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Linda

Da qualche parte nelle zone di Tullamore, 18 febbraio 1992

"Puoi fermarti?"
"Ancora, Morrison?"
"Ti prego." 
Samuel si stava lamentando dall'esatto istante in cui si misero in marcia per tornare a Dublino. Il volto di Lawrence era ormai segnato dalle tredici fermate cui la minuscola vescica del collega aveva costretto i presenti.
"Smettila di bere." propose pacificamente Seoige.
"Non voglio certo disidra-"
"Morrison... taci." intimò invece una voce atra direttamente dall'oltretomba.
Éibhleann lanciò al ragazzo un'occhiata di fuoco cui nessuno poté replicare.
Il gelo calò nell'abitacolo dell'auto in corsa: dalla sera precedente sino a quell'istante, nessuno aveva più sentito O'Gallagher proferire parola.
La mattina della partenza la trovarono nella sua stanza, seduta alla scrivania nell'identica posizione in cui ricordavano di averla salutata dopo cena.
Cena...
Non che qualcuno avesse avuto particolare appetito, in quei giorni.
Morrison posò in un angolo la borraccia che stava agitando, indietreggiando quieto.

-

Piangeva come un'anima dannata continuando a ripetere "la mia povera bambina!" e, per qualche strana ragione, stava infastidendo così tanto Éibhleann.
La signora Murphy non fu di particolare aiuto alle indagini: l'immagine della figlia perfetta fu tutto ciò che fornì di Linda.
L'unica sua versione possibile, ovviamente.
Éibhleann si ritrovò spesso a rifugiarsi nell'orribile pensiero che non avere una madre fosse in qualche modo meglio che averne una per cui si è sempre perfezione assoluta.
L'esatto opposto di Siobhán.
Chissà quante volte Linda le nascose lati di sé che certamente avrebbe disapprovato.
Scosse il capo, alzandosi dal divanetto a fiori e fronzoli del soggiorno della casa dei Murphy.
"Cosa dirò alle mie amiche?"
Fu quello l'istante in cui O'Gallagher capì che allontanarsi sarebbe stata la scelta più saggia.
"Posso vedere la stanza di sua figlia, signora?"
"Certamente, però... non viveva più qui da qualche anno. La sua stanza è rimasta intoccata, ma non vi troverete molto di recente."
Éibhleann fulminò i colleghi: nessuno aveva immaginato che, a 31 anni, la ragazza potesse desiderare una propria indipendenza? Murray abbassò lo sguardo.
Toccava a lui reperire gli indirizzi utili.
Il sovrintendente lasciò correre, scuotendo il capo.
La signora Murphy afferrò un pacchetto di fazzolettini e le fece strada sino alla rampa di scale che portava al primo piano.
Lei si fermò accanto al telefono, ne alzò la cornetta e fece cenno alla poliziotta di proseguire.
"La porta sulla sinistra."
"Ti accompagno." la voce di Seoige raggiunse Éibhleann dopo soltanto qualche gradino.
Annuì, continuando a salire le scale.
Trovare la stanza di Linda non fu complicato: una targa con il suo nome era appesa insieme a numerosi adesivi ad una porta bianca.
Posò la mano sulla maniglia e qualcosa la congelò.

"ÉIBHLEANN, NO!"

"Cosa?" domandò al collega, voltandosi.
"Non ho aperto bocca."
Rimase interdetta per qualche istante, fissando il nome sull'insegna.
Linda.
Non aveva mai visto prima quegli occhi di cristallo, eppure si sentiva perseguitata perfino dal semplice ricordo delle palpebre sbarrate.
Qualcuno continuava a chiamare il suo nome, doveva dirle qualcosa.
"Capo? Capo." provò a chiamarla Seoige.
"Éibhleann." posò la propria mano su quella della donna, ancora appoggiata alla maniglia.
Lei si voltò di scatto. Brión girò il pomello e aprì finalmente la porta.

-

"Linda Murphy.
Lavorava da poco a Galway, in una caffetteria non distante dall'Arts Centre.
Aveva preso un appartamento in affitto in zona Bohermore."
"Ci siete stati?" domandò Finnerty sfilando la pipa dalle labbra.
"Naturale. Abbiamo passato due giorni a setacciare ogni cosa la riguardasse." rispose Éibhleann.
Afferrò un pennarello rosso e tracciò una lunga freccia sulla lavagna magnetica su cui era stata appesa la foto della vittima.
All'estremità, scrisse un nome: Fiona McCarthy.
"E lei sarebbe?" chiese ancora il direttore.
Samuel si alzò e prese la parola.
"La migliore amica di Linda, se così la possiamo chiamare.
Si adoravano, a detta sua, ma ci ha fornito senza esitazione risvolti interessanti sulla piccante vita privata della Murphy."
"Ad esempio?"
"Ad esempio i suoi molteplici fidanzati." continuò lui.
Éibhleann tracciò altre frecce dalla foto di Linda mentre il collega proseguiva nell'esposizione dei fatti.
"Non ne sappiamo granché: stiamo ancora cercando di rintracciarne due, ma per ora abbiamo un nome sicuro."
"Michan Lynch." lesse Finnerty dalla lavagna. "Come ci siete arrivati?"
O'Gallagher batté un paio di volte il tappo del pennarello accanto al nome dell'amica della vittima e intervenne.
"Lei. A quanto risulta, Michan Lynch era il compagno ufficiale di Linda da qualche mese.
Fiona ha anche ammesso che il ragazzo avrebbe potuto essere a conoscenza della doppia vita dell'amica."
"Abbiamo un movente. L'avete interrogato?"
Gli occhi dei presenti si abbassarono contemporaneamente, il più lontani possibile dallo sguardo di Finnerty.
"... è partito per Parigi la mattina del 14." azzardò Seoige.
Le labbra del comandante si piegarono in un sorriso, subito spento una volta inteso che l'ispettore non stesse scherzando.
"Parigi."
"... Parigi." confermò il più anziano. "Per lavoro, ci ha detto la madre: è uno chef."
L'uomo posò la pipa sulla propria scrivania e strinse con due dita la radice del naso. Gli occhi si assottigliarono nervosi.
"A quando è stata fissata l'ora della morte?"
"Tra le sei e le undici della sera precedente, con ogni probabilità." proseguì Éibhleann.
"Parliamo già di probabilità?"
"Il corpo è rimasto in acqua troppo a lungo per avere una certezza."
Quando la donna aprì di nuovo bocca, un cenno della mano di Patrick bastò perché ci ripensasse. Non voleva più sentire brutte notizie.
Il silenzio calò nuovamente nella stanza.
Finnerty era visibilmente preoccupato: un uomo in fuga con un'accusa pendente di omicidio non era certo argomento da curriculum.
"Fuori tutti."
Seoige e Murray levarono immediatamente le tende, seguiti a ruota da Morrison.
"O'Gallagher: tu no." specificò lui invitando la donna a sedere di fronte a sé.
Lei non poté far altro che obbedire.
Sfilò dalla tasca un pacchetto quasi vuoto di Pall Mall e un accendino di plastica verde con un cactus disegnato.
"Carino quello. È nuovo?"
"Mh. L'ho preso a Galway: li perdo tutti in meno di una settimana."
Patrick abbassò il capo, nascondendo nella folta barba rossiccia un sorriso spontaneo che, però, subito svanì.
"O'Gallagher, mi serve una risposta: sì o no."
Il viso di Éibhleann si piegò in un'espressione confusa.
Lui inspirò profondamente, guardando serio la collega.
"Ho visto le foto del cadavere.
Ho bisogno che gli uomini impegnati in questo caso mi diano il 110%. Pensi di poterlo fare?"
Il sovrintendente si ritagliò qualche secondo per riflettere, prendendo un lungo tiro dalla sigaretta appena accesa.
Gli occhi vagavano dal pacchetto rosso che teneva nella mano libera a quelli della ragazza ritratta nella fotografia appesa tra tutte quelle frecce disegnate con il pennarello.
"Tutto questo non ha nulla a che fare con i miei genitori. Darò anche il 150%, se necessario."
Il comandante annuì svariate volte in assenso.
"Sapevo di poter contare su di te. Va', su."
O'Gallagher annuì, afferrando il cappotto e la sciarpa che aveva abbandonato sullo schienale della sedia. Salutò con un cenno della mano e lasciò l'ufficio di Finnerty.
"Che voleva?" la assalì come un falco Morrison.
"Farsi i fatti propri."
"Oh."
Éibhleann sorrise alla vista di un anziano Seoige che scosse il capo alla genuina curiosità del giovane collega, proprio come avrebbe fatto suo nonno.
Spense ciò che rimaneva del mozzicone nel posacenere sulla propria scrivania, afferrando poi da quella di Murray il fascicolo contenente le fotografie scattate sul luogo del ritrovamento e a casa della vittima, appena sviluppate dai rullini di Morrison.
"A domani." salutò con un buffetto Samuel prima di controllare l'orologio: le 17:45.
Aveva ancora tempo per passare da Flor.

