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CAPITOLO V.

Il tavolo rettangolare pareva dominare tutta la cucina di Souta, visto che si trovava al centro, e la sua semplicità donava alla stanza un'aria tranquilla, anche se forse pareva un pò piccola per contenere quel mobile: sia gli elettrodomestici che il piano cottura parevano schiacciati sotto la finestra, posizionata in un punto ottimale per lasciare passare la luce e permettere al proprietario di casa di cucinare con tutta l'illuminazione che gli serviva. In compenso però, il frigorifero era stato spostato lontano da essa, in modo che non rischiasse di surriscaldarsi, e si trovava quindi contro la parete di fronte, di fianco alla porta d'ingresso alla stanza.

Osservo l'uovo nella padella, aspettando che la colazione sia finalmente pronta. Lancio uno sguardo al tavolo alle mie spalle: ormai... è passata una settimana da quando lo apparecchio per due.

Rimango un attimo a fissarlo, sorpreso: ho le allucinazioni, non c'è altra spiegazione. L'alcool mi ha dato alla testa e non me ne sono reso conto.

– Ecco... alla festa è scoppiato il putiferio e... sono andato via. I soldi per la camera iniziavano a scarseggiare e... ma non temere, ho i soldi per pagare bollette e simili, non voglio mica vivere qui gratis! Però ecco... mi farebbe comodo avere una mano- fa una risatina nervosa.

– Certo... entra pure. Ho una stanza per gli ospiti- mormoro, spostandomi per farlo entrare, ancora sorpreso.

– Offri spesso casa tua alle persone?- commenta, mentre entra in casa.

– No, è per quando viene Minato- rispondo. Kosuke annuisce. Chiudo la porta e lo conduco verso la camera.

– Carina- commenta. Bè, è una normale camera da letto, anche più piccola di quella che aveva lui in hotel...

– Ti preparo il letto- dico, dirigendomi verso l'armadio, a destra della porta.

– Non serve, posso fare io! In certi lavori sono bravo, Maemi mi...- si blocca, come se si fosse appena ricordato di ciò che è successo qualche ora fa. Serro le labbra mentre prendo le lenzuola.

– Sarai stanco, faccio io: tu se vuoi vai pure a farti un bagno- gli dico, andando verso il letto, che si trova con la testata a metà della parete sinistra della stanza, per rifarlo.

– L'ho fatto prima di uscire- mormora. Annuisco. Rimaniamo in silenzio mentre finisco di fare il letto.

– Fatto. Se hai fame o simili, prendi pure dalla cucina; in bagno... ci dovrebbe essere un mobiletto vuoto. Se hai bisogno di altro fammelo sapere- dico, mentre mi dirigo verso la porta della stanza.

– Souta- mi richiama. Mi volto verso di lui, che tiene lo sguardo basso.

– Mi dispiace per... non aver mai fatto niente. Dico davvero-. Lo fisso per un attimo, leggermente sorpreso: non mi aspettavo le sue scuse... né di vederlo così affranto. Non ho mai pensato che fosse una cattiva persona, ma non credevo che si sarebbe mostrato così tanto dispiaciuto.

– Ti sei occupato di te stesso: è giusto così- affermo, prima di uscire dalla stanza; in fondo, ho sempre saputo come fosse fatto. Tutti hanno un loro modo per sopravvivere.

Sospiro; gli ho fatto quella proposta senza pensarci, ma ora che vive davvero qui... cosa dovrei fare? Come dovrei intendere il suo gesto? Dopo quel giorno, si è comportato come se nulla fosse successo, così ho fatto lo stesso, però...

Vado verso la tavola, dove appoggio la colazione.

– Buongiorno!- Kosuke entra in cucina, sorridendo; il sorriso migliore per iniziare la giornata.

– Buongiorno. Hai dormito bene?- gli chiedo.

– Benissimo: la tua stanza è più comoda di un hotel a cinque stelle!- afferma, sedendosi. Mi siedo davanti a lui.

– Sono felice che ti trovi bene- dichiaro, mentre iniziamo a mangiare.

– Certo, anche perché la tua cucina è ottima; però non mi hai ancora detto quanto ti devo pagare per l'ospitalità- commenta.

– Non è urgente, non ho problemi di soldi- affermo.

– Guarda come fai il ricercatore ricco! Hai proprio fatto carriera eh?- ride. Faccio un piccolo sorriso.

– Ho studiato parecchio-.

– Tu odi studiare-.

– Infatti ho studiato solo per questo-.

– Non avevo dubbi- sorride. Il suo sorriso sembra più luminoso del solito... è più rilassato da quando è arrivato qui.

Kosuke, sole che sorge...

– A te invece... come procede?- gli chiedo.

– Affermarsi nel mondo della televisione non è semplice... fare il presentatore è un lavoro duro. A trent'anni faccio ancora da assistente a un presentatore; aspetto ancora il giorno in cui qualcuno si ammalerà all'improvviso, per la disperazione mi chiameranno, riconosceranno le mie grandi doti e diventerò il più famoso del mondo!- esclama. Mi sfugge una risata.

– Sarebbe un bel colpo di fortuna- commento.

– La fortuna non esiste: esiste il talento che incontra l'occasione- afferma lui in tono solenne.

– Adesso fai il filosofo eh? Se vuoi ti creo l'occasione dandoti un intruglio da mettere nel cibo di qualcuno per farlo stare male- commento. Lui si porta una mano sotto il mento, pensieroso.

– Bè, a volte l'occasione va creata- commenta, facendomi ridere. Sento il campanello suonare.

– Scusa, è il mio passaggio... oggi quando torni?- mi chiede, alzandosi.

– Oggi potrei fare tardi, tornerò per l'ora di cena- affermo.

– Ricevuto; a stasera- mi saluta, prima di uscire dalla stanza. Sento la porta di casa chiudersi e vedo un'auto passare davanti alla finestra.

Mi alzo per sparecchiare; ho provato a chiedergli se volesse che lo portassi io, dato che non ha la macchina, ma ha detto che un suo collega che abita qui vicino si è proposto di accompagnarlo. La mia gelosia è insensata ma... avrei voluto che accettasse di nuovo il mio aiuto.

Anche se suppongo di non poter pretendere troppo, in fondo abbiamo iniziato ora a essere un pochino uniti, non posso esagerare.

Esco di casa e appena salgo in macchina ricevo una chiamata.

– Pronto Mina?- rispondo; fortuna che posso collegare il telefono all'auto, così riuscirò a parlarci tranquillamente durante il tragitto.

– Non usare quel tono neutro! Vivete insieme da una settimana! Come sta andando?- mi chiede, senza riuscire a nascondere l'emozione.

– Lo sai, se fosse successo qualcosa te l'avrei detto- affermo mentre metto in moto e parto.

– Quindi ancora niente eh?-.

– Non dire "ancora" come se potesse succedere di nuovo...- mormoro. Anche perché, se fosse accaduto avrei sentito la mia migliore amica urlare di gioia dall'altra parte del paese, com'è successo settimana scorsa dopo il mio racconto.

– Non pensavi neanche di rivederlo. O di vivere con lui. O di baciarlo-.

– Non fare tanto la santarellina: è la quarta sera che esci con Maemi. Come sta andando?- le chiedo.

– Mi sembra di essere tornata adolescente: usciamo, ci divertiamo molto, parliamo poco di lavoro. Ci stiamo raccontando cos'abbiamo fatto in questi anni. Lei... non è cambiata per nulla- afferma, e posso sentire tutta la gioia nella sua voce.

– Ti piace ancora?- le chiedo.

– Lo ami ancora?-.

– Oh guarda, sono arrivato al lavoro- affermo. Lei ride.

– Va bene, ci sentiamo dopo- dichiara.

– A dopo- la saluto, chiudendo la chiamata. Scendo dalla macchina ed entro nell'edificio.

Tra di noi, non potrà mai accadere niente. Sono già fortunato ad averlo vicino. Mi prenderò cura di lui... fin quando ne avrò l'occasione. Anche se non potrà più accadere niente, finchè sarà con me farò in modo che non si senta mai solo.



Oltrepassato l'ingresso della casa di Souta, sbucava subito in soggiorno, stanza centrale dell'abitazione che, donando grande comodità al ragazzo, rappresentava il passaggio per tutti gli altri locali.

– Sono tornato!- annuncio, chiudendo la porta di casa alle mie spalle e chinandomi per togliere le scarpe.

– Bentornato!- la voce di Kosuke viene dalla cucina, per cui mi dirigo verso quella stanza; trovo la tavola apparecchiata e Kosuke davanti ai fornelli, visione che mi lascia parecchio sorpreso: non aveva ancora cucinato da quando è arrivato qui.

