Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

IV. Great Scott!



Grande Giove!



Bip!

Nuovo messaggio da Amy.

"Théophile! Ti senti pronto per partire?"

"Ahahah! E' ancora presto..."

"Il volo è domani..."

Quell'ultimo messaggio di Myrjami Tuominen -in rubrica memorizzata come Amy- lo fece praticamente catapultare giù dal letto. Come domani?! Era già passato così tanto tempo? Era convinto che mancasse ancora qualche giorno al venerdì! Si infilò i pantaloni alla svelta, dimenticando il cellulare lì dov'era, con il programma di messaggistica istantanea ancora aperto e un visualizzato e non risposto che avrebbe fatto preoccupare la ragazza per il resto della giornata.

E dire che prima di partire aveva tante faccende da sbrigare, aveva appositamente stilato una lista fitta di impegni meticolosi, ciascuno con un tempo limite assegnatovi. Ci aveva passato una buona mezza giornata, sentendosi improvvisamente carico di energie, organizzato e soddisfatto del suo modo di gestirsi. Poi aveva fatto quello che faceva sempre: bighellonare tutto il giorno in giro per la città riducendosi a fare tutto all'ultimo momento. Aveva anche pensato di fare una tappa non prevista ad un'officina con la scusa di salutare un amico, e il tempo lì si era improvvisamente fermato. In realtà doveva chiedergli un favore.

Gli aveva fatto una telefonata quando qualche settimana prima Jane Doe era comparsa su tutti i giornali, dicendogli che aveva un piccolo compito per lui. Nulla di impegnativo, non voleva gravare sulla disponibilità che l'altro gli concedeva: tuttavia ci stava impiegando molto più del necessario e la cosa l'aveva insospettito - che se ne fosse dimenticato? Meglio controllare di persona. Fortuna che per entrare non aveva bisogno né di un invito né di una porta. Si fermò infatti di fronte a quello che apparentemente era un hangar abbandonato con la saracinesca semichiusa: all'orizzonte non c'era nessuno, ma a lui era bastata una rapida occhiata intorno per scoprire i segni della presenza della persona che stava cercando. Erano stati dei bagliori violenti contro il metallo a tradirlo.

"Ehi, Doc! Ci sei?"

Da sotto una macchina cannibalizzata spuntò un uomo bassino, secco di corporatura, sdraiato su un lungo carrello basso che aveva leggermente spinto servendosi del piede sinistro... il tutto in procinto di sollevare gli occhiali da fabbricatore per il tempo necessario per inquadrarlo.

"...ah? Tu? Che ci fai qui?"

Il suo inconfondibile accento slavo fu coperto dal rumore della fiamma ossidrica dell'apparecchio che reggeva nella destra. Anche quella volta Blue non era sicuro di aver capito cosa avesse detto e nel leggergli il labiale -come faceva di solito per trarsi d'impaccio- scorse un dente spaccato che risalta particolarmente nell'arcata inferiore. Quel dettaglio, a un perfezionista come lui, continuava a dare una sensazione inspiegabile di fastidio.

Dimostrava qualche anno in più per via della trasandatezza: spesso era sporco di olio di motore o fuliggine, i suoi capelli erano di un grigio prematuro, secchi e incolti, gli occhi incavati da due profonde occhiaie livide, ma ripagava tutto con uno sguardo molto vivo ed espressivo; anche in quel momento, a testa in giù, era in grado di inchiodare la sua attenzione con prepotenza.

"Sono passato per quella cosa di cui ti avevo parlato..."

"Sì, sì, il GPS. Ora mi ricordo."

Le ruote del carrello scivolarono fino a scattare e riportarono l'uomo del tutto fuori. Si rialzò in fretta, scuotendo le mani l'una contro l'altra, quindi asciugandosele con uno straccio sudicio e poi pulendosele contro la stoffa della sua stessa tuta opportunamente nera all'altezza dei fianchi - lo straccio lo lanciò a Blue che per mancanza di riflessi lo mancò fortunatamente.

"Beh, che aspetti? Vieni a prenderlo."



Era conosciuto da tutti nel giro come Doc.

Il nomignolo era nato dalla sua vaga somiglianza con il famoso dottore di Ritorno al Futuro, che lui ricordava per gli occhialoni, la capigliatura bizzarra e l'ossessione per la meccanica.

