Capitolo due - io appartengo a nisciun
JESSICA'S POV
Da quando ero salita sulla volante fino all'arrivo all'IPM non smisi di piangere.
Chi lo avrebbe spiegato a mamma, come avrebbe fatto per i gemellini.
"Scendere forza! Andiamo dalla direttrice."
In quel momento fecero scendere anche Edoardo dall'altra volante.
"Linù dalli a me, li port ij."
"Certo comandante."
Il così detto comandante ci prese in consegna e ci fece camminare avanti a lui.
"Pccrè non devi piangere. Ci penso io a te."
"Silenzio Edoà, sei uscito 2 settimane fa e di nuovo qua stai! E tu ragazzina non sai che strunzat hai fatto."
"Io non volevo, ho dovuto."
"È vero comandante! Io le ho detto di farlo." Edoardo provava a difendermi? Probabilmente gli facevo pena.
"Forza fate silenzio, adesso entrate."
Entrammo in un ufficio enorme con dentro una donna seduta ad una scrivania, il comandante era rimasto appostato all'ingresso e seduta su di una poltrona sulla sinistra c'era un'altra donna.
"Accomodatevi ragazzi. Edoardo ben tornato. Jessica Miraverde invece è la prima volta che hai un processo penale, non hai precedenti, potresti quasi sembrare una ragazza modello. Ma hai fatto l'errore più grande della tua vita, anche se semplice errore non è, hai sparato consapevolmente. Adesso ragazzi dovrete attendere qui nell'IPM finché il magistrato non si esprimerà in giudizio nei prossimi giorni."
"Direttrice, come le dicevo già prima dell'arrivo dei ragazzi, il lato femminile è pieno, quasi sovraffollato, la ragazza dobbiamo trasferirla altrove."
Mi volevano trasferire altrove? E dove? Lontano da casa? E come avrebbe fatto mamma a venirmi a trovare?
"Non potete, mia madre non ha mezzi per venirmi a trovare, e con l'autobus o il treno ci perderebbe troppo tempo, ha altre due creature a cui pensare, non potete allontanarmi da casa mia."
"Direttì e qual è il problema? La mettete in cella con me, ci pens ij a iss." Già questo scemo mi aveva fatto finire in arresto e adesso che doveva fare? Stare pure ogni giorno con me? Ma che si credeva.
"Edoardo fa silenzio! Tu pensa al tuo." Menomale il comandante interveniva.
"Edoardo tu sai a cosa andrebbe incontro la signorina Jessica se la mettessimo a stare tra i ragazzi? Cosa potrebbe rischiare."
Menomale che qui ragionavano.
"Però non è una pessima idea quella di Edoardo direttrice, lui è un bravo ragazzo, la ragazza la porterei a fare lezione con le ragazze, tutte le attività le farebbe con loro, lì dovrebbe solo dormire, facimm na prov, se lei non riesce a stare a quel punto la rimuoviamo subito e la trasferiamo. È l'unico modo per restare vicino alla famiglia tua pccrè, sennò ti trasferiamo."
"Liz mi dovete dare mezz'oretta, devo sentire il tribunale e la corte. La ragazza per ora starà in cortile sotto la tua responsabilità, comandante lei porti Edoardo in cortile dai ragazzi."
Liz si alzò facendomi segno di seguirla ed Edoardo camminò dietro di me verso l'uscita.
"Stai tranquilla pccrè vedrai che ti rispetteranno tutti, devi solo dire che appartieni ai Conte."
Io non appartenevo proprio a nessuno, rimasi in silenzio seguendo Liz.
Arrivati in cortile Edoardo raggiunse un gruppo di ragazzi che gli fecero festa per il suo rientro.
Io mi sedetti accanto a Liz su una panchina.
"Vedi che se Edoardo ti ha preso a cuore qui nessuno ti dirà niente, gli portano rispetto tutti, per lui lo porteranno anche a te."
"Io è solo a causa sua se sto qui dentro, non lo conosco nemmeno, veniva ogni tanto a chiedere il pizzo dove lavoravo ma non ci ho mai avuto a che fare e mai avrei voluto averne."
Lo odiavo, la mia vita prima di questo giorno di certo non era perfetta, ma di certo non avrei mai pensato di inguaiarmi così.
Per me il tempo sembrava non passare mai.
Cazzo! Non sarei mai uscita di qui, mi sarei persa la crescita dei miei fratellini e mia madre come avrebbe fatto? Chi l'avrebbe aiutata? Come potevo non piangere, Edoardo Conte non aveva buttato via so la mia vita ma anche quella della mia famiglia.
"Wè Liz, posso parlarle un attimo?" Avevo il viso schiacciato contro i palmi delle mani, ma nonostante non lo vedessi la sua voce era inconfondibile.
Basta doveva starmi lontano.
"No! Tu non mi devi parlare, non devi avvicinarti a me, m'hai rovinato la vita Edoardo, io tengo una famiglia da mandare avanti fuori di qua. Chi ci pensa a mia mamma e ai miei fratelli mo? Vaffamoc' strunz'"
Lo guardavo dritto negli occhi mentre gli urlavo le peggiori parole.
"Liz m'ha lassà nu mument solo con lei."
Non lo avrebbe fatto, non mi avrebbe lasciata qui con lui, ero sotto la sua responsabilità.
"Edoà hai due minuti e lo faccio solo perché ti voglio bene, però non fare cazzate!"
Io ero sbigottita da tutto ciò, Liz si era alzata dalla panchina lasciando posto ad Edoardo e si era allontanata lasciandomi con lui.
"Je' ascoltami. Io lo so, lo so che mo mi odi, che me vuliss vrè morto, ma oramai ciò che è stato è stato. Devi andare avanti ed io ti aiuterò. Alla tua famiglia ci penserà la mia, devi sta tranquill' però ti devi pure fidare. Fuori da questo IPM la tua famiglia la posso difendere ma a te mo, in un altro IPM non potrei proteggerti."
Non potevo credergli, come avrei potuto? Ma era l'unica speranza che avevo per la mia famiglia.
"Edoà di me non m'importa, ma la mia famiglia, ci dovete pensare davvero, ci dovete pensare davvero, da sola mammà non ce la può fare."
Non ce la facevo a non piangere.
Poggiai di nuovo le mani sul viso e ripresi a piangere fiumi di lacrime. Avevo paura, ero terrorizzata. Non ero al sicuro e nemmeno la mia famiglia lo era.
"Basta piangere, vieni qui pccrè." Edoardo si era alzato e si era parato davanti a me a braccia aperte.
In questo momento era l'unica persona che conoscevo, nonostante fosse stato lui a rovinarmi la vita, non potevo non buttarmi tra le sue braccia, avevo bisogno di essere debole e cercare un rifugio.
Mi alzai anche io dalla panchina e mi ci fiondai tra le braccia, singhiozzavo dal forte pianto.
Lui mi mise le mani sulle gambe e mi sollevò in braccio; ero davvero minuta rispetto a lui, ma in quel momento non mi metteva paura, mi sentivo protetta.
"Andrà tutto bene pccrè t'aggiur."
"Sono contenta ragazzi che stiate chiarendo, ma sta arrivando la direttrice! Forza Edoà vai a pazziá, tu siediti qua tesoro."
"Liz! Fammi un piacere chiama anche Edoardo!"
Liz si alzò ed eseguì i comandi della direttrice.
"Basta piangere! Ci dovevi pensare prima di sparare. Ci sono sempre altre alternative, tu hai deciso di sparare, non Edoardo, tu devi prendertene la responsabilità. Edoardo bene, adesso che ci hai raggiunto anche tu vi dò la comunicazione ufficiale. Il PM e la corte hanno accordato un permesso di prova, Jessica potrà permanere nell'ala maschile ma davvero al minimo dubbio puoi chiedere il trasferimento."
"Edoà basta fa 'i strunzat', ci fidiamo e la richiesta l'abbiamo fatta anche perché vogliamo fidarci, ma appena a sta guagliona ci succr qualche cosa la responsabilità è pure tua."
"Comandante non vi preoccupate, a' principè ci pens' ij."
"Per oggi passerai la giornata con i ragazzi così da poterti ambientare. Edoardo la lasciamo a te."
