Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Un cambiamento inaspettato ✔️

Era passata una settimana da quell'evento che aveva dell'incredibile. La mia mente mi aveva giocato un brutto scherzo quella notte, cosa che tutt'ora mi lasciava dentro un senso di fastidio, una falsa speranza, e ancora non mi capacitavo di quanto tutto sembrasse così dannatamente reale: quei vividi colori, l'intensa luce, le sensazioni di pace e completezza che avevo provato.

Ovviamente non me n'ero scordata: il ricordo era ben impresso nella mia mente, e non passava giorno senza il quale la mia tremante ed inesperta mano sporcasse d'inchiostro il primo foglio che mi capitava a tiro, disegnando con incertezza quelle scie che avevano del magico. Questo mi era sembrato, una magia, la mia personale favola a lieto fine dalla quale non sarei mai voluta uscire, che mi aveva catturata e avvolta nel suo caldo abbraccio, illudendomi della veridicità di quella notte e mandandomi in paranoia tanto che più ci ripensavo, più mi sembrava di essere davvero impazzita, e allora mi giustificavo affermando la fervidità della mia immaginazione.

Avrei portato con me il ricordo di quel sogno, rivivendone ogni singolo istante durante quel noioso anno scolastico che presto sarebbe iniziato, per il quale non vedevo l'ora di ricontrare le sue amiche -di rivedere i professori ne facevo anche a meno-, alle quali avrei sicuramente raccontato ogni attimo, ogni emozione di quel folle sogno.

E anche adesso, appena svegliata, ne rievocavo i dettagli, convincendomi sempre di più che quello era stato solo un ordinario sogno, magnifico e bugiardo come tutti gli altri, una recita perfetta orchestrata dal mio inconscio per farmi credere di essere davvero speciale, fuori dal comune, oltre il banale senso della normalità.

Inconscio bastardo.

Presi un respiro profondo, trattenendo quella lacrimuccia che minacciava di uscire per un'insoddisfazione infantile. Feci colazione lentamente, godendomi quella ricorrente abitudine estiva che comprendeva l'unico pasto da me preparato, latte e biscotti, quelli che mangiavo da bambina, con cui la domenica facevo a gara con mio fratello a vedere chi ne mangiava di più, crogiolandomi in quella che era la mia unica vittoria su di lui.

Mi vestii, t-shirt e pantaloni corti, intenzionata ad uscire per farmi un giro un bici quando, passando dalla cucina per bere un sorso d'acqua, mi accorsi del televisore ancora acceso, fisso sul canale del telegiornale regionale. Solo per quella volta decisi di concedere qualche minuto del mio tempo libero alla telecronista, vestita di tutto punto con camicia e gonna abbinata ad un giacchettino dello stesso colore, i capelli pettinati all'indietro con ordine, che non mostrava segni di soffrire il caldo afoso di quella giornata.

«Sono passati alcuni mesi dalla tragedia che ha colpito Sokovia. Le vittime ammontano a diverse migliaia. La causa del disastro è da attribuire al plurimiliardario Tony Stark, conosciuto anche come Ironman, colpevole di aver creato Ultron, il mostro di metallo che ha distrutto la città.»

«Cosa?!» strepitai stupita dalle parole della giornalista.

Non ha alcun senso! Gli Avengers non esistono, sono solo supereroi frutto della mente di Stan Lee. I fatti accaduti a Sokovia sono accaduti in un film, non nella realtà! Però non può essere uno scherzo, è una notizia mandata in onda in tutta Italia. Non ha senso!, riflettei confusa e agitata.

Presi le chiavi e uscii di casa. Aprii il garage, tirai fuori la bici e partii, diretta dove nessuno d'estate con 40 gradi andrebbe, anche perché pululante di zanzare. Ma non mi importava di quegli stupidi insetti; desideravo stare da sola e riflettere, raccogliere le idee, ordinare i pensieri, capire cosa c'era di storto.

Mi allontanai dalla città, diretta verso la campagna.
Dopo una mezz'oretta passata a pedalare freneticamente raggiunsi una sorta di foresta in miniatura dove la biodiversità era vastissima.
Da piccola ci andavo moltissime volte, sia con la famiglia sia in gita con la scuola.
Trovavo rilassante stare immersa nel verde, dove il rumore dell'acqua del ruscello che attraversava la foresta scorreva e sfociava in un piccolo stagno, piatto per l'assenza di vento, che faceva sembrare il caldo di quella "serra" ancora più opprimente. Misi da parte i miei giudizi sull'alta temperatura: avevo ben altro su cui ragionare.

Scesi dalla bici e la incatenai ad un albero; non un rumore, un suono o sibilo rompevano il silenzio e la quiete di quel posto, permettendomi di concentrare le energie su quell'enigma da risolvere. Mi incamminai nella labirintica boscaglia, seguendo il sentiero tracciato per terra, ben visibile per la mancanza di erba, e lo percorsi lentamente mentre mille domande mi affollavano la testa.

Perché quella notizia al telegiornale? Non può essere vera, loro non sono veri, sono solo attori. E se fosse vera? E se anche le Gemme erano davvero in camera mia quella sera?

La confusione alleggiava nella mia mente, milioni di irreali e impossibili spiegazioni presero forma, allontanandomi dalla in verità semplice spiegazione: quello non era mai stato un sogno, ma non me ne capacitavo, ormai lo avevo accettato come tale, rifiutavo di credere il contrario, divenendo facile preda della paura.

Dopo un'ora a camminare avanti e indietro lungo lo stesso sentiero decisi di tornare a casa, non avendo trovato alcuna reale motivazione, per cercare risposte più concrete da fonti più attendibili delle mie supposizioni fantascietifiche e solo una cosa poteva darmi ciò che volevo: Internet.

Pedalai con ancora più forza di prima, l'ansia mi stava divorando lo stomaco, come quando andavo al cinema a vedere il film Marvel del momento.

Infilai la chiave nella serratura e spalancai la porta, venendo inondata dal profumo di erbe aromatiche; salutai mia madre, intenta a tagliare i funghi da cuocere in padella mentre ascoltava il telegiornale.
Entrai nello studio, stanza riservata ai compiti e allo studio appunto, dove puntualmente prevaleva il caos. Sul tavolo, posto al centro della stanza, c'erano decine di libri di scuola, miei e di mio fratello, piazzati senza metodo, ma il pavimento era messo anche peggio: c'erano cartacce, calzini sporchi appallottolati, il cestino si era rovesciato svuotandosi tutto sul pavimento, mentre sotto il tavolo il nostro gatto bicolore stava distruggendo a morsi un vecchio giornale.

Quel gatto ha dei seri problemi, pensai scuotendo la testa in segno di disapprovazione del comportamento del felino.

Chiusi la porta e mi catapultai sul computer, posto sopra un piccolo tavolino rettangolare in legno. Accesi lo strumento e, una volta caricatosi, aprii Internet iniziando a cercare informazioni. La prima che mi venne in mente fu la ricerca della casa cinematografica Marvel.

Nessun risultato, nemmeno un'immagine. Ero sconcertata, non poteva essere stata cancellata come niente fosse da un giorno all'altro, quando proprio la sera prima avevo, per la milonesima volta, rivisto uno dei suoi capolavori di maggior successo, The Avengers.

Provai quindi a cercare gli attori che ne interpretavano i protagonisti, ma ancora risultò pagina bianca. In seguito digitai i titoli di ogni film realizzato incentrato sul gruppo di supereroi, passando da Thor a quelli di Ironman, ma non trovai nulla sugli attori, comparivano solo le storie su Wikipedia della vita dei supereroi scritta brevemente, eccetto che per Tony Stark. Nulla di nuovo per me, ma non capivo perchè gli attori non risultassero, come non fossero mai esistiti. Nè un cenno o il nome risultò di essi; erano stati sostituiti dalla loro controparte, quel grattacapo si stava rivelando più complesso di quanto avevo immaginato.

È assurdo. Loro non esistono, eppure Internet dice il contrario. Ripetevo queste parole come un mantra, il cervello in burn-out per lo stress. Non mi spiegavo in alcun modo logico tutto quel capovolgimento, arrivando a concludere di essere più pazza di Joker, ma più reale dello stesso.

«Gli Avengers ora sono reali come l'aria che respiro.» biascicai sconvolta a me stessa sotto voce.

Mi diressi in camera mi, in quello stesso luogo che mi aveva drammaticamente segnata appena una settimana prima, soffermando per un attimo lo sguardo fuori dalla finestra, come ad aspettare un segno, una rivelazione, qualunque cosa mi potesse aiutare a sciogliere l'intreccio di informazioni raccolte, mostrandomi qual era l'effettivà realtà, certa di non essere in grado di comprendere la natura del mio mondo quando, invece, ciò che avevo sempre sperato, quello che mi faceva sentire viva nei miei sogni, era divenuto concreto, solo che non era tutto rose e fiori, una "passeggiata", ma ero entrata a far parte di un'universo complesso, pieno di sfide e pericoli.

Mi buttai sul letto, accendendo il condizionatore per rinfrescare la stanza, sperando anche di riuscire a sbollire il cervello, che stava fumando per il troppo sforzo. Mi stesi sul fianco e dopo pochi minuti la stanchezza prese il soppravvento, con troppe domande e zero risposte sparse nella testa, riportandomi ancora una volta nel mio personale e unico mondo interiore.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro