Capitolo 13
Ormai era trascorsa una settimana dal giorno in cui Manha aveva salutato Altarie che tornava nel suo regno natio, per fare da precetto ad un fratello che non avrebbe mai voluto avere.
La giornata prometteva di essere piacevole nonostante l'autunno inoltrato ed approfittando di qualche ora libera le era venuta voglia di fare una passeggiata per il bosco.
Desiderava stare da sola e riflettere: dopo la conversazione della notte precedente ne aveva bisogno.
Per non destare preoccupazioni, aveva lasciato detto alle sorelle di vedetta quali fossero le proprie intenzioni.
Con calma si era inoltrata nella silente natura, animata da occasionali cinguettii e dall'ondeggiare delle alte fronde. In quel luogo si sentiva leggera: ogni preoccupazione e pensiero triste scomparivano, lasciando solo la quiete.
Come guidata da una forza invisibile arrivò fino al lago e decise di fermarsi per ammirarne la bellezza.
Calatasi nell'atmosfera lacustre la sua anima riuscì a placare i tormenti che l'animavano.
Camminò fino alla sponda ed andò ad accomodarsi accanto ad un piccolo masso contro il quale poggiò la schiena, prese un profondo respiro e chiuse gli occhi: tutto le parve in armonia perfetta, in una sorta di equilibrio che l'avvolse.
Si ritrovò a pensare alla conversazione che aveva avuto con Helena la notte precedente.
Non era riuscita a prendere sonno ed era uscita dalla propria tenda, convinta che l'aria notturna avrebbe alleviato la sua inquietudine: ma non era accaduto.
Aveva vagato per un po' senza meta e poi si era diretta dalle sentinelle: desiderava compagnia ed a quell'ora le sorelle di vedetta avrebbero volentieri parlato con qualcuno per evitare di cedere al sonno.
Tuttavia, restò piacevolmente sorpresa nel notare che vi fosse Helena di guardia.
"Vedo che neppure questa notte riesci a prendere sonno" esordì non appena la vide.
Manha sospirò sconsolata, ma non riuscì a dire nulla, come se il turbinio di pensieri che le invadeva la testa le impedisse di articolare le parole ed esprimersi. Andò a sedersi accanto alla virago e rimase in silenzio.
L'altra scosse il capo e non aggiunse altro.
Vedere la sorella in quello stato le provocava un vortice di sensazioni negative e la faceva sentire inerme.
Il silenzio della notte rendeva la scena surreale.
Quasi senza accorgersene Manha appoggiò la testa contro la spalla della virago che rimase immobile come pietrificata: non era brava nelle dimostrazioni d'affetto e non sapeva come comportarsi.
"Devi riuscire ad andare avanti" le disse alcuni minuti dopo.
Manha continuò a tacere, cosa che in altri momenti avrebbe apprezzato: ma quello non vi rientrava.
"Dico sul serio" si voltò in modo da poterla guardare negli occhi.
"So che puoi farcela, io credo in te".
L'altra annuì con poca convinzione.
"Ascoltami bene, perché non mi ripeterò" disse per poi riprendere senza aspettare conferma.
"Non molto distante da qui c'è una città portuale molto conosciuta, dalla quale arrivano e partono merci di ogni tipo. La famiglia più influente del luogo li controlla e vi deve la propria fortuna". Mentre parlava spostò lo sguardo al cielo, verso un punto indefinito.
"Molti anni fa in quella famiglia viveva una bambina. La sua vita era felice, aveva ogni cosa che si potesse desiderare ed era convinta che nulla sarebbe mai cambiato". Helena si fermò a prendere fiato poi riprese.
"Nonostante avesse tutto, la bambina desiderava qualcuno con cui giocare ed un giorno lo confidò alla madre. Qualche tempo dopo le dissero che presto avrebbe avuto un fratellino o una sorellina e lei ne fu davvero contenta, il suo sogno si sarebbe avverato. Poteva già immaginarlo.
Tuttavia, la felicità non dura in eterno: la madre morì dando alla luce una bambina che non riuscì a sopravvivere e lei si sentì in colpa per l'accaduto. Si convinse che non meritava d'essere amata e che non doveva più affezionarsi a nessuno, in modo da non soffrirne. Il padre stesso cominciò a trattarla con freddezza e presto la diede in sposa ad un commerciante di spezie che la portò con sé oltremare".
Manha non perdeva una sola parola, mentre cercava di capire il significato di quel discorso.
"Ormai adulta, la ragazza non si oppose al matrimonio, desiderava andar via e sperava di trovare un po' di serenità con il nuovo marito. Purtroppo non fu così: questi la vedeva solo come un trofeo da esibire, dal quale ottenere al più presto un erede". Perché le stava raccontando quella storia? Si chiese notando una strana espressione negli occhi della virago.
"Non poteva permettere che un'altra creatura patisse la sua stessa sorte ed ogni qual volta si rendeva conto di essere gravida, faceva di tutto per perdere il bambino, facendolo sembrare un incidente. Tuttavia, il consorte lo scoprì, la punì duramente e non la fece più perdere di vista: non avrebbe più potuto fare nulla. Si sentiva in trappola e tentò persino di uccidersi senza riuscirvi". Altra pausa.
"Quando ogni speranza sembrava sparita, la sorte le porse una mano benevola. Una sera il marito diede una festa in onore di un nuovo socio proveniente da una città di nome Ilio e lei fu costretta a presenziare. Presto si accorse che il giovane non le toglieva gli occhi di dosso e volle approfittarne. Trovò il modo di restare da sola con lui e riuscì a convincerlo a portarla con sé. Rubò qualche oggetto prezioso e lo seguì". Una risata sfuggì dalla labbra di Helena.
"Gli uomini sono tutti uguali, spingendo i tasti giusti puoi far fare loro ciò che desideri" aggiunse con ironia per poi proseguire.
"Ormai non le importava più di nessuno, solo di sé stessa. Presto si liberò anche di questi e per la prima volta si sentì libera. Viaggiò per qualche settimana in cerca di un nuovo inizio, ma presto si accorse con orrore di essere incinta: non voleva avere nulla che le ricordasse la vita precedente".
Stringeva i pugni intanto che le parole scivolavano via, Manha cercava di non piangere.
"Decise di farla finita. Salì sulla balaustra di un ponte e si lanciò". Restò in silenzio per qualche secondo, tanto che la mezza cominciò a pensare che il racconto fosse terminato, poi proseguì.
"Quando riprese i sensi credette di essere morta e si arrabbiò quando si accorse del contrario. Voleva andar via, essere lasciata libera almeno di togliersi la vita", sorrise
"la donna che l'aveva salvata le disse che non avevano potuto far nulla per il bambino e che se aveva davvero intenzione di sprecare la propria vita doveva cercare un luogo appartato in modo che nessuno sarebbe accidentalmente intervenuto in suo soccorso", non credeva alle proprie orecchie. Chi direbbe una cosa simile?
"Altrimenti avrebbe potuto restare con loro e darsi una seconda possibilità: ricominciare da capo. Dopo averci pensato un po' decise di accettare l'offerta. Non poteva permettere al suo passato di decidere il suo futuro e questo le ha dato la forza di andare avanti, di diventare una persona nuova: forte e determinata, capace di difendersi e di non aver più bisogno degli uomini". Si girò verso la sorella
"capisci cosa intendo?" Manha fece di sì con il capo.
"Perché mi hai raccontato questa storia?"
"Per dimostrarti che ogni vicenda della nostra vita può essere superata, restando comunque una parte di noi. Nulla deve condizionare la tua vita, qualunque cosa accada devi essere capace di superarla ed andare avanti. Ogni esperienza deve lasciare un insegnamento, non una catena".
Le pose un braccio attorno alle spalle, aveva raccontato la propria vicenda solo a Nineria ed adesso come se nulla fosse aveva confidato tutto a lei.
"So che non sarà facile, ma ci riuscirai".
"Hai ragione" rispose convinta "sono felice che tu abbia condiviso questa storia con me. Non deve essere stato facile". L'altra alzò un sopracciglio con aria sorpresa
"perché?" Chiese
"Non fare finta di nulla, ho capito". Le sorrise.
"Questo non cambia nulla",
"certo che no" si affrettò ad aggiungere Manha, "ma l'avermi mostrato tanta fiducia significa tanto".
"Lo spero. Non voglio più vederti giù. Chiaro?"
"Chiaro".
Erano andate avanti quasi tutta la notte ed all'alba Manha si era sentita più saggia. Sul punto di voltare pagina: presto ne avrebbe avuto l'occasione.
Immersa in questi pensieri non si accorse di non essere da sola.
Poco distante dal punto in cui si trovava, sotto la fronda di un albero, se ne stava seduto un giovane di bell'aspetto che non appena la vide si alzò in piedi e le andò incontro come chi è desideroso di condividere qualcosa con qualcuno.
Era alto circa centosettantacinque centimetri, possedeva un fisico snello ed atletico, i capelli color dell'ebano gli scendevano ribelli e mossi quasi a toccare le spalle, mentre due ciuffi dorati gli ornavano il viso. Gli occhi espressivi, profondi ed ingegnosi erano color magenta e le orecchie lievemente appuntite palesavano la sua discendenza mista.
Dimostrava circa venticinque anni.
Manha notò subito il suo modo cortese di accostarsi e rivolgerle parola e pensò che questi doveva conoscere le buone maniere, cosa rara nel genere maschile da lei fino a quel momento conosciuto. Per questo cominciò da subito ad esserle caro.
"Perdonate il mio ardire milady, ma sono appena arrivato in questo meraviglioso regno e voi sembrate tanto cortese..." appariva in imbarazzo, cosa che le strappò un sorriso sincero.
"Spero possiate aiutarmi" continuò diventando completamente rosso e cercando un modo per poter parlare con la misteriosa creatura che lo aveva affascinato. Era la prima volta che si sentiva in quel modo. Cosa gli era preso? Si chiese.
"Prego sedetevi qui" l'amazzone indicò un masso accanto al proprio, si sentiva fiduciosa verso il suo simile
"e ditemi in cosa posso esservi d'aiuto".
Manha aveva intuito che in realtà quello era solo un pretesto che costui aveva usato per poter conversare con lei ma in quel momento anche lei desiderava parlare con qualcuno e lasciò che fosse il fato a decidere.
"Vi ringrazio per la vostra cortesia, non è facile fidarsi di un perfetto sconosciuto che appare dal nulla chiedendovi informazioni" si giustificò prendendo posto accanto alla pari razza e cercando di placare l'animo.
"Mi presento, il mio nome è Evion sono un mezz'elfo e provengo dall'isola di Thalya. Spero di poter restare, ho viaggiato molto a lungo e credo che sia arrivato il momento di fermarmi", il tono di voce divenne sempre più basso man mano che le parole gli uscivano di bocca, quasi stesse parlando a sé stesso.
"Qual è il vostro nome?" Chiese titubante.
La mezza era sinceramente colpita da quell'individuo dai modi gentili e dal bell'aspetto: le piaceva ed intrigava lo strano colore dei suoi occhi.
Si sentì a proprio agio in sua presenza e gli venne naturale sorridergli dolcemente.
"Il mio nome è Manha, anch'io sono una mezz'elfa e faccio parte delle amazzoni" notando che lui l'ascoltava in modo attento ed interessato continuò
"vivo in questo regno da quasi un anno e posso dirvi che un tempo ero come voi, alla ricerca di un luogo in cui ricominciare. Se cercate un posto nel quale ripartire, lo avete trovato". Mentre parlava si rese conto di considerare lo sconosciuto come un amico di vecchia data e quasi senza rendersene conto,
"come mai avete deciso d'abbandonare la vostra isola?" chiese, notando subito dopo lo sguardo di lui intristirsi e pentendosi immediatamente della domanda.
"Scusatemi, sono stata troppo indiscreta" provò a giustificarsi,
"ma anche se vi ho appena incontrato mi sembra di conoscervi da tempo e mi è sfuggito di bocca" arrossì,
"non mi dovete nessuna spiegazione, fate conto che non vi abbia posto nessuna domanda".
Evion le sorrise ed i suoi occhi parvero illuminarsi di speranza,
"nessun problema, ho avuto anche io la medesima sensazione". Aveva ragione, starle accanto gli sembrava naturale.
"Ho dovuto lasciare Thalya a causa di un disastroso incendio che ha quasi distrutto ogni cosa ed obbligato tutti a fuggire via".
Sulla vicenda non aggiunse altro, poiché non ricordava molto ma era certo di aver perso qualcuno di importante in quel rogo.
"Da quel momento ho viaggiato di città in città e di regno in regno per anni, non riuscendo a trovare un luogo che fosse capace di trattenere il mio animo inquieto..." s'interruppe e restò ad osservarla per un lungo attimo: entrambi ebbero la curiosa sensazione di un destino comune che li fece sentire meglio.
"Spero abbiate ragione, desidero davvero trovare il mio posto e vorrei esserci riuscito questa volta" concluse sincero.
I due continuarono a conversare piacevolmente senza accorgersi del tempo che passava, sentendosi sempre più complici ed il tramonto li colse quasi all'improvviso.
Giunti alla locanda si separarono, promettendosi di rivedersi ancora, cosa che accadde.
Nei giorni che seguirono, ogni volta che aveva un po' di tempo libero o quando Helena e Amy erano lontane dall'accampamento, Manha sgattaiolava al lago per incontrare Evion.
A volte il vero amore è la tua anima che riconosce il suo contrappunto in un'altra e così senza rendersene conto i due s'innamorarono, accorgendosi di non poter fare a meno l'uno della presenza dell'altro.
Tuttavia la cosa non restò a lungo segreta poiché le continue sparizioni della mezza insospettirono sia Helena che Amy.
La prima era felice che la sorella fosse riuscita a voltare pagina, ma il suo comportamento la preoccupava.
Di comune accordo, una mattina finsero di dover andare ad ispezionare un canale ed invece si misero a pedinare la sorella.
Con gran stupore la videro dirigersi al lago, incontrarsi con Evion e baciarlo appassionatamente.
"Adesso si spiegano le tue frequenti sparizioni" esordì la virago uscendo improvvisamente allo scoperto ed osservando i due innamorati con le braccia incrociate e lo sguardo severo.
"Quindi scappi da noi per andare a sbaciucchiarti con quest'individuo" a parlare era l'ipparca, apparsa al fianco della sorella, con l'aria sorpresa ed irritata.
In realtà sembrava che entrambe fossero arrabbiate più con Evion che con Manha, come se l'amazzone dovesse essere più fragile di ciò che era veramente e le occorresse una costante difesa.
Evion aprì la bocca per provare a giustificarsi ma Helena non gli diede il tempo,
"se provi a fare soffrire nostra sorella, sta pure certo che ovunque tu andrai io riuscirò a trovarti ed a fartela pagare molto cara" lo minacciò senza mezzi termini avvicinandosi a lui tanto da essergli ad un palmo dal naso.
I modi e le parole convinsero il giovane che annuì terrorizzato. Chi erano quelle due furie? Si chiedeva.
"E se riuscissi a scappare e persino se tu cambiassi identità, sta pur certo che ti troveremo, non riusciresti in nessun modo a nascondere la tua miserabile persona" rincarò la dose Amy.
"Non mi permetterei mai di fare soffrire la persona che amo" riuscì a dire Evion, cercando di essere il più convincente possibile ed ottenendo una sorta di approvazione dalle due erinni.
"Non tornare tardi all'accampamento, domani abbiamo la ronda all'alba ed informa la regina" aggiunse Helena rivolta alla mezza, rimasta per tutto il tempo in silenzio tra l'arrabbiato, per l'invadenza delle sorelle ed il divertito, per la scena che le si era palesata innanzi.
"Al tramonto sarò di ritorno e parlerò della cosa anche con Nineria" fu la sua risposta.
Avendo ottenuto ciò che desideravano, entrambe girarono i tacchi e si allontanarono a passo deciso lasciando nuovamente i due innamorati da soli.
Evion restò a lungo ad osservare le sagome delle due amazzoni allontanarsi all'orizzonte e sparire dietro gli alberi, sperando in cuor suo che non decidessero di tornare e fargli la pelle senza alcuna pietà.
Fu Manha ad interrompere quello strano silenzio che era sceso tutt'intorno,
"non temere è solo il loro modo per dimostrarmi che hanno a cuore il mio bene e tengono a me", mentre parlava tentava di trattenere una risata che voleva sfuggirle dalle labbra, colme di gioia per aver avuto la prova che le sorelle le volevano davvero bene.
"Capisco" riuscì finalmente a dire l'altro quando i battiti del suo cuore cominciarono a rallentare, per poi voltarsi verso di lei,
"Spero soltanto di non far mai arrabbiare nessuna delle due". Non desiderava morire tra atroci sofferenze.
La mezza sorrise,
"la cosa è semplice, non farmi soffrire" affermò ammiccando.
"Come potrei fare una cosa simile ad una splendida creatura come te" ribatté prendendole le mani tra le proprie, per poi avvicinarla a sé e stringerla dandole un dolce e lungo bacio sulle rosse labbra.
Tutto in quel momento sembrò perfetto come se dopo tanto dolore le fosse stata concessa una piccola oasi di serenità: prima una famiglia, adesso l' amore. Cosa desiderare di più?
Tuttavia non era finita, presto ci sarebbe stato dell'altro: un incontro inatteso.
Angolo autrice:
Spero che la storia vi stia piacendo, presto ci sarà un gran colpo di scena.
Cercherò di pubblicare due volte in una settimana. Lasciate qualche commento se vi va.
In alto un possibile ritratto di Evion.
(Revisionato)
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro