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As Cities Burn

La porta sbatté dietro Yuuri mentre spingeva Victor nella stanza, sigillando in essa i loro segreti, bloccandoci dentro tutta la tensione che in quel momento stava nuovamente infuocando il sangue di Yuuri.

Victor stette al gioco con una curva ferina sulle sue labbra  mentre Yuuri lo spingeva nuovamente nel doppio letto al centro della stanza. Un piumone di puro cotone con solo un cuscino a persona, semplice, se non fosse per la persona più complicata sul pianeta che gattonava all'indietro per sistemarsi contro la testiera.

Ancora del tutto vestito in tutta la sua gloria, la linea compressa dei suoi pantaloni che correva lungo la cima dei muscoli delle cosce mentre le allargava in aperto invito, la cravatta impeccabile e con i bottoni ancora troppo al posto, come se volesse beffare Yuuri nascondendo al di sotto il premio.

Anche dietro le porte chiuse, a Victor a volte ancora piaceva fingere, gli piaceva giocare a quel gioco dove l'irremovibile Victor Nikiforov era colui che aveva ancora ogni oncia di controllo sulle punte delle dita, e quindi fece un cenno a Yuuri con nient'altro a parte gli occhi socchiusi e un ghigno sicuro di sè che invitava Yuuri a fare del suo peggio.

Mai e poi mai Yuuri avrebbe rifiutato un'offerta come quella, perchè per quanto intimidatorio e imponente fosse Victor in quel momento, sebbene sembrava che potesse ordinare al cuore di qualcuno di smettere di battere senza pensarci due volte, come se potesse farti volere inginocchiare e baciare i suoi piedi; Yuuri lo sapeva che era in quel modo per via del gioco, perchè dopo Victor singhiozzò il suo nome mentre il suo bisogno di continuare da dove si erano interrotti prese il sopravvento.

Fu così che Yuuri avanzò a carponi sul letto verso di lui, sopra di lui, le ginocchia piantate ai lati dei fianchi di Victor, le mani in cima sul bordo della testiera così da incombere sul suo viso per guardare più da vicino tutto ciò che era suo.

Non sarebbe mai capace di superare tutto ciò: la linea della sua mascella o la curva delle sue labbra, il perfetto colore della sua pelle o le sue spesse sopracciglia argentate che servivano solo per far affondare nelle profondità del suo essere. La lentiggine solitaria che aveva sullo zigomo sinistro, la striatura di blu nelle sue iridi che non sembravano mai la stesse la volta dopo che le guardavi.

"A volte non penso nemmeno che tu sia una persona reale", commentò laconicamente Yuuri mentre l'aspettativa si bloccava nella sua gola, perché ogni volta la realizzazione che potesse davvero esistere qualcuno al quale teneva così tanto non mancava mai di sbalordirlo. Era terrorizzante.

"Non puoi baciare ciò che non è reale, Yuuri", allora suggerì Victor con uno sbuffo divertito, e dopo il tocco delle sue dita, leggero come una piuma, trovò la nuca di Yuuri per sospingerlo vicino, per portare le loro labbra insieme in baci flebili finché non fu chiaro che Yuuri non si sarebbe fermato.

Le mani di Victor caddero ai suoi lati mentre Yuuri lo baciava più profondamente, a bocca aperta e casto e non abbastanza profondamente per i gusti di Victor. Era divertente far stringere a Victor le lenzuola per  la frustrazione, divertente farlo ringhiare mentre Yuuri si spingeva via e a tracciava invece morsetti coi denti e baci giù per la sua mascella.

Yuuri tirò il nodo della cravatta di Victor mentre lavorava sulla pelle accaldata della carotide di Victor, tirando la seta finché non si allentò abbastanza da lasciargli sbottonare il bottone in cima, e il bottone dopo, e ogni altro bottone finché arrivò all'elastico dei suoi pantaloni.

Fu allora che Yuuri non poté combattere la voglia di dare un'altra occhiata, non poté trattenersi dal sistemarsi nuovamente sulle ginocchia per vedere lo sguardo famelico di Victor che lo fissava con impazienza e la maschera di Victor Nikiforov che non aveva nemmeno un'oncia di qualcos'altro al di sotto, esigendo che Yuuri continuasse.

E anche Yuuri non poteva esimersi dal volerlo, di bruciare dall'interno perché la giacca del completo di Victor era stata aperta appena abbastanza da rivelare l'inconfondibile calcio delle sue armi nelle loro fondine, ancora del tutto cariche e così esaltantemente pericolose. Poi al di sotto c'era la camicia bianca,  sbottonata abbastanza da rivelare il solco muscoloso nel suo petto, l'increspatura dei suoi addominali mentre respirava pesantemente e lussuriosamente. Un sentiero di pelle perfetta che, in quel momento, era fatta per essere venerata.

Yuuri lo fece e basta, lasciandosi di nuovo investire dalla vista della pelle nuda di Victor che era lì per essere assaggiata.

"Penso di amare questo tuo metodo di ripagarmi", mormorò allora Victor mentre la sua testa ricadeva nuovamente contro la testiera, chiudendo gli occhi e assaporando la sensazione delle labbra di Yuuri incendiare la sua pelle.

