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Epilogo

Non appena ebbe lasciato Manha al nosocomio l'elfo corse verso il carretto e lesto tornò in accademia. In sala comune trovò un piccolo gruppetto che parlottava. "Ho sentito un urlo terrificante ma quando sono sceso giù a vedere di cosa si trattasse non ho trovato nessuno, soltanto Amelia che puliva il corridoio", a parlare era Erm, seduto in una poltrona accanto ad Arsenya. "Io, Arsenya ed Evion eravamo nei sotterranei, in aula, e non abbiamo sentito alcun grido" disse Lillyenne che in forma fatata saltellava sulla sponda di una poltrona per farsi vedere ed udire dai presenti, la maga del fuoco e l'apprendista annuirono come conferma alla sue parole. "Io e Wood siamo appena tornati dal mercato" furono le parole di Lean appoggiato al muro vicino al camino spento, "Chissà cos'è accaduto" aggiunse lo gnomo con curiosità. "La nostra cara governante non mi ha voluto dire nulla, a bofonchiando soltanto che era appena rientrata dall'orto e che non aveva udito alcun grido spaventoso", il silvano appariva sconsolato, "ma vi assicuro, io non l'ho immaginato" cercò di giustificarsi, "la voce apparteneva ad una persona conosciuta…credo", scosse il capo, tentando di ricordare meglio, notando l'ingresso di Ike nella stanza. "Arcanum vobis Ike, hai sentito un urlo poco tempo fa?" Chiese l'apprendista, era passata un'ora scarsa dal fatto.

Tutti accolsero il mago dell'aria con un sorriso, tutti tranne Evion che, non aveva detto una parola, e non riuscì neppure a guardarlo negli occhi. "Potremmo chiederlo a lady Manha" propose lo gnomo saltando sopra ad una poltrona, "voi l'avete vista?" Chiese Lean un po' preoccupato, "Credo sia con Demetra" rispose Arsenya, "l'ho vista andare nel suo ufficio poco prima di scendere nei sotterranei" concluse, convinta di ciò che stava dicendo. Ike ascoltava in silenzio, come se non volesse rispondere alla domanda postagli e l'apprendista si rese presto conto di non aver ricevuto risposta, anche se il resto continuava a fare congetture astruse e sembrava non interessato a sapere se questi avesse sentito o no quel grido. "Qualcosa non va?" Chiese diretto in tono serio, "non hai detto nulla da quando sei entrato nella stanza", a quelle parole tutti si zittirono, concentrando la loro attenzione sull'elfo. "Demetra è uscita questa mattina, poco dopo il sorgere del sole" cominciò a spiegare Ike che voleva fare in modo che fossero loro a capire cosa fosse accaduto e mettere alla prova, una volta per tutte, l'amore di Evion per la maga dell'acqua. "Ma allora Manha dov'è, non riesco neppure a percepirne la presenza…" domandò Lean con la voce dalla quale trapelava molta ansia. "Non sarà che…" Arsenya non riuscì a terminare la frase, restando a fissare l'elfo, come del resto facevano tutti. "Tu sai qualcosa?" Protestò Wood, "forse" rispose questi mentre osservava solo il «rivale» diventato bianco come un lenzuolo.

"Maledizione Ike cos'è successo a Manha? Parla chiaro", l'apprendista si era alzato di scatto ed adesso lo fronteggiava con sguardo infiammato. Il mago dell'aria sorrise furbescamente ma continuò a provocarlo invece di rispondere alla domanda. "A te cosa importa? Non fai di tutto per evitarla?" Nessuno osava fiatare, non capendo bene cosa stesse accadendo tra i 2 e preferendo non intromettersi in quello che appariva essere un chiarimento a tutti gli effetti. Evion fece un profondo respiro, per placare l'ira che gli montava dentro, "so benissimo di non meritare neppure d'incrociare i suoi bellissimi occhi azzurri", cominciò tremando visibilmente, "o di sfiorare le sue bianche mani, per ciò che le ho fatto e d'essere in debito con lei per avermi aiutato, nonostante tutto". Dovette riprendere fiato, sentendosi come in apnea, "sono consapevole che adesso è riuscita a trovare la felicità grazie a te e che presto sarete una famiglia", gli altri si guardarono fra loro con facce interrogative come se non sapessero di cosa il confratello stesse parlando ma non riuscivano a lasciare la stanza, come immobilizzati dal confronto in atto. "Nonostante ciò, io tengo a lei e pretendo che tu mi dica cosa le è successo", totalmente fuori di se per la rabbia il mezz'elfo era arrivato a dare uno spintone all'altro, guardandolo in cagnesco. "Non azzardarti a minacciarmi…rischieresti grosso nel farlo" continuò Ike, quasi giunto al suo scopo. "Sarei disposto a dare la mia vita se sapessi che potrebbe darle la felicità che merita", urlò Evion accecato dalla rabbia, "dimmi tutto quello che sai, subito!" e senza rendersene neppure conto colpì il «rivale» con un destro, in pieno volto, facendolo finire lungo disteso in terra. Un profondo silenzio regnava nella sala mentre il silvano si rimetteva in piedi e scoppiava in una sonora risata che fece temere a tutti che avesse preso una botta troppo forte alla testa. "Finalmente hai mostrato una qualche reazione, pensavo fossi troppo pauroso per affrontarmi", la spavalderia di Ike non aveva confini. "Sei solo uno spocchioso puro sangue che non merita l'amore di una creatura dolce come Manha" disse cercando di colpirlo nuovamente senza riuscirci, poiché l'altro era riuscito a scansarsi appena in tempo ed a rispondere a propria volta con un pugno che fece barcollare l'apprendista. Incapaci di fare alcunché, gli spettatori lasciarono la stanza alla chetichella; oltretutto Amelia faceva loro cenno di andare da lei. Un messaggero era appena arrivato dal nosocomio per avvertirli che la loro consorella aveva appena dato alla luce una bambina ma che doveva restare in osservazione, avendo perso i sensi subito dopo il parto.

Non accortisi di essere rimasti soli i due continuarono a darsele di santa ragione come due arieti di montagna; Evion più furioso che mai ed Ike sempre più baldanzoso. "Beh, i fatti dimostrano che lei preferisce me a te, non so se mi spiego" disse imitando a gesti la forma del pancione che ultimamente Manha aveva «sfoggiato», ridendo divertito nel vedere che l'altro diventava sempre più rosso in viso. A queste parole, la lotta riprese sempre più accanita, sembrava che in sala comune si stessero affrontando due belve feroci; nessuna magia, solo puro e semplice confronto fisico. Ad interrompere la lotta, dopo una decina di minuti senza esclusione di colpi, fu l'arrivo di Demetra. Dopo aver ascoltato ed appreso ciò che stava succedendo entrò nella stanza e con un incanto divise i contendenti, ormai esausti, catapultandoli su due poltrone. "Non voglio neppure conoscere le motivazioni, smettetela, il vostro comportamento è inqualificabile" ordinò in tono perentorio. Si avvicinò ad ognuno di loro e dopo aver sfiorato loro il braccio disse ad alta voce: "salus refecta", una debole luce le sgorgò dalle dita e subito dopo tutte le ferite che i combattenti si erano inflitte scomparvero. "Ike, avresti dovuto avvertirmi immediatamente, non appena lasciata Manha al nosocomio, cosa ti è saltato in mente?" Evion, restava immobile, sprofondato nella poltrona come sfatto per lo sforzo. "Hai ragione, lo avrei fatto volentieri, ma prima dovevo occuparmi di una faccenda in sospeso" si giustificò, "quando sei rientrata e come lo hai saputo?" Chiese. "Sono appena tornata ed ho trovato un messo dei cerusici che ci ha informati che Manha ha avuto la sua bambina, ma che ha perso i sensi subito dopo, non sanno da cosa sia dipeso, la terranno in osservazione per un paio di giorni, temono un'emorragia", il tono lasciava trasparire il timore misto al fastidio che provava in quel momento per non aver saputo prima la cosa. "Svenuta? Possibile emorragia? Non si sa altro?" Evion era scattato in piedi come un pupazzo a molla ed era corso implorante dalla custode dell'equilibrio. "Mi spiace questo è tutto quello che ho saputo, bisogna andare da lei subito, non stare qui a discutere" propose. "Che aspetti corri da lei" urlò il mezz'elfo ad Ike che se ne stava immobile come un attore a fine spettacolo, "è nata tua figlia e Manha non sta bene…muoviti" inveì di nuovo. Si sentiva svuotato, come avrebbe potuto continuare in quel modo? Si rivolse a Demetra, "perdona il mio comportamento, non è giustificabile dopo tutto quello che avete fatto per me, ma credo che a questo punto la cosa migliore da fare sia lasciare l'accademia", fece un respiro profondo come se dovesse articolare un pensiero che continuava ad ingarbugliarsi nella sua mente "non riuscirei a vivere così…", fece un inchino alla silvana che rimase immobile ad osservare prima lui poi il fratello e si avviò verso la porta, "il tempo di raccogliere le mie cose ed andrò via" cercava di convincere se stesso che era la cosa giusta da fare, anche se non ne era del tutto convinto. Stava per lasciare la stanza, quando Ike gli si parò davanti con le braccia incrociate, "completa la frase che stavi per pronunciare… Evion, non ci arrivi proprio…" lo fissò dritto negli occhi "di ciò che realmente provi e pensi. Neppure una rissa riesce a smuoverti, non hai neppure un po' di spina dorsale?" L'apprendista quasi in lacrime, prima provò a spostare l'elfo e non riuscendovi si fermò, gli lanciò un'occhiata carica d'odio e scosse il capo, "vuoi la verità? Eccola: non riuscirei a vivere sotto il tuo stesso tetto, sapendo che colei che amo dorme tra le tue braccia e che condividete anche una bambina, perché la gelosia mi ucciderebbe. Adesso ti ritieni soddisfatto?" Concluse mentre lacrime d'odio gli colavano lungo le guance. "Adesso levati di mezzo" gridò disperato, provando nuovamente a farsi strada. "Basta, lo hai torturato abbastanza, Ike, digli la verità", intervenne Demetra non potendo più sopportare di vedere il cuore straziato del mezz'elfo, "Manha capirà". Il fratello annuì e sospirò, "mi stavo così divertendo…" alzò le spalle in segno di resa, "il mio intento era solo quello d'accertarmi di quali fossero i suoi reali sentimenti, sorella, gli avrei raccontato ogni cosa" si giustificò. L'apprendista, che continuava a spingere per uscire dalla stanza, si bloccò dubbioso "raccontarmi che cosa?" Chiese asciugandosi con un gesto di stizza gli occhi e fulminando l'altro con lo sguardo. "Se ti fossi reso meno invisibile sono certo che Manha ti avrebbe già detto tutta la verità, ma tu non sei molto sveglio…" cominciò divertito l'elfo, freddato da un'occhiataccia di Demetra, "Manha ha partorito tua figlia, ha scoperto d'essere gravida poco dopo averti lasciato ed essersi rifugiata in accademia. Non ti ha detto nulla per via del tuo comportamento, ma adesso…credo che le cose siano mutate" Evion restò di sasso per la rivelazione e per la scoperta d'essere diventato padre. Cercò di prendere fiato, sembrava che il petto non riuscisse a contenere il suo cuore. "Quali sono i tuoi sentimenti nei confronti di…Manha?" gli chiese con voce agitata, "io la considero come una sorella minore, una buona amica ed ottimo membro di questa accademia" mentì spudoratamente Ike, più a sé stesso che ai presenti, "lei non mi ama" sapeva che quella era la verità, nonostante si fossero avvicinati molto lei non aveva smesso d'amare l'apprendista ed anche se non sapeva cosa ci trovasse nell'essere più incasinato del regno, Ike non poteva fare nulla per cambiare lo stato delle cose. "Cosa aspetti? Corri da lei, ha bisogno di te" lo spronò con una bella spinta. Evion si voltò sorrise alla custode dell'equilibrio e senza dire nulla, prima abbracciò l'altro e poi corse via come il vento. "Davvero un ottimo metodo il tuo, per fargli ammettere quali fossero i suoi reali sentimenti" lo schernì la sorella, non appena furono rimasti soli, "nonostante il mio incantesimo, quello domani ti diventerà nero" indicò il lato destro del volto dell'elfo che sorrideva come rassegnato, "adesso puoi ammetterlo, quali sono i tuoi veri sentimenti nei confronti di Manha?" Chiese, avendo intuito la realtà. "Non importa cosa io provi, adesso sono una famiglia ed io riprenderò a seguire le correnti d'aria. Sono stato fin troppo in questo regno che comincia a starmi stretto. La prossima settimana mi rimetterò in viaggio" strizzò l'occhio sinistro cercando di celare l'amarezza che provava. Voleva partire per schiarirsi le idee e non pensare a quell'amore impossibile, Demetra non insistette quasi avesse compreso ciò che non era stato detto. "Questo è il mio fratellino, sempre in viaggio, mi mancherai" aggiunse soltanto vedendolo uscire dalla stanza e scorgendo gli altri che si avvicinavano. "Dovremmo andare a trovare la neo-mamma…" propose Lean non appena arrivato in sala, seguito dalla svolazzante Lillyenne, Arsenya, Erm e Wood. "Potrebbe essere grave, vorrei avere notizie più chiare" disse preoccupata Arsenya. "Non vi preoccupate, alcune volte capita che una partoriente perda i sensi dopo il parto. Non sempre ciò comporta gravi conseguenze, ma può dipendere dall'eccessivo sforzo combinato alla tensione, l'emozione ed altri fattori emotivi" spiegò Demetra sorridendo, "andremo tutti domani a far visita al nuovo membro dell'accademia, adesso meglio andare a tavola, altrimenti Amelia si arrabbierà" tutti annuirono, "solo una cosa" intervenne Erm, "come mai Evion ed Ike si sono azzuffati'" Domandò curioso. "La storia è lunga, ma è giusto che anche voi sappiate la verità, ne parleremo mangiando," propose la silvana diretta in cucina.

Intanto, con lo sguardo fisso sul sentiero, Evion correva il più velocemente possibile per raggiungere il nosocomio e colei che amava. Per un istante la mente volò a quell'ultima notte in cui era stato davvero felice, con Manha e considerando il tempo trascorso avrebbe dovuto sospettare che forse la figlia potesse essere sua. Perché non lo aveva fatto? Forse perché non pensava di meritare felicità alcuna. Scosse il capo, tornando alla realtà e schivando per un soffio una carrozza. Si concentrò nuovamente sul percorso, doveva fare in fretta. Giunto all'ingresso dell'ospedale si fermò esausto, appoggiandosi alla porta e cercando di riprendere fiato e poi bussò con tutta la forza che riuscì a raccogliere. Il cuore in tumulto, non solo per la corsa, ma soprattutto per l'incerta salute di Manha. Dopo alcuni attimi che parvero eterni, udì dei passi seguiti dallo stridere dei cardini e si sentì come rianimato, pronto ad entrare nell'edificio il più velocemente possibile. "Salus vobis… ah sei tu…" ad aprire era stata Lorenne che lo fissò arrabbiata, "cosa vuoi adesso? Vattene via" gli ordinò cercando di richiudere la porta. "Ti prego, aspetta, fammi spiegare…" l'implorò lui bloccando l'uscio e spalancandolo completamente. "Non hai fatto soffrire abbastanza mia sorella? Cos'altro vuoi?" Gli soffiò quasi sul viso la giovane, "vattene o chiamo la sicurezza", da quando quasi un anno prima i pirati avevano rapito un cerusico, si era insediata una truppa nel nosocomio.

"Non sto scherzando" lo minacciò riprovando a chiudere la porta. "Dammi la possibilità di spiegare, non chiedo altro" le disse e con un colpo secco riuscì a spingerla lontano dall'ingresso ed ad entrare per fermarsi di fronte a lei. "Ti do un minuto, poi chiamo le guardie" Evion annuì, "so d'aver sbagliato e sono quì perché voglio rimediare" cominciò con voce implorante, "amo Manha con tutto me stesso e farò ciò che è necessario per renderla felice", Lorenne non sembrò convinta da quelle parole, "e se lei non ti amasse più? Se si fosse rifatta una vita? Tu l'hai tradita, cosa pretendi?" Il mezz'elfo annuì leggermente sconfortato dall'eventualità, "non pretendo nulla, vorrei mi desse un'altra possibilità…" sospirò, "…ma se davvero non mi ama più, preferirei me lo dicesse lei stessa. Sarebbe una pugnalata al cuore ma saprei di dovermi rassegnare e partire il più lontano possibile. Voglio solo che lei sia felice, il resto non conta". Il tono era sincero e la cerusica provò pena nei suoi confronti, "tuttavia mi rimarrebbe il ricordo del suo bel viso e di quello di mia figlia nel cuore, dammi la possibilità di parlarle" concluse. "Come sai?" Domandò sbalordita Lorenne, "Ike mi ha raccontato tutto, sono stato stupido ad evitarla, ultimamente e me ne pento…ma adesso lei sta male e tu non mi permetti di vederla…" cominciò ad agitarsi ed a guardarsi intorno come per cercare tracce di Manha. "Calmati è stato solo un piccolo mancamento, sta meglio" lo rassicurò, "adesso deve riposare, torna un'altra volta" rispose cercando di restare d'animo fermo e non fasi intenerire troppo; era sua intenzione quella d'avvertire la sorella, prima, di metterla in avviso delle intenzioni di Evion. "Ti scongiuro, desidero soltanto vederle, non darò nessun fastidio, te lo chiedo in ginocchio" disse assumendo la posizione appena citata, quasi in lacrime. "Sono certa che me ne pentirò, ma seguimi in silenzio" e senza aggiungere altro si avviò verso la camera in cui era stata spostata Manha dopo il parto; Evion la seguì facendo il meno rumore possibile, come se camminasse su un campo minato. Un minuto dopo giunsero in una stanza dalle pareti bipartite, bianche e celesti, una grande finestra permetteva alla luce d'inondare il locale. Nella parte di fronte alla finestra era poggiato un letto in cui riposava la maga dell'acqua. A destra vi era un mobiletto con una boccetta che conteneva un decotto di salvia e malva, rimedio usato per prevenire le emorragie ed un bicchiere. A sinistra una culla di legno, dentro la quale un piccolo esserino respirava ritmicamente. Fatto qualche passo, l'apprendista rimase immobile ad osservare le creature che più amava al mondo non riuscendo quasi a muoversi o a respirare, l'unico suono che udiva era l'incessante tamburellare del cuore nel suo petto. Lorenne andò verso la culla e con delicatezza raccolse tra le braccia un piccolo fagotto bianco e camminando lentamente gli e lo portò vicino. Non appena vide gli occhi viola della piccola che lo osservavano quasi curiosi si sentì cedere le gambe ed un'ondata d'emozioni lo avvolse totalmente, lasciando stravolto ma felice. "Questa è tua figlia, il suo nome è Arcadia" disse a voce bassa la cerusica porgendogli la neonata che il mezz'elfo prese con tutta la delicatezza possibile. "Ti ringrazio, Arcadia è un bellissimo nome" riuscì a stento a dire con un filo di voce, visibilmente emozionato. La piccola muoveva le braccine e verseggiava soavemente; aveva il suo naso, lo stesso colore di capelli, con delicate sfumature blu notte e le stesse piccole orecchie puntute da mezz'elfo, ma per il resto somigliava completamente alla madre. Guardandola, Evion si scoprì a domandarsi come si potesse voler tanto bene ad una creatura appena conosciuta, ma il suo cuore conosceva già la risposta. Le diede un delicato bacio sulla fronte, quasi in lacrime per la gioia che sembrava travalicare il suo essere e rimase immobile in quella posizione, cullando la figlia, senza neppure rendersi conto che Lorenne lo aveva lasciato da solo. Non esisteva nessun altro al di fuori di quei piccoli occhioni viola che lo osservavano e nessun suono che non fosse quello dei loro cuori che sembravano battere in sincronia, come se avessero riconosciuto d'avere un destino comune. Restò fermo lì per oltre un'ora, non accorgendosi neppure che Manha si era destata e che osservava la scena in lacrime; lacrime di gioia.

Non appena aveva aperto gli occhi la maga dell'acqua aveva guardato nella culla, non trovando la figlia e poi si era guardata intorno in cerca di Lorenne, non trovando entrambe. Tuttavia, prima che la sua agitazione raggiungesse il parossismo e lei cominciasse ad urlare terrorizzata, si accorse della presenza di qualcuno che teneva tra le braccia la bimba, a poco a poco riuscì a mettere a fuoco la figura di Evion e la scena l'emozionò tanto da rigarle il viso di lacrime. Sua figlia aveva un padre, fortuna che a lei era stata negata. Nulla ad eccezione della felicità di Arcadia aveva importanza, adesso sapeva cosa fare, Demetra aveva avuto ragione. Si asciugò le lacrime, diede una sistemata alla chioma scompigliata e preso coraggio chiamò il padre di sua figlia. "Evion", questi si voltò verso di lei ed a passi lenti si avvicinò al letto. "Manha come ti senti?" Le chiese non sapendo con precisione che comportamento avere, "meglio…" rispose cercando di fare dei respiri profondi per chiarire il discorso che vorticava nebuloso nella sua testa. "Devo parlarti" iniziò, ma lui interruppe con un cenno della mano, "non mi devi nessuna spiegazione, hai fatto ciò che ritenevi giusto per nostra figlia, nulla di più", all'udire quel «nostra» Manha sbiancò, "Ike…" disse dopo qualche secondo, "si, mi ha raccontato tutto, ma permettimi di dirti una cosa, prima, ti prego", lei annuì notando come la piccola sembrasse tranquilla ed a proprio agio tra le braccia del padre, come se capisse di potere sentirsi protetta. "So di averti fatta soffrire. Di averti abbandonata e tradita" il mezz'elfo cercò di non far tremare la voce mentre pronunciava quelle dolorose parole, "maledizione o no, ho sbagliato, ma avevo paura di farti del male ed allontanandoti credevo di fare la cosa migliore, invece ti ho procurato solo dolore, lasciandoti sola quando più avevi bisogno di me e questo non me lo perdonerò mai. Ma ho capito d'amare te e nostra figlia e questo non cambierà, qualunque sia la tua decisione". Dopo qualche istante di assoluto silenzio, Manha prese parola. "Nella mia vita, non conoscere la verità mia ha sempre portato sofferenza. Ho patito molto per aver scoperto solo un mese dopo, la morte di mia madre; ho pianto tanto per aver capito troppo tardi di non aver più le mie sorelle amazzoni, uccise dagli stregoni oscuri. La tua mancata verità mia ha ferita più del tuo tradimento, perché io potevo starti accanto ed aiutarti, invece tu hai preferito escludermi" il volto serio, "una seconda possibilità può essere data, ma io ho bisogno di qualcuno che sia sincero e che comunichi con me, che condivida gioie e dolori" concluse. Evion annuì, "hai ragione, ho sbagliato e se potessi tornare indietro non lo rifarei. Gli ultimi avvenimenti mi hanno fatto capire che soltanto con te posso essere felice, perché la tua presenza mi rende migliore e tutto ciò mi è stato chiaro quando ti ho perso. Ma nonostante tutto spero tu possa darmi un'altra possibilità per dimostrarti che posso essere la persona che stai cercando, quella di cui hai bisogno". Pose la piccola, ormai addormentata, nella culla e si rivolse nuovamente all'amata, rimasta silente. "Quali sono i tuoi sentimenti nei miei confronti?" Chiese, lo sguardo serio, gli occhi lucidi, "se mi dirai di non amarmi più, io proverò ad accettarlo e ti lascerò vivere la tua vita, ma se provi qualcosa per me, perdonami", tacque in attesa. Manha restò in silenzio per alcuni minuti, come se stesse raccogliendo le idee o le forze, spostando lo sguardo ora su Evion ora su Arcadia. "Io…" prese un profondo respiro come chi è appena uscito dalle profondità marine e vuol cogliere più aria possibile, "io ti amo e ti ho sempre amato. Ho provato ad odiarti, a dimenticarti e credevo persino d'esserci riuscita…" le uscì d'un fiato, "ma desidero condividere la mia vita con te, costruire con la nostra piccola Arcadia una vera famiglia. Ti chiedo solo d'essere sempre sincero, in futuro". A queste parole Evion si sentì al settimo cielo colmo d'una felicità indescrivibile, "ma certo, mai più segreti tra noi te lo giuro sulla mia vita". Prese le sue mani tra le proprie, dandole la possibilità di mettersi seduta, la strinse a se per poi baciarla sulle labbra con dolce delicatezza; un bacio ricambiato dalla mezza, suggello del loro ritrovato amore. Mentre si baciavano entrò Lorenne, per controllare lo stato di salute della sorella e scorto il momento magico restò in disparte, felice che tutto si fosse sistemato per il bene della nipotina. Sciolto il bacio, Evion riprese la bimba dalla culla, nuovamente sveglia, e la pose alla madre con fare agitato dall'emozione.

"Vorrei che anche la nostra piccola Arcadia ascoltasse e fosse presente a ciò che sto per dirti", si schiarì la voce ed inginocchiò ai piedi del letto, prese un piccolo pacchetto da un sacchetto di cuoio che portava legato alla cinta, "ormai è quasi un anno che lo porto con me, ma non ho avuto la possibilità o il coraggio di donarlo a te" dal contenitore ne uscì un anello bianco con impresso il simbolo dell'infinito chiuso a formare un cerchio perfetto con la centro una piccola pietra dai riflessi celesti, il cuore di Manha quasi si fermò per l'emozione mentre lui le mostrava il gioiello e prendeva fiato. "Manha hai illuminato la mia vita, mi hai donato una splendida figlia e la possibilità di essere felice e tanta gioia, che vorrei condividere con te. Per questo ti chiedo, con il cuore in mano, vuoi sposarmi?" La maga dell'acqua si sentì travolgere da una gioia infinita e la risposta le parve quasi ovvia, "si lo voglio" la voce rotta dall'emozione, lui le mise l'anello al dito, con le mani tremanti. "Ho sempre desiderato una famiglia ed adesso…" s'interruppe notando la sorella che le correva incontro, "sono davvero felice per te, meriti una famiglia sorellina" la sua voce sprizzava felicità. "Anche tu ne fai parte e vorrei fossi presente non solo per me, come ha sempre fatto, ma anche per la tua nipotina". Le parole di Manha colmarono gli occhi di Lorenne di lacrime, "davvero?" La cerusica non credeva alle proprie orecchie, "certo, tu sei mia sorella ed io ti ringrazio per questo e voglio tu condivida la mia felicità", anche la mezza appariva visibilmente emozionata, come lo stesso Evion tornato in piedi e rimasto fermo accanto al capezzale della fidanzata. "Adesso siamo davvero una famiglia unita" disse abbracciando la futura cognata, " i nostri confratelli completano quello che può definirsi un quadro perfetto, sarà meglio avvertirli della bella notizia" aggiunse Manha stringendo la piccola a se, "lo farò non appena tornato in accademia" la rassicurò l'apprendista. Soddisfatta, la maga dell'acqua regalò un dolce sorriso al futuro sposo ed alla sorella ed essi ricambiarono il dono ricevuto. Tutto era perfetto.

Angolo autrice:
Siamo giunti alla fine di questa avventura, spero vi sia piaciuta.
Cosa ne pensate del finale?
In alto Arcadia.

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