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Brie




Phoenix Park, Dublino, 7 marzo 1992

Le risate risuonarono a lungo tra le fronde, cristalline come le gocce di pioggia appena cadute che ancora stagnavano sull'erba.
"Almeno hai ottenuto ciò che volevi, no?"
"Sì, ma-"
Le parole di Finnerty si impigliarono nell'ennesimo sospiro, facendo ridere di nuovo Éibhleann.
"Ma?"
"Ma verrà qui! Lei!"
La donna si piegò su sé stessa, incapace di trattenere l'ilarità.
"Certo, tu ridi. Che ne vuoi sapere."
"Almeno avrò l'onore di incontrare di persona il tuo nemico numero uno, la tua grande nemesi!"
"O'Gallagher, l'hai già conosciuta."
"Già, ma non sono mai stata troppo fisionomista. E non ricordo granché di quel periodo."
Patrick scosse il capo con un sorriso appena accennato.
Poteva dire di rammentarlo come fosse passato neanche un giorno: Éibhleann era la novità assoluta del commissariato e non passava inosservata agli occhi dei nuovi colleghi, eppure lei, au contraire, sembrava non guardare mai nessuno in viso.
Era sempre assorta nei compiti che le venivano assegnati, silenziosa e diffidente con chiunque.
Ci vollero settimane prima che Seoige riuscisse ad avvicinarsi con le sue caramelle alla pesca.
Mesi, perché accettasse un caffè da Murray e ricambiasse i sorrisi di Morrison.
Le avvolse amichevolmente un braccio attorno alle spalle, facendola chinare appena verso di sé.
Un passo alla volta.

-

"Ti ho detto mille volte di lasciarlo in pace!"
Piangeva, Brie.
Piangeva reggendo tra le braccia il figlio incosciente, facendo scudo con il proprio corpo così che la cinghia che Simon brandiva minacciosamente non potesse più colpirlo.
In viso portava i segni di un matrimonio violento, di una vita infelice trascorsa sul filo di una costante agonia.
Quella sera di agosto, il suo piccolo smise di patire la stessa condanna.
Era il 1989.
Aveva solo nove anni.
Nove anni di paura, passati a inventare le scuse più incredibili per giustificare i lividi e i graffi che segnavano il corpicino sottile.
Proprio come mamma.
Brie non ebbe mai il coraggio di porre fine alle angherie dell'uomo che aveva sposato: perse perfino l'adorato figlio, colpevole solo d'esser nato tra le braccia sbagliate, eppure non mosse un dito.
Ai gardaí raccontò di essersi addormentata accanto al marito come di consueto e di aver sentito Roger cadere dalle scale in piena notte.
"Forse scendeva per prendere qualcosa da bere." recitò come un rosario durante tutta la durata dell'interrogatorio.
Tra le dita, snocciolava senza sosta le perline del braccialetto che il piccolo le aveva regalato per la festa della mamma.
Gli occhi correvano costantemente ai capelli rossi e corti della garda che le sedeva di fronte, chinandosi mesti ogni volta che incrociavano il suo sguardo freddo.
"So cosa vuole chiedermi.
Lo so.
Ma Simon è una brava persona: lui non ha fatto nulla."
Mentì per l'ennesima volta.
Mentì non davanti a un occhio nero o a un polso slogato, ma ad un figlio morto.
Ucciso in un impeto d'ira.
"Perché, signora O'Malley?" le domandò la poliziotta mentre l'accompagnava alla porta.
"Perché non ho nessun altro. Mi capirà, un giorno."
Il volto di Brie era marchiato dagli abusi del marito, ma mai perse l'inconfondibile dolcezza che colpiva chiunque la incontrasse.
Quel sorriso buono e caldo sapeva di casa.

-

"Non la capirò mai, Brie."
Éibhleann allungò una carezza lieve tra i capelli ramati della donna stesa tra i rami secchi di una delle aiuole che bordavano il Blessington Street Basin.
Giaceva in un'ampia pozza di sangue ancora fresco, con la carotide recisa con la solita precisione maniacale e le labbra martoriate da chissà che fièra.
Limitare l'area fu un'impresa titanica per i vigilanti che scoprirono il corpo: tutto ciò che circoscriveva il parco era una sfilza di casette che affacciavano sul laghetto.
I più curiosi stavano già sbirciando da un pezzo, nascosti dietro le tende candide alle finestre delle proprie abitazioni.
Non era certo un avvenimento così frequente in una zona tranquilla come Phibsborough, e gli impiccioni di quartiere si rivelarono da subito un fattore da tenere in conto.
"O'Gallagher, di qua."
Seoige pareva parecchio nervoso, quel giorno.
"La ricordi?"
"Certo. Mi ricordo anche di suo marito."
Éibhleann aveva passato mesi tentando invano di scordare l'inchiesta sulla morte del figlioletto dei coniugi O'Malley: l'indifferenza di Simon e l'imperturbabile silenzio di Brie avevano scosso chiunque avesse avuto a che fare con quel caso.
"Appunto, suo marito."
"Non può essere stato lui, dai. Guardala: le ferite sono come le altre-"
"No! Non può essere lui, ma per un altro motivo."
"Brión." soffiò la donna afferrando con decisione le spalle del più anziano. Con lo sguardo fisso nel suo, chiese in silenzio di continuare.
"È morto. Vagabondava ubriaco ed è scivolato. Ha battuto la testa, ha perso i sensi ed è scivolato proprio laggiù. È successo l'anno scorso."
Il braccio di Seoige si sollevò, indicando dritto dietro le spalle della collega.
"È annegato in quel cazzo di lago, O'Gallagher."
Éibhleann sgranò sorpresa gli occhi: ecco l'ennesimo tassello.
Batté la mano sulla spalla dell'investigatore, sfilando il telefono cellulare dalla tasca del paltò.
Allungò quanto bastava l'antenna e compose il numero del commissariato: urgeva una riunione.

-

Non passarono nemmeno tre ore prima che si trovassero tutti seduti come di consueto nell'ufficio di Finnerty, davanti alla scrivania del commissario.
Il silenzio era imbarazzante, così pesante da essere rotto soltanto dalle lancette degli orologi da polso e dal nervoso ticchettio della penna di Patrick sul denso mogano.
Gli occhi dei presenti volavano rapidi da un investigatore all'altro, cercando qualcuno che si offrisse volontario per iniziare un discorso sensato.
"Quella bacheca..." attaccò a sorpresa Finnerty, additando con fare tutto fuorché tranquillo la lavagna magnetica accanto a Morrison.
"Su quella bacheca ci sono troppe fotografie, ragazzi."
I presenti chinarono mesti il capo.
Tre vittime, con ogni probabilità uccise dalla stessa lama.
"È vero, ma non le ha mica uccise uno di noi." intervenne Samuel con tono vagamente isterico.
Patrick si levò furente dalla propria poltrona, battendo le mani sul tavolo di fronte a sé.
"Ci mancherebbe altro! E se anche giocare all'assassino fosse il tuo nuovo hobby preferito, sappi che come investigatore non stai combinando assolutamente nulla.
Siete ancora fermi con le indagini su Linda Murphy e in tre settimane sono morte altre due donne!"
La voce grave di Finnerty tuonò e l'intero mondo fuori dalla porta a vetri si paralizzò.
"E lei cos'avrebbe fatto di concreto per questo caso?"
"Intendi oltre a mandare avanti il commissariato centrale della capitale d'Irlanda? Ragazzino irrispettoso."
"Sa cosa le dico? Mi sono rotto. Ha sempre e solo lamentele per noi, mai una parola d'aiuto o di conforto da rivolgerci.
Sembra che tutte le ore trascorse qui dentro si vanifichino in un baleno appena lei apre bocca.
Se non è soddisfatto di noi -e mai lo sarà, mi pare di intuire- allora vada al diavolo e veda se riesce a prendere quel pazzo con solamente le sue mani! Noi non stiamo giocando a mosca cieca!"
Gli occhi del comandante si venarono di cremisi mentre osservavano con disappunto misto ad ira le spalle di Morrison che si stava allontanando.
Nessuno capì mai con che forza si trattenne dallo scaraventare addosso al giovane qualsiasi oggetto anche solo vagamente contundente si trovasse a tiro.
Samuel sbatté la porta con tanta ferocia da farla rimbalzare contro lo stipite.
Murray si levò in piedi pronto per correre a recuperare il collega, ma la mano di Éibhleann afferrò lesta il lembo della sua giacca.
"Resta." intimò Patrick così che Lawrence tornasse al proprio posto.
Fu Brión a farsi coraggio dopo lunghi istanti di pesante silenzio, avvicinandosi alla bacheca con i ritratti delle tre vittime.
"È un serial killer."
L'aria viziata della piccola stanza gelò all'improvviso.
Chiunque poteva percepire la pelle accapponarsi a quelle parole così sottili e taglienti.
"Lo è." confermò Éibhleann dopo qualche secondo di pausa.
"Linda Murphy, The Stranger e Brie O'Malley. Tutte e tre decedute per mano della stessa persona, tutte e tre con la firma dell'omicida sulle labbra.
Apparentemente nulla ad accomunarle, anche se potremmo avere un quadro più chiaro se riuscissimo a scoprire qualcosa di più sulla strainséir.
Anche l'età non ci dice granché: il divario tra le vittime è troppo ampio per definire una fascia d'età a rischio.
L'unica cosa..."
Éibhleann si morse le labbra e guardò Seoige.
"L'unica cosa? O'Gallagher?"
"Seoige stamattina mi ha raccontato del marito di Brie O'Malley. È morto nel punto esatto in cui hanno ucciso anche la moglie.
Sembra quasi che ci voglia dire che l'omicidio di Brie ha a che fare con il marito.
Magari con le vicende di qualche anno fa."
"Potrebbe essere qualcuno vicino alla famiglia." intervenne Murray.
"Dovremmo scoprire se Brie poteva avere un qualsiasi collegamento con Linda. A quel punto, identificare la strainséir dovrebbe risultare meno complesso."
Tutti annuirono, concordi con le parole di Finnerty.
"Michan Lynch?" azzardò Éibhleann.
"In una delle vostre confortevolissime celle di sicurezza, al piano inferiore."
Una voce vellutata li sorprese dallo spiraglio della porta che Samuel non aveva chiuso.
Quando i detective si voltarono, l'uscio si schiuse e la figura di una donna si parò loro di fronte.
Questi applaudì sonoramente, sciogliendosi in una fragorosa risata quando il volto di Patrick si piegò in una smorfia di fastidio.
Avanzò ridendo nell'ufficio, chinandosi per lasciare un saluto con tre baci di rito sulle guance di Murray e Seoige prima di sporgersi verso la pupillina del commissario e sollevarle il mento con un delicato cenno della mano, chiudendole la bocca ancora schiusa per lo stupore.
"Carina, è cresciuta. A te basta una stretta di mano, Pat?"
"Leona."
"Detective Müller, per te."
"Leona, cosa diavolo ti fa credere di poter piombare qui e origliare in questo modo conversazioni private di un caso che non ti riguarda?"
"Non mi riguarda?" rise ancora e sistemò gli occhiali tra i folti capelli neri, lanciando poi con grazia un plico di documenti dall'aria importante sulla scrivania di Finnerty.
"Mia personalissima croce e delizia, mi duole informarti che ho l'autorità per prendere parte a qualsiasi indagine coinvolga Lynch."
"Assolutamente no!" ribatté il commissario.
"Assolutamente sì! Leggi, leggi."
La donna si guardò rapidamente in giro, inquadrando una sedia libera su cui poter sedere. Era accanto alla rossa e vi era posato quello che sembrava il suo cappotto.
"Evelyn, giusto? Tesoro, puoi spostare quello?"
L'espressione del sovrintendente O'Gallagher mutò con la rapidità di una lepre.
Éibhleann, tanto per iniziare. E "tesoro" potrà chiamare qualcuno che non sia io. Per lei sono il sovrintendente capo O'Gallagher." sentenziò con voce di pietra, stendendo meglio il cappotto su tutta la lunghezza della poltrona.
"... caspita, ti ricordavo meno loquace."
"Io invece la ricordavo più..." si prese qualche istante, squadrando i fianchi morbidi e il seno abbondante della donna che la fronteggiava, fasciata in un elegante tailleur blu dal taglio classico e professionale. "No, effettivamente non la ricordavo affatto."
Alle labbra di Patrick sfuggì un risolino di vittoria.
Leona Müller non replicò e rimase in piedi accanto alla lavagna.
"Ce ne sono state altre, vedo."
Tutti annuirono in silenzio.
Nell'aria ancora risuonavano le parole di Seoige.

"È un serial killer."

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