E Victor grugnì, un profondo borbottio dal suo petto mentre si focalizzava su ciò che stava succedendo, il tessuto dei suoi pantaloni teso abbastanza da comunicare il suo proprio volere.

Non sapeva dire a chi dei due sarebbe piaciuto di più, la novità di essere in grado di essere spontanei non sarebbe mai svanita, la nozione di essere semplicemente in grado di divertirsi un po' perché tutto ciò che adesso avevano era il tempo, tempo di portarsi reciprocamente al limite estremo di un altro tipo di follia.

Il tintinnio metallico della fibbia della cintura di Victor sembrò osceno nel silenzio, sporco per il suo significato, angoscioso mentre concentrava la tensione giù nell'intestino. Victor offrì i suoi fianchi verso il soffitto senza esitazione così che Yuuri potesse tirarli giù abbastanza da far impazzire il suo cuore, per rivelare la sagoma tagliente dei fianchi e la muscolosa V che portava ai suoi slip per svelare la cicatrice che Yuuri aveva inciso nella sua pelle anni prima.

Yuuri iniziava sempre da lì, dalla cima di quella piccola argentea cucitura di pelle guarita, succhiando e mordicchiando in giù mentre le dita di Victor si arricciavano più strette nelle coperte, ed era divertente come qualcuno così apparentemente impenetrabile, qualcuno così forte e solido potesse crollare in un istante quando Yuuri arrivava alla carne soffice sotto il suo bacino. Quella era sempre la parte che gli piaceva di più, perché le mani di Victor trovarono la sua testa mentre boccheggiava, le dita viaggiarono nei suoi capelli, implacabile nella sua presa perché Victor non si vergognava mai di dire quello che voleva, di esprimere quanto piacere provava, ed era il piacere di Yuuri a rendere Victor più voglioso di quanto il suo cervello sapesse far fronte.

Quindi Yuuri diede al suo corpo una più lenta attenzione, le leccate della sua lingua scavavano sotto la fascia elastica dei suoi slip mentre la presa su i suoi capelli faceva lentamente più stretta, mentre Victor spingeva i fianchi in alto, aprendo di più le gambe e tremando quando Yuuri pose parzialmente fine alle sue sofferenze prendendo in bocca il pene di Victor, ancora costretto nella stoffa.

Lo finì ancora di più, più che poteva. Gli spezzò il fiato, gli spinse i fianchi in basso per farlo grugnire ancora una volta dalla frustrazione e piacere allo stesso tempo. Yuuri succhiò e mordicchiò, facendo scorrere i denti su per la stoffa umida in una dimostrazione beffarda di ciò che Victor davvero voleva.

Adesso poteva sentire gli occhi di Victor guardare ogni sua mossa, attento e rapito dalla visione delle labbra rosa di Yuuri che lavoravano sul tessuto nero della sua biancheria, il contrasto di colori che, senza debbio, rendeva tutto più facile da vedere.

E sembrava che, quel giorno, Victor non riuscisse a sopportare tanto le provocazioni, perché le dita infilate nei suoi capelli lo tirarono appena abbastanza per fare contatto visivo, per fargli vedere Victor con le pupille gonfie, il suo petto che si alzava e abbassava velocemente, e quel ghigno ferino tornò perché sapeva che Yuuri gli avrebbe dato ciò che voleva.

"Sei orribile, Yuuri, a farmi aspettare così", lo provocò Victor, accaldato e antagonistico mentre portava l'altra mano su per far passare il pollice lungo la linea del labbro inferiore di Yuuri, accarezzandolo mentre parlava.

"Cose buone accadono a coloro che aspettano, Victor", lo provocò a sua volta, succhiandogli il pollice per buona misura, alimentando il fuoco negli occhi di Victor, perché non era affatto sul  pollice che voleva la bocca di Yuuri.

Nonostante la follia nei suoi occhi, Victor riusciva ancora a rispondere con la sincera e struggente voce della verità. Il sussurro vibrò giù per la pelle di Yuuri. "Non pensi che io abbia aspettato abbastanza a lungo per averti, Yuuri?"

Il palmo di Victor irradiava calore mentre Yuri si arrendeva e si chinava sul tocco, baciando la sua mano e permettendosi di essere travolto nuovamente da capo. "Sì", concordò Yuuri, "Penso proprio di sì" 

E ciò era una pazzia: come faceva Victor a rendere Yuuri così voglioso di dargli tutto con solamente una parola come quella, come faceva a renderlo voglioso di viziarlo,  riempirlo di attenzioni e piacere e tutto ciò che bramava. Per quello Victor era al suo apice di pericolosità in quel frangente.

Yuuri non aveva bisogno la mano nei suoi capelli per guidarlo di nuovo in basso, ma lo fece, strinse i suoi capelli più forte, trepidante, mentre Yuuri gli calava finalmente i suoi slip, prendendo il mano il pene palpitante di Victor e posizionandolo davanti alle sue labbra.

Victor stava ancora guardando, le sopracciglia aggrottate dall'autocontrollo quando Yuuri passò il dito sulla pelle soffice sotto la sua lunghezza che pulsava mentre il sangue ci scorreva attraverso per renderlo ancora più duro.

"Non trattenerti", Victor citò a Yuuri le sue stesse parole, rendendole una sfida e un ordine allo stesso tempo,  un invito a Yuuri a fare del suo peggio, perché a Victor piaceva proprio in quel modo.

Yuuri allora non perse più tempo. Niente più baci e leccate, prese Victor completamente di sorpresa mentre bagnava le sue labbra un'ultima volta e prendeva prontamente Victor nella sua bocca con un lento passaggio delle labbra, sigillandole strette intorno alla sua erezione.

"Cazzo", fu tutto ciò che Victor riuscì a dire, la sua presa era adesso dolorosamente stretta nei suoi capelli mentre gettò la testa all'indietro ed esalò un forte respiro.

"Di più, prendilo tutto", lo incitò, ed era davvero come Yuuri diceva; Victor non si vergognava di dirgli esattamente quello che voleva.

Non aveva paura di gemere rumorosamente senza curarsi del volume mentre Yuuri lo prendeva fino in fondo alla gola, non si imbarazzava nel mordersi il labbro e usare entrambe le mani per prendere il retro della testa di Yuuri, di schioccare i suoi fianchi in alto e scopare lentamente la faccia di Yuuri con lente, estenuanti spinte.

Le dita di Victor graffiarono il suo scalpo mentre si lasciava sfuggire uno sbuffo per il piacere, mentre metteva a nudo il suo collo verso il soffitto e spalancava mollamente la mascella con parole silenti che non erano più in Inglese.

E a Yuuri piacque molto quella reazione, gli piacque il modo in cui essa contorse il calore nelle sue budella e raggruppò la tensione nel suo inguine, gli piacque il fatto di essere la sola persona al quale Victor darebbe in quel il controllo.

Quindi Yuuri lo ingoiò di nuovo in profondità nella sua gola, massaggiò la lunghezza di Victor da su in giù mentre bagnava fino alla base con la lingua, spinse la pelle liscia con le labbra, lo fece di nuovo ancora ed ancora mentre Victor muoveva i suoi fianchi, mentre il suo corpo si inarcava per il bisogno, mentre la sua presa pungente formò delle lacrime negli angoli degli occhi di Yuuri.

"Sì, così", sibilò Victor quando Yuuri cambiò ritmo, mentre si velocizzava e permetteva a Victor di spingere i fianchi indietro prima di schioccarli in avanti  per affondare in profondità nel calore della bocca di Yuuri, e Yuuri sapeva che non c'era più controllo in lui adesso, perchè quel ritmo costante aumentò, frenetico e bisognoso come il fiato spezzato di Victor.

"Ungh, Yuuri", bisbigliò Victor un'ultima volta, e Yuuri non aveva bisogno di avvertimenti, perché  riconosceva il momento prima in cui Victor veniva più di Victor stesso.

Tutti i muscoli di Victor si tesero di colpo mentre la sua spingeva i lombi contro il volto di Yuuri, le dita persero la loro forza mentre tirava disperatamente i suoi capelli per strofinarsi più a fondo nella gola di Yuuri, il suo respiro si bloccò come ghiaccio nella sua gola, e tutto ciò nell'istante prima che Victor venisse rilasciando tutta quella tensione, mentre il suo respiro ruggì dai suoi polmoni con brontolio di piacere. I fianchi persero il ritmo e tremarono nella debolezza della sua eccitazione.

E prima che Yuuri potesse finire di ingoiarlo, Victor era di già in pieno controllo dei suoi sensi e tirò su Yuuri di nuovo, sistemandolo sul suo grembo, lateralmente contro il suo petto così da poter succhiare il suo collo con fervore, così da poter sentire la sua gola muoversi mentre deglutiva quello che rimaneva del suo sperma, e ciò rese Victor ancora più fervente nell'attenzione che stava dando alla pelle di Yuuri, perchè lo rendeva folle per la soddisfazione  mentre Yuuri prendeva ogni singola parte di lui.

"Sai, odio che tu sia così bravo in questo", borbottò Victor contro la sua pelle dopo un po' di minuti, dopo aver stabilizzato il suo respiro e il suo battito si era rallentato, mentre prendeva il pene di Yuuri attraverso la stoffa dei pantaloni e strofinava con il palmo con un'irrisoria frizione.

"Perché?" Yuuri riuscì a domandare con solo metà della sua attenzione, ma Victor invece si fermò,  la mano salda intono alla sagoma del suo disperato bisogno, la sua bocca minacciosamente calda mentre emetteva soffi d'aria sulla sua pelle, facendogli rizzare i peli sul collo.

"Eri così bravo anche la prima volta che siamo stati insieme, e mi fa ribollire di gelosia, Yuuri, perché devi aver imparato con qualcun altro", confessò Victor con un quieto borbottio, oscuro e avido e serissimo, ancora una volta non temeva di dire esattamente cosa stava provando. "Ho persino ucciso uno dei miei uomini quando tornai da quanto ero infastidito"

A quello Yuuri poté solo ridere e prendere la mano di Victor, intrecciare le loro dita insieme e baciarlo mentre fronteggiava contro la testa ossessionata di Victor con la propria. "Sei insopportabile", lo provocò.

Non era che avrebbe mai potuto rivelare esattamente dove era migliorato in tutte quelle cose. Il momento in cui Minako scoprì che Yuuri era totalmente gay quando aveva sedici anni fu il momento in cui la sua vita diventò un inferno. Era solita straparlare nel bel mezzo della sessione d'allenamento sulla maniera perfetta per sedurre un uomo, il modo migliore per truffarlo e fargli rinunciare a tutto quello che possedeva, o della migliore posizione sessuale in cui essere per poter tagliare la gola a qualcuno prima che si accorgesse di cosa l'aveva colpito, e così via fino al modo giusto di far letteralmente uscire di testa come Yuuri aveva appena fatto. Era dannatamente difficile non commettere errori quando Minako lo tartassava di domande di punto in bianco in mezzo ad un allentamento di lotta, perché se sbagliava risposta doveva sopportare quella specifica lezione da capo. Come Yuuri diceva, un inferno.

Col cazzo che Victor l'avrebbe scoperto.

"È una fortuna che pensi che io sia figo, allora", ridacchiò Victor mentre faceva scorrere il naso su dietro l'orecchio di Yuuri,  solleticandolo con il respiro.

Ancora una volta, Yuuri non poté farne a meno, perché Victor era troppo buono, troppo coinvolgente e troppo adorabile quando abboccava all'amo.

"Quando mai l'ho detto?",  domandò mentre aggrottava un sopracciglio, ridendo nell'instante in cui Victor emise un singulto, seguito poi dalla sua ridicola bocca a forma di cuore e gli occhi lucidi e blu mentre piagnucolava.

"Yuuuri!", stava anche ridendo anche mentre lo diceva, facendo rotolare entrambi sul letto per spingere giù Yuuri mano nella mano, fianchi contro fianchi, di nuovo già mezzo duro contro Yuuri.

Quando Yuuri diceva che Victor fosse insopportabile era inteso nel miglior senso possibile, perché adesso stava incombendo su di lui, gli occhi vivi e con un'espressione infantile, e poi c'era il resto di lui, la sua giaccia e la camicia che penzolava completamente aperta per rivelare il suo intero corpo, i forti muscoli del petto, la flessione dei suoi addominali mentre si faceva forza per tenersi su. C'era così tanta forza in quel singolo uomo, e fece impazzire Yuuri a sua volta.

"Hai ragione", disse eventualmente Yuuri, senza paura di ammetterlo, "penso davvero che tu sia piuttosto figo"

L'espressione di Victor si trasformò in trionfante in un battito di ciglia, sicuro di sè e giocosamente arrogante mentre parlava. "Lo so"

Questa volta era il turno di Victor di baciarlo, di prendere il controllo e baciarlo finché Yuuri non sarebbe più stato in grado di dimenticare il proprio doloroso bisogno.

"Adesso che hai pagato quanto dovuto, lascia che io mi prenda cura di te, Yuuri"

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Era tarda mattinata. Fu dopo che Victor si fosse preso bene e veramente cura di Yuuri, dopo un po' di ore di sonno che Yuuri ritornò giù per il corridoio, avvolto nella camicia di Victor, invece della sua, macchiata di sangue, e, nonostante fosse troppo grande, il suo profumo sulla sua pelle gli donava alla perfezione.

Aveva lasciato Victor dormire, a stendersi e recuperare del riposo perché nell'ultima settimana era sempre stato l'ultimo a chiudere gli occhi e il primo a svegliarsi, e ciò nonostante Yuuri dormisse già da solo le ore minime. Non avrebbe mai dimenticato l'immagine di lui avvicinarsi a Victor nel salotto dopo essersi svegliato per scoprire il letto vuoto, fermo davanti alla finestra che si affacciava sull'oceano con uno sguardo indagatore che cercava di vedere tutto contemporaneamente, i suoi vividi occhi blu contro la fioca luce dell'imbrunire. L'avrebbe perseguitato, perché Yuuri odiava vedere Victor da solo.

La cucina era vuota quando la trovò. Il lucido pavimento di legno era freddo sotto i suoi piedi mentre spedicciava esplorando le credenze per trovare un bicchiere, così da poter bere e provare a ideare un altro piano per arrivare da Phichit tutti interi.

La finestra sopra l'immacolata panca in acciaio si affacciava sulla distesa di calcestruzzo che Yuuri aveva attraversato per arrivare alla casa, e da lì riuscì a prendere più confidenza con la proprietà mentre riempiva un bicchiere dal rubinetto del lavello.

Il garage dove avevano lasciato la macchina era incastonato accanto ad un altro garage con doppia  porta. Da lì Yuuri poteva vedere attraverso le porte aperte, e dentro non c'era altro equipaggiamento per il traffico di Otabek come pensava, ma una sfilza di moto che erano state tutte lucidate finché Yuuri non vide gli inserti cromati che brillavano anche da quella distanza.

Ciò spiegava da dove Yurio aveva ottenuto la motocicletta per arrivare alla loro casa sulle colline.

C'erano pile di pneumatici di scorta e pezzi meccanici che nemmeno Yuuri conosceva, tutti ben tenuti e privi di ruggine, necessari per il prossimo lavoro di Otabek, tirando ad  indovinare. Stava per riempire di nuovo il bicchiere, guardando nel cielo nuvoloso un futuro che  Yuuri non poteva più nemmeno cominciare a predire quando il suono di un altro paio di passi entrarono nella cucina dietro di lui.

Yuuri si girò istintivamente, dando la schiena alla finestra, perché si sentiva così profondamente sbagliato nel lasciarla esposta a chiunque, e Otabek semplicemente fece finta di niente ed entrò nella stanza con nonchalance mentre andava verso la stessa credenza per prendersi una tazzina da caffè prima di mettere a bollire la caffettiera.

"Caffè?", chiese Otabek, come se ciò fosse la loro solita routine mattutina, come se fuori da quella proprietà recintata la Mafia Russa non stesse rivoltando San Pietroburgo come un calzino per trovarli.

"Grazie". Yuuri apprezzava quel senso di calma di Otabek, ritrovandosi confortato dal fatto che Victor si fidasse di questa persona.

Il tempo si dilatò fin quando il suono della caffettiera che bolliva riempì quel divario, il sibilo del vapore quando lo sfiatatoio scattò indietro mentre l'acqua iniziava a bollire. Era facile stare nella stessa stanza di Otabek e sentirsi a proprio agio, Yuuri notò.

"Stamattina è stata la seconda volta", Otabek parlò casualmente mentre si spostava per la cucina con un tintinnio del cucchiaio sulla ceramica mentre preparava il caffè per due.

"Scusa?". Incapace di capire il significato, allora Yuuri guardò Otabek, che smise di fare quello che stava facendo, guardando Yuuri negli occhi senza nessuna pretesa di giudicare.

"Questa mattina per la seconda volta qualcuno mi ha intimorito", ammise francamente. L'espressione di Otabek era indecifrabile, ma in quel momento Yuuri capì che non c'era alcuna bugia al di sotto di quella facciata.

"Non è qualcosa che sento spesso", lo liquidò Yuuri mentre gli veniva porta una tazza di caffè.

"Pfft, da quello che Yura aveva intenzione di farti qualche ora fa, non ci crederei". Otabek gli lanciò uno sguardo di sbieco mentre si poggiava contro il controsoffitto.

"L'apparenza inganna", fu tutto ciò che Yuuri disse mentre riprendeva a guardare nuovamente fuori dalla finestra, e non aveva mai detto niente di più veritiero nella sua vita.

"Una perla di saggezza", concordò quieto, e Yuuri non sapeva perché gli piacesse una persona dopo averla conosciuta da nemmeno un giorno, forse perché Otabek sembrava abbastanza aperto, forse non aveva niente da nascondere. Non faceva alcuna domanda, non cercava di giudicarti dalla prima impressione, e ciò non era qualcosa che aveva trovato molto spesso nel suo percorso di vita.

"Sei sicuro di volerti di impicciare in questa faccenda?", Yuuri chiese una volta svuotata a metà la sua tazza, perché non avrebbe tollerato che qualcuno si unisse a loro senza averne seriamente intenzione.

Allora Otabek ghignò, un ghigno piccolo e scaltro, e non c'era modo che Yuuri potesse mal interpretarlo. "Io sono già coinvolto. Ho incontrato Yakov e Georgi questa settimana, mi hanno dato una grande somma e mi hanno ingaggiato per trovarvi... Ma non hanno mai esplicitamente chiarito di doverglielo dire quando ci sarei riuscito", e si lasciò sfuggire una silenziosa risatina mentre sorseggiava il suo caffè.

Tutto ciò che Yuuri poteva fare era fissare Otabek a sua volta, giustamente sbalordito dal puro e semplice coraggio che serviva per ingannare una così potente organizzazione.

"Sarebbe andato tutto a puttane comunque sia, se potevo dare a Vitya abbastanza tempo per sfuggirgli allora tanto meglio, ma era troppo tardi", Otabek fece spallucce mentre continuava, apparentemente a suo agio nel dire a Yuuri quelle informazioni. "Yura non avrebbe mollato la presa, gli avevo fatto promettere di non fare niente di drastico, ma sembra che adesso non avrai problemi con lui"

"Perché?", fu tutto ciò che Yuuri riuscì a chiedere, e Otabek sapeva esattamente cosa intendeva, perché semplicemente non si aiuta qualcuno senza aspettarsi di ricavarci qualcosa.

Fu allora che Otabek si girò per guardarlo in faccia, i suoi occhi intelligenti solo adesso  provavano a decifrare Yuuri per la prima volta, a predire la potenziale reazione di Yuuri alle sue prossime parole.

"Victor ha bisogno di qualcosa di meglio per cui vivere, se lo merita, questo è il perché sono rimasto sorpreso quando ho sentito che era qualcuno dalla famiglia Katsuki, visto la vostra storia e tutto.  Posso capire che c'è più di quello in te rispetto a tutto quel casino, ma quelli non sono affari miei"

Ancora una volta Otabek stava semplicemente constatando un fatto, non era accusatorio o  inquisitorio, non c'erano frecciatine nella sua affermazione, e questo Yuuri lo appezzava più di quanto Otabek potesse mai pensare. "In più, qualcosa mi dice che voi due valete la pena di  essere seguiti", aggiunse mentre faceva un passo in avanti, offrendo la mano.

Yuuri la prese, sentendo la pelle callosa e la presa stretta, la sicurezza insita nella persona di Otabek. Sarebbe stato difficile stare al passo con lui se si fosse arrivato a ciò, ma adesso non c'era nessuno che lui non avrebbe affrontato per fare in modo di dare a Victor quanto lui aveva dato a Yuuri, quanto lui aveva rinunciato per Yuuri.

"Otabek Altin", disse finalmente, presentandosi a dovere.

"Katsuki Yuuri", disse a sua volta, ed era passato tanto tempo da quando aveva detto a qualcuno il suo nome con la piena intenzione di rivelare chi era. 

La mano nella stretta diventò rigida, il braccio di Otabek inflessibile e in allarme, sgranando gli occhi quando capì quelle parole.

"Un Katsuki di sangue?", domandò Otabek, incapace di celare la sua sorpresa e curiosità, un'espressione che probabilmente l'uomo non faceva spesso.

"Un casino, vero?"

"Beh, merda, anche io adesso devo ammetterlo, è più complicato di quanto pensassi". Scuotendo il capo, Otabek si liberò dalla sua incredulità mentre rideva tra sé e sé. "Avevo ragione ad essere spaventato"

"Se solo osassi rimangiare la tua parola...", Yuuri ringhiò basso, sentendo il sangue ribollire al mero pensiero che qualcuno potesse tradire non la sua fiducia, ma quella di Victor.

"Non lo farò", fu tutto ciò che Otabek poté dire mentre vedeva un po' della dura verità sfuggire da sotto la sua facciata.  C'era una sola cosa da sapere a parte quanto lontano Yuuri fosse disposto a spingersi, ma era un'altra cosa interamente da vedere.

E a Yuuri gli sarebbe sempre piaciuta anche la reazione che otteneva.

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Yuri riuscì a ridiscutere il piano con Otabek mentre Victor dormiva. Otabek sarebbe potuto riuscire a farli sgattaiolare fino a Chelyabinsk e far ottenere loro un aereo privato che avrebbe trasportato la maggior parte dei loro effetti personali senza fare domande. Una volta messo piede in Thailandia sarebbero rimasti soli fino al loro incontro con Phichit.

Otabek sarebbe rimasto indietro per sistemare alcune questioni in sospeso, provando a mandare i Russi nella direzione sbagliata per dare loro tempo, a tenere a bada un nemico abbastanza a lungo così da poter patteggiare con gli altri, perché una delle cose peggiori che potesse accadere sarebbe rimanere intrappolati in mezzo alle due Famiglie nello stesso momento.

Quella era di sé una situazione alla quale Yuuri non voleva nemmeno pensare, ed era proprio stupido da dire da parte sua, ma forse se non ci avesse pensato, se non l'avesse pianificata, allora non sarebbe mai successa. Perché, altrimenti, sarebbero successe cose che Yuuri avrebbe passato il resto della sua vita a prevenire.

Non ci volle affatto parecchio tempo per solidificare un piano d'azione, Otabek era accondiscendente a tutto ciò che Yuuri diceva, accettando il suo ruolo di comando senza lamentele. Concordò che la Thailandia sarebbe stato un posto in cui molti non avrebbero iniziato a cercare, e, data la professione di Phichit, se erano con lui probabilmente avrebbero scoperto in anticipo se qualcuno si avvicinava abbastanza da essere una minaccia.

Phichit non era qualcuno che si sporcava le mani, era più un sostegno nell'aiutare altri a sporcarsi le proprie. Era un intermediario d'informazioni estremamente pieno di risorse: se c'era un'informazione che voleva confermare, una foto di cui aveva bisogno da usare per ricattare o come prova creata o reale, allora Phichit era la persona dalla quale andare. Nessuno era migliore nel giocare a sussurrare col vento.

Phichit sarebbe stato pieno di quelle informazioni di cui Yuuri aveva un immediato bisogno, e prima lo raggiungevano meglio era.

Aveva incontrato il gioiale Thailandese all'Università a Tokyo, dove Minako si era trasferita con lui durante i suoi studi così da poter migliorare il suo Inglese e imparare il commercio e l'economia e tutte le conoscenze necessarie che lo avrebbe qualificato sufficientemente per gestire un'attività legale per coprire le bugie al di sotto. Era un principio fondamentale della criminalità organizzata in Giappone, dopotutto. La sua Famiglia aveva molte attività che erano solo delle coperture, mezzi per aiutarli a contrabbandare e sostenerli nelle frodi fiscali. Yuuri dovette imparare tutto ciò, sebbene non avrebbe mai potuto capire perché.

Fu durante il suo primo anno che Phichit diventò una delle poche persone che Yuuri avrebbe chiamato amico. Un giorno, durante una noiosa conferenza di diritto commerciale, Phichit si sedette sulla sedia sempre vuota al suo fianco con un sorriso innocente e presentandosi, non curandosi delle voci che circondavano la sua frequenza fortuita alle lezioni, diventando amici nel bene e nel male, tra bugie e verità sin da allora.

Se c'era qualcuno che voleva genuinamente vedere Yuuri felice e aiutarlo senza fare domande, quello era Phichit.

Infine fu deciso che si sarebbero mossi quella notte, avrebbero riorganizzato i bagagli e raccolto le loro forze fino all'arrivo dell'imbrunire, concedendosi un po' di altri momenti di tregua e tranquillità fino a che tutto sarebbe stato rimesso in azione ancora un volta.

Con tutto ciò stabilito, e con il caffè e il porridge cucinato da Otabek nel suo stomaco, Yuuri finalmente si arrese al bisogno di andare e guardare Victor dormire, di ascoltare la cadenza del suo respiro e di guardare le sue palpebre svolazzare, di lasciare l'immagine calmare la nuova tensione che si stava formando nelle profondità della sua mente.

Però, prima che potesse perfino di riuscire ad uscire dalla cucina, un piede a metà strada attraverso la soglia lo portò faccia a faccia con Yuri Plisetsky, che si bloccò sui suoi passi.

Yurio aprì la bocca per fare qualche commento sprezzante, e la richiuse di nuovo quando non riuscì a pronunciare parola. Fece per punzecchiare Yuuri sul petto con il dito finché, dopotutto, non ci ripensò. Infine esplose mentre tutte quelle domande culminarono in una singola frase.

"Oi. Sei un cazzo di ninja o qualcosa del genere, uh?". Non urlava o ringhiava, la sua voce era piena di sarcasmo ammansito come se ci fosse una reale curiosità, come se odiasse persino aver chiesto quella domanda.

Dietro di lui, attraverso l'ingresso, Otabek abbaiò una risata contro il tavolo da cucina, forte ed esplosivo per il divertimento, perché sentire una domanda come quella dopo aver scoperto la verità era una ragione più che sufficiente.

Anche Yuuri non poté fare a meno di ridere sotto i baffi mentre Yuri alzava gli occhi su di lui, serio e con le sue domande in sospeso.

"Non lo saprai mai", Yuuri ammiccò con un sorrisetto compiaciuto.

Lasciò Yurio, rimasto lì scosso e sdegnato nel corridoio con Otabek che ancora sghignazzava nella cucina, senza parole mentre Yuuri ritornava nella camere da letto per andare da Victor.

La Bella Addormentata era raggomitolata sul suo lato del letto quando lo trovò, con i capelli sparsi sul cuscino, le lenzuola rimboccate sotto il braccio, rivelando la metà superiore del suo petto nudo e con la sua pelle perfetta in contrasto al bianco delle lenzuola.

Yuuri quasi si mise a ridere, perché come poteva una persona che sembrava così pacifica e contenta mentre dormiva come faceva adesso essere così contraddittoria nella da sveglia. Yuuri sapeva che c'era una tempesta dentro Victor, per quanto provava a non darlo a vedere, e c'erano così tante cose che Yuuri doveva ancora imparare su di lui.

Per il momento si sarebbe sistemato con lui, sedendosi sul letto nel lato di Victor per continuare a guardarlo, perché anche essere nella stessa stanza con lui valeva più di quanto Yuuri potesse esprimere a parole.

Non era passato nemmeno un minuto che la mano di Victor scattò fuori ad una velocità che rivelava il suo essere pienamente e veramente sveglio prima di aver afferrato Yuuri per la camicia e di averlo tirato giù con un sobbalzo sul materasso.

"Mi hai abbandonato", Victor borbottò mentre si rannicchiava contro il collo di Yuuri, avvolgendo le braccia intorno al suo addome e sistemandosi con un sospiro.

"Victor Nikiforov, il fidanzato più appiccicoso esistente", Yuuri affermò ad alta voce, anche se, mentre lo diceva, non poté fare a meno di stringerlo a sua volta.

"Mmmh, mi piace come suona", soffiò la risposta contro il collo di Yuuri.

"Perché?", e Yuuri realizzò di aver abboccato all'amo quando era troppo tardi.

"Perché era l'ora che tu dicessi che sono il tuo fidanzato", disse Victor, e Yuuri poteva sentire la curva delle sue labbra contro la sua pelle mentre sorrideva, mentre ridacchiava alla sua stessa battuta su un gioco a cui avevano giocato per gli ultimi cinque anni che Victor, finalmente, aveva appena vinto.

"Sei davvero insopportabile"

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Contro tutte le previsioni, il loro secondo tentativo di arrivare a Bangkok riuscì senza complicazioni, esattamente come Otabek aveva detto che sarebbe andata.

Un giorno e mezzo di guida con loro quattro nella macchina a trazione integrale di Otabek costrinse tutti a parlarsi a vicenda, e per Yuri fu occasione di soddisfare la sua curiosità e chiedere a Yuuri domande su domande sui suoi lavori di piedi e dove aveva imparato a muoversi in quel modo.

Non disse nemmeno una parola a riguardo della sua relazione con Victor, non disse che ciò che stavano facendo era stupido o incasinato, come aveva detto prima, e ciò rese la compagnia molto più sopportabile, anche se Yuri era ancora permaloso nel migliore dei casi.

Victor e Otabek fecero a turno per guidare finché non raggiunsero Chelyabinsk, dove c'era un aereo ad aspettarli in un aeroporto privato, come promesso. Il pilota non disse una parola, sapeva chi stava trasportando, e sapeva cosa sarebbe successo se solamente avesse osato pensare a spifferare una parola a riguardo.

Minacciare qualcuno era sempre il miglior modo di assicurarsi il silenzio, secondo di poco al loro omicidio, ovviamente.

Quindi ormai erano quasi passati tre giorni e i tre guidavano attraverso le strade trafficate di Bangkok con un'Audi che Victor aveva pagato in contanti, perché aveva ovviamente evitato di dire a Yuuri una cosa importante: non gli aveva detto di aver liquidato tutti i suoi beni proprio lo stesso giorno in cui erano scappati insieme, vendendo tutti i suoi possedimenti e trasferendo tutto in conti bancari all'estero così da poter essere finalmente accessibili adesso che erano fuori dalla Russia.

"Non volevo metterli nei nostri piani finché non avremmo potuto veramente usarli, e dopo me  ne sono semplicemente dimenticato", Victor aveva spiegato con una sfacciata linguaccia, esasperando Yuuri.

Yuuri fantasticò su quanti altri assi Victor avesse nella manica, su quanti altri provvedimenti avesse preso per assicurarsi che tutto andasse nel modo giusto, sapeva solo di fidarsi che Victor avrebbe tirato fuori l'argomento quando sarebbe stato il momento giusto.

Eventualmente trovarono l'ultimo indirizzo che Phichit aveva dato a Yuuri: un appartamento molto in alto che si affacciava sul fiume che scorreva attraverso la vivace città. Era accanto ad altri dello stesso tipo, mettendo la strada dove parcheggiarono in perenne ombra.

Con Yurio che teneva d'occhio la macchina; il portinaio non chiese niente a Victor o Yuuri mentre attraversavano il pavimento in marmo dell'anticamera con i rumorosi schiocchi delle loro eleganti scarpe, abbigliati a dovere ancora una volta, pronti a qualsiasi evenienza.

Il piano di Phichit era il terzo dalla cima, e mentre la ridicola musica dell'ascensore che sembrava orribile indipendentemente dal Paese in cui erano veniva riprodotta, Victor lo squadrava attraverso il piccolo spazio dalle pareti a specchio e i pavimenti dai morbidi tappeti.

C'era quel calore e quella possessività nei suoi occhi, l'affetto che sfociava nella devozione, come se semplicemente guardare Yuuri fosse abbastanza per dargli tutta la forza di cui aveva bisogno, e quando l'ascensore annunciò il loro arrivo al piano con tintinnio, Victor lo strinse per un bacio a fior di labbra, un bacio come quelli per cui le vere coppie avevano sempre tempo.

Quindi Victor canticchiò la sua melodia al fianco di Yuuri per tutto il tragitto fino alla porta di Phichit, canticchiandola anche quando il citofono suonò, rimanendo in attesa. Canticchiò anche mentre la porta si spalancava, rivelando il volto del suo amico, che sembrò sorpreso di vederli per solo una frazione di secondo.

Avvolto in una lenta camicia di cotone e dei jeans, la faccia di Phichit si trasformò in un luminoso sorriso mentre si riprendeva dalla vista di entrambi fermi al portone.

"Yuuri! Speravo che saresti venuto", e Phichit non prestò attenzione al fatto che Victor Nikiforov fosse lì accanto a lui, non domandò se loro fossero veramente insieme o meno, o se fossero seri a riguardo.

Si limitò a stringere Yuuri in un breve abbraccio prima di ritrarsi, quel solito sorriso completamente introvabile sul suo volto.

Phichit era abbastanza intelligente da mettere insieme i pezzi per capire quale sarebbe stato il peggior scenario, ed era abbastanza vicino a Yuuri da capire che sarebbero state notizie che non voleva sentire, e la sua espressione dispiaciuta diceva tutto.

Yuuri sentì lo stomaco in gola, sentì l'involontario tonfo del suo cuore mentre pensava a tutte le cose che potevano andare male andare effettivamente male tutto d'un colpo, sentì la mano di Victor prendere la sua mentre rimanevano lì, nella hall del lussuoso condominio di Phichit.

"Cos'è?", domandò Yuuri, benché una risposta fosse l'ultima cosa che voleva.

"Prima venite dentro". Phichit offrì un sorriso solidale mentre li invitava ad entrare.

"Ho delle novità, e non ti piaceranno"




Spazio della traduttrice

Finalmente, e dico FINALMENTE sono riuscita a portarvi questo capitolo!
Come ho già scritto su fb, sto affrontando un trasloco con delle mie amiche per studio, quindi tra liste da cose da portare e comprare, senza contare le contrattazioni con la proprietaria dell'appartamento e lo studio compulsivo per l'esame che ho da poco affrontato, avevo ben poco tempo per dedicarmi alla traduzione, ma adesso l'appartamento è nostro, molte cose sono sitemate, quindi dopo le lezioni dovrei avere un po' più di tempo per sfagarmi e scrivere, e spero di non dover farvi aspettare così tanto per il sesto, che sarà un flashback ;D
Per fare due chiacchere insieme, potete contattarmi sulla mia pagina fb dove troverete anche il link per la versione efp.

Alla prossima!


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