Come lavoro di copertura faceva il meccanico ma la sua vera occupazione, quella per cui era tanto conosciuto nella Fristaden Christiania, era quella di costruttore di tecnologie biomediche: Ruslan Kamenev era un genio della robotica senza licenza e le sue abilità in meccanica gli consentivano di creare un pezzo di ricambio per ogni arto umano, fino a quasi l'intero corpo; quindi oltre alle riparazioni di aggeggi elettronici e mezzi di locomozione, era in grado rimettere a sesto una persona e addirittura migliorare le sue prestazioni. Tutti i pezzi di ricambio che produceva avevano quel qualcosa in più che li rendeva truccati o avvantaggiati... e i suoi prezzi, se non si voleva o non si poteva passare per le vie legali di Copenhagen, erano molto modesti in confronto a quelli dei suoi rivali. Aveva uno slogan fatto di sussurri e passaparola nello sprawl.

Se vi serve un pezzo di ricambio...

Se dovete nascondervi da qualcuno...

Se vi serve qualcuno che vi rimetta a nuovo... vi toccherà passare da lui.

Blue gli aveva chiesto più volte come mai non avesse usato le sue abilità per entrare in una delle organizzazioni che contavano, ma la risposta era stata sempre una sola: preferiva essere povero e indipendente ma prendersi la libertà di rifiutare proposte che andavano contro i suoi principi.

Raccontava spesso di un cliente -uno pericoloso e sicuramente affiliato a una di quelle cooperative, lo aveva capito a vista d'occhio- che gli aveva chiesto di rendere un renenge da loro in esame una vera e propria macchina da guerra con un corpo indistruttibile: Ruslan aveva rifiutato e da allora la sua carriera era stata rovinata e tutte le porte per le organizzazioni gli erano state sbarrate.

"Potrei mettere una buona parola per te con il dottor Cordì. Sono sicuro che ti stenderebbero il tappeto rosso: magari avessero un ingegnere come te alla Neutral Science!"

"Scherzi?!" rise Ruslan, picchiettandosi leggermente una tempia con la chiave inglese per sottolineare il concetto, "Se il tuo amico dall'alto mettesse un piede qui dentro chiamerebbe gli sbirri e mi farebbe chiudere tutto. Vedi forse qualcosa che potrebbe interessargli?"

Blue non ci aveva pensato.

Si guardò intorno e riconobbe che forse aveva ragione: all'ingresso dell'officina erano esposti un arsenale di droni più o meno innocui, tutti comandati a distanza, che erano già sufficienti a suscitare qualche preoccupazione in una mente previdente come quella di uno scienziato; ma tra le altre diavolerie in suo possesso c'erano anche detonatori, timer collegati a elettrodomestici normalissimi, cyborg difettosi di sua invenzione e forse anche delle barre di uranio.

"Te lo dico io cosa penserebbe: che sto costruendo un'arma di distruzione di massa nello scantinato, ecco cosa."

"E la stai costruendo davvero?"

"Mi credi uno stupido?" lo incalzò quegli, agitando questa volta la chiave inglese a vuoto come a chiedergli se gli fosse dato di volta il cervello, poi la ripose e sollevò gli occhiali che gli avevano cerchiato di rosso le orbite degli occhi infossati "Ho molto di meglio di una bomba a idrogeno!"

Ora era lui a volergli chiedere se stesse scherzando, ma ormai l'aveva sfidato e non poteva sottrarsi alla sfida che gli aveva lanciato: non gli restò che seguirlo nel seminterrato, attraverso una scomodissima scala senza passamano al buio.



Tutti quegli animatroni mutilati gli facevano sempre una certa impressione.

Ruslan, al contrario, si muoveva con naturalezza tra le macchine smembrate, i cavi che fuoriuscivano dalle giunture come vene spezzate, le bocche spalancate oltre misura e gli occhi sbarrati di vetro sempre puntati sulle loro schiene. Non li degnava neppure di uno sguardo.

Andrò dritto al punto che gli interessava: con un gesto dozzinale del braccio spazzò l'intero ripiano di lavoro e fece piovere un po' di viti e di bulloni che tintinnarono sul pavimento, poi rovesciò il telo, scoperchiò la cassa e mostrò a Blue la sua nuova creazione.

Lui si affacciò appena, ma quando il suo sguardo raggiunse il fondo si scostò con un sussulto.

Oh mio Dio.

"Allora? Non mi chiedi cosa c'è nella scatola, John Doe?"

Scherzò lui, notando la faccia impressionata che aveva fatto il ragazzo dopo quella rapida e fugace sbirciata - nel dubbio però accese la luce, incorniciando la superficie liscia e laccata della plastica. L'illusione di aver visto una testa mozzata vera si affievolì e il ragazzo potè finalmente scacciare quell'impressione con un sospiro di sollievo, almeno finché Ruslan non cacciò tutte e due le mani nel cofano per poi tirarla fuori come se fosse stato Charles Henri-Sanson.

