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Idols and Anchors

Se chiunque altro dicesse che riuscirebbe a rimanere completamente calmo quando l'imminente promessa di morte stava accarezzando il retro del proprio collo come stava succedendo a Yuuri adesso, allora erano o dei pesci piccoli che non stavano giocando a giochi seri, o stupidi che non erano mai stati sparati, o una combinazione dei due. Gli stupidi finivano per morire, i pesci piccoli finivano per lavorare per i pesci grandi, e Yuuri era normalmente quello nel lato vincente negli scontri perchè le persone lo sottostimavano costantemente.

Si aggrappò a quel fattore in quel momento, e mentre la tensione avvolgeva i suoi piedi e mandava un brivido di adrenalina su per la colonna vertebrale, sperò che il primo e unico incontro con Yuri Plisetsky quasi un anno prima avrebbe giocato a suo favore, o no. Dipendeva tutto da come il perennemente arrabbiato russo vedeva la faccenda.

Yuri Plisetsky gli aveva salvato la vita, non per la sua bontà di cuore, ovviamente, ma per dispetto.

Yuuri era sempre un umano, a volte i lavori andavano male nonostante le contingenze prese, o quanto duramente provava a ripulire la mente da certe distrazioni dai capelli argentei. L'accordo per le rotte commerciali congiunte per il quale era stato mandato a negoziare a Pechino undici mesi prima era il primo esempio di cose che andavano esattamente come non avrebbero dovuto.

Subì un agguato mentre era fuori da solo, tre giorni prima che avvenisse quella farsa dell'accordo, disposto e osservato dal momento in cui i suoi piedi avevano toccato terra a Pechino. Yuuri andò quasi in panico perchè avrebbe dovuto incontrare Victor mentre era lì e, per quanto lo riguardava, niente si sarebbe messo in mezzo, non una singola cosa avrebbe fatto preoccupare Victor o fatto qualcosa di drastico come spazzare via l'intera triade cinese, perchè se Victor avesse saputo cosa stava succedendo, ciò era esattamente quello che avrebbe fatto, non per ragioni patetiche come arrivare a salvarlo, Victor Nikiforov non avrebbe dato fiducia a qualcuno che non sapeva salvarsi da solo, no, era perchè, come Yuuri aveva detto, niente avrebbe rubato il loro tempo insieme, che stava velocemente acquisendo più valore delle vite di altri esseri umani.

E Yuuri sapeva che Victor avrebbe fatto di tutto per lui, avevano già azzittito permanentemente delle persone, un'intera organizzazione non era fuori questione, lo sapeva nel profondo della sua anima perchè era una domanda a cui Yuuri si era già risposto. Avrebbe dipinto Pechino di rosso, rivelato il loro segreto al cielo dannandoli entrambi nel processo, quindi doveva presentarsi per il bene di Victor se non altro.

Fu una lunga, sfiancante caccia all'uomo nell'oscurità, nell'inquinata foschia di Pechino nella spietata copertura imparziale della notte. La resistenza fisica di Yuuri l'aveva salvato più di una volta, ma le piccole schermaglie di coltelli e sparatorie, una traccia di corpi che diventavano freddi e la fuga costante aveva spremuto tutto ciò che aveva. Aveva una caviglia slogata e lo zoppichio lo indicava come vulnerabile e indifeso, aveva sangue che non aveva versato sul colletto bianco, coagulato sui suoi capelli, schizzato sui suoi occhiali, si asciugava denso e appiccicoso sotto le sue unghie, e tutto ciò che Yuuri poteva pensare mentre zoppicava lungo le strade per perdersi irrimediabilmente era che non avrebbe dovuto incontrare Victor in quelle condizioni.

Quindi si fermò tra i vicoli intrecciati per riprendere fiato, per pensare e combattere il panico acido che rosicchia il controllo quando le cose cominciano ad apparire senza speranza. Aveva finito le munizioni, tutto ciò che aveva era il suo coltellino a scatto incastrato nella sua morsa con colla fatta di omicidi nelle sue dita. Il muro di mattoni contro il quale si era accasciato scaldava la sua schiena con il calore reminiscente del sole, alla fine di una delle piccole viuzze un lampione pulsava a scatti mentre la lampadina minacciava si esplodere, e le persone che lo inseguivano non si preoccupavano più di nascondere i loro passi pesanti mentre si avvicinavano.

