Capitolo 21
Il sonno profondo non ci mise molto ad arrivare ma non durò a lungo.
Uno strano rumore, accompagnato da un sonoro vociare la svegliarono di soprassalto.
Aprì gli occhi e con meraviglia si accorse di trovarsi nuovamente all'interno dell'accampamento.
Era stato un sogno? Le era apparso tutto così reale. Quanto tempo aveva dormito?
Non riusciva a credere a ciò che vedeva: ogni cosa si trovava nel posto dove la ricordava.
Lei nella sua tenda, dentro il proprio letto, come se non fosse accaduto nulla in quegli ultimi mesi.
Si sentì confusa e leggermente disorientata: forse aveva dormito troppo, Helena gli e l'avrebbe fatta pagare di certo.
Già immaginava il sorriso beffardo della sorella mentre inventava qualche 'divertente' trovata. Scosse il capo, doveva darsi una mossa.
Si alzò ed uscì, rendendosi improvvisamente conto d'essere vestita di tutto punto ma di non ricordare quando lo avesse fatto: con ogni probabilità non si era svestita andando a dormire la notte precedente. Non poteva essere altrimenti: doveva essere davvero sfinita se non era neanche riuscita a spogliarsi. Anche se non ricordava il perché.
Si diede un'occhiata: indossava i calzari di cuoio, la sottoveste di lana leggera corta, sopra la quale aveva un'armatura di cuoio composta da una gonna ed un corpetto cuciti insieme, ben modellati e rinforzati. Alle braccia portava dei paragomiti ed alla mani dei mezzi guanti.
La testa era cinta da una sorta di diadema di cuoio rinforzato con una piccola escrescenza per proteggere il naso.
La chioma era acconciata con una treccia morbida.
Alla cintura aveva il suo pugnale, in spalla il suo arco e la faretra con le frecce.
Come mai era abbigliata in quel modo?
La vita nell'accampamento scorreva tranquilla e le sorelle erano tutte indaffarate come al solito; l'unica che restava immobile davanti alla propria tenda era proprio lei.
"Cosa ci fai lì impalata?" Una voce familiare la fece sobbalzare, una voce conosciuta ed amata, quella di Amy. Come si era convinta che fosse morta?
"Imiti le statue?" Il solito tono canzonatorio dell'ipparca la fece ridere di gusto. Le sembrò di non farlo da tanto tempo.
La sorella, paratasi di fronte a lei, la guardava con le mani sui fianchi, scuotendo il capo.
"Andiamo ad allenarci nel bosco poltrona, prima che ti ci trascini tirandoti per quella bella treccia che ti sei fatta sta mattina".
Manha continuò a ridere di gusto, non riusciva a fermarsi.
"Ho per caso fatto una battuta" aggiunse facendo l'occhiolino.
"No no, hai ragione" disse placando le risate e riuscendo finalmente a darsi un contegno.
"D'accordo, andiamo, non oppongo resistenza" aggiunse cercando di tornare seria.
"Siamo solo io e te?" A quelle parole Amy scoppiò in una sonora risata.
"Perché volevi l'intero accampamento? Non ti basto io? Certo che sei strana oggi". Poi senza attendere oltre e continuando a ridacchiare, si avviò all'ingresso.
"Non intendevo questo- si giustificò Manha mentre la rincorreva- credevo venisse qualcun altro con noi, tutto qui. Non c'è bisogno d'essere sarcastici". Intanto pensava ad Helena ed alla regina e si domandava come mai non le avesse ancora viste quella mattina. Di solito la virago era sempre la prima che incontrava e questo la intristì.
"Sono in missione, torneranno presto e forse ti porteranno persino un souvenir" intervenne l'ipparca, come se le avesse letto nel pensiero.
"Come scusa?" La mezza confusa si fermò di colpo ad osservare l'altra che subito la imitò. Aveva parlato ad alta voce? Non se n'era accorta.
"Ti stavi chiedendo come mai non avessi incontrato in giro né Nineria né Helena, no? Beh, sono in viaggio ma torneranno presto". Detto ciò riprese il cammino inoltrandosi nel bosco come se nulla fosse.
