Charles_Xavier_1
Immagina:
Corri a perdifiato nei boschi dietro casa tua, nell'aria gelida del mattino. È appena l'alba, ma un timido sole sta cominciando a scaldare la tua pelle. Ti guardi le mani, che sprigionano scintille luminose, e ti torna in mente cosa è successo ieri. Hai causato un blackout, fulminato la televisione e quasi ucciso la tua famiglia a causa dell'elettricità che fuoriesce dalle tue mani. Non sai cosa sia, non era mai successo prima, ma, spaventata all'idea di poter ferire qualcuno a cui tieni, hai deciso di scappare di casa. Ti innervosisci immaginandoti la reazione dei tuoi scoprendo che sei fuggita, e una scarica bianca ti parte dalle dita, sfiorandoti il viso e incenerendo un albero alle tue spalle. Accelleri la tua corsa, in un impulso istintivo e poco razionale: chi potrebbe mai accogliere una persona come te? Sei pericolosa. Dove potresti mai andare? A cosa serve tutto quel correre? Ma ormai è fatta. Sei arrivata ad una radura, così, stremata, ti accasci sull'erba e tiri fuori sterili. Ti appoggi al tronco di un albero e concedi al tuo stomaco brontolante qualche boccone di quel panino. Il tempo di dare qualche morso al pane e sei già in viaggio, non correndo ma camminando, avendo paura di consumare troppa acqua e rimanere così a secco.
Il sole è ormai alto quando arrivi ai bordi di una strada. Sei lontana da casa, ora. Da sola. Riprendi il tuo cammino, cercando di fare attenzione alle macchine che passano a trecento chilometri orari e rifletti su dove potresti andare. Potresti... Cercare un lavoretto da lavapiatti, così con i guanti di gomma... Ma con l'acqua sarebbbe troppo rischioso. Sei ancora immersa in questi pensieri, quando ti accorgi che la strada è finita, e ormai vaghi da ore in un paesino sperduto. Non sai a chi chiedere, ma non ti fermi neanche, vedi una grossa casa in lontananza. Magari potresti bussare... Ma sì, tentar non nuoce. Acceleri leggermente il passo, anche perché tra poco farà buio e non è il caso di stare fuori da sola di notte.
Arrivi al cancello e noti che è aperto. Entri senza pensarci due volte e bussi alla robusta porta d'ingresso. Ti soffermi a guardare la casa: è più che altro una vecchia villa, ben tenuta e curata, a più piani, davvero immensa. Devono esserci centinaia di stanze, pensi.
Il portone si apre, davanti a te c'è un ragazzo sulla sedia a rotelle, non molto più vecchio di te, che spalanca gli occhi e ti fa cenno di entrare. Senti qualcosa di strano nella tua testa. Poi una voce: "Ciao, (y/n).". Spaventata per l'ennesima volta, ti giri e vedi che lui non sta parlando, ti sta solo fissando con sguardo curioso. La voce riprende: "Sono Charles Xavier. Conosco i tuoi poteri, ma non aver paura: anche io sono come te."
Ora il ragazzo, Charles a quanto pare, sta parlando.
-Tutti qui sono come te. Non sei sola.-
Ti stai agitando, le tue mani cominciano a brillare, guizzano delle scintille. Charles si allarma e si affretta a calmarti. Non sei ancora riuscita a parlare, ma quel tizio ti ispira fiducia.
Ti passano accanto ragazzi, ragazze, bambini e anche una paio di adulti, alcune persone fanno cose strane, che variano dal lanciarsi palle di neve spuntate dal nulla allo scrivere sulla schiena del compagno semplicemente muovendo la mano. Riesci finalmente a spiccicare parola:
- Cos'è questo posto?-
Lui ti sorride.
-(y/n), benvenuta nella Scuola per Giovani Dotati.-
Helloo!
Questo capitolo è ambientato all'epoca in cui Charles aveva ancora i capelli... Ed era giovane... Si insomma, avete capito, quando era bello 😍😍.
Sto alternando Avengers e X-Men perché così il libro è più vario.
No, non è vero, semplicemente non avevo idee 😅.
A parte questo, penso che farò anche una parte due, ma non so, scrivetemi se il libro vi sta piacendo, suggeritemi delle idee e stellinate, così sarò felicia e vi regalerò la Nutella 😛.
Al prossimo capitolo!
~Freccy♥
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