Anche mentre si preparava per la lotta che sarebbe avvenuta con niente a parte il muro a coprirgli le spalle, mentre la testarda volontà di vedere Victor prevaleva perchè era in attesa di quel momento dalle ultime fottute sei settimane, mentre serrava la mascella perchè sapeva che avrebbe fatto male; Yuuri sentiva il sibilo metallico di una pistola con silenziatore seguito dai pensanti tonfi della carne dei cadaveri che colpivano il duro calcestruzzo. Era il suono che non poteva essere scambiato per nient'altro se non per un omicidio efficiente. C'erano urla spezzate con gorgoglii soffocati, grugniti che solo i moribondi facevano mentre la vita li abbandonava, e improvvisamente c'era solo un paio di passi che si avvicinavano al limite dell'udito di Yuuri, misurati, professionali, apparentemente calmi.

Quello fu finché la fonte dei passi girò l'angolo entrando nell'arco visivo di Yuuri, e attraverso la nebbia di stanchezza e dolore fronteggiò il suo omonimo: Yuri Plisetsky, con un ringhio disgustato in faccia che guardava Yuuri come se valesse meno della spazzatura.

"Quindi sei tu la ragione per la quale l'intera triade Cinese è andata a puttane. Che fottuta ironia per qualcuno inutile come te. Ti hanno messo all'angolo", e lo sguardo era volto ad esprimere odio, disprezzo e ripugnanza e tutta la malizia che era riservata alle famiglie con le quali scorreva cattivo sangue, anche se Plisetsky stesso non sapeva quanto in alto era veramente Yuuri in una di quelle suddette famiglie.

"Ti ucciderei", gli borbottò mentre si avvicinava antagonisticamente con la sua pistola casualmente puntata al cuore di Yuuri, "ma penso che ti lascerò a Victor, sono sicuro che vorrà questo piacere per tutta la merda che la tua famiglia ha causato".

Lasciò Yuuri solo dopo avergli dato un calcio veloce nelle costole che strappò l'aria dai suoi polmoni con un colpo nauseante, illuminò le stelle nella sua vista, strozzandogli la bile e le rimanenze del suo ultimo pasto, e mentre si poggiava sempre di più al muro resistente contro la sua schiena per supportarlo con il suono di quei passi che si ritiravano. Tutto ciò che Yuuri fece fu ridere di se stesso, apparentemente pazzo mentre le sue ginocchia crollavano in uno stupido vicoletto chissà stracazzo dove nel cuore di Pechino, perchè ovviamente Victor avrebbe voluto avere il piacere, ma di un interamente altro tipo. L'ironia era adesso per lo Yuri russo, questa volta.

Avrebbe continuato a ridacchiare tra sè e sè per troppo tempo mentre si stringeva alla sua costola rotta e combatteva la nausea restando in piedi, e appena prese abbastanza aria nei suoi polmoni per respirare veramente, per riunire i suoi pensieri ed imprecazioni perchè adesso sarebbe arrivato in ritardo e odiava continuare a far aspettare Victor più di tutto. Un ritmo di passi interamente diverso arrivò ticchettando dietro l'angolo, una forte cadenza che Yuuri conosceva come il battito del suo stesso cuore. Lui era lì, coperto nel suo trench colorato d'oblio e i guanti colorati di mezzanotte sulle sue eleganti mani, camminando come se nemmeno la gravità non potesse buttarlo giù.

"Che cos'è? Un gattino mi ha detto di aver trascinato qualcosa dentro, spero che tu non fossi stato in procinto di annullare il tuo appuntamento".

Rivivere i ricordi di quello che successe quando nessun altro se non Victor Nikiforov lo trovò in piedi e in stato confusionale poteva aspettare, perchè adesso Yuuri non poteva cavarsela se l'altro Yuri voleva sparargli con la pistola puntata al suo collo, o pugnalarlo con essa; c'era una dolorosa spirale contro la sua pelle mentre il russo ringhiava, e Yuuri pensò che morire con l'estremità smussata di una canna che spezzava la sua spina sarebbe stato un modo di andarsene piuttosto schifoso.

"Sai, pensavo che fosse un qualche scherzo malato quando uno dei subalterni di Victor è tornato e ha detto a Yakov che se l'era data a gambe con qualcuno della tua famiglia su tutte le altre cazzo di famiglie, e si scopre che eri tu, ma che cazzo". La fredda canna affondò solamente di più nella sua nuca mentre Yuuri rimase con le mani strette sul bancone nel tentativo di sembrare sottomesso, e i pensieri nella sua testa correvano più veloce del suo cuore impazzito per provare a trovare un modo di scampare a quella situazione.

Niente poteva realmente prepararti a Yuri Plisetsky, comunque sia, quindi i secondi ticchettavano mentre la minaccia di violenza e di spargimento di sangue riempiva la stanza, e dopo aver contato fino a dieci, Yuuri capì che non sarebbe morto dopotutto o era già stato abbattuto senza pietà.

Ciò eliminava l'opzione della sua morte per il momento, e Yuuri sospirò mentre il suo cuore cominciava a stabilizzarsi, la calma ritornava con ogni pulsazione e cominciava a sentirsi in posizione di controllo ancora una volta, perchè se non era lì per essere ucciso immediatamente allora era stato certamente sottostimato.

Queste persone non sapevano che non c'era niente che tratteneva Yuuri, adesso che aveva tutto ciò che voleva, adesso che finalmente aveva il suo tutto da perdere.

"Girati" ordinò irritato dietro di lui, e Yuuri lo fece con le mani sulle anche ed il mento all'insù, perchè Victor aveva buttato via tutto per lui ed era tempo di mostrare a tutti perchè.

Quindi rimase fermo lì con addosso la camicia di Victor sbottonata sul petto, ghignando mentre Yuri notava i marchi dell'insaziabile avidità che Victor aveva lasciato freneticamente sul collo di Yuuri fino alle sue clavicole.

L'espressione di Yuuri lampeggiò tra la repulsione e la confusione mentre la sua mente impazziva, come se davvero non se l'aspettasse dopo tutto, come se fosse tutto ancora una bugia anche se Victor era svanito per l'ultima settimana senza una parola. Alla fine Yuri finì con quel sogghigno mezzo convinto in faccia mentre squadrava Yuuri da testa a piedi, arrivando alla sua propria conclusione. "Quindi è così che stanno le cose, ti ha reso il suo ninnolo, invece. Probabilmente è l'unica cosa in cui sei bravo, per quanto si vede, maiale".

Prima che Yuri potesse divenire ancora più sicuro nelle sue compiaciute assunzioni, Yuuri fece un misurato passo in avanti con quella pistola che percorreva il suo petto, torreggiando sul russo con niente a parte l'alto della sua risolutezza e la soddisfazione che Victor avesse scelto il suo cammino da solo.

"Hai finito di sottostimarmi?". La domanda di Yuuri non aveva bisogno di una risposta, sardonica come era, ed adesso era lui quello con il sorrisetto soddisfatto di se stesso che gli tirava le labbra, mentre guardava dall'alto al basso Yuri, che aveva già perso il vantaggio.

"Ah!? Sei piuttosto pieno di merda nel cervello per qualcuno che sta per morire da un momento all'altro, così che quell'idiota di Victor possa tornare". E mentre Yuri brandiva la pistola con la sua pungente minaccia; Yuuri riuscì ancora ad avvicinarsi, appoggiandosi alla canna cava e imprimendo la sua sagoma sulla sua pelle sotto la camicia di Victor.

Mentre rimasero lì in uno sguardo ghiacciato che stava per esplodere in uno scontro a qualsiasi movimento imprevedibile; con la coda dell'occhio Yuuri vide Victor apparire attraverso il portone, domandandosi perchè Yuuri ci stesse mettendo così tanto.

Se Yuuri pensava che la stanza era immersa nell'aria congelata prima, si sbagliava.

La trasformazione fu quasi istantanea. Dal sorriso a forma di cuore che Victor condivideva solo con lui, dalle sue parole sussurrate così piene di oltraggiose promesse per il futuro, dal modo in cui pronunciava il suo nome con un'intonazione più alta sull'ultima sillaba quando si lamentava di qualcosa, ciò svanì in un respiro e immerse la stanza nelle profondità glaciali degli occhi di Victor mentre prendeva il controllo della situazione.

Yuuri vide le dita di Victor contrarsi istintivamente verso la pistola, vide le sue pupille avvamparsi con l'interamente diversa promessa di dare tutto in fiamme, vide l'intero atteggiamento di Victor rizzargli i capelli un secondo prima di elaborare il tutto e di arrivare alla stessa conclusione di Yuuri: Yuri Plisetsky era lì per sua volontà, non per ordine di Yakov.

"Yuri, cosa ci fai qui?", disse con serietà Victor dal portone, il suo punto di vantaggio, con un sorriso vuoto sulle labbra come non avesse già pazienza di avere a che fare con ciò, e, nonostante parlasse con il russo, i suoi occhi erano solo per Yuuri e per l'immagine di lui fermo davanti ad un'altra persona con i suoi marchi che tingevano la sua pelle. Qualcosa che nessun altro aveva mai visto prima. Quella vista lo inghiottì completamente, ed improvvisamente era come se Yuri Plisetsky nemmeno esistesse da quel momento.

Lo vide anche Yuri, vide il modo in cui Victor guardava Yuuri come non aveva mai guardato niente o nessun altro prima, vide i marchi che Yuuri aveva lasciato a sua volta sul collo di Victor, vide la completa immagine di loro due insieme e sapeva che nessuno di loro era affatto in controllo dei loro sentimenti, vide tutto tra di loro e ciò che avevano tenuto segreto per cinque strazianti anni, e come erano durati così tanto quando era così dolorosamente ovvio come lo era adesso, Yuuri non sapeva.

"È una cazzata, Victor, stai veramente con lui in quel senso?"

"Siamo una coppia tenera, no?", scherzò Victor facendo un occhiolino a Yuuri, perchè solo lui era capace di trasformarsi da una fredda pietra ad un adorabile fidanzato in due secondi netti.

"Smettila di scherzare, Victor, è stata la sua famig-"

Yuri non riuscì a dire la parola dopo, comunque, di dire ad alta voce la reale ragione per la quale la relazione tra Victor e Yuri era il più grande colpo di scena che nessuno si sarebbe aspettato, perchè Victor prese un pesante passo nella stanza e premette con fermezza il suo dito sul labbro di Yuri richiedendo istantaneo silenzio. La frase incompleta rimase nell'aria, tutti sapevano cosa stava per dire comunque sia.

Il nodo si attorcigliava sempre nell'intestino di Yuuri quando sapeva che una battaglia avvolta dalla ribellione stava arrivando, perchè non aveva bisogno che qualcuno portasse qualcosa che sarebbe stata una fonte di un infinito disagio per lui, fino a quel giorno in cui avevano entrambi deciso di fidarsi l'uno dell'altro incondizionatamente.

"In guerra ed amore tutto è lecito, Yuri", borbottò Victor mentre indietreggiava ancora, "questa volta vince l'amore".

Yuri non aveva finito, tuttavia, perchè era rinomato per la sua natura testarda che era correntemente problematica e non benvenuta. "È fottutamente stupido, hai promesso di prenderti il carico e insegnarmi a comandare! Dimentica questo microbo e torna".

Quindi era per quello che Yuri Plisetsky era lì. Aveva fatto irruzione nella casa tutto da solo per nient'altro a parte una promessa, e quando si trattava di fatti reali, legami che nemmeno la morte può spezzare, lealtà nei confronti dell'anima dell'altro, allora una semplice promessa era qualcosa dal quale Yuuri e Victor erano ben lontani. Il sole non prometteva di sorgere alla mattina, lo faceva e basta.

Il sorriso a denti stretti di Victor ritornò con uno scatto della testa, come se la nozione di dimenticare Yuuri fosse qualcosa che non potesse nemmeno comprendere. "Dimenticarlo?", e sembrava genuinamente curioso, curioso come se volesse sapere perchè il cielo era blu e l'erba era verde. Si mise un dito sul labbro, fintamente pensieroso mentre il gelo che lo circondava diventava una cosa tangibile che espandeva i suoi tentacoli nella ricerca della sua risposta.

Ma Victor aveva già la sua risposta comunque sia, come Yuuri sapeva che l'avrebbe avuta. Il dito scivolò dalla sua bocca mentre si chinava con tutta la sua altezza, incombendo su Yuri ancora una volta. "Sopra il mio cadavere".

Fu allora che la tempra infame di Yuri Plisetsky forzò la mano, perchè il giovane russo scattò senza pensarci, con le guance avvampate dalla rabbia e uno sbuffo frustrato del petto nel mentre. "Bene allora, lo ucciderò e basta".

Quello che successe non fu un'esplosione, ma più come un singolo lampo mentre la mano di Victor scattava con una velocità che Yuuri non aveva mai visto da parte di qualsiasi umano prima e si arricciava in una stretta soffocante intorno alla gola di Yuri.

Questa volta Victor non disse niente. Si limitò a guardare Yuri dall'alto con la mascella serrata per impedire al mostro di uscire fuori. Adesso non c'era luce in quei vividi occhi blu mentre fulminava Yuri, solo l'abisso con un silenzio più tagliente del coltellino a scatto del giapponese che diceva che uccidere Katsuki Yuuri sarebbe stata la peggior cosa che sarebbe potuta mai succedere al mondo, perchè Victor l'avrebbe fottutamente distrutto.

Quello era il Victor Nikiforov del quale le persone erano terrorizzate a morte, il Victor che non aveva nemmeno bisogno di dire una parola perchè potevi vedere la violenza che tratteneva nella sua carne, nella sua morsa mortale che sbiancava le nocche con niente a parte la sua decisione di non ucciderti immediatamente sul posto, non mandandoti al Creatore.

Questo era ciò che Yuuri aveva scatenato facendo finalmente la scelta, questo era come si bruciava il mondo, e se quello era prima che Victor perdesse la sua tempra, nemmeno Yuuri riusciva ad immaginare come sarebbe stato dopo aver lasciato che la rabbia controllasse le sue azioni.

Era quasi ridicolo che il cuore di Yuuri battesse in risonanza con la dimostrazione di minaccia di Victor, pompava di adrenalina ed ebbrezza e comprensione perchè Yuuri sapeva esattamente come si sentiva Victor, perchè se le carte si fossero mai rivoltate...

Gli occhi di Yuri sgranavano mentre si dimenava, mentre lasciava cadere l'arma con un fracasso invadente contro il pavimento piastrellato, aggrappandosi alla presa d'acciaio intorno alla sua gola. Victor ancora non diceva niente, si limitava a guardare Yuri finché la rassegnazione gli riempì gli occhi, finché Yuri non rilasciò un grugnito frustrato e riuscì a liberarsi dalla presa che Victor aveva allentato abbastanza solo per permettergli di scappare.

"Come ci hai trovato?", chiese allora Victor, comportandosi come se non fosse stato ad un passo dal commettere un omicidio.

La tosse di Yuri ruppe il ghiaccio nella stanza mentre schiariva la gola, l'impazienza la sciolse ancora perchè se una persona li aveva trovati allora altri non sarebbero stati tanto lontani. "Otabek".

"Avrei dovuto saperlo", Victor sospirò con una smorfia, e la stessa mano che era stata avvolta intorno alla gola di Yuri con l'intento di dare un forte dolore si allungò verso Yuuri, accarezzandogli la guancia mentre i suoi occhi si addolcirono in una profondità insondabile che solo a Yuuri sarebbe mai stato concesso di esplorare. Le dita callose indugiarono con cura ed affetto attraverso la guancia e giù per la mascella.

Sembra che sia tempo di andarcene, amore", sussurrò Victor con un sorriso genuino, i suoi occhi illuminati da pura euforia, perchè non aveva nemmeno mai fatto quello di fronte ad un'altra persona prima.

Il bacio che si scambiarono nella quiete affollata della piccola cucina era casto mentre Victor avvolse le sue braccia intorno ai fianchi di Yuuri per stringerlo forte nel battito più breve della sua vita, era impetuoso e pieno di determinazione e della stessa eccitazione da far rizzare i capelli che c'era il primo giorno in cui erano fuggiti insieme una settimana prima.

Era finita come era iniziata, non c'era tempo adesso, non c'era tempo di solidificare i piani o di ideare piani di emergenza. Avrebbero dovuto imballare in fretta, sigillare e sperare che i contanti e l'insieme delle armi sarebbero state abbastanza per portarli da Phichit. Dovevano andarsene, e velocemente, perchè non si trattava di qualcuno che li aveva già trovati, si trattava di fuggire e allontanarsi il più possibile perchè le prossime persone che li avrebbero trovati non sarebbe stato per farsi una chiacchierata.