"Come facevi a sapere cosa stessi pensando?" Continuò Manha arrancando dietro ad Amy e cercando di capire quale fosse la loro meta.
"Te lo si legge in faccia, adesso muoviti e non continuare a cianciare, mi rallenti il passo". La rimbeccò la sorella accelerando.
"Ho capito ma dove siamo dirette?" Le chiese ancora, rendendosi conto di non sapere dove si trovasse: una viscida sensazione l'avvolse facendola sentire come se stesse visitando quel bosco, che doveva esserle familiare, per la prima volta. Com'era possibile?
"Siamo arrivate piagnona". La voce della sorella interruppe i suoi pensieri: finalmente si erano fermate. Non erano più nel bosco, ma si trovavano sulla spiaggia. Come vi erano arrivate? La faccenda si faceva sempre più strana.
Manha si sentiva disorientata come non mai.
"Cosa ti è preso oggi? Svegliati" la riprese nuovamente Amy, avvicinandosi e facendole il solletico.
"Sembri ancora addormentata, cosa ne pensi di fare un bel bagno per rinfrescarti le idee?" Non attese la risposta, si tolse tutto quello che potesse impedirle i movimenti, restando con in dosso la biancheria e corse verso le onde.
Anche Amy aveva qualcosa di insolito. Erano arrivate fin lì per bagnarsi in quelle acque cristalline?
La giornata era bella, il cielo terso e privo di nuvole, il sole caldo, il mare azzurro ed anche Manha imitò la sorella tuffandosi tra le onde che sembravano chiamarla con voce amica.
Si schizzarono e divertirono come due bambine per un po', nient'altro aveva importanza in quel momento.
Tuttavia, l'idillio non durò a lungo.
Improvvisamente la mezza si bloccò, notando che a largo, a circa dieci metri da dove si trovavano stava sorgendo qualcosa dall'acqua che fumava e ribolliva producendo un rumore assordante.
"Cosa sta succedendo?" Urlò tremando di paura. Non aveva mai provato una simile sensazione.
Si voltò verso l'ipparca e la vide immobile, come pietrificata ad un metro di distanza; cercò di raggiungerla ma non vi riuscì, non poteva muovere un muscolo.
Lo sguardo le cadde nuovamente sul punto in cui il mare ribolliva e dove adesso si ergeva una torre nera come la notte che oscurava il sole e dalla quale provenivano minacciose nuvole scure che presto inghiottirono il cielo e lo stesso mare.
"Amy, dobbiamo avvertire le altre, presto" gridò mentre provava nuovamente a spostarsi, invano.
Una marea nera l'avvolse facendo scomparire ogni cosa.
Una fitta gelida l'afferò alla gola sollevandola come se non possedesse peso e lasciandola senza fiato. Tentò di liberarsi con tutte le forze, ma la stretta si fece sempre più forte ed all'improvviso perse i sensi.
Si ritrovò al centro dell'accampamento.
Non ebbe neppure il tempo di provare a capire dove fosse finita l'ipparca o di dare l'allarme che un enorme frastuono le scoppiò nelle orecchie.
Senza pensarci impugnò il proprio arco: non si era neanche resa conto d'essere nuovamente vestita di tutto punto.
Incoccò una freccia e corse verso il punto dal quale proveniva il rumore: il cuore e l'anima ricolmi da d'inquietudine e terrore.
Cosa stava accadendo? Sentiva le tempie pulsare e fitte costanti le attraversavano l'intero corpo.
Non appena vi giunse, comprese cosa fosse accaduto: il portone era esploso ed i suoi pezzi erano sparpagliati in giro. Al suo posto una nube nera invadeva l'ingresso fagocitando tutto, persino le amazzoni che tentavano di arrestare quell'implacabile avanzata.
Manha cominciò a piangere disperata; mentre urlava continuava a scagliare i propri dardi senza successo. Tutti venivano inghiottiti dall'oscura coltre. Senza preavviso da questa partirono delle palle di fuoco che colpirono le tende e qualunque cosa s'interponesse lungo la loro traiettoria.
