condividere ogni cosa con lei, o almeno provarci. La sua presenza gli aveva fatto venir voglia di rimettersi in gioco e capire che la solitudine non era la soluzione, Carter poteva amare di nuovo, se solo lei gliene avesse dato la possibilità.

«Ovvio, perché deve finire» replicò seccata Jade. Era quello il punto della questione, per Carter tutto era destinato a finire: il programma, il rapporto che avevano costruito, loro; Jade era arrivata a quel punto del percorso sfibrata dai loro scambi, che senso aveva combattere se lui non vedeva futuro e dava la cosa per vinta ancora prima di provarci?

Parlare per lui era facile, esattamente come lo era stato all'inizio di quell'avventura. Sulla carta la relazione di amicizia tra i due era gestibile, si era complicata quando Carter aveva capito di essere coinvolto con una fan, una persona in cui non aveva mai pensato di trovare quello che nemmeno pensava di volere più.

Era inconcepibile per Jade il fatto che Carter volesse fare guerra a se stesso non volendo deporre le proprie armi, era una specie di suicidio annunciato.

«Non si sa come possa continuare fuori dal programma. E, al momento, i presupposti non sono i migliori.»

Stava cercando di farle capire il proprio punto di vista, perché Carter aveva affrontato i propri limiti e pregiudizi ed era riuscito ad andare oltre, nonostante la persona coinvolta l'avesse ferito. Sapeva che Jade stava male quanto lo era stato lui, ma lei non voleva affrontare la realtà dei fatti, ed era difficile farle aprire gli occhi.

«Carter, si può sapere dove vuoi arrivare? Tutto questo non ha senso. Sono quasi le quattro di mattina, siamo venuti a prendere aria e stai... straparlando.»

Era stanca e aveva sonno. Pensava di essere scesa di sotto per prendere un po' d'aria e poi tornare a dormire, non era pronta per affrontare argomenti così seri. Aveva fatto di tutto per tenersene alla larga durante il programma, e in quel momento Carter la stava costringendo ad affrontarli senza una via d'uscita.

Se da una parte era felice di essere riuscita a scalfire la sua corazza ed essergli arrivata davvero, dall'altra lo detestava perché ora che per lui tutto era chiaro, doveva esternarlo e farle capire quanto per lei fosse lo stesso. Sempre con i suoi tempi, lei non contava mai. Questa volta, però, non avrebbe ceduto tanto facilmente.

«No, a dire il vero sto parlando, dato che abbiamo affrontato ogni argomento possibile in queste settimane di permanenza tranne l'unico che ci interessava davvero.» Era stato risoluto e fermo nel pronunciare la frase, un atteggiamento che l'aveva costretta sul posto nonostante avesse pensato di andarsene da lì e tornare a letto.

«Sarebbe?»

«Noi.» L'aveva detto con una tranquillità disarmante che la terrorizzò. Dieci settimane per evitare l'argomento e in quel momento lui ne parlava come se fosse la cosa più normale del mondo.

Carter aveva capito che loro erano due tasselli diversi di uno stesso disegno, ma era quello a renderli così complementari e così difficili da separare. Non voleva costringerla a provare un sentimento che magari non nutriva, ma voleva mostrarle che insieme avrebbero potuto avere tanto, e solo alla luce di ciò e con tutto gli elementi a sua disposizione Jade avrebbe potuto decidere se ne valeva la pena o meno.

«Non c'è molto da dire.» Jade cercava di arginare la parlantina di Carter per tentare di mettere fine a tutto quello. Era terrorizzata dall'idea di quello che potesse dire, soprattutto se la metteva davanti alla realtà dei fatti.

«E qui ti sbagli.» Espirò nel tentativo di riordinare le idee e recuperare la lucidità necessaria per seguire un discorso logico. «Non amo aprirmi con le altre persone, ma a volte è necessario. Ed è stato proprio questo il nostro errore, aprirci all'altro e non parlare dei cambiamenti che ci riguardavano. So di aver sbagliato completamente approccio verso il programma e verso di te, ma ho anche capito che voglio rimediare.»

«Mh?» Gli occhi di Jade diventarono enormi, sgranati per la sorpresa.

Carter, a quanto pareva, era giunto alle conclusione che lei tentava ancora di rifiutare, e non era più un problema esternare certi pensieri.

«Quando abbiamo litigato, ho pregato che il programma finisse il prima possibile. Ero stufo della situazione che si era creata, e non aveva senso stare qui da solo, senza più la voglia di conoscere qualcuna con cui instaurare un rapporto perché quelli creati erano falliti.» Il primo della lista, forse l'unico, era stato quello con Jade. Di sicuro il solo degno di nota e, su quello, era sempre stato sincero con se stesso. «È stato questo ad aprirmi gli occhi: pensare che una volta finito il gioco non ti avrei più rivista, non avresti fatto parte della mia quotidianità. L'idea mi ha atterrito.»

Alzò un solo angolo della bocca in un sorriso consapevole e arreso, come se quelle parole avesse preferito tenerle per sé.

«Capisco cosa intendi, perché sono pensieri che ho fatto anche io, più spesso di quanto tu possa credere.» Jade aveva bisbigliato quella frase. Un po' per l'imbarazzo di aprirsi come stava facendo Carter, molto più a suo agio in quella situazione, ma soprattutto perché il cuore era salito in gola, impedendole di parlare a dovere. All'improvviso Carter non solo aveva compreso le proprie emozioni, ma riusciva a esternare i suoi sentimenti con una certa naturalezza, e lei non riusciva a capacitarsene.

«Ti volevo accanto a me nonostante quello che ci eravamo detti, ed era inconcepibile... finché tutto non è diventato più chiaro.»

«Continua.» Incespicò su quella semplice parola, incapace di dire altro.

Il nodo alla gola era lo stesso che le faceva male al cuore e pizzicare gli occhi. I discorsi di Carter erano liberatori e armi che la laceravano dentro. Possibile che avesse combattuto settimane contro tutto quello e ora stesse diventando vero?

Non credeva che il cantante si rendesse davvero conto di ciò che stava dicendo.

«Non so dirti se siamo anime gemelle, nemmeno mi interessa se devo essere sincero. Ma io voglio esserci, perché provo qualcosa per te, qualcosa di forte e di vero. Voglio provarci anche se non sarà facile, perché non ho intenzione di allontanarmi da te. Sono coinvolto, Jade, e lo sono al punto da riuscire ad ammetterlo con me stesso e con te, al punto da buttarmi nella cosa. Io ti voglio scegliere, al di fuori delle dinamiche del gioco.»

Jade chiuse gli occhi per trattenere le lacrime. Erano le parole che aspettava da una vita, ma erano giunte in un momento di totale sconfitta, cosa che le fece male, più del previsto. Sembrava una sadica presa in giro.

Si fece coraggio e cercò di usare il tono più sicuro possibile, evitando il nodo alla gola che incombeva sulla chiarezza delle proprie parole.

«Il problema in tutto questo è: quanto ti condiziona l'idea di quello che c'è stato qua dentro?» Lei sapeva quanto un pensiero all'interno del programma, o fuori di esso, potesse influenzare il resto. «Insomma... hai semplicemente paura di abbandonare un rapporto che qua dentro ti ha aiutato e sostenuto, o l'idea di perdermi ti spaventa davvero? No, non provare a interrompermi perché so di cosa parlo. Ho passato settimane a chiedermi se tu mi piacessi davvero o se mi piaceva l'idea che avevo di te e che – per fortuna – corrispondeva abbastanza all'originale e, credimi, capire quale delle due fosse la risposta corretta non è stato facile.»

Ma poi l'aveva capito: l'uomo che aveva conosciuto aveva sfaccettature che mai si era immaginata. Non erano solo pregi, molti erano difetti che non si era aspettata, eppure li amava più di tutto il resto. Carter era un misto tra quello che aveva sempre visto e quello che si era mostrato lì dentro, e amava l'uomo che aveva vissuto di giorno in giorno, libero da ogni preconcetto che pensava invece lo limitassero all'infuori del programma.

«Parli così perché hai paura.» Carter capiva quanto fosse difficile affrontare una simile cosa e accettarla, ma nemmeno lui era arrivato a tanto, non poteva credere che Jade non riuscisse a vedere tutto quello che erano.

«Certo che ho paura! Non ci sono mai stati i presupposti, e ora parliamo di tentativi? Sono terrorizzata Carter, perché nonostante accetti le tue scuse non smetto di essere ferita, così, di colpo. Sono spaventata perché per te è stato facile pormi dei limiti e difficile andare oltre essi. Come è stato facile allontanarti ma difficile baciarmi anche solo una volta. Facile dubitare di me e difficile fidarsi anche prima che io sbagliassi.» Le lacrime erano sfuggite al suo comando, accompagnate dalla disperazione nella voce. Faceva male rendere reali quei pensieri, ma avrebbe fatto capire a Carter come l'aveva fatta sentire ogni volta in cui tra loro era successo qualcosa. «Puoi biasimare se ho paura che fuori di qui, dunque, diventi facile per te... lasciarmi, nel momento in cui ti accorgi che la cosa è legata al programma o che non è come ti aspettavi?»

Aveva perso la forza con cui aveva iniziato a esporre i propri argomenti, ma quello che rimaneva sospeso nell'aria era il dolore provato e accumulato sulla propria pelle in quelle settimane, e Carter si sentì così in colpa da non riuscire a respirare, quasi fosse saturo di quel male. Avrebbe fatto di tutto pur di smettere di ferirla e renderla felice, era quello che cercava di farle capire con tanta difficoltà, ma riusciva a comprendere la sua titubanza nei propri confronti.

«Ce la sto mettendo tutta a dimostrarti che non è così, se solo mi lasciassi provare.» La strinse a sé nel tentativo di consolarla e farle capire che, se lei gliel'avesse permesso, non se ne sarebbe più andato.

Jade, però, trovò una nuova forza e continuò a parlare. Sembrava un fiume in piena uscito dagli argini.

«Quello che sto cercando di dirti è che voglio una persona che si fermi a oziare con me la domenica quando può, che pensi che io valga questo tempo speso con me più di altre cose, nonostante possa avere mille altri impegni. Qualcuno che assapori la pigrizia di quegli attimi trascorsi insieme, che possa godere di ogni dito sulla pelle che riesce a farla rabbrividire, di ogni bacio che ruba e condivide con l'altra persona, che si accontenta della sola vicinanza e pensi sia la cosa migliore che gli potessi capitare.» Non sapeva nemmeno da dove venissero fuori quelle parole, ma sentiva il bisogno spasmodico di dirle e fargli capire cosa volesse e cosa pensava Carter non potesse darle, perché loro non erano così. «Cerco un uomo che voglia fare una passeggiata sul pontile, un giro per la città o che preferisca abbracciarmi sul divano davanti a un film discutibile nonostante il mondo, fuori, imperversi. Voglio essere la domenica oziosa che una persona desidera per tutta la settimana, quel bisogno che non ti abbandona mai, e non penso che tu possa essere questa persona. Non perché tu non voglia o non ne sia all'altezza, ma perché sei un uomo che non si ferma mai, uno di quelli che fermo e pigro non ci sa stare.»

Concluse Jade tra i singhiozzi che minacciavano di non farla più esprimere a dovere.

«Tutto questo per dirmi cosa?» Carter era ferito, perché riusciva a capire come mai Jade non credesse in lui, perché lui stesso non era riuscito a dimostrarle niente di più della superficie nei suoi confronti.

«Non penso che viaggiamo sulla stessa lunghezza d'onda.»

Jade aveva combattuto affinché non avesse dovuto accontentarsi di ciò che Carter aveva deciso per entrambi, aveva fatto di tutto per dimostrare che persona fosse oltre le apparenze, come fosse davvero sotto la superficie. Aveva passato quelle settimane a sperare che lui si accorgesse del suo valore, invano. E, nel momento in cui aveva gettato la spugna, Carter le diceva che aveva capito che c'era speranza, che la desiderava più di se stesso.

Un altro modo per dimostrare che vivevano su due sintonie diverse, peccato lui non se ne fosse accorto.

Si erano rincorsi e cercati senza mai prendersi e trovarsi nello stesso istante, doveva pur dire qualcosa. L'unico argomento su cui erano stati in sincrono era il rifuggire la realtà dei fatti, e non potevano basare una relazione sul solo punto che li aveva tenuti distanti tutto quel tempo, sarebbe stato assurdo.

«Però, nonostante tutto, sei qui. Ti ho parlato e non te ne sei andata. Hai preferito restare ed elencare tutti i motivi che ti spingono a dire che non ha senso stare insieme, ma non hai fatto nulla per rendere vera la cosa.»

Forse amare era dare supporto incondizionato a una persona conoscendone i difetti e innamorarsi più di quelli che dei pregi, conoscerne le debolezze e non farle pesare. L'amore era restare nonostante le incomprensioni, come Jade e Carter dopo tutti i litigi, presenti perché avevano la sensazione che non fosse finita. Magari sapevano che era giunto il momento di rischiare e rimanere, superare la paura per godersi le cose belle che il loro rapporto offriva, come prima che si rendessero conto che le cose stavano diventando serie.

Meritavano di volersi volere.

«Non è facile nelle relazioni...» Insistette Carter. Dopo la tirò verso il suo petto, e l'arrendevolezza di Jade a quel gesto gli fece accelerare il battito, su cui lei aveva posato il viso.

Jade sospirò. «Ma non dovrebbe essere nemmeno così difficile scegliere l'altro.»

Le affinità erano un'armonia che bisognava riconoscere e saper ascoltare, ma Jade era convinta che non fossero in grado di mischiare le loro somiglianze in chimica e musica, erano un qualcosa che sembrava essere impossibile conciliare con criterio.

Però la mano di Carter che le accarezzava una guancia, insieme alle sue parole, avevano scalfito le resistenze che aveva mostrato fino a quel momento, facendole dimenticare ciò che aveva detto prima.

L'aveva guardato negli occhi e aveva ritrovato quel verde insostenibile dopo tempo, e qualcosa sembrò aggiustarsi nel cuore spezzato che l'aveva indotta a dire certe cose. Era bello perdersi nei suoi occhi chiari fino al punto di ritrovare parte di sé, e non era stata sicura di poterlo dire ancora. Sembrava che tra loro nulla fosse successo, in quell'istante. Il dolore era sparito, curato dal tocco delle dita di Carter, i pezzi erano stati rimessi insieme grazie alla carezza del suo sguardo e tutto pareva assumere un senso per Jade, quando i loro respiri erano così vicini da confondersi e mischiarsi.

«Eppure c'è un motivo, o più d'uno, se si sceglie una persona nonostante tutte le difficoltà» sussurrò Carter talmente vicino a lei che non era necessario alzare la voce per farsi sentire. Aveva paura di rompere l'atmosfera intima che si era creata attorno a loro, e che Jade si risvegliasse, allontanandosi da lui.

Invece l'aveva sentita stringersi a lui nel timore di vederlo scomparire, ma non sarebbe accaduto.

La costrinse ad alzare il viso e, senza attendere una sua reazione, le diede un bacio. Era da quando aveva baciato Jade la prima volta che desiderava rifarlo, e quello che era successo in cucina davanti a tutti non era da prendere in considerazione, perché non poteva credere che quello fosse stato l'ultimo in grado di darle, così pieno di rancore e cattiveria.

Voleva trasmetterle tutto il bene che aveva imparato a volerle, la voglia con cui voleva scoprirla e la delicatezza con cui avrebbe voluto trattarla. La soddisfazione fu tanta quando Jade gli permise di approfondire il bacio e Carter non perse l'occasione, avrebbe sfruttato ogni secondo e qualsiasi dettaglio per dimostrarle quanto teneva a lei. Iniziò a giocare con le sue ciocche come un tempo, e si accorse di quanto fosse ancora meglio con i capelli arruffati dal sonno, spettinati e – soprattutto – corti, perché aveva una scusa per attirarla più vicino a sé e non farla allontanare.

Jade era confusa. Una voce dentro di sé le ricordò che l'amore non aveva criterio, né un equilibrio perfetto, ed era inutile combattere ancora quando nella loro imperfezione riuscivano a trovare la dimensione in cui esistere. Eppure aveva bisogno di arrivare alle conclusioni tratte da Carter, ma necessitava di tempo per rifletterci sopra, rimaneva comunque una persona ferita che non riusciva capire se avesse potuto fidarsi ancora dell'uomo per cui provava dei sentimenti.

Si separò dalle labbra di Carter a fatica, conscia che quello sarebbe potuto essere il loro ultimo bacio. Perfetto, ma ultimo.

«Devo capire se quei motivi valgono ancora per entrambi» mormorò triste mentre si asciugava i segni bagnati delle lacrime sulle guance. «Dammi tempo e spazio Carter, per favore, ho bisogno di rifletterci sopra.»

Non aspettò risposta, si alzò e si diresse verso la camera da letto, lasciandolo seduto nel prato con i suoi pensieri.

Carter sospirò e rimase a fissare la notte che sembrava la giusta compagna per una simile momento, per la prima volta ebbe la consapevolezza che avrebbe rispettato il volere di Jade e avrebbe agito come preferiva.

* * * * *

Mi dispiace arrivare così tardi, ma una volta a casa di mia zia ho scoperto di avere problemi con l'app e il mio capitolo in bozza era sparito, un po' come me l'ultima settimana a causa del lavoro.

Spero comunque che per voi sai un regalo tardivo di Natale. Se voi voleste farlo a me, vi ricordo che potete votarmi agli Italian Writer Awards nella categoria Red, come vi ho accennato nella note della decima puntata [1/7]

Anche se in ritardo, vi auguro di aver trascorso un fantastico natale! Cris

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