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38. Il dono

26 Dicembre 1970, Vezza D'Alba (Langhe), Piemonte.

Era probabile che i genitori non se ne fossero accorti, ma chiedere a Gaia di resistere per un intero giorno prima di avere i suoi regali era stata per la piccola una sofferenza inaudita. L'unica cosa che l'aveva stemperata era stata la gioia di vedere suo padre e sua madre di nuovo riuniti in un'unica stanza. La piccola aveva colto delle parole tra i due, avvertendo del palese imbarazzo nel modo con cui si erano porti gli auguri, ed era finita per sorridere.

Tramite la visione innocente della vita, Gaia stava regalando a tutti delle ore di seconda possibilità perché altro non aveva fatto che spingere sua madre verso suo padre, chiedendo di scattare delle polaroid tutti insieme, suggerire di occuparsi al contempo del piccolo Davide oppure della cena in forno. Mansioni comuni che per anni avevano svolto tutti i giorni ma che di colpo si erano riempite d'imbarazzo nel dover essere fatte in solitudine ed anche di tristezza, ma questo la piccola poteva solo intravederlo. Inoltre, aveva fatto molto di più: poco dopo il pranzo aveva coinvolto suo zio a partecipare a un piccolo gioco con lei ed Edoardo.

Diego si era mostrato reticente, da che si era presentato in casa loro quella stessa mattina si sforzava solamente di sorridere e chiedergli di farlo senza alcun pudore lo riempiva di stanchezza, ma poi non aveva trovato alcuna via di fuga. Cedendo al bisogno di compagnia dei piccoli, aveva lasciato anche ai soli due adulti restanti la possibilità di un ricongiungimento non sperato.

Seduto sul tappeto del soggiorno, era rimasto a guardarli parlare alcuni istanti, mentre i piccoli non notavano, e aveva tentato di cogliere quelle microscopiche parole scivolate loro di labbra.
Finalmente libero dal ruolo di intrattenitore, piombata la sera, si era poi quindi alzato e aveva raggiunto l'amica Silvia che, con un calice di prosecco in mano, stava osservando i suoi figli con gli occhi appena velati di pianto.

Ed ora, alle sette e trenta di sera, l'unico Grimaldi ad avere il sangue avvelenato dalla purezza del proprio cognome è ancora in piedi a sostenere la donna. Posando una spalla contro una parete, è rimasto ad osservarla per alcuni istanti ed ora ha finalmente preso la decisione di esternare parole che vuole dirle da tempo.

«Gli parlerai?» L'assenza del soggetto rende implicito a chi si stia riferendo.

«Non lo so ancora.»

«Che cosa ti frena?»

«Non abbiamo chiarito niente.»

«Ma hai voglia di tornare da lui, lo vedo, Silvia, e anche mio fratello ne ha bisogno. Potete farlo con il tempo... il distacco non porta a niente.»

«Ho paura che possa ancora tradirmi. Che possa arrivare a mentirmi, guardandomi in faccia.»

Diego tace, assorbendo quelle parole e sentendo di averle potute pronunciare lui stesso, nell'alternativa di un'altra vita.

«Sta a te decidere se ne valga la pena correre il rischio, ma hai una famiglia fantastica e i piccoli ne hanno bisogno. Non dico che debbano venire prima di tutto anche su questo... ma funzionate. È stato l'errore di un unico sbaglio. Tu non l'hai commesso ma mio fratello non è come te. Lo consoci meglio di quanto lo faccia io, è insicuro, poco socievole ma se gli dimostri di amarlo ti ricompensa con tutto ciò che ha.»

«Non avrebbe dovuto farlo con Isabella.»

«Non avrebbe dovuto con nessuna, ma è successo. Se lo ami devi garantirgli il modo di spiegartelo.»

«È questo che hai fatto tu, ieri notte, partecipando alla tua cena di famiglia?»

Diego incassa il colpo, capendo quanto possa apparire dall'esterno uno sbaglio.

«Con loro ho un rapporto difficile, specie con mia madre. Voltarle le spalle del tutto mi è impossibile.»

«Ma non hai esitato un secondo a chiedere a Claudio di farlo. Anche lui desidererebbe essere parte di quella famiglia ma gli è da sempre negato, come credi che possa essersi sentito sapendo che tu eri presente? Pensavamo di essere dallo stesso lato della battaglia, nella tua rivincita delle quote, ma forse stai solo cercando un dono da fare a tua madre in gesto di perdono. Fatti fuori gli altri, ecco che non rimane che la più pura linea di sangue.»

«Farò finta che tu non l'abbia detto, perché so che ti ha ferita.»

«Sei bravo a schivare i colpi. Valeria deve averti portato a farlo piuttosto bene.»

«Non mi va di parlare di lei.»

«Ecco un altro rapporto che hai deciso di evitare. Ad ogni modo è inutile perché sta per venire qui. L'abbiamo invitata per il dopo cena, spero che non ti dispiaccia.»

«Ha accettato?»

«Perché sei interessato? Non volevi parlarne.»

Tirando la testa all'indietro, Diego tenta di guadagnarsi un profondo respiro che spinge Silvia a sorridere. La donna prende un altro sorso dal suo flûte, avendo da sempre amato il modo con cui la rende loquace e spigliata.

«Vacci piano con quello» la riprende lui, lanciando un occhio alla velocità con la quale il liquido dorato sta sparendo dal calice.

«Non hai di che preoccuparti, torno a casa in taxi.»

«Piuttosto riflettici: sei già a casa.» E detto questo si allontana dalla parete, lasciando Silvia sola e senza parole.

A passo stanco si avvicina di nuovo verso sua nipote che esulta e tende le mani di fronte al suo arrivo. Si lascia prendere in collo e Diego soddisfa la richiesta senza sforzo. Una volta avuta la bambina tra le braccia, però, non si risparmia di voltarsi di nuovo verso la madre di lei prima di pronunciare una piccola frase: «avanti, andiamo a sedere al nostro solito posto.»

La forza di un'abitudinarietà, ecco cosa le svetta davanti ma Silvia finisce solo per sorridere e lasciare che tutti recuperino i loro posti come nel peggiore dei flashback di casa Grimaldi. Attende fin tanto che non sono solo due i posti rimasti liberi, quello di lei e quello di suo figlio Davide, destinato al seggiolone. Posando il bicchiere su un mobile, volutamente a contatto con il ripiano affinché tocchi a suo marito a festa terminata pulirlo, afferra il neonato tra le braccia e se lo carica addosso.

Non appena tutta la tavolata nota l'inversione dei due posti vuoti designati, in modo che sia il piccolo Davide a rimanere al fianco di Claudio, è solo Gaia a prorompere nella protesta.

«Mamma, quello non è il tuo posto!»

«E allora, piccola? Mica siamo dai Grimaldi. Qui facciamo tutto come vogliamo, niente regole.»

Per quanto la mossa possa essergli andata contro, all'udire una simile risposta Claudio sorride e in un attimo, senza volerlo, mostra un frammento di ritrovato legame con la moglie grazie a una sorta di reciproca intesa.

«Davvero divertente» commenta Diego, aggiustandosi lo schienale della propria sedia con un deciso colpo per rimettere in riga le doghe.

«Sì, però non è giusto» afferma invece Gaia, tornando indispettita al suo posto, dopo essersi alzata dalla sedia nel suo moto di protesta. Stringe persino le braccia al petto rendendo visibili i suoi capricci e sua madre lascia la lingua schioccare contro il palato diverse volte, in un richiamo che possa metterla in riga grazie all'evidente dissenso.

«Sei grande, non fare i capricci. Edo non ne fa e neppure Davide.»

«Sì, perché loro sono maschi!» Striscia fuori la frase Gaia, al che tutti sorridono tentando di non mostrarlo.

«E quindi? Che significa?» Domanda Claudio, senza aspettarsi che sua figlia possa rispondere a tono.

«Che non capite proprio niente!»

Silvia si para con il pugno di una mano, per non dimostrare a sua figlia che sta ridendo. Il marito le lancia un'occhiata recriminatoria ma come risposta la donna si stringe semplicemente nelle spalle.

«Beh, ha ragione.»

«Bell'esempio che dai a tua figlia, nel lasciarla schierarsi contro suo padre.»

«Non parliamo di cattivi esempi che l'esperto sei tu.»

«D'accordo, finiamola» interviene Diego, allungando un braccio per poter prendere un sorso d'acqua. La piccola si volta verso suo zio, proprio seduto alla sua sinistra, con fare confidente.

«Non mi riferivo a te, zio.»

«Grazie, piccola.»

«E ci mancava!» Commenta Claudio, lasciando sorridere i due complici.

Nonostante abbia rinunciato al suo diritto di padrona di casa, Silvia serve i piatti di tutti come una perfetta ospite, occupandosi poi nel trascorrere della cena che al piccolo Davide non possa mancare niente. Claudio fa lo stesso e nel loro intreccio di premure persino le loro mani si sfiorano, facendo incastrare i loro occhi, prima che entrambi le allontanino.

Diego lancia uno sguardo al piatto intatto di Gaia, fissandolo con confusione.

«Ti senti male? Perché non mangi?»

«Sto aspettando la zia.»

La frase è un pugno diretto allo stomaco di Diego, che non risponde. Ci pensa Silvia a farlo.

«La zia arriverà non appena avrai finito di mangiare.»

«Anche io voglio vedere che ci ha regalato!» Se ne esce fuori a un tratto Edoardo, ricedendo il proprio rimprovero da sua madre in una forma di sussurro.

«Edo! Non ci si deve aspettare niente, non tutti fanno i regali!»

«Ma zia ce l'ha promesso, ci ha detto che voi lo sapevate!»

Terminata la frase, la testa di Gaia si volta di colpo verso suo fratello e con gli occhi la piccola lo gela in un attimo. L'occhiata non sfugge ai presenti, tantomeno a Silvia, impegnata nel rimprovero.

«Che cosa è questa storia?» Domanda rivolta a Diego, ma lui scuote la testa lento.

«Non ne so niente.»

«È un segreto che abbiamo con la zia. Non ve ne dobbiamo parlare» chiarisce Gaia, tornando a mangiare al proprio piatto. Edoardo, invece, capendo di aver rischiato di tradire al patto, riprende a mangiare imitando sua sorella. Diego e Silvia li spiano dall'altro, fino a che non è Claudio a far interrompere l'azione.

«Avanti, non sarà niente. Valeria avrà voluto incuriosirli, guardate come mangiano adesso sapendo che sta per arrivare.»

«Come se i suoi nipoti non l'adorassero già alla follia» commenta Silvia, abbandonando la questione e ritornando al più piccolo che chiede di lei. Diego, però, ha ancora lo sguardo fisso su Gaia che ogni tanto, fingendo indifferenza, solleva le ciglia dal piatto, guardando ovunque che verso suo zio.

Furbamente, Diego si piega verso di lei, continuando a guardarla mentre si porta il cucchiaio ricolmo di minestra alla bocca.

«È un segreto che hai con tua zia?» Le chiede e la piccola annuisce sincera. «Credevo non ci fossero segreti tra me e te... me lo dirai?» Il veloce scuotere del diniego lo ferisce e lo porta a non avere armi.

«Non preoccuparti, zio, tanto stasera porterà i regali e vedrai anche tu di cosa si tratta. Sono sicura che ha un regalo anche per te!»

Si sente male al solo pensiero, non sapendo cosa fare da tempo.
Mentre sua nipote riprende a mangiare, la mente di Diego si concentra sull'abbraccio con Valeria, nel giardino di casa sua. Avrebbe dovuto continuare a mantenere il distacco ma non ci era riuscito e si chiede cosa comporterà. Si era ripromesso di riuscirci, di vivere un allontanamento, di lasciarle i suoi tempi, lo spazio, per decidere che cosa volesse davvero. Teme di essere di fronte a un altro dei molti inizi che hanno avuto, caduti poi nel vuoto, ma le parole di lei gli erano parse così sincere...

"Aspettami". Glielo aveva sussurrato, ed ora quella richiesta è rimasta accovacciata nella curvatura ovale del timpano, pronta a sussurrare di sé stessa nei momenti di sconforto.

«Zio, se non mangia zia non arriva!» Gli dice sua nipote e Diego non ha alcuna risposta da darle, non sapendo cosa pensare. Riprende solo a mangiare, lentamente per ritardare l'arrivo imprevisto di lei.

Tenta di distrarsi con qualunque cosa, terminata la cena torna a giocare con i bambini e poi si concede del tempo per parlare con Claudio. All'inizio le parole sono difficili ma il cuore dell'uomo sembra intenerito alla vista dei suoi figli con la loro madre.

«Ho cercato di fare il più possibile per renderli felici ma guardali... come sorridono con la loro madre.»

«È normale, Claudio, siete una famiglia, dovreste rimanere uniti...»

«Mi ha fatto male saperti da loro, ma poi ti ho perdonato capendo questo. È giusto che anche voi rimaniate uniti, io non ne faccio parte.»

«Non ci ho mai creduto, lo sai. Sei solo il migliore di tutti i Grimaldi.»

«Forse perché non lo sono affatto...»

«Forse», sorride Diego, posandogli una mano sulla spalla e lasciandovela come solo riferimento di stabilità. Claudio accoglie quel contatto instaurato ingenuamente ma di colpo divenuto sincero: entrambi gli attribuiscono il giusto valore, trattandosi della purezza di un contatto fraterno, ovvero di qualcosa che non hanno avuto per lungo tempo.

«Sai, proprio mentre preparavo la cena mi sono trovato a ripensare a nostro padre. È stato solo un ricordo, di lui che mi sorrideva felice mentre mi preparava la cena, ma è stato sufficiente a farmi sorridere.»

Diego può vederlo chiaramente, tramite gli occhi di Claudio. Il volto di loro padre, per quanto interno a una seconda vita, mostrarsi con sincerità agli occhi di un figlio più piccolo.

«Era un brav'uomo.»

«Lo credo anche io. Sono contento di averlo avuto nella mia vita.»

«Lo diranno di te anche i tuoi figli, indipendentemente da cosa accadrà con Silvia. Lo sai questo, non è vero? Il rapporto di sangue è qualcosa di indelebile.»

«Purtroppo lo sai meglio di chiunque altro...»

«Come so che il resto dei nostri rapporti sono stati mossi solo da una scelta di fiducia» sussurra Diego, ricordando Valeria e l'attimo nel quale le aveva teso la mano. Claudio volge la testa nella sua direzione, così da spiare il suo sguardo, ma lo trova intento già a fare lo stesso. «Aggiusta le cose, Claudio. È una bella serata, i piccoli sono tranquilli. Vacci piano con Silvia ma non perderla... dopo non puoi tornare indietro.»

«Posso dire lo stesso di te... perché non mi avevi parlato del divorzio?»

«È una storia lunga di cui parlare.»

«Ma anche Valeria è stata una scelta... non dovresti rinnegarla.»

«Non lo faccio» sussurra Diego, in un mezzo sorriso che riempie l'altro di preoccupazione. «Va tutto bene, davvero.»

E su simili parole, il campanello di casa suona attirando lo sguardo dei due uomini.

«Lo spero» commenta Claudio, con lo sguardo rivolto in direzione della porta.

Senza che nessuno possa fermarla, Gaia corre veloce fino all'entrata e gira le mandate di chiave in un attimo. Diego vorrebbe chiederle di non riguadagnare così, tutto in un istante, il tempo che aveva recuperato nell'andare lui stesso piano ma la piccola lo annulla e quando spalanca la porta mostra la figura di una Valeria alquanto sorpresa sull'uscio di casa.

A Diego va via il fiato, mentre osserva il sincero entusiasmo che tradiscono i suoi occhi alla vista della piccola ed il modo con cui le sopracciglia le si siano sollevate all'attaccatura dei capelli, mostrando uno sguardo ironico. La piccola le precipita addosso e Valeria è costretta a reggere il colpo. Ride all'istante, gettando la testa all'indietro e chiudendo gli occhi. Diego osserva ogni cosa, focalizzandosi sulla sua spensieratezza incrementata all'arrivo di Edoardo, che imita sua sorella.

Prima d'ora erano state rare le volte in cui avevano approfittato della presenza della loro zia con un simile slancio e altrettanto rare erano state le volte in cui Valeria glielo aveva lasciato fare, senza allontanarli l'attimo dopo. Ne sono coscienti tutti i presenti, ma al di sopra di ognuno Gaia che, stretta agli abiti pesanti della zia, chiude gli occhi e si concede quel calore.

Diego vorrebbe fare lo stesso. Un profondo senso di smarrimento lo avvolge in un attimo mentre il cuore, al centro del petto, sembra riscaldarsi in un modo inevitabile, specie non appena Valeria riapre gli occhi e osserva i piccoli dall'alto.

«D'accordo, fate respirare vostra zia e permettetele almeno di entrare in casa!» Proclama Silvia al di sopra dei pensieri comuni, facendosi largo tra i giochi che i bambini hanno disseminato per ore sul tappeto del soggiorno.

I due obbediscono all'ordine e si allontanano di slancio, permettendo alla madre di prendere il loro posto. Silvia stringe tra le braccia Valeria che ricambia, chiudendo di nuovo gli occhi con un abbandono che prima d'ora nessuno le aveva mai visto.

Una sorta di estranea gelosia raggiunge Diego a quell'ulteriore contatto: si chiede se sua moglie non sia diventata così disponibile con chiunque, così socievole e piena d'affetto. Aveva sperato di poter essere il solo ma questa sorta di tacita dichiarazione gli confessa il contrario.
Si da mentalmente dello stupido, avendo sperato da tempo potesse arrivare il momento in cui a Valeria potesse risultare più semplice dichiarare amore, eppure l'emozione sa essere egoista, specie nei momenti di fragilità e richiede, pretende, di essere la sola.

Diego riesce ad ottenere ciò che vuole solo quando, riaprendo gli occhi, Valeria trova i suoi e concede, in un semplice sguardo, il saluto di cui Diego aveva bisogno che fosse solo intimo, loro. Può bastargli.

I presenti finalmente concedono alla siciliana di entrare in casa e una volta superato l'ingresso la donna rende visibili i propri doni. Un grido di infantile gioia si solleva dai piccoli in risposta e l'entrata di lei viene meglio accolta, essendo incoraggiata dal farle prendere posizione ad una delle poltrone del soggiorno.

«Che cosa ci hai portato zia? Che cosa ci hai portato?» Cantilena Edoardo, improvvisando un piccolo balletto nei suoi calzini natalizi e venendo accompagnato nell'allegria dalla sorella.

Valeria si lascia trascinare dalla seconda dei due pericolosamente vicino a suo marito.

«Ho portato qualcosa per tutti» riferisce nell'istante esatto in cui sono più vicini e il cuore di Diego salta un battito.

Claudio, nel frattempo, prende posto accanto ai piccoli in modo da assicurarsi che nel suo ballo e nei suoi tre anni Edo non caschi facendosi male.

«Non dovevi, Vale, non era necessario» commenta nel distendere le mani in una presa che agguanta suo figlio, facendolo scoppiare in una dolce risata.

«Sì, invece. Volevo farlo. E ora partiamo dal più piccolo.»

Valeria ha rifiutato il posto alla poltrona per potersi sedere sui propri stinchi, ripiegati al di sotto del corpo, così da essere alla stessa altezza del volto di Davide mentre Silvia glielo offre in attesa.

Il piccolo le sorride mentre viene teso in avanti e Valeria lo ricambia con dolcezza, prima di avvolgerli attorno al collo un bavaglio da lei stessa cucito sul quale, al bordo, è stata raffigurata la triscele siciliana.

Silvia sorride appena la vede, toccando con la punta delle dita, in uno sfioramento leggero, la bravura della sua amica.

«È davvero un bel gesto, Vale, grazie...»

«Ora sta a me!» Se ne esce fuori Edo, salterellando dopo aver appreso l'ordine gerarchico. Valeria annuisce e, da perfetto Babbo Natale, tira fuori dal suo sacco dei doni un nuovo regalo riportante il nome del piccolo.

Edo lo afferra in fretta, scartandolo ad una velocità persino superiore. Per alcuni istanti rimane folgorato dalla vista del suo nuovo gioco.

«Aeroplano!» Riconosce il modello richiesto da mesi e salta alla gola della zia con entusiasmo. Valeria regge il colpo ma si sbilancia all'indietro nel tentativo di frenare l'avanzata del bambino. Claudio ritorna nel suo ruolo, afferrandolo di nuovo.

«Calmati e ringrazia la zia.»

«Grazie.»

«Non c'è di che...»

Un piccolo silenzio ne consegue perché adesso è Gaia quella in attesa. Valeria esita, ma prima di afferrare il regalo si rivolge alla piccola guardandola negli occhi.

«Quello che sto per darti deve prima essere approvato da tua madre. Non importa quanto tu possa essere felice; niente suppliche se lei non vuole, mi hai capito?»

La bambina annuisce e così Valeria le rivolge il pacco destinatole. Rivela un contenitore stretto, lungo poco meno di un palmo e appena il primo strato di carta si toglie viene mostrato quello di una busta.
Gaia la apre e una volta scoperto il contenuto, avendo imparato a leggere da tempo, i suoi occhi si illuminano.

«Me lo chiedi da tanto, credo sia arrivato il momento. Voglio farti conoscere le mie sorelle, Gaia, se tua madre è d'accordo.»

Sconvolta da una simile notizia, Silvia recupera la busta dalle mani di sua figlia così da vederne il contenuto.

«Vale... sono due biglietti aerei per la Sicilia...»

Lontano dalla scena, Diego chiude gli occhi, serrandosi in se stesso.

«Li ho pianificati per questa primavera solo perché penso che sia la stagione perfetta per scendere. Lo faremo solo se tu sarai d'accordo.»

«È un regalo bellissimo... penso che non potevi rendere mia figlia più felice.»

Gaia non ha parole: si limita ad abbracciare la zia con meno slancio del fratello ma con maggiore forza. Valeria la ricambia, accostandosi la piccola addosso e tenendola stretta.
Diego si sforza a riaprire gli occhi e a fare i conti con una simile scena: due soli biglietti, un unico abbraccio che non lo rende partecipe.
Allontana gli occhi in un angolo in alto del soggiorno, tentando come meglio può di distaccarsi da tutto.

«Credo che ora sia il vostro momento» sente dire da sua moglie, così come avverte la piccola tornare sui propri passi.

Claudio e Silvia vengono coinvolti nella faccenda dei doni in un modo più vincolante di quanto credessero: il regalo che gli viene rivolto è uno solo e dopo un attimo di esitazione si trovano a scartarlo insieme.

Sollevano il coperchio della grossa scatola che hanno disfatto come una caramella ed un lungo silenzio segue l'azione. Di fronte a se hanno due paia di pattini da scii ed un ricordo condiviso con cui fare i conti.

«Ho pensato che ve ne servisse un nuovo paio, per ricominciare a pattinare. Fuori nevica, il lago deve essersi ghiacciato.»

Valeria ha colpito nel punto più debole della coppia, ovvero nel ricordo più felice di entrambi: il giorno in cui Claudio ha fatto la sua proposta di matrimonio, inginocchiandosi sul ghiaccio dopo aver girato in tondo con sua moglie, stretta alla propria mano, intorno al bordo del lago.

Dagli occhi di Silvia cadono delle lacrime che si affretta a estinguere, ma non sono di dolore, non del tutto almeno, Valeria le sa riconoscere. Claudio, invece, le sorride teneramente, abbassando verso terra la scatola.

«Grazie, Valeria, è davvero un regalo bellissimo.»

E con sorpresa di tutti, Silvia annuisce all'affermazione, concordando dopo settimane con il marito e tornando con la schiena rigida ma lo sguardo rivolto altrove.
Non essendo mai un grande sostenitore delle lacrime in pubblico, Claudio si allontana con Davide tra le braccia, lasciando sua figlia osservare rapita il proprio biglietto aereo, Edoardo tentare di montare il suo nuovo giocattolo e sua moglie sforzarsi di non crollare.

Diego viene catturato da quella ritirata ma nell' abbassare lo sguardo si accorge che anche quello di sua moglie si è voltato di lato, mostrandogli il proprio profilo che sembra essergli rivolto.

Lentamente, nel trambusto generale, Valeria si allenta il cappotto, un bottone alla volta, fino a privarsene del tutto, spostandolo al suo fianco.

Con la testa ancora rivolta per metà a Diego, gli occhi bassi, Valeria offre il suo ultimo dono: la visione della sua schiena nuda, percorsa dai laccetti decorativi di una rossa maglia a maniche lunghe.

Diego inspira profondamente dal naso e non si concede più l'obbligo di separarsi da quella visione. Valeria capta quel respiro incontrollato e sorride appena, nella parte di volto che lui non può notare.

«Credo che i regali siano finiti, adesso» ammette Valeria, calamitandosi contro le parole di Gaia.

«Non è vero, manca lo zio! Zio, non ti ho visto con nessun regalo!»

«È perché non l'ho ancora scartato» mormora lui con un tono di voce grave, capace di far arrossire di colpo Valeria.

Attratta da quel tono, Silvia capisce tutto in un attimo e sgrana gli occhi, aprendo appena la bocca per l'effetto sorpresa.
Ora Valeria ha ruotato di nuovo il viso, celando al marito la sua espressione soddisfatta: un tenero sorriso le ammorbidisce le labbra e l'amica vorrebbe rimproverarla per quella spudorata rivelazione.

Scuote la testa senza sapere cosa dire e, piena di divertimento, decide di portarsi via Edoardo con sé e di uscire dalla stanza, dopo le molteplici richieste del figlio sulla costruzione del nuovo gioco.

Rimangono solo Valeria e Gaia una di fronte all'altra e Diego, più lontano e alle spalle della prima.

«Sei contenta del mio regalo?» Domanda in un sussurro la siciliana alla più piccola.

«Pensavo che non mi ci avresti mai portato.»

«Te l'avevo promesso.»

Ad una simile risposta, alla piccola non resta che sorridere. Prima di poter essere entrato in causa dentro una simile situazione, Diego si allontana a passi lenti fino a raggiungere l'ulteriore sala arredata come secondo soggiorno a fianco.

Valeria avverte il suono dei suoi passi ma viene costretta dalla voce di Gaia a non muoversi.

«Anche io ti ho fatto un regalo.»

E occorre un attimo alla piccola per recuperare una scatola a fianco al divano. Valeria la afferra, sotto le sue raccomandazioni.

«Mi ha aiutato mamma ma l'idea è stata mia.»

Dinanzi il dono, un coltello affonda e rigira tra la carne di Valeria. Gaia le ha fatto un album composto dalle loro foto, riportanti anche didascalie divertenti.
Il coltello va più in giù, compie un cerchio completo prima che le parole della bambina possano ritornare.

«Ho solo pensato che fosse bello fermare i nostri ricordi. Sono tutti momenti belli e non vedevo l'ora che anche tu li rivedessi.»

Il coltello scompare di colpo e la consapevolezza della semplicità di una simile azione la raggiunge: sono solo ricordi belli, con Gaia.

«Grazie, tesoro.»

«Non è solo questo» commenta la piccola, piegandosi poi verso sua zia e lasciandole un piccolo bacio a testa su ogni guancia. Valeria sorride ma la bambina non ha finito. Allontanandosi la guarda con sicurezza, prima di avanzare la sua richiesta: «uno dei due è per lo zio. Puoi essere tu a darglielo?»

Un microscopio istante di esitazione lascia il tempo a Valeria per aprirsi in un piccolo sorriso.

«D'accordo...»

«Corri da lui, prima che se ne vada via!» E consigliato ciò è Gaia la prima che, priva di pudore, se ne scappa via dalla propria emozione.

Valeria osserva la sua ritirata prima di sollevarsi lentamente in piedi e decidere di raggiungere la sala seguente.

Diego è seduto su una delle sedie presenti attorno al tavolo al centro della stanza, di schiena, completamente avvolto nel buio se non fosse per un piccolo raggio di luce che giunge dal soggiorno.

A passi lenti, Valeria si fa avanti fino a raggiungerlo e rimanere in piedi, al suo fianco.
Avendo abbandonato un braccio lungo l'appoggio della sedia, l'uomo avverte l'istante in cui le dita di lei accarezzano le proprie, esortandolo verso nuove parole.

«È il mio turno, adesso?»

Percependo il silenzio provenire da sua moglie, solleva il proprio sguardo così da incoraggiarla nel compiere l'ulteriore mossa.
Valeria veste dei pantaloni e delle scarpe basse oltre alla maglia con la schiena scoperta: non le occorre molto prima di accomodarsi lentamente sulle gambe di lui, tenendo le proprie serrate così da poter ruotare solo il busto in modo da guardarlo. Cosa che per altro fa, sollevando poi una mano per sfiorargli il volto.
Diego imita il gesto, alzando la propria mano ma posandola poi, con la carezza dei soli polpastrelli, sulla pelle scoperta delle schiena di lei, discendendo lungo i laccetti che corrono da parte a parte.