Non mi lasciarono nemmeno proferire parola, la direttrice se n'era già andata, Liz mi fece una carezza e se ne andò e dopo che il comandante mi baciò in fronte, rimasi sola con Edoardo.
"Ja pccrè vieni che ti faccio conoscere gli altri." Allungò la mano verso di me, io la afferrai e mi incamminai insieme a lui verso il campetto da calcio.
"E chi è sta bellezza?!"
"Edoà facc pazzià pur a noj!!"
"Wè bellil' te vuò fa' nu gir cu me?!"
Mi strinsi al braccio di Edoardo e mi nascosi dietro di lui.
Un ragazzo si avvicinò a me e ad Edoardo, cercò di tirarmi via da Edoardo ma quest'ultimo prontamente lo spinse a terra ed iniziò a prenderlo a mazzate.
Dopo avergli rotto il labbro si sollevò e fece cenno ad un gruppetto di ragazzi di avvicinarsi.
"Vedete! Chiunque si azzarda a farsi stran' pensier su iss ci stacc a capa ij!!"
Edoardo sembrava sapersi far rispettare qui dentro, mezza risata mi scappò pensando a lui che però si faceva urlare da una bambina per il cono gelato.
"Anche se ti dò le spalle ti sento pccrè che ridi, poi mi spieghi. Vien ca ti presento e' cumpagn miej!" Mi prese di nuovo per mano e si avvicinò al gruppetto che aveva chiamato poco prima.
"Cirù! Oh Totò fratm! Pirù, Milos com va cu serè?! E pino addostá?"
"È in isolamento arop' ti spiego. Ci presenti alla guagliona ca è cu te?"
"Si chiama Jessica, guagliù val' pe' tutt, sta guagliona nun s'attoccà."
Continuavo a stare lontana da loro, nascosta dietro Edoardo.
"Molto piacere ciùciù, io sono Ciro, chest è Totò, iss è o' pirucchio e chest'altr è Milos."
Gli altri tre mi fecero segno di saluto con la testa ed io ricambiai.
"Piacere mio." Come no, il piacere era tutto loro.
"Edoardo, ij me vuliss riposà, m'accompagn 'nda cella?"
Acconsenti con un cenno di capo, salutò gli altri e ci incamminammo verso la cella.
"Qui ci dormiamo io e Ciro, immagino aggiungeranno un altro lettino per te. Per ora se vuoi riposare puoi stare nel mio letto, questo in basso. Io sto fuori in cortile, qualsiasi problema ti affacci a chiamare una guardia che mi venga a chiamare."
"Edoà non ho i vestiti che metto?"
Stavo scomoda, volevo farmi una doccia, volevo dormire e stare serena almeno mezz'oretta.
"Aspe' l'ultima volta lasciai il mio borsone qui, tanto perché si sapeva che prima o poi sarei tornato."
Lo vidi frugare in un armadio, prese una maglia un pantaloncino e me li poggiò sul letto; si girò poi è mi passo anche degli asciugamani.
"Pccrè nun teng intimo da darti, finché non arriva la roba tua ti devi accontentare dei miei boxer, ma reggiseno devi usare quello che tien ora."
Era gentile è vero ma era il minimo per quello che mi aveva fatto.
"Mi vado a lavare, tu mi puoi aspettare qui? Dopo ti voglio parlare."
Mi voltai senza attendere sua risposta.
Feci una doccia calda, misi il cambio che mi aveva dato Edoardo e lo raggiunsi in stanza, era sdraiato, senza maglia e sembrava quasi dormire.
Mi sedetti ai piedi del letto e aspettai, non so bene cosa, lo guardavo e basta.
Era un bel ragazzo e chissà se non fosse stato per l'ambiente dov'era nato magari sarebbe stato pure simpatico ed un bravo ragazzo.
"Nennè che ti guardi?"
Mi ero persa tra i miei pensieri e non mi ero nemmeno accorta che si fosse svegliato.
"Aspettavo che ti svegliassi. Edoardo tu m'agg prumettr' ca famiglia mia verrà protetta dalla tua e basta. Io vogl' sta tranquilla p lor."
"Si piccrè te l'agg già rit! Tu da oggi appartieni ai Conte. E anche la famiglia tua."
Era convinto, ma io non appartenevo proprio a un cazzo di nessuno.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro