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Capitolo 22

A svegliarla fu nuovamente il sonoro bussare alla sua porta, non sapeva con sicurezza per quanto tempo avesse dormito ma si sentiva stranamente riposata e libera da un peso che prima era riuscito ad opprimerle il cuore.
Si alzò ed andò verso l'uscio.

"Chi è?" Chiese poco prima di aprire e ritrovarsi innanzi Amelia, con il solito sguardo indagatore di chi si preoccupa ma non vuol darlo a vedere.

"Vi auguro un buon giorno, spero siate riuscita a riprendere sonno ed a riposare". Manha annuì,

"vi domando nuovamente scusa se vi ho svegliata" si giustificò, arrossendo.

"Non preoccupatevi, sono cose che accadono" poi cambiando discorso,

"cambiatevi e datevi una rinfrescata, lady Demetra vi aspetta nella sala comune" poi senza aggiungere altro la lasciò per occuparsi delle sue mansioni quotidiane.
Dopo aver richiuso la porta, si rese conto di indossare ancora gli abiti con i quali era arrivata in accademia. Come aveva fatto a non rendersi neppure conto d'essere andata a dormire in quelle condizioni? Era indecoroso.

Un po' in imbarazzo si guardò intorno, notando solo allora l'arredamento della camera.
Doveva essere proprio fuori si sé per non averlo fatto la sera prima. Effettivamente lo era proprio.
Un sospiro le sfuggì dalle labbra; sembrava quasi fossero trascorsi dei giorni anziché delle ore dal suo incontro con Nineria. Le risultava ancora difficile accettarne la morte, ma doveva.
Gli occhi le ripresero a bruciare, ma cacciò le lacrime indietro: non doveva abbattersi, ma riuscire ad andare avanti.

Si concentrò sulla camera: Il letto si trovava proprio di fronte all'ingresso, posto su di un morbido tappeto bianco; alla destra di questo vi era un armadio di legno scuro ed alla sinistra il comodino, sempre di legno con accanto la toletta sormontata da un grande specchio dai bordi intarsiati. A sinistra dalla porta vide un separé che divideva la stanza dalla saletta da bagno ed a destra un elegante camino di pietra.
Si diresse verso il guardaroba e vi trovò il vestito d'apprendista di cui le aveva parlato la custode dell'equilibrio, lo prese e corse a darsi una bella ripulita: ne aveva davvero bisogno.
Si prese il tempo necessario ed al termine di quel 'rituale' si sentì come rinata: aveva lavato via tutta l'angoscia e la rabbia accumulate.
Con un lieve senso di tristezza ripose gli indumenti da amazzone in un angolo: li avrebbe lavati e sistemati per bene nell'armadio. Sarebbero rimasti lì come monito per impedirle di dimenticare chi era stata e poterli ammirare quando avrebbe sentito il bisogno di una spinta per proseguire nel suo nuovo viaggio.

Prima di lasciare il locale diede uno sguardo al suo riflesso nello specchio, la veste le donava: indossava un lungo abito azzurro di panno con le maniche lunghe e leggermente svasate, come la gonna; un delicato nastro dorato ornava l'orlo inferiore, le maniche e lo scollo. Su questo una sopraveste di un tono più scuro, senza maniche abbottonata sotto il seno con tre bottoni dorati ed alla vita una delicata cinta di raso color oro impreziosiva l'immagine rendendo Manha più graziosa. I capelli lasciati sciolti e la carnagione chiara non avrebbero fatto pensare che costei era stata, fino a poco tempo prima, una guerriera amazzone.

Dopo essersi rimirata per qualche secondo lasciò la stanza a passo svelto diretta alla sala comune. Da quel momento in poi sarebbe stato quello il suo aspetto.

Mentre camminava una lieve nausea le fece sbocciare in viso una strana espressione che tuttavia durò solo qualche secondo.
Non diede peso alla cosa e ne attribuì la causa all'aver saltato la cena la sera precedente. Effettivamente era affamata come non mai.
Giunta alle scale che conducevano al piano inferiore fu colta da un piccolo giramento di capo che quasi le fece mancare un gradino.
Leggermente infastidita, si ripromise di fare al più presto un'abbondante colazione e con un po' di cautela riuscì a raggiungere la sua meta.

Ad attenderla un piccolo gruppetto: Demetra in piedi al centro della stanza, accanto ad un tavolo basso; invece, seduti sulle poltrone, vi erano tre creature di razze e sesso diversi che la osservarono curiosi e le regalarono un sorriso di benvenuto.

"Arcanum vobis, spero tu abbia ben riposato mia cara", la voce della silvana era limpida ed avvolgente mentre lo sguardo ispirava la dolcezza e la comprensione di chi conosce l'animo altrui e ne comprende i turbamenti.
Manha si chiese se fosse al corrente della 'visita' ricevuta la notte precedente e se dovesse parlargliene.
Non voleva nascondere nulla a chi l'aveva accolta nel momento del bisogno e decise che lo avrebbe fatto al più presto: voleva meritare l'opportunità datale.

Mentre era assorta nei propri pensieri si ritrovò a percepire nuovamente l'aura dorata della custode e sorrise.
Demetra si avvicinò e con un tono impostato cominciò la formula di rito.

"Da oggi, innanzi agli altri membri di questa libera congrega, annuncio che lady Manha è stata all'arte della conoscenza magica" mentre parlava stringeva qualcosa tra le mani.
Terminata la formula di rito le si accostò, sfoggiando un enorme sorriso.
La mezza continuava a guardarsi intorno confusa con il cuore che le batteva all'impazzata ed il viso arrossato dall'imbarazzo. Era l'ufficializzazione del suo ingresso in quel nuovo mondo: stava accadendo davvero.
Sentiva un leggero sfarfallio nello stomaco ma cercò di non darlo a vedere concentrandosi sui presenti.

"L'evento è palesato da questa spilla che andrò ad appuntare su di lei" detto ciò con un gesto elegante mise il gioiello d'argento, formato da due triangoli intersecati tra loro sulla scollatura della veste di Manha.
Si sentiva davvero felice di poter accogliere quella creatura all'interno della propria cerchia: le avrebbe mostrato le sue vere capacità, fino a quel momento rimaste silenti.

"Neofita dell'ars magica, da oggi le vie della magia ti mostreranno il tuo cammino e la tua vera natura, rimasta latente". Tutti nella stanza ascoltavano attenti, continuando a fissarla.
Dal canto suo, Manha, scoprì per la prima volta che l'essere osservata non le procurava il solito fastidio: quelli erano sguardi d'accoglienza e non di biasimo.

"Riuscirai a seguire questo sentiero soltanto grazie al vero impegno ed allo studio assiduo. Sono felice di poterti definire nostra apprendista e darti ufficialmente il benvenuto nella nostra congrega". Sottolineò con orgoglio il 'nostra'.

"Qui ognuno di noi darebbe la vita per l'altro ed adesso anche tu fai parte di questa famiglia". Concluse abbracciandola.
Sciolta la stretta si spostò di nuovo verso il centro ed indicò ad uno ad uno i tre che fino ad allora non avevano pronunciato alcuna parola.

"Costoro sono i tuoi compagni di cammino: Lean, Aris e Lillyenne". La mezza li osservò sorridendo loro: ognuno emanava una leggera aura di colore diverso, appena percepibile.

"Felice di potervi conoscere", accompagnò la frase ad una lieve riverenza.
Ad uno ad uno o tre si alzarono e presentarono.

"Arcanum vobis, il mio nome è Lean è sono un apprendista come voi" il giovane fece un inchino,

"lieto di darvi il benvenuto tra noi."
A prendere per primo la parola era stato un elfo di bell'aspetto, dall'età apparente di circa trent'anni, alto, con gli occhi grigio chiaro, i capelli castano scuro ed il viso leggermente abbronzato.
La voce ariosa riusciva a trasmettere serenità: una brezza di montagna dopo una faticosa scarpinata. I suoi modi apparivano molto cortesi come chi è di nobili origini ed a Manha parve di percepire un leggero bagliore smeraldo provenire dal suo addome.

"Arcanum vobis, il mio nome è Aris, sono la maga del fuoco e sono felice di conoscervi lady Manha" la voce, calorosa ed amichevole, proveniva da una ragazza di circa venti anni con il fisico minuto e scattante, gli occhi verdi, i capelli corti color ambra e la carnagione chiara.
Emanava un un aura mutevole simile al fuoco di un camino.

"Arcanum vobis- si presentò l'ultima- il mio nome è Lillyenne, maga degli elementi e vi auguro di trovare in noi la vostra famiglia", accompagnò le parole ad un leggero piegamento del capo.
Si trattava di una fata che aveva assunto le sembianze umane.
Una creatura gracile ma resistente, senza età ma dall'aspetto quasi infantile. Gli occhi color del miele, la carnagione particolarmente luminosa, la chioma dorata acconciata in uno chignon ed il fare dolce, suscitavano una sensazione di gioia e felicità in chi le stava accanto e la sua aura sembrava argento liquido.

Mentre ascoltava si rendeva conto di sentirsi sempre più sollevata ed a proprio agio e ciò la sbalordì: dopo le amazzoni non pensava fosse possibile ritrovare la meravigliosa sensazione che provocava l'essere accettati.

"Vi ringrazio, spero di non deludere le vostre aspettative" riuscì a dire con un po' di fatica.
Improvvisamente la testa prese a vorticarle sempre di più e le si  sbiancò il viso. Cosa le stava succedendo? Doveva resistere, non era decoroso mostrare un malessere durante una cerimonia ufficiale.
Strinse i denti e tentò in tutti i modi di non far notare il proprio stato di salute, tuttavia Demetra lo capì ugualmente e le andò incontro con un po' d'apprensione. Doveva accertarsi che non fosse nulla di grave, magari solo una reazione emotiva.
Si rivolse agli altri,

"bene miei cari, adesso potete tornare alle vostre mansioni, io e la nostra neofita abbiamo alcune cose da discutere. Sono certa che presto avrete la possibilità di conoscerla meglio". I tre annuirono e dopo aver fatto un cenno di saluto, lasciarono la stanza prendendo direzioni diverse.

Non appena furono rimaste da sole, la invitò a mettersi seduta,

"non ti senti bene? Cara, ti vedo molto pallida..." la mezza annuì cercando di sedersi, la camera aveva preso a rotearle attorno e lei temeva di cadere.

"Ho dei giramenti di capo, nulla di grave. Sicuramente ciò è dovuto alla sorpresa che mi avete fatto in aggiunta al non aver mangiato nulla ieri sera, passerà presto" cercò di  minimizzare e giustificarsi, anche se la silvana non sembrava del tutto convinta da quella spiegazione.

"Sei sicura? Hai l'aria un po' strana..." provò ad indagare ancora l'altra, ma Manha fece più volte di sì con il capo e quella arresasi si diresse verso la porta della cucina. Non poteva obbligarla a dire ciò che non voleva: doveva rispettare i suoi tempi.

"Amelia, potresti portare qualcosa da mangiare per Manha?" Domandò in tono cortese alla governante che apparve per un istante, rivolse alla mezza un'occhiata sfuggente ma enigmatica e poi scomparve.
Come riusciva quella donna a farla sentire sempre sotto esame?
Per qualche minuto vi fu totale silenzio, Demetra si accomodò accanto a lei come in attesa che le venisse detta qualcosa che in realtà lei sapeva già.
Fece un paio di respiri profondi riuscendo a far fermare il vorticare della stanza. Doveva approfittare del momento per parlarle della notte precedente? L'altra si aspettava che lo facesse? Che doveva fare?
Alla fine non riuscì più a tacere, era corretto metterla al corrente della cosa: sperava solo che ciò non avesse conseguenze negative.

"Dimmi, è possibile chiamare a sé lo spirito di una creatura non più viva?" chiese d'un fiato.
La custode dell'equilibrio rifletté per un momento, prima di darle la propria risposta.

"Certamente, ma ciò accade solo se ad invocare lo spirito è un individuo dotato di poteri o facoltà magiche  non comuni e solo se ha davvero una motivazione importante per farlo".
La mezza annuì ed un sospiro le sfuggì dalle labbra, tuttavia la risposta non l'aveva soddisfatta del tutto: lei non aveva fatto nulla per vedere Nineria, non sapeva neppure fosse morta.

"Ma, tutto ciò può essere fatto in maniera inconsapevole?" Questa volta la silvana pensò più a lungo alla risposta da darle, non le era mai capitata un'evenienza simile.
Mentre rifletteva riapparve Amelia con un vassoio di legno scuro su cui vi erano appoggiati: una brocca d'acqua, un'altra colma di latte, un piattino con dei biscotti al burro ed alcune fette di pane con spallata sopra una profumata confettura di fragole.
Lo ripose sul tavolino e scomparve nuovamente senza dire nulla.

"Per attuare ciò di cui parli, occorre una forte volontà ed un potenziale magico elevato", Manha non riusciva capire come fosse stato possibile per lei incontrare uno spirito e questo le fece perdere la pazienza.

"Allora, come ho fatto a vedere Nineria in camera mia, la scorsa notte? Sei stata tu?" Quasi urlò alzandosi di scatto e per poco non ricadde all'indietro, colta da un improvviso attacco di nausea.

"Ho forse avuto un'allucinazione? Ho immaginato tutto? Rispondimi ti prego" implorò rimettendosi seduta, cercando di non piangere e di calmare  l'orribile sensazione che l'attanagliava. Restò in attesa di una risposta con lo sguardo da cucciolo abbandonato.

"Non è stata opera mia e non era né un'allucinazione né un sogno. Quello che è venuto a farti visita la notte scorsa era realmente lo spirito della regina delle amazzoni, ad evocarla sei stata proprio tu. Non dovresti sottovalutarti". Le rispose tranquillamente, accompagnando le parole con un caloroso sorriso incoraggiante.
Lei aveva percepito l'energia spirituale dell'ombra di Nineria ed era rimasta molto colpita quando aveva compreso che ad invocarla era stata proprio Manha.

"L'esperienza che hai vissuto dimostra che il tuo potenziale magico è molto elevato. Tu riesci a percepire l'aura di un altro mago senza alcuno studio alle spalle ed interagire con gli elementi: la pioggia ti ha condotto fin qui perché tu le hai domandato aiuto." Era davvero andata in quel modo? Perché non aveva scoperto prima quelle sue capacità?

"Oltretutto, la tua motivazione era forte ed inconsciamente devi aver desiderato poter avere delle risposte. Avrai pensato alla regina perché lei era la guida delle amazzoni, qualcuno la cui parola era degna di fiducia per te. Il legame che avevi con lei ti ha permesso di evocarne lo spirito che con molta probabilità si aggirava ancora nei pressi del fiume." Tacque, per darle il tempo di assimilare la verità.
Intanto osserva quella fanciulla dalla strana chioma viola provando nei suoi confronti un'innata tenerezza.
Si concentrò empaticamente sui suoi sentimenti, scoprendo una forte solitudine, bisogno d'affetto e senso di colpa. Desiderò conoscerne la storia e sperò di poterlo fare, un giorno.

"Prima di vedere lei ho sognato... ho scoperto ciò che è accaduto realmente alla amazzoni: è stata Nineria a mostrarmi ogni cosa?" Chiese mentre una lacrima sfuggiva al suo controllo e solinga faceva capolino lungo la guancia. Demetra fece sì con il capo, doveva essere stato davvero difficile per lei affrontare quella situazione.

"Evidentemente l'apparizione, per esaudire la tua richiesta, ti ha mostrato la verità in modo che tu non potessi avere dubbi. Credo desiderasse che smettessi di sentirti colpevole per la tua assenza e che ti rifacessi una vita" concluse, lasciando Manha sorpresa da quella risposta.

"Captando un'attività magica ho cercato di capire quale fosse la fonte e con un incantesimo di percezione ho intercettato ed osservato ciò che è accaduto; spero non ti spiaccia ma è mio dovere proteggere coloro che fanno parte di questa congrega- spiegò- la strada che hai scelto è quella giusta, sta a te adesso seguirla".
Manha strinse i pugni,

"la vicenda avrà delle conseguenze?"
Non voleva andar via.
L'altra alzò un sopracciglio, sorpresa dalla domanda.

"Nessuna. Cosa vai a pensare!" La rassicurò.

La risposta sembrò bastarle, tirò un sospiro di sollievo e si lasciò andare sulla spalliera della poltrona.
La tensione era scomparsa ed improvvisamente le forze le vennero meno, perse il colore alle guance, la vista le si annebbiò, la stanza riprese a vorticare e senza riuscire ad emettere alcun suono perse i sensi.

"Amelia- chiamò subito la custode dell'equilibrio- porta la boccetta con i sali", la governante obbedì all'istante e poco dopo Manha rinvenne, confusa per l'accaduto. Cosa le stava accadendo?

"Mangia qualcosa e poi va a riposarti" le consigliò preoccupata.
Obbedì subito: moriva di fame.
Prese del latte e del pane con la confettura, divorandolo.
Continuava a sentirsi strana: non era come la volta precedente, non aveva la febbre. Allora a cosa erano dovuti quei sintomi?
Demetra le fece compagnia e terminato il pasto l'accompagno nella sua camera.

"Riposa, più tardi farò venire un cerusico",

"non occorre, è colpa dell'emozioni di oggi" si giustificò arrossendo, non voleva creare problemi con da subito.

"Un piccolo controllo non guasta mai- insistette l'altra- chiederò a tua sorella di venire, in modo che possiate avere un po' di tempo per chiacchierare e tu possa darle la bella notizia", aggiunse per riuscire a convincerla.

"Grazie" rispose soltanto, giunte ormai sulla soglia della camera,

"grazie davvero per tutto". Ripeté sincera: aveva ritrovato casa e questa volta avrebbe fatto qualunque cosa pur di non perderla.

"Di nulla, mia cara. Non appena ti sentirai meglio comincerai il tuo cammino nello studio della magia ma adesso devi solo riposarti e rimetterti in forze", detto ciò andò via: neanche in quell'occasione era riuscita a chiedere alla sua nuova apprendista quale fosse stata la motivazione che l'aveva condotta alla congrega in piena notte.

Sollevata ed infinitamente stanca Manha chiuse la porta della propria camera e si trascinò con un po' di fatica sul suo letto, era davvero destinata allo studio delle arti magiche? Eppure aveva percepito le aure degli altri, non lo aveva immaginato.
Poco dopo essersi distesa si addormentò di colpo, come chi non dorme da giorni e giorni.

Angolo autrice:
A cosa sarà dovuto il malessere di Manha?
Sopra un possibile ritratto di Lillyenne nelle sue sembianze reali.
A martedì.

Revisionato

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