-

"Davvero, Éibhleann?"
Flor esplose in una risata: la sua brillante ex-allieva era in piedi sulla porta del suo studio, bagnata dalla punta dei capelli fino a quella delle scarpe, con un sacchetto tra le mani da cui usciva profumo di fish and chips.
"L'ho protetto con il mio corpo." soffiò ridendo, per la prima volta in giorni.
Bastò la voce della dottoressa per farla sentire immediatamente meglio, come l'abbraccio di una mamma.
Lasciò il sacchetto alle cure della donna e sfilò il cappotto fradicio per appenderlo all'ingresso.
"Ha altri appuntamenti?"
"Non per stasera, no."
Flor continuò a ridere, liberando la scrivania per lasciare spazio alla cena improvvisata.
"Sono stata a Galway."
"Che meraviglia! Com'è andato il seminario?"
"Troppi cavi, troppi bottoni.
E c'è stato un omicidio."
Doherty si zittì, alzando lo sguardo solo per ritrovarsi di fronte gli occhi pieni di lacrime di Éibhleann.
Posò le cartelle che stava riordinando per avvicinarsi svelta alla donna: le gote erano così rosse che sembrava sul punto di implodere.
"Respira."
Sollevò una mano per sistemare le ciocche disordinate e ancora bagnate dell'altissima Éibhleann, faticando non poco per raggiungerle.
L'altra chiuse gli occhi stanchi, accettando senza remore ogni carezza.
Quando li riaprì, sfilò dalla propria ventiquattrore una delle fotografie della scena del crimine e la fece scivolare verso la dottoressa che inorridì, portandosi sconvolta una mano alle labbra.
"... mi dispiace."
La poliziotta allungò svelta la mano per riprendersi l'istantanea, ma Flor la allontanò e continuò ad osservare.
Notò immediatamente i dettagli che dovevano aver scosso di più Éibhleann: era impossibile non accorgersi di quanto quella foto fosse simile a quelle presenti in un altro fascicolo, datato dieci anni prima.
"Santo cielo... non lasceranno che sia tu ad indagare, mi auguro."
"Ho accettato."
Un lungo sospiro lasciò le labbra della psichiatra.
Voltò la fotografia sottosopra e riprese ad apparecchiare la tavolata di fortuna.
"Galway è incredibile, vero?"
"Meravigliosa." rispose la più giovane prima di riprendersi l'immagine e accomodarsi.
Flor sorrise di nuovo e, per qualche ora, gli occhi vitrei di Linda smisero di ossessionare i pensieri di Éibhleann. 

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