Capitolo Sette - Principess 're zingari
JESSICA'S POV
Mi svegliai con Ciro al mio fianco, mi alzai, presi il mio cambio e mi chiusi in bagno per cambiarmi.
Volevo rimediare con Milos, ci tenevo a lui.
Presi una gonnelina molto carina, a ruota bianca e nera, sopra misi un top crop nero, indossai la collana che mi regalò Ciro e usai anche un filo di trucco che gentilmente mi aveva lasciato qualche giorno prima Silvia.
Le celle erano già aperte, uscì dalla mia, sperando e cercando di non attirare l'attenzione ma così non fu.
"Ciuciù ven accá forza."
Cazzo, cazzo, cazzo! Era Vincenzo.
Andai nella sua cella.
"Dimmi?" Cercai di essere il meno scontrosa possibile.
"Arò vai accusì bell?!"
Io indietreggiai verso la porta della cella, lui mi mise una mano sul culo ed iniziò a lasciarmi baci addosso.
"O' mi devi lasciare Vincenzo! Mo basta, siamo pari, la volta scorsa anche tu quasi m'uccidevi."
Non si scollava di dosso.
"Che cazzo succede Jè?!"
Era proprio il mio Milos lì.
Spinse a terra Vincenzo e mi tirò a se.
"Non ti permettere più, la prossima volta ne parlerò cu Cir, cess! Ja forza andiamo Jè."
Mi trascinò verso la sua cella.
"Che cazzo ci facevi vestita così, in cella con quello! Ma che ti prende?! Prima li provochi e poi ti metti a urlare di paura?!"
Il suo sguardo era incazzato e disgustato mentre mi parlava.
"No Mi' mi devi far parlare, ti prego."
Lui si sedette su una sedia e sbuffò.
"Mi' è per te che mi ero vestita così, Mi' vogli a te. Sol a te. Edoardo ieri era solo un gioco, infatti non volevo. Ma a te ti vogl' o' vero."
"Ah si? E cu Vincenzo?! Che nun song fess come credi!" Si era sollevato dalla sedia ed era arrivato vicino a me.
"Aspe, dammi un attimo. Gianni!" Chiamai Cardio e gli chiesi di chiudere la cella di Milos di nuovo per una decina di minuti, senza far entrare nessuno.
"Mi' ij vogl a te, ma tu mi vuoi?" Mi ci avvicinai e gli poggiai una mano sul petto.
"Certo bellil' ma non posso. L'ho promesso a Ciro, nessuno di noi ti deve toccare."
"Ma cosa? Con lui ci parlo io, capirà. Milos ho bisogno di te, davvero." Lo tirai verso di me, mi misi sulle punte e gli lasciai un bacio sulle labbra.
Lui poggiò le sue mani sui miei fianchi e mi poggiò giù.
"Jé o'ver ij nun poss."
"Mi' ti prego, io voglio davvero."
Mi risollevai sulle punte e ripresi a baciarlo.
Lui iniziò a ricambiare i baci e mi strinse ancora di più i fianchi.
Mi iniziai a spostare verso il letto e lo feci sedere, io iniziai a baciarlo un po' ovunque.
Passai dalla bocca al mento, dal mento al collo, dal collo al petto.
Dal petto scesi pian piano sempre più in giù, inginocchiandomi davanti a lui.
"Jé, cré, che fai? Ti prego fermati, non ce la faccio!"
Lo sentivo con il fiato pesante.
"Lasciami fare Mi' fidati." Ripresi a baciarlo fino ad arrivare sotto l'ombelico.
"Jé va bene così, non devi se non vuoi."
"No, Mi' io voglio, va bene. Mi va davvero. A te non va?" Lo guardavo dal basso e lo vedevo molto preso.
Si piegò col viso verso di me.
"Jè se lo fai per te da oggi ci devo essere solo io, nessun'altra relazione, ij non voglio che tu vada con me e con altri, vogl ca si sul a mia."
"T'o giur. Sol tu stai p' me e ij song a sol p' te."
Gli poggiai le mani sull'elastico della sua tuta e la abbassai lasciandolo in boxer.
Vedevo come la sua erezione fosse stretta nei boxer. Iniziai a baciarlo appena sopra l'elastico dei boxer e iniziai a poggiare le mie mani su di esso pronta a tirarli giù.
"Lino!!" Cardio urlò da fuori la cella.
Cazzo! Ma proprio ora sto strunz doveva venire?
Milos mi baciò la fronte.
"Ci rifacciamo dopo principess' mij."
Si sollevò e si ritirò su i pantaloni.
Io mi sedetti a gambe incrociate imbarazzata sul letto e lui con me.
"Cardio apri!"
Cardio aprì la porta appena in tempo.
Appena due minuti dopo Lino passò da quella cella.
"Forza Jessica, Liz ti aspetta."
Feci per alzarmi ma Milos mi bloccò.
"Pccrè mo tu m'appartien si?"
Io annuì imbarazzata dalla presenza di Lino.
Mi avvicinai a lui e lo baciai, lui ricambiò volentieri.
"Dillo tu ai ragazzi, io avviso le ragazze."
"Lo sai che sono zingaro io si?"
"E allora io sarò la principess' re zigari."
Gli diedi un altro bacio ma fui trascinata via da Lino.
Arrivai da Liz ed ero piena di vita.
"Commè che anche oggi si accusì bellil'?"
"Liz arop to spieg! Prima agg parlá con le ragazze."
Tra le ragazze c'erano anche due delle cugine di Milos, non sapevo ancora se alla sua famiglia lo avessi potuto dire, quindi per ora ne avrei potuto parlare solo con Nadi e Silvietta.
"Nadì, Silviè! Venite vi devo parlare."
"Jé dovim entrà. Ce lo dici dopo." Silvia non si era svegliata bene.
"Eddai Silvietta mia, ti prego teng bisogno di voi."
"Forza veloce!"
Nadì ci tirò con sé in un angolo nascosto in cortile, fuori dall'aula.
"Stong cu Milos."
"Che stai dicen amò? No vabbuo iss è proprio bellil, era uno dei miei preferiti, mamma mij auguri amò!" Silvietta mi abbracciò in estasi per me.
"Ma che cazzo dici Jè! Ma tu lo sai iss cos'è?! Nu zingar, ver, non come a me che rifiuto le mie origini, iss ne va fiero! Tu e lui fuori da qui non avete futuro! Ma sai che vita t'aspetta, con lui! Dimenticati tutto della tua vita per com'era o per come credi sarà. Stando con lui perderai la tua libertà Jess, pensaci prima di fare sta strunzat."
Naditza era incazzata, preoccupata forse.
Si girò lasciandomi lì ed entrando in classe.
"Ma che ha Silviè?"
Silvia mi guardò e fece spallucce dicendomi di andare in classe e che poi avremmo risolto.
Le lezioni passarono sempre molto lentamente, più del solito dato che non riuscivo a comunicare con Nadi.
Uscita dalla classe afferrai Naditza e la tirai verso di me.
"Amò ma che tieni? Perché dici così? Vedi che Milos o' ver ci tiene!"
"Jè pensa come vuoi, ma io li conosco quelli come a iss, vedrai che quando uscirai da qua e finirai in un campo te ne pentirai."
Se ne andò così, mi lasciò appesa lì.
Corsi via in lacrime, perché forse la fiaba che credevo di sognare con Milos era tutta una farsa.
Volevo per un giorno rimanere sola.
Corsi a nascondermi, mi infilai in IPM ed entrai nel primo bagno che trovai.
Doveva essere il bagno che usavano i visitatori, gli avvocati o i parenti.
Rimasi chiusa in quel bagno penso per almeno una buona mezz'ora prima che il comandante incazzato nero mi trovasse.
"O' pccrè ma che cazz t' si mis in cap? Che credevi di fare nascondendoti qui dentro eh? Ja forza andiamo dalla direttrice."
Non emisi una parola, un suono, lo seguì in silenzio e basta.
"O' direttrice, c'è Miraverde qui. Era nascosta nei bagno vicino la scala A."
"Grazie Massimo, falla pure passare."
Entrai e mi accomodai.
La guardavo senza esprimere una singola emozione, non mi pentivo di quello che avevo fatto, anche se solo per mezz'ora avevo bisogno di un po' di tempo per me.
"Cosa ti è passato per la testa Jessica! Perché aggravare la tua situazione? È successo qualcosa con i ragazzi? Sai che ti possiamo trasferire, basta chiedercelo."
Lei mi guardava scioccata in cerca di risposta.
"No direttì va tutto bene, voi alle volte non avete bisogno di un po' di tempo con solo se stessa? Ecco cosa avevo bisogno. Di stare io e i miei pensieri. Ho agito di impulso."
"Va bene, passa questa volta, non passerà una seconda. Oggi dato che vuoi del tempo per te starai tutto il giorno in cella. Pranzerai e cenerai lì. Vai pure il comandante ti accompagnerà."
Era solo questo quello che volevo. Tornare in cella e parlare con Milos.
"Ja pccrè andiamo." Mi incamminai ed appena il comandante chiuse la porta della direzione io scoppiai in lacrime.
"O' pccrè crè? Vien ca." Mi abbracciò.
"Comandante ma perché nella vita non c'è nulla di semplice?"
Lui mi guardò, in tutta risposta sospirò e mi lasciò un bacio sulla fronte.
Mi riaccompagnò in cella e mi lasciò sola lì dicendomi che sarebbe andato tutto per il meglio prima o poi.
Rimasi lì ed anche quando Lino mi portò il pranzo non mi mossi, non mangiai.
Dopo il pranzo sentì il rumore degli altri arrivare verso la cella, così feci finta di dormire in modo che non mi disturbassero.
CIRO'S POV
Dopo pranzo ci portarono nuovamente in cella, la sala comune era adibita alla lezione di musica e chi non voleva partecipare poteva recarsi in cella.
Arrivati in cella trovai lì Jessica. Sapevo della sua fuga di oggi, me ne aveva accennato Lino, sapevo anche che si era rifiutata di mangiare, infatti il vassoio col cibo stava ancora lì.
"Eduà fammi un favore vammi a chiamare Milos. Sai che c'è vuole fare l'omm? Crede che ci po' pensà iss a sta ragazzina. Bene voglio che venga qui e la convinca a mangiare."
Edoardo annuì, anche sto ragazzo lo vedevo come soffriva, ma ha ragione o' strunz ro' comandante, Eduà è na cap e' cazz, se ci teneva sta ragazza se la conquistava, non la lasciava così facilmente a Milos.
Milos arrivò con Edoardo.
"Ja, forza, ci tieni a sta ragazzina? Me lo devi dimostrare, io voglio che lei stia bene e adesso che tu dici che è tua. Se non starà perfettamente e se combinerà qualcosa qui dentro, ne pagherai tu le conseguenze Mi', m'hai capito?!"
Annuì. Io ed Edoardo uscimmo e lasciammo i due soli.
"O' Eduà, io per ieri non ti ho fatto niente, ma tu sta ragazza te la devi togliere dalla testa. Ora sta cu Milos e l'importante è che stett ben. Quindi togliti sta facc' i cazz e vedi di cambiare opinione su Milos e Jessica assieme. Capito?!"
Edoardo mi diede una spallata e mi superò, recandosi verso la sala di musica.
JESSICA'S POV
Avevo sentito tutto, anche Ciro che rifletteva ad alta voce su Edoardo.
"Stong sveglia Mi'. Ammà parlà per favore." Mi girai con il viso verso di lui, che si fece scappare una risata.
Lo vidi chiudere la cella e tirare la tenda.
"Che hai Jè perché non mangi?"
"Mi' nun teng fame. Ammà parlá o' ver. Stong preoccupat. Ho parlato di te a Naditza e Silvia, non sapevo se volevi che le tue cugine e la famiglia tua lo scoprisse e quindi non l'ho ancora detto a nessun altro, stanno le cugine tue di là e-"
Mi interruppe subito.
Si avvicinò al mio letto e si sedette per terra accanto ad esso.
"Certo che lo puoi dire anche a loro. Tutto sto casino per sta cosa? Jè forza su! Mangiamo mo." Si mise a ridere, io volevo parlargli seriamente e lui invece rideva.
"No Mi' non era questo il problema. Vabbuo senti se la preoccupazione tu è che io mangi lo faccio, te ne poi i' a fanculo mo. Grazie."
Mi sollevai dal letto e mi affacciai alla finestra.
Lui si avvicinò e si appoggiò col suo petto aderendo alla mia schiena.
"Nenné vedi che io voglio sapere che preoccupazioni tieni ma non voglio vederti preoccupata, per questo ridevo, volevo alleviare il tuo stato d'animo."
Mise le sue mani attorno alla mia vita e iniziò a baciarmi il collo.
"No Mi' aspè." Mi girai e mi misi a guardarlo dritto negli occhi.
"Ne ho parlato con Naditza e Silvia. Silvia è felice p' me ma Naditza dice che una volta usciti da qui la mia vita e la tua non possono continuare assieme. Che secondo te? Io potrò vivere tranquilla anche nel campo con te?"
Lui si fece serio e cupo.
"Ammá parlá o' ver del campo mo'? Non possiamo preoccuparcene poi?"
"No ij vogl capire ora cosa mi aspetta poi, io vogl' a te ma vogl' pure la mia libertà rint a vit."
"Jè io ti giuro che se tu mai fuori di qui con me non dovessi trovarti bene o nun vuless sta al campo cu me te ne po' ij. Tu sarai sempre libera solo che se stai col me al campo è vero tenemm na cultura nu poc chiusa, ma o'ver poi ne putimm parlá quand'è o' mument."
Non mi fece nemmeno rispondere che iniziò a lasciarmi piccoli baci sulle labbra.
Io davvero non volevo preoccuparmi di cose inutili in quel momento, volevo solo essere felice con lui.
"E dimmelo, sono la tua principessa?" Gli sorrisi sulle labbra mentre gli facevo questa domanda.
"Tu si' a principess 're zingari."
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