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The Siren's Song

Se cinque anni e mezzo prima qualcuno avesse detto a Yuuri Katsuki che un giorno avrebbe combattuto dalla stessa parte di Victor Nikiforov, mettendosi in coppia con lui e attirando la malavita su di sè in una sanguinosa fuga per la sopravvivenza, allora magari gli avrebbe davvero riso in faccia e sparato sul posto, perchè se era così stupido allora non valeva l'aria necessaria per respirare

Chi avrebbe mai pensato che incontrare Victor tutti quegli anni fa a Detroit avrebbe portato a quel perfetto stato di caos.

Aveva diciannove anni al tempo, e Yuuri ricordava di aver pensato che probabilmente sarebbe morto quella notte, ricordava persino di aver pensato che gli sarebbe andato bene. Non era che aveva molto per cui vivere, in quel momento. Era stato mandato in America con la sua pelle che ancora pizzicava grazie alle ultime toppe piene di colore. Sarebbe stato un lavoretto minore, incontrare un trafficante d'armi o due, procurarsi le armi e le stringhe di munizioni per il prezzo che solo Yuuri era capace di negoziare, trasportarle a casa ed allora il gioco era fatto fino al compito successivo che gli sarebbe stato assegnato.

Era la notte in cui sarebbe dovuto ritornare ad Hasetsu quando si incontrarono. Era andato in un bar incospicuo dove il barista pensò che fosse più vecchio di quanto fosse, e si era ordinato un drink prima di fare la stessa cosa che faceva sempre: decifrare coloro che gli stavano attorno era sempre un modo soddisfacente di passare l'abbondante ammontare di tempo che aveva in notti come quella in cui incontrò Victor

Scandagliò tutti coloro che poteva osservare nel suo diretto campo visivo. La coppia che aveva una tresca, troppo paranoica per godersi i loro drink, l'insegnante frustrato che aveva bisogno di una sigaretta e di qualcosa di forte per scrollarsi dalla giornata che l'aveva quasi spinto oltre il limite, il gruppo di uomini d'affari dai completi passabili che stavano festeggiando un accordo che avevano siglato dalla parte giusta della legge.

Girellava sul suo sgabello, e si ricordava l'istante in cui vide la figura solitaria di Victor Nikiforov seduto ad un tavolo attraverso la stanza piena di ombre che stava diventando velocemente troppo piccola, soffocante, perchè vedere quella schiena composta seduta lì colpì Yuuri come una mazza nel petto.

Ricordava di aver pensato come fosse impossibile staccargli gli occhi di dosso, ricordava di aver pensato a come la curva di quelle spalle e la rastremazione del suo completo era ancora meglio dal vivo in comparazione alle foto di sorveglianza che la sua famiglia aveva raccolto. Yuuri ricordava di aver pensato che se non avesse già saputo a chi apparteneva quel vestito impeccabile e quei capelli argentati, allora Victor sarebbe stato solamente un'altra faccia nella stanza, nascosto dietro ad una bellissima e perfettamente cucita maschera esattamente come Yuuri quando andava in quei posti per fondersi con il silenzio che non passava mai il giudizio.

E Victor, attento come era e come sarebbe sempre stato, si girò con la sensazione dello sguardo di Yuuri sulla sua schiena e sorrise in modo devastante, un sorriso che sapeva tutto perchè in quel momento, in quel bar con lo stesso singolo drink e la stessa miscela di isolamento, erano più simili di quanto sarebbero mai stati diversi.

Ricordava come il suo cuore rispose con una sua propria volontà mentre il colore di quei occhi blu elettrico lo trovarono, ricordava come accelerò all'impazzata mentre Victor si alzava dalla sua sedia, così slanciato ed aggraziato mentre la superava con gli occhi su di lui, perchè era la cosa più bella nella stanza, e si sedette accanto a Yuuri con un sospiro come se fosse appena tornato a casa da una lunga giornata in ufficio, e poi ordinò per entrambi un drink come se avesse pianificato di incontrarlo lì da tanto.

"Sai, posso analizzare tutti in questa stanza, e poi ci sei tu, che hai potuto ingannare tutti tranne me", Victor lo disse sbrigativamente mentre prendeva il suo drink dal barista, come se stesse parlando del tempo o dello stato corrente del mercato azionario, come se stesse parlando di qualcosa di insignificante, qualcosa che nemmeno gli fregava, non come se stesse parlando del fatto che al di sotto dell'abito di Yuuri, sotto la sua maschera, sotto i colori nella sua vera pelle, c'era sangue che meritava di essere chiamato reale nella malavita, e Yuuri non riusciva fottutamente nemmeno a respirare, il suo cuore si bloccò dallo shock da qualche parte tra i suoi polmoni e la sua gola.

"Rilassati", ridacchiò allora Victor, e Yuuri ricordava il calore che scrosciò su di lui in quel suono accogliente, il senso di sollievo alla consapevolezza non sarebbe, dopotutto, perchè quello fu il momento in cui il suo puzzle si completò tutto da solo. E la vita non sarebbe più stata la stessa.

"Siamo solo due volti senza nome che condividono una bevuta, giusto?", suggerì Victor, dando a Yuuri quell'occhiolino sfacciato, perchè ovviamente sapeva tutto, sicuramente qualcuno come Victor aveva tutte le informazioni. Le sorprese erano solitamente cattive per qualcuno come Yuuri, ma invece non era mai stato così lieto di essere stato sorpreso nella sua vita.

"Giusto", acconsentì Yuuri con una risata, e si riempì di coraggio liquido mentre passavano il tempo, mentre lentamente, ma certamente, si portava attraverso la linea che aveva sempre voluto attraversare, perchè in ogni foto di tutti i rapporti che la sua famiglia riceveva, non importava da quante persone Victor fosse circondato, in compagnia di una persona o di un'intera scorta di uomini, lui era sempre così inequivocabilmente solo.

Non avrebbe mai dimenticato l'espressione di puro stupore nel volto di Victor mentre stavano per separarsi nella strada buia di fronte al bar dopo ore di chiacchierata, perchè si allungò e prese la fottuta mano di Victor Nikiforov, tirandolo vicino per scambiarsi il respiro che sapeva di whiskey sotto uno stupido lampione con intorno il sibilo di pneumatici mentre i taxi notturni passavano, e chiese così di rivederlo.

Yuuri ricordava come fu lo stesso Victor a prendere la sua altra mano, la presa stretta e tremante. Ricordava come la sorpresa di Victor si tramutò in crepacuore ed angoscia mentre serrava gli occhi per mantenere quella maschera, non mostrando tutto ciò che era stipato al di sotto, perchè era così difficile ed ingiusto credere che la solitudine fosse bandita con solo un paio di parole, così terribile pensare che Yuuri, tra tutte le persone, fosse stato la prima persona a proporsi di incontrarlo come un altro viso umano. Victor era destinato a stare nella cima del mondo, e quindi era stato già isolato dal suo stesso potenziale di dominio.

Ricordava come Victor si piegò per primo e fece scontrare insieme le loro fronti con una delicatezza di cui qualcuno come lui non sarebbe dovuto essere capace. Ricordava le sue ciglia che erano spesse e lunghe e molto più belle di quanto sarebbe dovuto essere legalmente concesso. Ricordava il muschio della sua colonia e l'alzarsi ed abbassarsi del suo petto mentre Victor apriva i suoi occhi per guardarlo con quel fuoco dal quale Yuuri sapeva non ne sarebbe più uscito. Gli parlò con fervore e passione, con respiri veloci di bisogno e desiderio, con tutto eccetto l'odio che avrebbe dovuto provare. "Me lo stai davvero chiedendo?", e il silenzio carico nella quieta strada diceva ad entrambi cosa era quel 'lo'.

"S-sì...", e Yuuri era lucidamente spaventato, ma non per la sua vita, ma spaventato dal rifiuto, spaventato di non averlo mai più, spaventato di fare una cazzata perchè quello che aveva chiesto era giustamente folle, aveva più senso che Victor lo uccidesse che gli dicesse di sì.

Ma Victor sospirò solamente ancora una volta mentre la sua maschera cadeva, mentre portava Yuuri ancora più vicino, vicino così che non ci fosse assolutamente niente tra di loro, niente divisioni, niente regole, niente linee che definitivamente non avrebbero dovuto attraversare. "Sai in che cosa ti stai immischiando con me?", gli domandò di nuovo Victor, un sussurro delicato.

E Yuuri era troppo spaventato, troppo ammutolito per rispondere, perchè era chiaro ad entrambi cosa Victor voleva dirgli. Al di sotto di quella maschera c'era quel tremendo mix di disperazione e potere, come se Victor potesse prendere tutto comunque sia, ma voleva che fosse Yuuri a dargli tutto, perchè aveva capito che era la sola persona che capiva, la sola persona che poteva.

"Non ci sarà ritorno per nessuno dei due se ci incontrassimo di nuovo". Le parole sfuggirono dalle sue labbra, corsero giù lungo la sua spina dorsale in tremolii e pelle d'oca, e l'eccitazione rispose per lui.

"Lo so, Victor". Quella fu la prima volta che pronunciò il suo nome in faccia, la prima volta che il nome di Victor diventava un segreto nella sua lingua, la prima volta che voleva tenere qualcosa per se stesso e non lasciarla mai.

Per la prima volta pensò che se qualcuno avesse detto a Yuuri Katsuki che in cinque anni da quel momento sarebbe stato dalla stessa parte di Victor Nikiforov, forse gli avrebbe davvero creduto, perchè Victor rise di nuovo, spensierato, ambizioso ed affascinante allo stesso tempo. Chiuse la distanza e tirò i loro corpi vicino, e guardò Yuuri come se avesse aspettato per quel momento, come se fosse tutto ciò per cui poteva sperare.

"Allora è un appuntamento, Yuuri"

E mentre rimanevano lì, respirando la stessa calda aria con il mondo inesistente alle loro spalle, Yuuri sentì per la primissima volta Victor canticchiare la canzone che stava canticchiando in quel momento, il suo profondo motivetto che rimbombava nel suo petto come un triste inno, e non avrebbe mancato di colpirlo con la sua melodia incredibilmente cupa della sua anima.

"Quelle fottute teste di cazzo!". L'imprecazione di Yurio interruppe il viaggio mentale di Yuuri mentre il caos smuoveva la macchina abbastanza per sistemarsi e la testa di Yuuri smise di girare grazie a quel canticchiare solenne accanto a lui che diveniva più forte, abbastanza da domare il suo panico crescente.

Nei sedili posteriori, la faccia di Yurio era striata di sangue, il vetro era esploso per l'impatto dal lato opposto del veicolo con abbastanza velocità da spargere le sue maligne schegge in tutto l'interno della macchina. Una piccola dose di fortuna in un'altrimenti sfortunata frenata al loro piano, ma il tutto stava diventando sempre più sfortunato mentre i secondi passavano.

Yuuri contò, altri tre SUV si stavano avvicinando sempre più, le loro luci accusatrici che si allungavano verso di loro formando una gabbia di luce per impedire loro di scappare nella notte davanti a sé. La loro macchina sferzò una curva ad angolo e adesso si stavano scontrando contro il SUV che li aveva colpiti, a solo una manciata di metri con i suoi fari accesi, i passeggeri al suo interno ancora immobili mentre si riprendevano dall'impatto di uno scontro frontale.

Fu in quei pochi secondi critici che Yuuri riuscì a valutare una via di fuga, stessa cosa che Victor aveva già fatto. Yuri Plisetsky stava ancora imprecando mentre si guardava intorno, ancora non abbastanza esperto da pensare ad una via d'uscita, Yuuri rifletté tra sè e sè.

La loro macchina non era ancora stata trivellata dai proiettili, erano ricercati vivi piuttosto che morti, tutto ciò di cui avevano bisogno era che uno di quei veicoli si muovesse, aprire un passaggio, e quale migliore macchina di quella con gli occupanti storditi che stavano uscendo dal veicolo uno ad uno per riscuotersi. Ce ne erano solo quattro, bersagli facili per qualcuno come Yuuri, fornendo un'entrata nella mischia. Quello sarebbe stato compito di Victor.

"Pensi che la macchina possa ancora andare?", gli chiese Yuuri mentre sfilava un paio di coltelli Tanto – che Victor aveva avuto l'accortezza di prendere, ancora una volta, per darglieli qualche minuto prima di lasciare la casa per l'ultima volta come regalo che aveva tenuto solo per quel momento – dalla sua manica. Erano taglienti come il peccato, ben bilanciati, della lunghezza perfetta per penetrare e pugnalare senza preavviso qualcuno nella gola.

Yuuri sapeva di essere fremente, frustrato dall'eccitazione, perchè era tempo per lui di giocare la sua parte, e lui lo sapeva perfettamente, Victor lo sapeva a sua volta, tutti gli altri però...

"Dovrà andare", Victor disse mentre continuava a canticchiare, le sue mani guantate adesso erano dentro alla sua giacca per prendere le armi e prepararsi per coprire la sua pazza corsa per avvicinarsi al SUV malridotto e ai bersagli nella sua strada.

Le dita si arricciarono intorno alla maniglia dello sportello, Yuuri si piegò verso la console centrale, faccia a faccia con Victor mentre gli pneumatici stridevano nell'inchiodata e l'aria fuori dall'auto divenne ostile mentre rimanevano in attesa che qualcuno uscisse, per negoziare o semplicemente consegnare la persona che aveva causato quel casino: Yuuri. "Mi libero degli uomini, sposto la macchina, e mi recuperi per la strada?", Yuuri confermò il piano che entrambi avevano pensato.

"È un appuntamento, Yuuri". Victor era Victor; si limitò ad ammiccare con tutto il suo charme e facendo connettere le loro bocche per buona misura in un bacio bruciante che avrebbe dato abbastanza benzina al loro fuoco per risolvere la faccenda.

"Che cazzo, Victor, lo stai lasciando andare lì fuori! Ha una paura fottuta!", Yurio si intromise quando finalmente arrivò alla stessa conclusione alla quale erano arrivati, nemmeno un solo proiettile era stato ancora sparato, e quello era il loro maggior vantaggio. Stavano tutti sottostimando quanto Victor e Yuuri erano disposti a spingersi per uscire da quell'angustia.

"Guardami le spalle, allora", sussurrò Yuuri prima di spingersi via, prima di spalancare lo sportellone e iniziare a correre più velocemente che poteva per chiudere le distanze, e non ebbe bisogno di aspettare una risposta, perchè sapeva che la risposta di Victor sarebbe stata 'sempre'.

In tempistiche come quelle, quei tre o quattro secondi pieni di adrenalina dove la vita è in bilico che avevano sempre un modo di rallentare tutto per Yuuri, i suoi piedi avevano il loro modo di trovare l'equilibrio più sicuro e il miglior tratto da seguire, e mentre grida di allarme crescevano nella rude lingua russa, mentre colpi di pistola partivano con migliaia di tonfi dalla pistola di Victor per mantenere l'attenzione con quel diversivo chiassoso; Yuuri sapeva già che avrebbero vinto.

I quattro uomini che si stavano raggruppando per andargli incontro disponevano giusto di una dozzina di subordinati, non erano di Victor Nikiforov o di Yuri Plisetsky, nessuno di loro era in alto nella Mafia Russa o Yuuri avrebbe conosciuto le loro facce. Quegli uomini non avevano deciso cosa fare, non sapevano gestire quell'avversario solitario che sembrava disarmato, ma nel momento in cui realizzarono quanto velocemente Yuuri si stava avventando su di loro era già troppo tardi.

L'aria notturna continuava a portare in distanza il lamento delle sirene avvicinarsi mentre Yuuri chiudeva le distanze con lunghi balzi, tirò fuori i coltelli Tanto dalle sue maniche con movimenti fluidi che il suo corpo conosceva a memoria, ed adesso era abbastanza vicino da vedere le loro espressioni anche nella fioca luce del lampione: la loro sorpresa, il loro panico, e, dato che adesso erano abbastanza vicini da vedere anche la truce determinazione di Yuuri, la loro paura.

Nella macchina dietro di lui, sentì Yuri Plisetsky imprecare qualcosa di incomprensibile che suonava come un 'ma che cazzo' mentre i coltelli di Yuuri catturavano la luce in un movimento fluido, e non riuscì a trattenersi dal ridere mentre si scagliava dal basso contro il primo uomo squarciandogli l'arteria nell'inguine, il sangue arteriale che zampillava sulla sua mano era caldo e scostante come sempre. Dovrebbe davvero provare a tenere pulito il completo che Victor gli aveva comprato.

Rise ancora di più quando la veloce raffica dell'AK-47 di Yuri si unì al coro con la pistola di Victor, perchè cinque anni prima, cinque giorni prima, o anche cinque ore prima, non avrebbe mai potuto prevedere nemmeno questo.

Da lì sfilò il piede per fare leva e infilzare entrambe le lame nei polmoni della prossima persona che non riusciva a fermare lo slancio d'esecuzione di Yuuri, e stava usando quel corpo traboccante, floscio come la morte, come scudo quando uno dei due uomini rimanenti finalmente riprese i sensi e decise che con Yuuri fosse necessaria una forza letale, dopotutto.

I colpi di pistola vennero sparati, la violenta ripercussione vibrava nelle ossa di Yuuri mentre i proiettili martellavano il loro compagno, adesso morto, sparo dopo sparo prima che Yuuri spingesse il cadavere ancora caldo contro di loro per attaccarli nuovamente a sorpresa, ed esso non aveva nemmeno toccato il pavimento che Yuuri si scagliò sulla prossima persona con un salto per spingere il suo affilato coltello mietitore fino all'elsa in mezzo al morbido incavo delle sue clavicole.

Anche nella scarsa visibilità della notte, Yuuri poteva vedere l'istante in cui quegli occhi diventavano vitrei e puntati verso l'oblio nello stesso momento in cui l'uomo diventava vittima, cadendo in ginocchio, e il sangue di Yuuri ruggì nelle sue vene, pompava nel suo petto, diventava caldo nei suoi occhi. Non riusciva a ricordare l'ultima volta in cui si era permesso di lasciarsi andare così.

Le sirene erano più vicine adesso, facendo eco al loro accanimento l'uno contro l'altro mentre sfrecciavano versa la scena del crimine da direzioni diverse. I proiettili sparati intorno a sè erano meno frequenti mentre la battaglia si volgeva a loro favore, e con ciò l'ultimo uomo girò i tacchi e provò a scappare, provò a scappare da lui per salvarsi la vita, e Yuuri non l'avrebbe permesso in nessun modo in quanto era qualcosa che non poteva permettersi di fare con Victor.

Nella frenesia del momento, Yuuri squarciò prima i tendini del ginocchio, perchè tutti dovevano sapere la sensazione di disperazione quando l'unica cosa che volevi era appena fuori portata, i tagli netti a due mani tranciarono i tendini che cedettero senza alcuna resistenza, e l'urlo agghiacciante risuonò dalle profondità del petto dell'ultimo uomo prima che Yuuri lo calciasse sulla schiena per farlo inginocchiare, prima di avvicinarsi da dietro e incrociare le sue lame sul petto dell'uomo in un abbraccio beffardo solo per lacerare la sua gola da orecchio ad orecchio; era riconoscibile, non importava in che lingua fosse.

Dal lasso di tempo da quando Yuuri aveva lasciato la macchina a quel momento sembrava passata già una vita, una vita ad aspettare la prossima volta che avrebbe visto Victor, una vita ad attendere quella cosa, ma era passato solo un minuto al massimo, ed era assolutamente il tempo di andare, di vedere Victor un'altra volta.

I cadaveri a faccia in giù dimenticati mentre il sangue vitale si raggrumava sul calcestruzzo intorno a loro, salì nel SUV privo di guidatore, ed era fortunato che aveva solo bisogno di far fare retromarcia a quell'affare perchè era enorme e lento, e odiò guidarlo per quei due secondi che gli ci vollero per spostarlo come avevano pianificato. Non guardò nemmeno dove stava andando, la macchina si fermò da sola mentre si scontrava contro il lampione, la lampadina sopra si spense, aprendo loro un passaggio nell'oscurità per correre e scappare da quel posto.

La Station Wagon si spinse vicino a Yuuri, portando il paraurti posteriore contro il marciapiede mentre si fermava. Più proiettili colpirono il finestrino nero mentre Yuuri si lanciava dentro lo sportello aperto e chiudendolo prontamente dietro di sé, e mentre Victor abbassava il piede, mentre la macchina sbandava in partenza con uno pneumatico forato e trascinando un paraurti, Victor rideva, pazzo, folle e inarrestabile come sempre.

"Bello vederti qui, amore", esclamò con respiro corto, ed era semplicemente soave come sempre, i suoi occhi accesi come fiamme, il suo volto arrossato con quella sfumatura di rosa che gli colorava le guance ogni volta che era eccitato.

"State zitti, pazzi innamorati, avete pensato a cosa faremo adesso?", si intromise Yuri da dietro. Non era messo peggio più di quanto era prima del primo impatto, ma comunque sembrava più irritato, più spossato, più confuso che mai, perchè anche se stava scattando contro Victor, l'unica cosa che guardava era Yuuri come se gli fossero spuntate due teste ed avesse iniziato a volare.

"Oh", Victor sollevò la testa con un broncio ignaro mentre i suoi occhi diventavano vuoti, e fece quella cosa tenerissima che faceva sempre svolazzare le farfalle ubriache d'amore nelle interiora di Yuuri; mise un dito sul suo labbro, pensieroso, prima di rispondere con una malandrina scrollata di spalle e un impenitente ghigno in aggiunta. "Ero troppo distratto nel guardare Yuuri per pensare a qualsiasi altra cosa. Dio, non avevo mai visto la violenza essere così sexy"

Yuuri si sentì bruciare nel sedile davanti, frustrato di nuovo per una ragione differente, perchè solo Victor poteva uscirsene con tali affermazioni ridicole ed essere completamente serio a proposito, abbassandosi ancora di più, desideroso di strisciare nel vano dove i suoi fottuti coltelli aspettavano di essere puliti. E nel mentre Yuuri pensava a ciò, aveva sempre pensato lo stesso a Victor.

"Ugh. Sei disgustoso", lo Yuri Russo arretrò, "È una fortuna che Georgi non fosse con quel gruppo, o ci avrebbe semplicemente fatto a pezzetti. Quel pazzo bastardo vuole la tua testa, sai, pensa di poter prendere il tuo posto. Comunque sia, vai da Otabek, saremo al sicuro lì"

"Da Otabek?", chiese Victor, le sue sopracciglia si aggrottarono pensierose mentre oltrepassavano spediti degli edifici per ritrovarsi in un sobborgo più quieto con nessuno nelle loro tracce, per adesso.

"La sua vera residenza, sai quale", e Yuri stava ancora guardando Yuuri con cauta curiosità anche mentre parlava con Victor con una scioltezza che Yuuri non aveva mai visto prima d'ora.

"Oooh, e nessun altro lo sa". Improvvisamente Victor aveva una direzione in testa mentre capiva cosa intendeva Yurio, mentre la loro corsa non così delicata giunse di proposito in una strada secondaria. Il paraurti si era staccato ad un certo punto durante la loro conversazione, e Yuuri pensò che forse avrebbe comprato un'altra macchina esattamente come quella un giorno, perchè aveva fatto loro un buon servizio.

Yuuri non sapeva chi fosse questo Otabek, non riusciva a ricordare quel nome da nessuno dei rapporti che la sua famiglia riceveva sui Russi, ma se Victor si fidava di lui abbastanza da andarci in un momento come quello, allora si sarebbe fidato a sua volta.

"Va tutto bene, Yuuri", ma, come al suo solito, Victor poteva sentire il suo disagio, e come al suo solito tutto ciò che gli serviva per mandarlo via era un morbido tocco ed un caldo sorriso. "Otabek è un mercenario, uno di quelli bravi, lavora per sè e si rifiuta di parteggiare per chiunque, ad eccezione per una certa persona nel sedile posteriore"

"Oi! Stai zitto e guida". Yuuri Plisetsky sbraitò e calciò il retro del sedile di Victor con un vero e proprio rossore che gli colorava le guance, per grande ostile divertimento di Victor.

Il resto del viaggio cadde in quello che Yuuri chiamerebbe una pace socievole. Victor canticchiò per tutta la via, tenendo la mano sporca di sangue di Yuuri in una presa stretta, lasciandola solo quando aveva bisogno di cambiare marcia.

Yuri Plisetsky non proferì altra parola, non ci furono sbuffi arrabbiati di impazienza o superiorità, nessun reclamo di quanto ciò fosse una follia o impossibile, invece si limitò a guardare Yuuri per l'intero quieto viaggio, lo sguardo sospettoso e indagatore come se avesse visto Katsuki Yuuri per la prima volta solo in quel momento.

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La loro prossima fermata, da Otabek, non era affatto lontana. Un corto viaggio nelle fabbriche dormienti del sobborgo industriale dove si infilarono in un piccolo garage. Era nascosto in mezzo a due larghe strutture in telaio d'acciaio che celava l'entrata con ombre fisse, eccetto, secondo lo stile e la drammaticità di Victor, che ciò non fosse affatto un garage ma un'entrata in pendenza di un vecchio tunnel sotterraneo che portava dal suo garage corrispondente ad una proprietà confinata da un recinto da tutti i lati dall'isolato vicino.

Poteva puntare che Victor Nikiforov avesse qualcosa di così hollywoodiano nascosto. Yuuri si domandò se sarebbe mai arrivato un giorno in cui Victor non avrebbe potuto sorprenderlo, ne dubitava.

L'alba e tutte le sue sfumature erano all'orizzonte mentre scendevano dall'auto e si avvicinavano ad una casa piuttosto grande vicino ad un hangar gigante. Le porte a rullo dell'hangar rivelava un interno che sembrava a Yuuri abbastanza ben equipaggiato da combattere una guerra tutta da soli. C'erano veicoli blindati e camion da trasporto, quads, biciclette sporche, veicoli di scorta e containers che avrebbero dovuto contenere senza dubbio più strumenti per il commercio mercenario.

Non riuscirono ad arrivare alla casa in mattoni che sembrava più un rifugio anti-bomba che una casa che qualcuno comparve per salutarli, per fissare Yuri più che altro, perché non sembrava nemmeno sorpreso di vedere Victor e Yuuri lì, non sembrava provare proprio niente, ed era tanto tempo che Yuuri non incontrava qualcuno che non riusciva a leggere.

"Questo è Otabek", spiegò Victor, e Otabek, con la sua corporatura rigida che urlava un che di militaresco, le ampie spalle e la postura rilassata, si limitò invece a guardare Yuri Plisetsky, impassibile e privo di emotività mentre notava i piccoli tagli sul volto del russo.

Il silenzio si prolungò, Victor aspettò come se avesse già visto tutto prima con un ghigno consapevole sulle sue labbra mentre Yuri si piegava all'espressione severa di Otabek.

"Sto bene!" sbuffò infine, apparentemente sconfitto dal fatto che Otabek non avrebbe fatto alcunché finché Yuri non avrebbe detto qualcosa.

"Bene". Il volto di Otabek si ammorbidì con un sospiro che, Yuuri non aveva realizzato, l'uomo aveva trattenuto fino a quel momento, e sembrava molto più affabile rispetto alla prima impressione di soli pochi secondi prima.

Ciò fece borbottare Yuri cose tra sé e sé mentre Otabek finalmente si accorgeva gli altri suoi ospiti, e fece la stessa cosa che il biondo aveva fatto nel vedere Victor e Yuuri insieme per la prima volta. Vide il modo in cui il loro atteggiamento ruotava intorno all'altro anche se non si stavano nemmeno toccando, vide lo sguardo di Victor rivolgersi di nuovo a Yuuri ogni manciata di secondi come se avesse ancora paura che tutto ciò stesse per svanire in una nuvola di fumo. Vide il sangue sulle mani di Yuuri, vide quel rosso spalmato sul suo petto e sulla faccia, e seppe che niente di esso era del giapponese.

"Sapevo che qualcosa ti frullava per la testa quando mi chiedesti di rifornirti di abbastanza armi per un uomo della mafia, la macchina, quei coltelli Tanto che mi ci è voluta una vita per trovarli, ma mai avrei immaginato qualcosa di così folle", rifletté tra sé e sé mentre guardava verso di loro, e Yuuri capì che lui era la prima persona a comprendere quanto sarebbero disposti a spingersi, poteva vedere il sangue che erano disposti a spargere, il caos che avevano rilasciato, e si limitò a chinare la testa in conferma del fatto con un luccichio di comprensione nei suoi occhi.

"Non volevo chiederti ancora più di quello, ma sembra che adesso dovrò farlo, scusa, Beka", rispose Victor con una scrollata di spalle.

"Non posso farci niente, in più, sei tecnicamente da solo adesso, quindi posso aiutarti quanto voglio..." e Otabek fece intendere l'implicito sottinteso della sua frase mentre Yuri lo guardava con occhi sgranati e la sua bocca che formulava delle parole che non sarebbero uscite.

Il ghigno sul volto di Victor era diabolico e ambizioso mentre ridacchiava dal profondo del suo petto e stringeva la mano di Otabek con familiarità e rispetto, ed anche adesso sembrava che, con solo il suo nome, Victor Nikiforov riusciva ancora a farsi seguire dalle persone.

"Hai appena detto che lo farai per Yuri", lo provocò Victor, anche se tutti potevano capire che c'erano molte altre ragioni oltre a quello.

Fu allora il turno di Otabek di fare spallucce. "Ricordo che un po' di anni fa una volta mi dicesti 'Non dimenticare ciò che vuoi. Solo tu puoi renderlo realtà', e probabilmente fu la prima volta in vita mia che ebbi paura di qualcuno. Tutto questo tempo ho riflettuto a cosa stavi pensando quando hai detto quelle parola, e adesso lo so"

Otabek si fermò e li guardò entrambi di nuovo, da Victor a Yuuri, perché era chiaro che le sue prossime parole sarebbero state dirette ad entrambi, i capi di quel non-proprio-un-gruppo che era iniziato da due e adesso sembrava essere composto da quattro persone.

"Sono disposto a prestare la mia forza a voi, che fareste di tutto per tenere ciò che volete"

E con ciò era fatta, quel round di patti verbali che portò via la tensione latente mentre il sole sorgeva più alto, illuminandoli con la luce mattutina.

"Entriamo dentro, così che tu possa pulirti e riposarti un po' prima di qualunque cosa. Sembra che tu abbia avuto una notte divertente"

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Furono allora lasciati a loro stessi, e anche mentre Yuuri si portava oltre le pareti bianche del corridoio per trovare un bagno, sentiva ancora l'attenzione di Yuri Plisetsky che guardava ogni suo movimento. Non gli aveva rivolto parola da quando Yuuri era saltato di nuovo nella macchina, ma era semplice capire che c'erano centinaia di cose che il Russo stava pensando.

La casa, da quello che Yuuri poteva vedere, era immacolata, organizzata e pulita con lo stretto necessario e niente di più in ogni stanza che passava, e c'era una strana sensazione di comfort nella semplicità di tutta la casa.

Yuuri si concentrò sulle piastrelle pulite, le linee di boiacca e il banco lucido in porcellana del bagno secondario mentre cedeva quel nodo di tensione nel suo stomaco, mentre puliva l'ultima traccia di adrenalina dal suo corpo, forzandosi di distaccarsi dal brivido di essere scappato con Victor ancora una volta.

Se avesse saputo che sarebbe stato così eccitante, così pieno di sorrisi, di risate e dell'infettante follia di Victor, allora Yuuri avrebbe affrontato l'inconveniente molto prima.

Tutto ciò che era successo da quando aveva incontrato Victor quella notte di una settimana prima era stata una sorpresa, e mentre il sangue che si seccava diventando nero sulle sue mani si lavava via in vortici di acqua sporca giù per lo scolo, Yuuri si chiese cos'altro ci sarebbe potuto essere in serbo. Sapeva che il peggio doveva ancora venire.

Ci sarebbero state ancora delle ripercussioni da parte della sua famiglia. Minako sarebbe stata indubbiamente fremente dopo tutti gli anni che aveva passato a crescerlo dal giorno in cui è nato, allenandolo in ogni passo della sua vita, insegnandogli a combattere e ad uccidere e a vincere, le ore che aveva speso a mostrare a Yuuri come nascondere la sua vera faccia, lo sforzo che aveva investito nel renderlo ciò chi era. Il lavoro della sua vita, apparentemente sprecato.

Quella era l'unica cosa che rimpiangeva della sua provenienza, perché se mai Minako e Victor si dovessero incontrare sarebbe la cosa peggiore che potrebbe mai capitare nella vita di Yuuri. Lo sapeva dal giorno in cui aveva deciso che Victor era qualcosa senza il quale non poteva vivere.

C'era anche l'altra parte, i Russi erano ben lungi dall'aver finito con loro, e se Yuuri aveva ragione su Georgi Popovich, allora avevano bisogno di lasciare il Paese il prima possibile, perché anche Yuuri sapeva che quel tipo era un'imprevedibile mina vagante.

Nonostante tutto, Yuuri si ritrovò ad aspettare con ansia qualsiasi cosa sarebbe successa dopo.

"Per cosa stai sorridendo, Yuuri?", arrivò il profondo borbottio quando Victor lo trovò in bagno, le forti braccia allacciate intorno al suo bacino come se appartenessero lì mentre lo abbracciava da dietro, poggiando il mento sulla sua spalla e guardando la loro immagine allo specchio; sporchi di sangue, scarmigliati, stanchi ma ancora vivi come prima, e il sorriso di Yuuri crebbe solamente al riflesso dello specchio.

"Sono felice", fu tutto ciò che Yuuri sussurrò in risposta, assaporando la sensazione di quelle braccia che si stringevano intorno a lui, l'eco nel petto di Victor che diceva che sapeva esattamente come si sentiva.

Victor non lo lasciò per parecchio tempo, rimase in silenzio con la sua fronte che riposava sul retro del collo di Yuuri, senza parole per una volta nella sua vita, e, solo dopo che le sue mani furono finalmente pulite, mormorò solo per le orecchie Yuuri, "Sai quanto a lungo ho desiderato sentirti dire queste parole? Sai quanto io sono felice di sentirtele dire, Yuuri?"

"Victor...". Il cuore di Yuuri era di nuovo in gola, sopraffatto com'era dalle parole del compagno. "Adesso lasciami andare"

"Non voglio". La risposta petulante fu istantanea.

"Lasciami andare, così posso abbracciarti e baciarti come si deve", ci riprovò Yuuri.

Non ebbe tempo di girarsi da solo, non ebbe tempo di prepararsi per la completa attenzione di Victor. Le mani lo rigirarono per la vita, spinse il suo bacino contro quel bancone di porcellana lucida. Ebbe solo un assaggio degli occhi blu completamente coinvolgenti di Victor prima che lo baciasse, morbido e tenero con un lento passaggio della sua lingua sulle labbra di Yuuri.

Le mani si fecero strada tra le sue, intrecciando le dita, stringendo i suoi palmi mentre sensazioni che le parole non potevano nemmeno sperare di descrivere li inghiottì entrambi, e Yuuri seppe che finalmente sarebbe stato in grado di sconfiggere la solitudine, aggrappandosi all'esistenza di Victor.

Prima che Yuuri potesse farsi avanti, ricambiare di più il bacio perché non sarebbe mai stato abbastanza; fu Victor a rompere il bacio e indietreggiare con un ordine malizioso in volto, con un ghigno e una risatina giocosa.

"Tuttavia mi ricordo, Yuuri, che c'è qualcosa che mi hai detto che avresti pagato un po' di ore fa". Victor era più pericoloso così: gli occhi socchiusi e la voce profonda invitante come un vero canto di una sirena, allettante quanto mortale. Yuuri si era arreso a quella melodia tempo fa.

"Ti pagherò con gli interessi". Con ciò, Yuuri lo condusse in una delle camere vuote alla fine del lungo corridoio dalle pareti bianche.





Spazio della traduttrice

Mi ci è voluta un'eternità tra le vacanze estive e tutto il resto, ma finalmente il quarto capitolo è qui, e per questo traguardo dovete ringraziare la carissima Miri BadJackson che mi a aiutato tanto! Spero davvero che vi piaccia!
E niente, gli sguardini che Otabek e Yuri si scambiavano mi fanno morire, sono bellissimi, e Viktor e Yuuri sono dei sadici pazzi scatenati. E ciò mi piace. Parecchio poi.
Cercherò di accellerare la traduzione del quinto capitolo!
Per fare due chiacchere insieme, potete contattarmi sulla mia pagina fb dove troverete anche il link per la versione efp.

Alla prossima!


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