"Se tu non tornerai, allora verrò con voi", Yuri si intromise con le braccia incrociate sul petto che dicevano che almeno su quello era qualcosa dal quale sarebbe davvero rimasto irremovibile, e se provare a tenere un basso profilo sarebbe stato difficile prima, adesso sarebbe stato improbabile come minimo.

Ma Victor l'aveva già preso in considerazione, sapeva esattamente quando dare e quando prendere per far sì che le persone continuassero a seguirlo, sapeva quando rinunciare e alterare il corso delle sue azioni, perchè aggiungere Yuri ai loro piani non avrebbe dato loro meno tempo, tentare di trattenerlo dal seguirli l'avrebbe fatto.

"Se comprometterai i nostri piani persino per un secondo, se farai qualcosa di avventato che rivelerebbe la nostra posizione o che ci tratterrebbe, allora non avrò problemi nello sbarazzarmi dei pesi morti". Non era una minaccia, era un fatto, Victor lo disse con la stessa sicurezza di come direbbe il suo stesso nome.

"Comunque sia, non sono io quello che sarà un peso morto, ma lui". Lo Yuri russo sporse la testa in direzione di Yuuri con solo una piccola tacca in meno di antipatia prima di raccogliere le sue armi da terra e riscuotersi.

Victor allora si fermò, soffermandosi nella porta che portava verso il salone fino alla loro camera da letto per imballare senza dubbio la loro roba e di armarsi per un'ipotetica futura sparatoria, si guardò dietro con subdolo divertimento mentre ridacchiava.

"Oh, piccolo Yura, non ne hai idea. Non l'hai visto arrabbiato. Il mio Yuuri ti mangerebbe a colazione".

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Seguì Victor nel posto dove mai erano stati così tanto a lungo insieme: la camera padronale con la finestra che andava dal pavimento al soffitto che si affacciava sull'oceano, la stanza con le asettiche mura bianche e il letto con troppi cuscini, con i comodini vuoti che dicevano che non vivevano lì dopotutto. Una stanza che valeva una settimana di ricordi ai quali Yuuri non avrebbe mai rinunciato.

Victor era diligente come sempre mentre sbottonava la sua stessa camicia dal corpo di Yuuri, vestendosi a vicenda come se non avessero mai conosciuto la fretta, nemmeno adesso.

Quindi Victor sfilò la camicia dalle spalle di Yuuri mentre rimaneva dietro di lui canticchiando quella melodia allegra che Yuuri aveva memorizzato nel corso dell'ultima settimana. Baciò la testa del dragone che si estendeva sulla cima della schiena di Yuuri con devota intimità che fece sparire il freddo completamente.

Mentre Victor lo aiutava a mettersi questa volta nuovi vestiti con abili dita e mani pratiche, Yuuri scoprì che il completo che Victor aveva preparato per lui era molto meno pesante di quelli precedenti.

Quest'armatura fatta di cotone e lana con una nuova maschera fatta di determinazione e convinzione gli donava, gli calzava alla perfezione, e, come di consuetudine, Victor lo poteva vedere a sua volta.

"Ti sta bene", borbottò Victor con calore mentre portava le fondine sopra la testa di Yuuri e faceva un passo più vicino per stringere le cinghie. Le dita si soffermarono, prese dai propri pensieri, le mani si aggrapparono alle costole di Yuuri mentre Victor si abbassava e faceva connettere le loro fronti per scambiarsi i loro respiri corti. "Adesso non è affatto un buon momento per essere così bello, Yuuri", arrivò il seguente basso avvertimento. Victor era davvero eccitato da ciò nonostante tutto.

Yuuri non poteva trattenersi, non poteva resistere a qualcosa della quale era stato affamato per così tanto tempo, quindi cancellò la piccola distanza tra le loro labbra e fece incontrare la bocca di Victor con la sua, mordicchiando il suo labbro, succhiando la sua lingua, baciandolo oscenamente a bocca aperta finché Victor non ringhiò frustrato afferrando le sue natiche con il desiderio di far allineare i loro inguini.

Con Victor era sempre così facile, si eccitava molto e troppo velocemente, e Yuuri amava provocarlo come Victor faceva con lui. "Non adesso, Victor", ammiccò Yuuri mentre si scansava dal suo petto, e la vista di Victor con le guance arrossate e le labbra rosse dai baci non sarebbe mai invecchiata, specialmente mentre un sorriso ferino appariva sulla sua faccia, pieno di dispetto e fuoco.

"Sei così cattivo con me, Yuuri". Victor si finse ferito con una mano sul cuore mentre la sua voce calava di un ottava e si trasformava in una vera e propria minaccia che avrebbe definitivamente sfruttato. "La pagherai per questo".

"Ci conto", fu tutto ciò che Yuuri disse con un ghigno giocoso a sua volta, e dopo fu il suo turno di aiutare Victor a vestirsi con la stessa cura che era stata mostrata nei suoi riguardi, e baciando Victor come se fosse stata un'idea orribile dopotutto, perchè Victor era e sempre sarebbe stato irresistibile per Yuuri nonostante tutto.

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Scoprirono che Yurio, come Yuuri aveva preso a chiamarlo per suo divertimento – e tra la rabbia di Yurio – e perchè c'era solo un posto per uno Yuuri nella vita di Victor, era arrivato con una motocicletta che aveva parcheggiato per la lunga strada e che aveva fatto il resto della via a piedi per rimanere inudito.

Una bicicletta era troppo notabile, troppo difficile da usare, un indizio troppo grande, quindi la prima conclusione alla quale arrivarono tutti e tre fu che dovevano viaggiare in una macchina, e l'attrito che li circondava rendeva il tutto ancora più teso.

Ci vollero dieci frettolosi per preparare le borse e la Station Wagon che adesso avrebbe portato tre persone, un metodico caricamento delle armi in silenzio, collocandole nel tavolo della sala da pranzo e caricandone altre perchè la notte oltre la luce del portico della casetta accogliente al limitare del mondo sembrava troppo oscura, troppo carica di aria fredda che portava il rumore della ghiaia scricchiolante sotto i piedi mentre facevano avanti e indietro dalla casa alla macchina, troppo pacifica nella sua quiete, come se cose appena fuori la luce del podere li stessero aspettando e avessero spaventato tutte le melodie naturali della notte facendole nascondere.

Per tutto il tempo della loro preparazione Yuuri poteva sentire gli occhi di Victor su di sè, poteva sentire la sua ossessione di guardargli le spalle e tenerlo al sicuro perchè ciò era la sola responsabilità della sua vita che aveva mai voluto, ed adesso che aveva ciò che voleva niente avrebbe potuto portarglielo via. Quello era un Victor che il mondo non aveva mai visto prima, e Yuuri covava quel suo proprio orgoglio peccatore perchè quel Victor gli apparteneva.

Le cose nell'oscurità, invece, erano lì per una lotta per loro stessi.

Il tempo va più a rilento di notte, e dopo quei dieci minuti che sembravano trascinarsi per un tempo che non avevano più finalmente si infilarono tutti nella macchina, Victor nel posto del guidatore, Yuuri al suo fianco nel sedile del passeggero, e Yuri Plisetsky dietro, obbedendo silenziosamente con un AK-47 sul suo grembo perchè la sua lealtà era con la sua ambizione, e non con la mafia che sembrava aver abbandonato anche lui, adesso.

Il brusco scatto della cintura di sicurezza che si allacciava tagliò l'aria quieta dentro il veicolo, il rombo basso del motore scoppiettante li portò ancora di più al limite, e, prima che Victor ingranasse la marcia, toccò la coscia di Yuuri di sfuggita, la luce nei suoi occhi era abbastanza per tenere la notte a bada fuori dalla macchina.

"Divertiamoci un po', che ne dite?"

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La strada era tranquilla sulle colline della periferia di San Pietroburgo, i fari solitari sulla tortuosa strada per tornare in città erano luminosi contro l'oppressiva oscurità della notte mentre l'ora più buia si avvicinava sull'orologio.

Il motore ruggì un rumore caldo come se fosse felice di essere in servizio, e riuscirono a raggiungere un'area in via di costruzione della città senza incidenti.

"Cosa ne sarà di Otabek?", chiese Victor improvvisamente mentre frenava dolcemente al segnale di stop. Tutti scandagliavano con gli occhi ogni centimetro, ci sarebbe voluto ancora del tempo prima di raggiungere la stazione dove la prossima parte del loro viaggio sarebbe iniziata.

Nei sedili posteriori, Yurio si limitò a fare spallucce. "Lo capirà di sicuro e ci raggiungerà".

"Aw, sei fortunato ad avere qualcuno come lui, Yura", ridacchiò Victor mentre i suoi occhi scannerizzavano la strada davanti a sè, dove i lampioni illuminavano il distretto industriale con i grandi edifici delle fabbriche intrecciati a maglia allineando la strada.

"Di che cazzo stai parlando?". Yuri scattò dal sedile posteriore mentre Victor decideva di fare retromarcia e avvicinarsi alla loro destinazione da un'altra direzione.

"Un giorno lo saprai", fu tutto ciò che Victor disse.

I minuti passavano sul display digitale del cruscotto dell'auto, erano nelle profondità della città adesso, con i suoi edifici con i tetti a cupola e le colorate cattedrali a guglia. Alcune strade erano strette e lunghe, senza posti dove rigirare, alcune erano corti ponti a senso unico dove si poteva essere bloccati con nessuna via di fuga. La densità della civilizzazione era fatta per un potenziale disastro ad ogni svolta.

Non aiutò il fatto che Yuuri non conoscesse le strade per arrivare dove dovevano andare, dove guardare, quanto tempo ci volesse per arrivare lì, ma sapeva comunque quando veniva seguito. È una sensazione dalla quale non ci si può scrollare, qualcosa dalla quale non ci si può lavare via dalla pelle o strofinare via dalle spalle, e per quanto sia trafficata San Pietroburgo di notte, Yuuri non pensava che vedere lo stesso SUV nero tre volte nel giro di due minuti fosse una coincidenza.

"Victor", esclamarono sia Yuuri che Yuri contemporaneamente mentre entrambi lo notarono, mentre entrambi si sporsero sedendo al limite del loro sedile ancora più di prima e sfilavano via la sicura dalle loro armi senza pensarci due volte. Yuuri poteva sentire l'ammirazione dietro la sua testa mentre Yuri lo guardava in malo modo, come se avesse perso una gara di osservazione.

Victor cambiò la marcia con il piede veloce sulla frizione e un fluido movimento del cambio, la sua faccia ornata di un sorriso spietato mentre la macchina gli rispondeva a sua volta. "Quindi si comincia".

"Sì, e sembra che sta già per fottutamente finire, Victor. Ce ne sono più di uno. Merda, stai attento!"

La vera esplosione arrivò poi, arrivò nella scheggiatura del vetro infrangibile e il tagliente stridore mentre un tentativo di cappottare la loro auto dal lato della strada falliva e si scontrava invece contro la ruota posteriore. Gli pneumatici stridettero nell'inchiodata mentre altri veicoli si avvicinavano, la vista di Yuuri si annebbiò mentre venivano spinti da una parte all'altra dall'impatto, e il mondo si muoveva così lentamente prima che i suoi occhi notassero come le strade erano stranamente vuote adesso.

Accanto a lui, nel sedile del guidatore, Victor si allungò ancora una volta verso di lui per stringergli la gamba, guardando Yuuri di sbieco con il sorriso che andava fino agli occhi, ammiccandogli con ancor più eccitazione e pazzia, senza alcuna pensiero pauroso di un ipotetico fallimento, e nonostante le orecchie che fischiavano e tutte le campanelle di allarme che suonavano nella sua testa, Yuuri poteva sentire solo Victor canticchiare.

Conosceva la melodia molto bene adesso.

'Stammi vicino'





Spazio della traduttrice

Fortunatamente, questa volta sono riuscita ad aggiornare in tempistiche "decenti" nonostante l'odiosissima sessione estiva, e per questo posso ringraziare solo la carissima Miri che stresso in continuazione per le sue fantastiche consulenze <3 Grazie ancora, amica mia <3
Un ringraziamento va anche a voi che mi seguite ad ogni capitolo, ovviamente!

La tensione inizia a crescere, stay tuned!
Per fare due chiacchere insieme, potete contattarmi sulla mia pagina fb dove troverete anche il link per la versione efp.

Alla prossima!


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