In breve le fiamme di un verde spettrale cominciarono a divorare ogni cosa e la mezza sentì come se le stessero strappando qualcosa dal cuore e lei non riuscisse fare nulla per impedirlo.
Tuttavia né la nube né il fuoco le si avvicinarono, anzi sembrava la respingessero verso la parte opposta dalla quale provenivano.
Tutt'attorno le sorelle continuavano a combattere ed a cadere incenerite, come falene attorno ad una fiamma. Nella mischia riuscì a scorgere Amy, Helena e persino Nineria che si scagliavano contro quel muro di tenebre: allora non erano in missione.
Invano tentò d'urlare loro di fermarsi, di fuggire via, di chiedere aiuto, ma nessun suono uscì dalle sue labbra.
L'incendio si placò, la coltre si dissolse ed al suo posto comparvero sette esseri. Perché si trovavano lì?
Rimase ad osservarli con gli occhi spalancati ed increduli.
Non riuscì a comprendere subito a quale razza appartenessero, le fitte al capo non le davano tregua ma dal colore della loro epidermide intuì che dovevano essere degli elfi scuri.
Erano tutti vestiti di nero, con occhi color del sangue che spiccavano sulla pelle antrace.
Sguardi maligni che parlavano al posto loro: avrebbero distrutto ogni cosa.
L'essere che si trovava al centro del gruppo fece un paio di passi avanti, sogghignando divertito,
"tu devi essere la regina di questa congrega ormai caduta, arrenditi e forse ci limiteremo a prendere come prigioniere quelle di voi rimaste ancora in vita, altrimenti di questo posto scompariranno persino le fondamenta. Meglio schiave che morte: parola dei neri stregoni". Rise ed i suoi con lui, una risata studiata e malvagia, capace di scuotere l'animo ed inorridirlo. Manha sentì il sangue ribollirle nelle vene; avrebbe voluto fare qualcosa ma non riusciva a muoversi: era incollata al suolo.
"Schiave mai, aut amazon aut nihil" urlò l'ipparca e con la spada sguainata si lanciò verso lo stregone che non batté ciglio, limitandosi a fissare prima la regina, poi Amy ed a castare velocemente un incanto.
In un istante dalla sua mano destra aperta partì un lampo verde che colpì l'amazzone in piena corsa facendola crollare al suolo come un sacco vuoto, priva di vita.
Un urlo raggelante si sparse nell'aria mentre questa si riempiva nuovamente di fumo che riprese distruggere ogni cosa.
Il grido proveniva da Helena che come la sorella stava per scagliarsi verso la morte e l'avrebbe anche trovata se la regina non si fosse lanciata contro la virago, facendola cadere di lato ed evitando che la magia dello stregone la colpisse in pieno.
Le due si alzarono e Nineria, con una mossa repentina, trascinò Helena con sé evitandole di caricare nuovamente.
"Dobbiamo scappare, tutto è perduto" le gridò mentre le afferrava il polso sinistro, le poneva il braccio attorno alla vita e la spingeva avanti con tutta la forza che possedeva.
Intanto le fiamme continuavano a divorare tutto mentre Manha non riusciva a fare altro se non piangere ed urlare in silenzio. Perché non poteva dar loro aiuto? Il dolore era diventato insopportabile.
La virago si mostrava recalcitrante, non voleva desistere,
"no, morirò combattendo" ma la forza dell'altra era superiore e con un po' di pazienza riuscì a trascinarla via con sé.
Alcuni dei sette cominciarono ad inseguirle ridendo sguaiatamente, esaltati dall'ebrezza della caccia.
"Non dire sciocchezze, non ha senso morire in questo modo" le urlò nuovamente Nineria mentre un colpo partì da uno degli inseguitori e con un sibilo sinistro la colpì alla gamba destra facendole quasi perdere l'equilibrio.
"Maledetti" ringhiò Helena provando a voltarsi ed a contrattaccare.
"Ti prego, torneremo e ci vendicheremo ma adesso dobbiamo andare" gridò ancora Nineria continuando a trascinare via la sorella verso il fiume che segnava il confine del territorio amazzone. Finalmente l'altra si convinse e le due accelerarono il passo, anche se la regina zoppicava vistosamente. Arrivate al corso d'acqua avrebbero cercato un riparo o un modo per attraversare, nessuna sapeva con certezza cosa fare ma avrebbero venduto cara la pelle.
Sulla riva, il piccolo molo ospitava una barca ed entrambe vi si diressero il più velocemente possibile.
Un grosso botto ruppe il silenzio irreale che si era creato ed una forza spaventosa le spinse in avanti, quasi scaraventandole nel fiume.
Caddero rovinosamente all'interno dell'imbarcazione che rotte le funi che la ormeggiavano alla banchina, prese il largo, spinta dalla forza d'urto subita.
La corrente la condusse velocemente verso la foce del fiume ed il mare aperto. Manha osservava allibita la scena: ormai non si chiedeva neppure più come facesse a trovarsi lì.
Gli stregoni rimasero per qualche istante ad ammirare il loro operato, sogghignando: Nineria era finita sopra Helena e nessuna delle due si muoveva. Questo bastò loro e soddisfatti si allontanarono.
La mezza continuava a piangere disperata, inginocchiata nel punto in cui le sorelle erano state colpite ma nessun suono continuava a provenire da lei e nessuno le prestava attenzione.
Si coprì il volto con le mani e poco dopo si rese conto d'essere sulla barca con le superstiti, immobili sul fondo. Perché tutto ciò?
Una fitta lancinante la fece piegare in due. La vista le venne meno ed un forte senso di nausea la invase. Rimase in quella posizione cercando di calmare le stilettate, poi si fece forza e si raddrizzò: non doveva darsi per vinta.
Provò a chiamare le sorelle ma i suoi richiami restavano muti.
Dopo un tempo che le parve infinito la virago scostò la regina da sé e con fatica si mise a sedere. Il viso completamente devastato dal dolore e dalla sofferenza, un braccio insanguinato ed una brutta ferita alla schiena.
"Nineria, Nineria, svegliati ti prego" implorò scuotendo la compagna che non dava alcun segno di vita.
"Nineria" urlò continuando a scrollare l'amata regina, ormai morta a causa del colpo ricevuto. Era riuscita ad interporsi e salvarle la vita a costo della propria.
"Nooo" strillò al cielo. La mezza non aveva mia visto l'amica così disperata.
"Non puoi lasciarmi in questo modo, nooo. Dovevamo tornare a vendicarci insieme...".
Singhiozzava convulsamente mentre continuava a stringere con forza la persona che le aveva permesso di ritrovare la forza per andare avanti.
"Perché lo hai fatto?" Le domandò poggiando il viso su quello dell'altra.
"Perché? Sarei dovuta morire anch'io".
Neppure Manha riusciva a smettere di piangere ed urlare in silenzio. Improvvisamente ogni cosa si oscurò e dal mare riapparve la spettrale torre nera che ricominciò a rigurgitare nuvole scure, inghiottendo tutto.
L'unico suono che adesso udiva era quello dei tuoni sconquassanti che rimbombavano ovunque.
Ogni cosa scomparve, dissolvendosi come la nebbia alle prime luci del sole.
Si ritrovò seduta sul proprio letto, mentre l'urlo che aveva trattenuto si liberava nell'aria dalla sua gola riempiendo la stanza. Qualcuno, intanto, bussava alla porta con insistenza: era stato tutto un sogno.
Scossa e tremante si alzò, si trovava ancora all'accademia.
Andò barcollando verso l'uscio, le girava la testa e lo aprì scorgendo Amelia che la osservava preoccupata.
"Va tutto bene? Vi ho sentita urlare" le chiese squadrandola da capo a piedi.
"Mi spiace, credo d'avere avuto un incubo, spero possiate perdonarmi se vi ho svegliata" mentre parlava si sentì scuotere da forti brividi ma provò a non darlo a vedere.
"Tornate a dormire e cercate di riposare, qui non correte alcun pericolo" la rassicurò con tono comprensivo, un po' in dissonanza con il solito sguardo serio della donna.
"Vi ringrazio, faro come dite, buonanotte". Amelia annuì e si allontanò; alla mezza sfuggì un sorriso e chiusa la porta tornò verso il letto ancora turbata dal sogno appena conclusosi.
Quello che vide la fece quasi cadere in terra: seduta sul letto vi era Nineria che la osservava.
"Sono davvero felice che tu stia bene e che abbia trovato una nuova dimora. Sapevo che in te vi era più di ciò che appariva" mentre parlava si mise in piedi e le si avvicinò.
Manha rimase imbambolata, non sapendo cosa dire o fare. Stava ancora sognando? Quando si era addormentata?
"Ti ho voluto mostrare cosa è realmente successo al nostro accampamento, per farti capire che non avresti potuto fare nulla se fossi stata presente anche tu, in quell'inferno". Sospirò poggiandole una mano sulla spalla. Era davvero lì?
"Saresti morta come le altre. Quindi non devi incolparti di nulla ma cercare di andare avanti e vivere nel migliore dei modi possibili", lo sguardo serio non ammetteva repliche: non aveva perso il suo cipiglio regale.
"Helena riuscirà a cavarsela ma non tornerà più in queste terre. Quello, come avrai capito, era il suo addio". Manha scosse il capo, non voleva credere che fosse vero.
"Ti ha mentito per non darti un ulteriore sofferenza. Sai quanto tenga a te". Sembrava le leggesse nel pensiero.
Dal canto suo, lei non riusciva a pronunciare parola alcuna, ma si limitava ad annuire, non rendendosi neppure conto di stare piangendo.
"Perché tutto ciò?" Riuscì a dire raccogliendo tutto il suo coraggio, si sentiva priva di energia.
"Come sei arrivata qui? Ti ho vista... morta" aggiunse velocemente, come se aspettare le avrebbe impedito di continuare. Nineria sospirò,
"gli stregoni ci odiavano e sono riusciti a portare a termine la loro vendetta: ci hanno prese alla sprovvista, ma dubito avremmo avuto sorte diversa...", camminava per la stanza stringendo i pugni con lo sguardo fiammeggiante di rabbia.
"La sola forza non è servita, sola non è sufficiente." Non smetteva di fare avanti ed indietro, mentre la mezza rimaneva immobile: paralizzata nel corpo e nella mente.
"Manha, tu hai il dono della magia" le disse fermandosi di fronte a lei,
"altrimenti io non potrei essere qui, essendo morta. Inconsapevolmente mi hai invocata per avere delle risposte. Adesso conosci la verità e spero possa darti la pace di cui hai bisogno per andare avanti". Con la destra le sfiorò la guancia affettuosamente, Manha sentì una lieve brezza accarezzarle il viso.
"Coltiva questo dono, impara la magia ma non dimenticare mai le tue origini. Sii una maga che sa combattere, un'amazzone che riesce a castare un incantesimo. Rendi orgogliose tutte noi: in futuro sarai in grado di difendere chi ami da qualunque cosa. Mi ha fatto davvero piacere poterti rivedere per un'ultima volta mia cara Manha, addio". La figura perse nitidezza, cominciando a risplendere nella penombra della stanza silenziosa.
Per qualche istante, la regina abbracciò la sua ultima amazzone, lieta d'aver avuto questa possibilità: era davvero dotata.
La mezza si sentì pervadere da una dolce ventata profumata e chiuse gli occhi: desiderava che quella sensazione non finisse, ma era consapevole che non fosse possibile.
Quando li riaprì si rese conto d'essere nuovamente sola,
"lo farò, diventerò una maga dell'equilibrio" promise con determinazione a Nineria ed a sé stessa.
Il cuore le batteva all'impazzata ed improvvisamente si sentì nuovamente scossa e confusa.
Riuscì a muovere qualche passo: le energie l'avevano abbandonata. Con fatica si trascinò verso il proprio giaciglio, si distese esausta e cadde all'istante in un sonno senza sogni.
Angolo autrice:
In alto una possibile immagine della torre nera.
Spero che il capitolo vi emozioni.
Fatemi sapere che sentimenti vi ha suscitato.
A sabato.
Revisionato
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro