Autunno
Hey! Eccomi qui, col mio solito ritardo imperdonabile, spero di migliorare, ma smetto di promettervelo!
Sono in un punto un pò particolare della storia in cui devono succedere certe cose e io non ho idea di come farle succedere XD Abbiate pietà, farò del mio meglio!
Buona lettura!
Le foglie ormai secche scricchiolano sotto i miei piedi, mentre con poca grazia mi trascino assonnata nel fitto boschetto in cui Hermione ci ha portati ieri sera. Questa mattina mi sono svegliata più stanca di quando durante la notte sono smontata dal mio turno di guardia infinito. Cerco di allenarmi ogni giorno con costanza, tentando di sopperire all'enorme senso di colpa che mi assale per non essere ancora andata a cercare Draco.
L'autunno ha colorato ogni cosa coi suoi toni caldi, tranne il cielo che, fattosi bianco per le nubi e la nebbia, sembra quasi non esistere più. Il passare dei giorni e poi delle settimane mi ha lentamente convinta ad abbandonare ogni speranza di rivedere il giovane Malfoy in vita, convincendomi che concentrarmi sugli allenamenti sia la cosa giusta.
Giusta per cosa poi?
Raggiungere un obbiettivo che nemmeno noi sappiamo esattamente quale sia?
Eppure continuo ad aspettare l'occasione di scontrarmi di nuovo coi Mangiamorte o lo stesso Voldemort, certa che se non sono riuscita a salvare la vita di Draco, riuscirò almeno a vendicarla.
Fosse l'ultima cosa che faccio.
Dicono debba essere mio fratello a sconfiggere Voldemort.
Vorrei però essere io a farlo.
Senza magia.
Vorrei stringere le mani sulla sua gola fino a vederlo esalare il suo ultimo respiro.
Colpirlo ripetutamente, macchiandomi le mani di sangue.
Mi blocco improvvisamente, disgustata dai miei stessi pensieri. Una delle mie mani raggiunge il medaglione che pesa sul mio collo, stringendolo con foga.
-Mary, stai bene?- domanda debolmente Hermione. Nemmeno mi sono accorta di essere tornata davanti alla tenda.
-Sì- annuisco subito, evitando lo sguardo della ragazza. Un forte senso di imbarazzo mi assale, facendomi arrossire al pensiero che lei possa in qualche modo aver capito a cosa stavo pensando.
-Vuoi che lo tenga io?- domanda con un filo di voce, il volto magro e pallido. Scuoto subito la testa e in fretta mi defilo, alzando le spalle e biascicando un "mi alleno ancora un po'" sparisco di nuovo tra gli alberi. Alcune sue parole, che sicuramente mi suggeriscono di fare attenzione, mi seguono per qualche metro, ma poi si perdono, coperte dallo scricchiolio che producono i miei piedi.
Quando riesco ad allontanarmi a sufficienza dalla tenda cerco di allenare anche la mia magia e sarebbe la distrazione perfetta ora, se non mi sentissi tanto a disagio con me stessa portando l'Horcrux. E poi con la stanchezza che mi sento addosso questa mattina dubito di riuscire a produrre un qualche incantesimo senza iniziare a perdere sangue dal naso.
Quando provo ad alzarmi in volo succede sempre, che sia all'inizio o alla fine di un allenamento. Come è possibile che Voldemort ci riesca e io no?
Sospiro e cerco almeno di aumentare il passo e iniziare una leggera corsa.
Da quando abbiamo il medaglione le cose non fanno che peggiorare.
Il cibo scarseggia e io non posso fare a meno di mangiare sempre meno, limitando le mie porzioni o saltando completamente i pasti.
Non sono ricaduta nelle vecchie abitudini, ne sono certa. Questa volta è diverso perché vorrei mangiare, ma se lo faccio io non sono certa che anche gli altri potranno farlo. Fortunatamente so bene che il mio corpo può resistere più dei loro, ma cerco comunque di non esagerare e non superare più di due giorni di digiuno.
Hermione sembra reggere bene i giorni in cui non si trova molto da mettere sotto i denti, ma appare più nervosa e silenziosa del solito. Mentre Harry e Ron sono diventati totalmente insopportabili, fino a quando Ron non è andato via.
È successo più di due notti fa, al termine di una furiosa litigata tra lui e Harry, talmente in fretta da non darmi nemmeno il tempo di vederlo andare via. Le loro urla mi hanno svegliata a tarda sera, ma quando ho capito che non erano parte dei mei sogni e mi sono alzata dal letto ciò che ho trovato sono stati gli avanzi di una cena tristissima a base di pesce, Harry incupito con l'Horcrux tra le mani e Hermione bagnata da capo a piedi in lacrime.
Quella sera ho lasciato mio fratello ai suo rancori e ho cercato di aiutare Hermione, impiegando più di un'ora a calmarla e farla addormentare. Solo la mattina seguente sono riuscita a farmi raccontare cosa era successo, sia di Dean Thomas, il padre di Tonks, Unci Unci e un certo Dirk, che di ciò che gli aveva rivelato Phineas Nigellus sulla spada di Godric Grifondoro.
Di tanto in tanto il vecchio preside Serpeverde torna a farci visita nella sua cornice, riportando alla mia memoria Piton e tutti coloro che girano ancora a scuola.
Sembra che Ginny, Neville e i vecchi membra dell'ES si stiano dando parecchio da fare per creare disordini nei confini di Hogwarts. Cosa che sicuramente preoccupa mia fratello, soprattutto per i rischi che la giovane Weasley si procura.
Una sera siamo perfino riusciti a parlare di lei, anche se lui ha tentato di aggirare il discorso. Lo ha fatto in modo inaspettato, almeno per me.
Mi ha chiesto di Draco.
"Ti manca Malfoy?" mi ha domandato.
"Come a te manca Ginny" gli ho prontamente risposto.
Avrei dovuto avere la stessa forza che ha avuto lui quando l'ha lasciata.
Forse ora sarebbe vivo.
Dopo quella sera le giornate sono tornate lentamente al loro ritmo lento, ma in me non fa che sorgere spontanea un'idea.
Dovremmo tornare a Hogwarts?
Sembra assurdo pensarlo, ma tutto sembra riportarmi lì. E se ci fosse un Horcrux da qualche parte?
E se la vera spada fosse ancora dentro le mura del castello? Se fossi più utile lì? Se riuscissi a entrare potrei prendere il Castello dall'interno?
Troppe domande mi girano in testa. Talmente tante da sembrare i pensieri di una povera pazza se riportate su un foglio di carta.
Lo so perché ho provato molte volte a scriverle nei miei turni di guardia, ma nessuna copia si è salvata. Perfino la lettera che ho scritto e che mai potrò inviare a Uagadou ormai mi risuona strana e senza un senso dopo averla letta tante volte.
Sembra una richiesta d'aiuto?
Non voglio che la sembri.
Sono al sicuro là, non vorrei mai spingerli a venire qui.
Una parte di me, però, si sta perdendo e sente il bisogno di trovare una guida. La stessa guida che ho trovato in Silente, Minerva e Piton ora mi manca. Incapace di trovare risposte mi viene naturale chiedermi se arrivati ad uno scontro vero e proprio sarò in grado di combattere.
Incapace.
Debole.
I miei piedi rallentano, fino a fermarsi, mentre la mano sale di nuovo verso il medaglione che sembra pulsare di vita propria. Me lo sfilo di dosso con foga, strattonandomi i capelli in avanti e lo lascio cadere a terra davanti a me.
Il sollievo è immediato e dopo molte ore ho la sensazione di poter finalmente respirare.
Abbasso lo sguardo sul gioiello e ne seguo lentamente i lineamenti, intimorita all'idea di doverlo indossare di nuovo.
Dobbiamo in fretta trovare qualcosa che ci permetta di distruggerlo.
Sento dolore.
È la testa che brucia come se fosse in fiamme.
È il viso, coperto di sangue secco.
È la gola arida che vorrebbe urlare.
È la pelle che tira come se volesse squarciarsi.
Sono le orecchie che fischiano insistentemente.
E sono le ossa che si contorcono.
Mi manca il respiro.
Sto scivolando.
C'è odore di bruciato.
C'è odore di legno.
C'è odore di sangue.
Colpisco il pavimento.
Fa male, ma non quanto avrei immaginato.
Posso respirare.
Socchiudo gli occhi e ne riconosco altri due.
Mi osservano.
Sangue vivo al posto delle iridi.
Mi pregano.
Non mi capiscono.
Potrei fuggire, ma non servirebbe.
Non voglio farlo.
Voglio restare qui.
Anche se fa male.
È tutto calcolato.
È già successo.
Me lo ricordo.
Resto calma.
È un sogno?
Sì, è solo un sogno.
Rivedo me stessa, come in uno specchio.
Due lacrime rosse scivolano sul viso della mia copia, bruciando sulle mie guance.
Respiro.
È solo un sogno.
L'ho fatto mille volte.
So cosa sta per succedere.
Non urlerò.
Non voglio farlo.
Voglio restare qui.
Qui dove ho vinto.
Mi sveglierò presto.
Volto la testa e trovo subito le piccole gocce di sangue sul pavimento di legno.
Non riesco più a capire se sono in piedi o stesa a terra.
Alle mie spalle sento distintamente un rantolio.
Mi volto.
Voglio vedere.
Altri occhi.
Lucius Malfoy.
Urla.
Ho vinto io.
E lui lo sa.
Per questo c'è il dolore.
Un fischio raggiunge le miei orecchie.
Costante e sempre più forte mi dà quasi fastidio.
I miei passi si avvicinano al suono.
Sono veloce.
Sento la curiosità.
È urgente.
Devo sapere.
-Da questa parte- suona lontana una voce.
C'è luce.
È forte, quasi mi acceca.
È mattina.
Il fischio scompare, sostituito da grida e risate.
Mi siedo e l'aria si riempie di scricchiolii.
Ci sono dei bambini.
Sono felici.
Anche lei è felice?
Una tazza decorata di ceramica tintinna davanti a me e un liquido ambrato la riempie.
È un bel colore, ma c'è un odore strano.
Questo posto puzza di vecchio.
"Rifiutato"
Un timbro rosso su carta stampata e ingiallita.
"Rifiutato"
Una sentenza agghiacciante.
"Rifiutato"
Rabbia.
Rancore.
Tristezza.
"Rifiutato"
Posso vederla?
No.
Perché?
Non è più qui.
"Rifiutato"
Non è giusto.
Scintille rosse
Scintille verdi.
Scivolano ovunque.
Sono lontane.
Sono vicine.
Sono veloci
Scintille rosse scivolano su delle lenti rotonde.
Il mondo intorno a me trema.
La luce dell'alba esplode.
-Mary- una voce chiama il mio nome.
Due figure si affrontano.
-Mary!-.
È la fine di tutto.
-Mary!- la voce di Hermione mi scuote, strappandomi al sogno. –Cosa succede?- la voce della ragazza è rotta da un singhiozzo, mentre la mia testa inizia a bruciare.
-Cosa...- biascico, la bocca impastata e la vista offuscata. La tenda prende lentamente corpo intorno a noi, riportandomi col suo grigiore a questi freddi giorni di novembre. –Che cosa è successo?- mi metto a sedere alla vista di Hermione, seduta sul mio letto in lacrime, e Harry alle sue spalle. La ragazza mi guarda dritto negli occhi e asciugandosi il viso con le mani prende un grande respiro.
-Mi hai spaventata a morte- dice finalmente, trattenendosi dal singhiozzare ancora.
-Stavi volando, Mary- dice mio fratello preoccupato, avvicinandosi all'amica per sfilare il medaglione dal collo e appoggiarlo sul comodino vicino al letto. Il suo gesto sembra sollevare subito la ragazza da un gran peso.
-Non stavi solo volando- tira su col naso la Grifondoro. –Avevi gli occhi aperti, completamente bianchi e dicevi cose senza senso-.
-Sembrava soffrissi- ammette Harry, scambiando uno sguardo preoccupato con l'amica. -Per un momento ho creduto fossi stata stregata-.
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