Uno sfioramento leggero, poi la sua mano che si posa con maggiore contatto. Vale chiude gli occhi dopodiché lascia sulla guancia di lui il piccolo bacio offerto.

«Questo è da parte di Gaia» espira, per poi riaprire gli occhi, tirare la testa all'indietro, e guardare nella serietà dei suoi. «Vorrei lo stesso regalo.»

«Esattamente lo stesso?»

«No» sussurra lei, senza esitare un solo attimo. Diego continua a guardarla, ad accarezzarla, a provocarla. Valeria trema leggermente. «Vorrei che tu mi baciassi e mi toccassi come facevi prima.»

«Prima di cosa?»

«Prima di smettere del tutto.»

«Non ti tocco abbastanza? È quello che stai cercando di dirmi?»

«Mi manca sentirtelo fare.»

«Lo vuoi davvero, Vale?»

«È il mio regalo. Non ti chiederò altro.»

E Diego non se lo fa ripetere un'ulteriore volta. La mano che si era arrestata lungo la sua schiena alle sue richieste si solleva solo per poter sciogliere la chiusura di un unico nodo. Lo fa abilmente, tanto che non rimane altro che tirare ancora per poco prima che i fili si distendano e si allentino.
Liberata la schiena, Diego vi passa il palmo di piatto, percorrendone la spina dorsale mentre fissa sua moglie negli occhi.

Più che intimo, molto più che privato: di colpo non riscoprono altro che loro stessi, nel calore della reciproca pelle.

Tra le sue braccia, Valeria trema ad occhi chiusi. Diego la spia, continuando a toccarla. Intrappola la tensione del suo collo e la debolezza con cui tenta di farsi forza, applicando una leggera spinta sui suoi pettorali.

La accarezza e nel farlo la sente sciogliersi in un abbandono totale che priva lui stesso del fiato.
I capelli le scivolano di lato, sfiorando la pelle di entrambi, mentre i capezzoli ormai visibili al di sotto della stoffa si fanno più duri nello strusciare contro di lui.

Diego riesce a resistere finché non la sente produrre un piccolo ansito e inclinare i fianchi, stringendo fra loro le cosce, per potergli resistere. A quel punto la afferra per la nuca e la bacia.

Valeria geme, resiste all'assalto e solleva le braccia affinché possano posarsi sulle sue spalle mentre le unghie di lui le affondano nella pelle per qualche istante, nel tentativo di tenerla stretta.

Non c'è esitazione né un solo attimo di respiro: suo marito le riempie la bocca con la lingua e lei tenta di restare al passo. Un calore liquido a scenderle tra le gambe, un rivolo di sudore che le percorre la metà della schiena e quel bisogno di entrare in contatto con lui. Sempre e solo con lui.

Diego le afferra la mascella, mettendo un limite all'impulso che la donna d'un tratto sente salire in sé e riguadagnandosi una dose di controllo nonostante non riesca a pensare a niente che non sia il suo profumo, il suo calore, la sua lingua, la sua pelle.

Del tutto persa, Valeria geme contro la sua bocca facendo a pezzi ogni suo pensiero. Diego le afferra una coscia tentando di risalire verso l'interno ma di colpo la razionalità lo arresta, facendogli allontanare la bocca.
Possibile che arrivino a desiderarsi sempre a tal punto? Senza alcun limite? Senza la calma ed il bisogno di avvertire l'impazienza crescere? Hanno tanta fame dell'altro da non riuscire a pensare.

Le bocche si separano e l'aria ritorna sulle loro labbra bagnate, dando un senso di vertigine ai loro corpi mentre gridano il bisogno.

Diego vorrebbe trovare le parole ma è tutto inutile, non riesce a pensare.
Dopo poco, Valeria posa entrambe le mani sul suo collo e sbilancia la testa in avanti, in una posa fronte a fronte, chiudendo poi gli occhi.

Rimangono cosi quanto basta a far calmare i loro cuori dopodiché Valeria si solleva e si allontana, portandosi con sé tutto ciò che da anni le appartiene del proprio marito.

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