"Sembra... vera."

Osservò il ragazzo, riuscendo finalmente a riportare lo sguardo alla testa di donna. Si era reso conto che non si trattava neppure di una modella qualunque e aveva capito subito perché Ruslan non aveva fatto presentazioni: i ritagli della rivista affissi sulla bacheca dei post-it alle loro spalle rivelavano l'incredibile aderenza di ogni dettaglio, una riproduzione tridimensionale perfettamente identica. Era la testa della renenge ritrovata in Groenlandia.

"Ma... perché proprio lei?"

"Perché dici? Beh, mi sembrava avreste voluto vederla in vita, è stata una sfida interessante: non è ancora finita come puoi vedere, ma non ci vorrà troppo per il resto del corpo."

A Blue non era ancora chiaro se Ruslan intendesse riportare in vita la renenge in un progetto assolutamente immorale oppure semplicemente dare uno schiaffo morale ai tecnici delle organizzazioni, ma era riuscito sicuramente a stupirlo: non poteva fare a meno di guardare quella fedele riproduzione a bocca aperta.

"A proposito, che nome le aveva dato il tuo amico dall'alto?"

"Jane Doe..."

"Jane Doe?!"

Esclamò lui, scandalizzato - talmente scandalizzato da portare le braccia al petto e con esse la testa inanimata di lei come a suggerire che non voleva più cederla. Ammesso che prima la possibilità fosse contemplata.

"Ma come si fa?! Chiamare la scoperta del secolo Jane Doe! Una renenge così rara poi. E' tutta qui la fantasia di cui siete capaci? Persino un gruppo di scimmie con una macchina da scrivere avrebbe potuto fare di meglio, ma possibile che nemmeno tu... no, tu no. Le avresti dato un nome disgraziato come quelle cantanti depresse che ascolti. E' meglio se non glielo dai tu un nome: glielo do io."

"E come vorresti chiamarla?"

Punzecchiarlo sui suoi artisti preferiti era stato un colpo basso! Blue era certo che i nomi di Björk o Robyn fossero un onore per una scoperta del genere, ma anche che contraddire Ruslan quando si infervorava così significava rischiare un pugno sul muso. L'uomo aveva accostato l'orecchio alla superficie levigata che componeva la calotta cranica del robot, in cerca di consigli: dopo qualche istante la allontanò a decisione presa.

"Ariel!"

Blue cercò di tramutare il suo sorriso da scarabocchio in qualcosa di accettabile: la sirenetta, davvero? Ma Ruslan non aveva proprio dubbi. Era un po' prevedibile da parte sua scegliere il nome di qualcuno di leggendario... aveva sentito dire che i costruttori di androidi della sede dell'Europa sud-occidentale avevano creato una serie di androidi dai nomi di divinità antiche e Ruslan, beh... a volte sapeva essere davvero un tipo sentimentale.

"Si chiamerà Ariel, come la sirenetta" ripeté, convincendosi del risultato, "Ho grandi progetti per lei."

Poi, senza alcun preavviso, gli poggiò una manaccia sulla spalla tenendo la testa sottobraccio - Blue sussultò pensando all'impronta di fuliggine che sicuramente non sarebbe andata più via, ma riuscì a non darlo a vedere a Ruslan. Altrimenti smacchiare i vestiti sarebbe stato l'ultimo dei suoi problemi.

"Hey, cos'è quella faccia? L'ho fatta per te. Passa a prenderla domani mattina prima di partire, per allora sarà pronta. Davvero credevi che ti avrei costruito un semplice GPS?"




+++

Note dell'Autrice


Ciao a tutti!

Avrei voluto mettere il titolo di questo capitolo in danese, ma non sono riuscita a trovare l'equivalente dell'espressione "Great Scott" e, dato che è una citazione, alla fine ho preferito lasciarlo così. Spero che le citazioni di film in questo capitolo non siano troppo inopportune!

Come sempre, grazie per aver letto fin qui! Grazie anche per i suggerimenti e le correzioni dei capitoli precedenti che mi stanno aiutando a perfezionare questa storia un po' RAW: col prossimo capitolo si entra finalmente nella parte di storia che preferisco, per il momento i preparativi per la spedizione sono quasi tutti ultimati!

Se vi fa piacere, lasciatemi un commento o una stellina! A giovedì prossimo!


Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro