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XII. Far


Padre




Da quando Frans Van der Maase aveva varcato le soglie della Neutral Science il dottor Paride Cordì era talmente impegnato che lo si poteva ricevere solo su appuntamento: persino a Blue era stato rifiutata la possibilità di incontrarlo nonostante avesse insistito che fosse molto urgente - naturalmente lui non aveva desistito e aveva atteso da solo all'esterno della struttura anche quando le luci al neon avevano cominciato a spegnersi oscurando le finestre una ad una. Nel buio e nell'innaturale silenzio, si era stretto nel giubbino inconsciamente in cerca di protezione più che di calore. Poi la sagoma inconfondibile del dottore era apparsa dietro i vetri traslucidi delle porte semiautomatiche e non aveva potuto fare a meno di venirgli incontro, provando un sobbalzo nel rivederlo.

"Théophile?" il dottore stava ancora cercando alquanto maldestramente di riordinare i fogli del suo scomodo folder, evitando inavvertitamente il contatto visivo con lui "Le mi assistenti mi hanno detto che volevi parlare urgentemente con me. Mi dispiace, è tutto il giorno che sono impegnato... di cosa si tratta?"

A Blue improvvisamente mancarono le parole.

L'ansia opprimente che l'aveva attanagliato fino a quel momento compresse persino il suo respiro, impedendogli di pronunciare le parole che aveva selezionato con tanta cura mentre lo aspettava. Persino una semplice richiesta di aiuto gli sembrò un ostacolo insormontabile, eppure sapeva che Paride era lì, che gli avrebbe teso la mano.

O forse no.

C'erano tante cose che non sapeva ancora di lui.

"Va tutto bene?"

E poi provò il terribile desiderio di mollare. Gli era sembrato quasi confortante per un momento, mollare tutto e sollevare dalle sue spalle quel fardello così pesante - era la soluzione a breve termine più semplice, anche se meno redditizia. L'immagine dell'uomo che trascinava il pesante blocco di ghiaccio fino a che questo non si scioglieva del tutto mostrandogli che a volte anche un grande sforzo e impegno non portavano da nessuna parte continuava a scivolare nella sua mente.

Era andato da Paride perché voleva sentirsi dire le parole di conforto che nessun altro avrebbe pronunciato per lui. Che tutto sarebbe andato bene, che ci avrebbe pensato lui e che poteva riposarsi, che a casa lo attendevano una tazza di cioccolato calda, la sua coperta di pile e la TV a cristalli liquidi impostata sul suo programma preferito. La realtà però era ben diversa.

Lo scienziato non era preparato a un ragazzone che lo abbracciava mettendosi a piangere contro la manica immacolata del suo camice: tuttavia non avrebbe mai potuto ignorare quello strano comportamento che si era appena consumato davanti ai suoi occhi; Blue era un haerenge e lui ne era consapevole, spesso in lui tracciava i comportamenti anomali di quella specie, eppure in quel momento gli appariva solo come un bambino bisognoso di aiuto.

"Su, su."
Lo esortò, raccogliendolo per gli avambracci per staccarlo leggermente da sé e impedirgli di perdere del tutto il decoro, pur rivolgendogli un sorriso rassicurante e comprensivo.

"Vieni dentro e raccontami quello che è successo, se vuoi."



Le tendine di carta divise in fasci rigidi non erano sufficienti a oscurare del tutto la stanza per conferire loro la giusta privacy: Blue si era arreso con un sospiro e aveva voltato le spalle alla finestra, la cui vista non gli dava più sollievo di quella degli inquietanti bisturi di cui il dottore si serviva per sezionare i cadaveri dei suoi simili generosamente donati alla scienza. C'era uno studio che parlava di una circolazione sanguigna supplementare negli haerenge e renenge, ma lui non era mai stato bravo in anatomia né si era mai chiesto quanto potesse essere a livello strutturale diverso da un essere umano.

Ce n'era un altro, incentrato sulle fasi lunari, che tutti ritenevano pseudo-scientifico ma che a lui era sembrato più accurato: uno studio sull'influsso della luna sull'equilibrio degli haerenge.

Haerenge nello specifico.

"La luna mi fa paura," gli confessò, con un tono stranamente distante, come se si stesse rivolgendo svogliatamente a un terapista, "Quando è al suo culmine o è assente accadono cose terribili nella mia vita. Credo che lei abbia ragione a sostenere la tesi che noi haerenge siamo interessati dal moto della luna quanto il ciclo delle maree."

Paride si soffermò un momento ad osservarlo, quindi tornò alla macchinetta dell'acqua della sala d'attesa per riempire un bicchiere. Sapeva che non sarebbe stato facile, che stava cercando di girare intorno all'argomento, ma attese pazientemente: fino a quel momento avevano parlato pacificamente, una conversazione tesa ma normale. Quella era la sua prima apertura dopo un'ora.

"E questa è stata una di quelle notti."
Proseguì lui, sempre con quello strano tono assente. Non riusciva ad esprimere nessuna emozione nelle sue parole perché lui stesso si sentiva talmente saturo di risoluzioni contrastanti da annientare ogni sensibilità verso il mondo esterno.

Si sentiva vuoto, e lo trovava così strano.

"Sono venuto qui per esortarla a completare la cura. Lo so, ci vorranno tempo e sacrifici, ma sento di non poter più aspettare. Credo sia davvero l'ultima chance..."

Si fermò con uno sguardo livido sul bicchierino di carta nel momento in cui Paride glielo posò sulla scrivania. L'ulteriore conferma negativa provenne dallo scienziato subito dopo.
"Lo sai che non è possibile."
"Di cosa ha bisogno per terminarla?"

"Ci vorranno anni di ricerche sui ratti. Generazioni e generazioni di specie sottoposte a vaccino. Solo con il tempo potremo scoprire i risultati e elaborare un farmaco adeguato per..."
"Gli haerenge" completò lui, tagliente, "Quel che le manca per accelerare i tempi e completare la cura è un haerenge vivo da sottoporre al test."
Fu in quel momento che si accese un lieve moto scontroso in lui: si trattava di un'insinuazione, un'insinuazione piuttosto chiara. Sapeva che Paride non avrebbe mai accettato, lui stesso credeva che la Neutral Science non fosse un'organizzazione dedita ad attività illegali, ma non ci girò intorno.

Una cavia vivente. Il dottore si mostrò comprensibilmente scioccato: aveva capito dove voleva arrivare il giovane.
"Non starai dicendo sul serio."
"Sì, sono serio."
"No."
Lo shock scivolò lentamente in oltraggio: per quanto calmo in superficie fosse il dottore, la reazione che ebbe agli occhi di Blue fu anomala - sentì di aver toccato il tasto sbagliato. Perché con un paziente consenziente il dottor Cordì mostrava improvvisamente delle riserve?

Non chiedermi questo, sembrava dirgli il suo cipiglio improvvisamente serio. Era stata certamente una richiesta crudele da parte sua, probabilmente aveva anche calpestato i principi e le convinzioni che avevano portato quel ricercatore a diventare uno degli scienziati più promettenti della Neutral Science.

"No, non lo farò." ribadì l'uomo, con fermezza "E sai perché?"

Perchè era illegale, si rispose rapidamente Blue.

Aveva preso quella risposta come un attacco personale e così era passato a rielaborare rapidamente il metodo di persuasione che aveva preparato qualora la risposta fosse stata un rifiuto. Infilò le mani nelle tasche del giubbotto, ma...

"Perché per me sei come un figlio. Non puoi chiedermi di sperimentare su di te un farmaco imperfetto che potrebbe ucciderti. Devi avere fiducia in me."
Fiducia.

Solo in quel momento Blue realizzò quanto il dottore si fidava di lui.

Abbassò lo sguardo, pentito di aver escogitato quelle soluzioni: non avrebbe dovuto chiedergli una cosa così orribile.

"Lascia fare a me, troverò una soluzione che non ti costi sacrifici"

Quando sentì la mano benevola del dottore poggiarsi sulla sua spalla sinistra sobbalzò e drizzò immediatamente il collo, incontrando così il suo sguardo.

"Adesso però torna a casa."
"Sì... prima che faccia tardi."
Ma Blue non tornò mai a casa.

Era uscito dalla sede della Neutral Science con il rammarico di non aver detto a Paride che avrebbe voluto un padre come lui - non ce l'aveva fatta, sapeva che sarebbe crollato. Allo stesso tempo però temeva che non l'avrebbe più visto.

Inevitabilmente, mentre disattivava la geolocalizzazione del suo cellulare, aveva finito con il fare un confronto tra le due figure.

Théodore Saint-Silvére non era una persona che elargiva molti sorrisi.

Era un uomo tutto d'un pezzo, serio, composto: non era un essere umano e raramente dimostrava affetto verso i suoi figli. E di questo Théophile soffriva molto. Dai vetri dell'autobus gli sembrava ancora di scorgere il riflesso del suo cipiglio severo...



Marsiglia, molti anni fa



La luna nuova li aveva fatti risvegliare diversi.

Erano tre persone normali, indistinguibili dalla folla. Théophile, vestito di nero e con quei capelli insolitamente ordinati, si sentiva come se fosse pronto ad essere inghiottito nelle tenebre: per uno che era abituato a muoversi nelle ombre era quasi la norma. Ma le notti di luna nuova erano speciali: era l'unico giorno l'anno in cui i tre fratelli vedevano il padre, sempre così impegnato con i suoi viaggi all'estero, e trascorrevano la sera con lui; il signor Saint-Silvére sembrava quasi un'altra persona, così rilassato con i ragazzi, così cordiale.

Quella sera aveva deciso di fare loro un regalo inaspettato: vista la loro buona condotta li avrebbe portati tutti e tre a vedere una mostra d'arte.

Sul tragitto Théotime, il più piccolo, aveva piagnucolato che voleva vedere il Luna Park piuttosto, ma gli altri due erano dell'età giusta per apprezzare quella gita improvvisa.

Théophile era stato letteralmente catturato dal blu intenso delle Ninfee di Monet.

"Nell'atmosfera riappare un colore che avevo scoperto ieri e abbozzato su una delle tele. Immediatamente il dipinto mi viene dato e cerco il più rapidamente possibile di fissare in modo definitivo la visione, ma di solito essa scompare rapidamente... disse così, questo pittore. E vedo che anche tu provi lo stesso, Théophile. Ti piacciono queste tele?"

"Molto, padre."

Fece lui in un sospiro, affascinato.

"Sento che qualcosa mi lega a questo dipinto. Qualcosa che mi richiama."

"Ah, dev'essere certamente il dolore. Monet descrisse il dipingere queste tele come un dolore immenso, costante... ma non voleva morire prima di aver esaurito tutto ciò che aveva da dire, ed ecco il suo messaggio."

Il ragazzo sollevò lo sguardo, turbato: fu come se il padre avesse letto, per la prima volta, dentro il suo animo e lui non lo riteneva capace di un'impresa simile; lo stesso valeva per i fratelli, che in quel momento commentavano distrattamente un quadro di Degas; che anche per suo padre forse la vita fosse così-...

"Ma io, Théophile, ci vedo dell'altro ad accomunarvi. Sei un figlio prezioso come quest'opera ai miei occhi."

"Padre..."

Fu una sorpresa immensa vedergli elargire quello splendido sorriso.

Un sorriso limpido, semplice e sincero che non avrebbe mai dimenticato.



Copenhagen, giorni d'oggi



Le Ninfee del Monet erano diventate la cover del suo smartphone, un piccolo memento di quel giorno felice trascorso con la sua famiglia.

Sulle ultime note di Smalltown Boy si riaprirono le porte della vettura: era finalmente arrivato al capolinea, il momento di scendere.

Anche quella notte Copenhagen era immersa nell'oscurità di una notte senza luna.




+++

Note dell'Autrice

Ciao a tutti!

So che non è bello cominciare con un messaggio di scuse, ma mi dispiace per questa lunga attesa. Ultimamente, tra trasloco, università e dei problemi nella casa da cui me ne sto andando non sono riuscita a dedicarmi alla scrittura. Sono una persona puntuale e precisa e ritardare di ben quattro scadenze un capitolo non era mia intenzione... ma temo che per i prossimi le attese saranno lunghe: non riesco a mantenere il ritmo di un capitolo a settimana, purtroppo.

Sì, la storia è già scritta: il problema è che tra i capitoli scritti e quelli attuali è che c'è un buco, la parte che revisiono compulsivamente e che non posso trascurare prima di entrare nella parte di storia che preferisco. Spero che la revisione non mi prenda più tempo di questa.

E, a proposito di questo, avrei voluto riuscire a ringraziarvi uno per uno anche questa volta. Tra messaggi sul feed, discorsi in privato e anche chi ha iniziato la lettura adesso ma non ha visto risposte alle recensioni... non appena riuscirò a fermarmi più tempo al PC scriverò personalmente a tutti, per il momento lo faccio qui. Grazie di cuore, ogni cosa che mi scrivete mi rende felice ;___;

Ci sentiamo al prossimo capitolo! Grazie ancora per avere letto e, se vi fa piacere, lasciatemi una stellina o una recensione!

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