Decima puntata [2/7]
Il pomeriggio si ritrovarono sulla spiaggia in compagnia di Ryan che, senza perdere tempo, introdusse la prova ai ragazzi, forniti dalla produzione di vestiti tutti uguali tra loro. Le ragazze indossavano pantaloncini sportivi e dei top che si differenziavano solo per il colore, mentre i ragazzi avevano tutti lo stesso costume. Carter detestava la cosa, era abituato a portare costumi più lunghi perché non gli piaceva esporsi troppo e, appena poteva, cercava di coprirsi il più possibile. Era come mettersi in mostra per lui e, visto che era un personaggio pubblico, era già abbastanza sotto i riflettori senza che rincarasse la dose.
«Dovete dividervi in coppie innanzitutto. Una cosa nuova, giusto?» Li prese in giro, contento che fossero vicini al traguardo imposto dal programma. «La prova di oggi è semplice: vedete quei contenitori? Avete tre minuti di tempo per riempirli di sabbia. Dovete attraversare i corridoi preparati apposta per voi e raccogliere quanta più sabbia possibile là in fondo, accumulata per l'occasione. Alla fine dei minuti a disposizione peseremo i recipienti e vedremo chi avrà totalizzato più chili e, dunque, avrà vinto la sfida.»
Tutti si guardarono sconcertati. Avevano addosso soltanto dei costumi, era difficile trasportare della sabbia in quelle condizioni. Molti non erano pronti ad accettare di ritrovarsi la sabbia in posti in cui nemmeno avevano mai immaginato.
Ryan diede il via al tempo e le coppie si diressero verso i cumuli di sabbia correndo come dei disperati.
Jade, consapevole delle parole dette la sera dopo la penultima scelta, aveva voluto Scott come compagno. Voleva vincere a tutti i costi. Desiderava andare nella cabina della verità per dimostrare che aveva ragione, e se non l'avesse avuta avrebbe avuto almeno la certezza che Scott non faceva per lei. Lui avrebbe avuto il tempo di provare a capire se Leighton era quella giusta, e Jade di farsi un esame di coscienza e affrontare quei sentimenti che giorno dopo giorno chiedevano a gran voce di essere presi in considerazione, quelli che volevano uscire senza che lei li contenesse; tentare di non calcolare la parte più importante di sé la stava logorando.
Senza tanti complimenti si riempì il reggiseno con quanta più sabbia possibile e invitò Scott a fare lo stesso con i suoi pantaloncini. Lungo il tragitto persero un po' del contenuto, ma riuscirono a riversarne un po' nel recipiente indicato dallo stesso colore del top di Jade. Eppure Jade voleva di più.
«Indossi della biancheria intima sotto il costume?»
Scott alzò un sopracciglio, preoccupato da quella domanda, ma alla fine annuì.
Jade lo prese per la mano e corse fino al cumulo di sabbia.
«Bene, allora leviamoci i pantaloncini, facciamo dei nodi alle estremità e riempiamoli.»
Scott la trovò un'idea geniale, così la seguì senza obiezioni. L'esperimento funzionò e riuscirono a traghettare molta più sabbia rispetto a quella degli altri concorrenti, che dopo un paio di viaggi imitarono la loro tecnica, senza raggiungere però il loro vantaggio.
Ryan fermò il tempo poco dopo, e si impegnò a pesare ogni contenitore.
A vincere furono Haylee e Dylan, Jade e Scott e Simon e Dakota.
«Finalmente ragazzi, meglio tardi che mai!» Ryan si rivolse entusiasta verso le uniche due persone che all'interno della casa non erano mai andate in fuga d'amore, e che al momento erano quelle ad averne meno bisogno. «Avete vinto un safari subacqueo con le tartarughe che si terrà domani, buon divertimento! E ricordate che la sera ci sarà la cabina della verità.»
Il presentatore se ne andò tra gli applausi generali mentre i ragazzi tornavano verso casa.
Si ritrovarono tutti nel salotto tranne alcuni che si sistemarono in camera, tra cui Jade, Haylee e Leighton. Jade voleva offrire l'occasione al gruppo di decidere chi votare per l'ultima cabina, e sperava che Scott spingesse per la loro causa, non importava a quale motivazione facesse appello, si augurava soltanto che fosse dalla sua parte in quella cosa.
Carter, però, tornò subito fuori. Era attratto dal disegno e si odiava per quello.
Voleva osservarlo e capire. Gli sembrava un modo masochistico di affrontare la questione Jade, dato che a quanto pareva sembrava il lavoro di Scott, ma quel disegno gliela ricordava così tanto che era impossibile allontanarsi da lì e smettere di guardarlo.
Forse perché Scott era di Atlanta, o forse perché Jade abitava a Santa Monica, ma la palma era un elemento che gli ricordava lei e non il tatuatore. Il tramonto sullo sfondo ricordava molto Los Angeles. Forse la città degli angeli di giorno era arida, ma con il calare del tramonto assumeva colori e sfumature che toglievano il fiato, ed era impossibile per Carter non ritrovarsi nel paesaggio che spesso si era fermato a osservare. Era così lontano da Scott quel disegno che aveva un che di familiare, la sensazione che aveva provato solo accanto a lei durante quelle settimane o a casa, circondato dalle persone a cui voleva bene.
Gli sembrava di essere sull'immensa spiaggia di Santa Monica, il molo alla propria destra e una distesa di mare e spiaggia dalla parte opposta. C'era una leggera brezza, odore di salsedine e il verso dei gabbiani che passavano su di lui. Da quel semplice disegno poteva sentirsi a casa e stare bene, e non riusciva a credere che fosse merito di Scott, non era concepibile. Soprattutto perché quel disegno sapeva di Jade, era la sua essenza. Sfumature tenui ma variegate, così come era lei, su cui si stagliava un tratto più deciso e sicuro, l'ombra che solo a volte gettava sugli altri per dimostrare di cosa fosse capace.
Scott era riuscito a tratteggiarla con così poco, mentre lui ci aveva impiegato mesi per arrivare alle conclusioni a cui stava cedendo.
«Ehi.» Lo interruppe Scott, uscito a fumare una sigaretta. Aveva smesso con quel vizio, ma nei momenti di particolare tensione se ne faceva regalare una per distendere i nervi. «Come va?»
Carter alzò le spalle, rivolgendogli uno sguardo carico di invidia. Il giorno successivo avrebbe voluto essere al suo posto, e la facilità con cui arrivò a quella conclusione aveva del ridicolo. «Non male, ho visto giorni peggiori, e tu?»
«Un po' nervoso.» Per rafforzare il concetto fece un tiro e buttò fuori il fumo.
«Vedo» gli disse Carter con un cenno del mento nella direzione della sigaretta.
«Sai com'è, dentro sono intenzionati ad assecondare Jade, il che vuol dire che ci sono dentro anche io fino al collo.»
Aveva usato un tono rassegnato, e non capiva da cosa potesse derivare. Carter era convinto che anche Scott volesse la stessa cosa.
«Capisco.» Si chiuse dietro un'unica parola e tornò a fissare il disegno.
«È fantastico, vero?» Continuò Scott avvicinandosi a Carter per osservare meglio il disegno.
«Modesto!» Carter gli sorrise sinceramente divertito, era convinto di essere l'unico lì dentro ad avere un ego spropositato, ma a quanto pareva non era l'unico. «Comunque sì, è bellissimo.»
«Perché?»
«Beh, ti ho visto oggi, l'hai fatto tu.» Carter cercò di rispondergli con un tono neutro.
«No, ti sbagli.» Sorrise Scott con soddisfazione. «L'ha fatto tutto Jade, con i trucchi di Olivia. Io l'ho solo aiutata a rifinire un po' il disegno con tecniche tipiche dei tatuatori. I nostri sono stili completamente diversi, ma possono diventare complementari per trarre vantaggio e fare qualcosa di nuovo.»
Carter era colpito. Non solo per l'ammissione, ma per la scelta usata da Scott: diversi e complementari. Esattamente come si sentiva lui con Jade accanto.
«Ah, pensavo che fosse opera tua ma con la tecnica dei graffiti di Jade.»
Scott rise divertito.
«Oh no, ha fatto tutto da sola. Lei è così.» Alzò le spalle per minimizzare la cosa, ma capiva cosa voleva dire Scott: Jade era in grado di cavarsela e di dimostrare il proprio valore, bisognava solo darle l'opportunità per farlo. «Ho provato a disegnare qualcosa di mio, ma quasi mi ritrovo con la mano staccata a morsi per il solo tentativo.»
Carter annuì, non sapeva davvero cosa dire, si sentiva frastornato.
«Sarà meglio che rientri, sono curioso di capire a che conclusioni sono giunti gli altri. Vieni?»
Il cantante si voltò a guardarlo, grato. Non era da tutti trattarlo gentilmente, e apprezzava che la cosa venisse proprio da Scott, la persona a cui nelle ultime settimane aveva fatto più sgarbi possibile. Quel ragazzo si meritava davvero il meglio, e il pensiero gli fece male, perché lui aveva un'idea precisa riguardo a quel meglio.
«No grazie, preferisco stare fuori ancora un po'.»
Scott annuì e lo lasciò solo con i suoi pensieri.
Jade faceva tutto da sola, era così.
Scott aveva detto la verità. Jade era indipendente, al contrario di quanto si fosse aspettato Carter all'inizio, non aveva bisogno di un appiglio per andare avanti. A ripensare al loro percorso doveva ammettere di essere lui a necessitarne, e lo aveva cercato sempre in lei. Era Carter quello che chiedeva aiuto ogni volta, e trovava consiglio e appoggio in Jade, che a lui non si era mai negata. Si era sacrificata sempre, e forse era giunto il momento di ricambiare.
Era stato stupido a non accorgersi prima di quanto Jade fosse importante ben oltre l'amicizia, soprattutto quando aveva smesso di desiderare il sesso con altre donne nella casa, quando si sentiva appagato dal modo di lei di vedere le cose durante i loro discorsi, oppure quando il cuore accelerava il battito per una sua piccola attenzione, un gesto o uno sguardo.
Il corpo, la testa e il cuore di Carter avevano trovato un allineamento in una nuova armonia che non era mai riuscito a percepire al di fuori della paura. Era la mancanza di consapevolezza ad averlo guidato fino a quel momento, e avrebbe fatto di tutto pur di rimediare a quel tempo sprecato.
Aveva passato tutto la permanenza nel programma a osservarla e a viverla piuttosto che a desiderarla, e gli era entrata dentro senza che nemmeno Carter se ne accorgesse; Jade era arrivata così a fondo che non sarebbe riuscito a sradicarla da dentro di sé, né tantomeno l'avrebbe voluto.
Stava iniziando a capire che l'amicizia provata l'aveva portato a conoscerla in modo così approfondito da mostrargliela senza filtri e con i difetti e le debolezze che ogni persona aveva, ma solo in quel momento comprendeva quanto tutti quegli aspetti di Jade gli fossero piaciuti e fossero diventati le cose di cui sentiva più bisogno.
Carter aveva provato più volte a capire cosa le passava per la testa, soprattutto nei momenti in cui erano entrati in conflitto, ma si era accorto di non poter pensare come lei perché Jade aveva sempre in mente prima lui e il suo bene, e grazie a quel comportamento Carter aveva capito che nemmeno lui si conosceva, ma tramite i gesti di lei si era compreso meglio di quanto avesse fatto in una vita intera in compagnia di se stesso.
Jade non aveva mai cercato di cambiarlo o prevaricarlo, anzi, era cambiata con lui nell'evolversi del loro rapporto. Perché Jade si era adattata a quello che lui le aveva imposto nonostante, probabilmente, avesse desiderato di più da Carter.
Lo aveva rispettato e non si era mai permessa di invadere il suo spazio, solo quando il cantante aveva iniziato a lasciarsi andare, lei aveva agito di conseguenza. Non aveva mai oltrepassato i limiti che sapeva esserci, ma l'aveva sempre accompagnato andando di pari passo, senza essere invadente e mostrandosi per quella che era sempre stata.
Tra loro aveva dato troppe cose per scontate, come il fatto che i limiti imposti da lui fossero diventati inutili quando si era accorto che Jade era diventata amica e, forse, qualcosa di più. Non le aveva mai detto che per lui quella specie di patto della seconda settimana non aveva più valenza, quindi Jade non sapeva di potersi lasciare andare con lui come Carter avrebbe voluto.
Si sentiva stupido e impotente.
Più guardava il disegno sul muro e più riusciva a capire il significato del tatuaggio di Jade, quello che lo legava a lui. Un'altra cosa che li teneva uniti in modo indelebile e a cui non aveva mai pensato.
Push yourself into the middle of chaos.
All'inizio di quell'esperienza le aveva detto che lei non stava giocando davvero, ma alla luce degli ultimi fatti si era buttata a capofitto nel loro rapporto. Gli era stata accanto nonostante da Carter volesse qualcosa di più, infine si era fatta male, e lui lo sapeva con certezza perché era stato l'artefice di quel dolore. Ma forse c'era speranza, perché Jade si lasciava ferire dalle persone a cui teneva davvero, e lui annoverava quel triste primato, mentre Scott no.
Doveva imitarla e spingersi a capofitto nel caos, seguire l'esempio di lei e ascoltare il proprio consiglio.
L'avrebbe lasciata in pace fino alla fuga del giorno dopo, poi avrebbe fatto di tutto per farle capire come si sentiva, glielo doveva.
Per la prima volta aveva paura di perderla per sempre, e provava il bisogno di dirle quanto fosse diventata importante, mostrarle quanto necessitava di averla accanto a sé.
* * * * *
Quando si dice: avere l'illuminazione divina!
Allora, cosa ne dite? Carter ce la farà? O sarò un'autrice stronza fino in fondo?
S O N D A G G I O DI N A T A L E:
Siccome la prossima settimana è molto particolare, dato che, appunto, aggiorno di lunedì ma lunedì è natale, cosa preferite che faccia? Aggiorno o slitto?
Ditemi voi, io mi rimetto alla maggioranza!
Ora scappo, sto postando in auto. Ho appena finito di lavorare e ho una cena. Cris
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