– Vai pure a lavarti le mani, tra poco è pronto- afferma, voltandosi verso di me e rivolgendomi uno dei suoi bellissimi sorrisi.

– Non pensavo avresti cucinato tu- commento.

– La mattina ti svegli presto e a pranzo siamo quasi sempre al lavoro... almeno quando torni a casa tardi, lasciami fare qualcosa- dice, continuando a sorridere. Faccio un piccolo sorriso.

– Allora... vado a lavarmi le mani- affermo.

– Vai vai!-. Esco dalla stanza e mi dirigo in bagno.

Perché vederlo cucinare per me... mi ha reso così felice? In effetti, è la prima volta che fa qualcosa per me... mi sento un po'... apprezzato, e anche un pochino importante.

Mi lavo velocemente le mani, poi torno in cucina e mi siedo, mentre lui mette in tavola la cena, prima di sedersi a sua volta.

– Buon appetito!- esclama.

– Buon appetito- rispondo, iniziando a mangiare. Dopo un attimo, noto che mi sta fissando.

– È molto buono- affermo; è un ragazzo molto più insicuro di quanto sembri...

– Peccato, volevo vedere se riuscivo a cucinare qualcosa che facesse stare male le persone; sai no, per crearmi l'occasione- ridacchia.

– Allora sei su una pessima strada; è troppo buono- dichiaro, puntandogli contro le bacchette, tra cui tengo una frittatina. Con mia sorpresa, lui si sporge lungo il tavolo, apre la bocca e si mangia la mia frittatina.

– Hai ragione, dovrò fare molto peggio- afferma, tornando seduto e riprendendo a mangiare.

Lo fisso per un attimo, mentre un piccolo sorriso compare sul mio volto, prima di tornare a mangiare a mia volta. Anche se sarò solo per poco, anche se vorrei di più... anche stare per un po' così, non sarebbe male.



Anche per quanto riguardava la stanza da letto, Souta aveva optato per la comodità: il letto, posizionato con la testata contro la parete di destra, era piuttosto grande, e a lato aveva ben due comodini dove poggiava tutto ciò che non sapeva momentaneamente dove sistemare, sorte che toccava anche alla scrivania, posizionata a sinistra della porta. Neanche la sua cassettiera, sistemata sotto alla finestra, era risparmiata dall'ordine momentaneo che il ragazzo decideva sul momento, cosa che invece non accadeva con l'armadio, poggiato contro la parete di sinistra, visto che non aveva molti vestiti.

Sento la porta della mia stanza aprirsi, e un attimo dopo il materasso si abbassa leggermente.

– Minato ho sonno, del personaggio appena morto nel manga ne parliamo domani- borbotto, senza aprire gli occhi: e dire che stavo finalmente per addormentarmi...

– Sono così magro da essere confuso per una ragazza?-. Sbarro gli occhi e mi volto di scatto, trovandomi di fronte Kosuke, con un'espressione divertita in volto. Ok, non sono così tanto addormentato da avere le allucinazioni... penso.

– Che succede? Va tutto bene?- gli chiedo, mettendomi a sedere. Lui annuisce.

– Oggi... ci sono un po' di rumori fuori- commenta, lanciando uno sguardo alla finestra.

– Scusami, la tua stanza è più vicina alla strada... vuoi fare cambio?- gli chiedo. Lui scuote la testa.

– Non sarebbe giusto relegarti di là. Posso... dormire qui con te?-. Cerco di osservare la sua espressione, ma è troppo buio per riuscirci, la luce della luna che entra dalla finestra non mi basta per poterlo osservare bene.

– Certo- mormoro, spostandomi leggermente per fargli spazio. Lui mi fa un sorriso e si infila nel letto.

Trattengo per un attimo il respiro: non posso farcela, è troppo vicino; come si fa a resistere? Ha un profumo così buono, e il suo corpo emana un piacevole calore...

– Occupo troppo spazio?- mi chiede, mentre anch'io torno a sdraiarmi.

– No, tranquillo. L'hai detto tu che sei magro no?- commento, e lo vedo sorridere.

– Hai ragione. Comunque... non sapevo dormissi senza maglietta- afferma, abbassando lo sguardo sul mio petto. Arrossisco leggermente: non ci avevo pensato neanch'io...

– Di notte soffro molto il caldo- ammetto.

– Capisco. Hai messo su muscoli eh? Volevi proteggerti meglio?- ridacchia, continuando a osservami.

– Volevo poter proteggere gli altri- mormoro. Lui continua a fissarmi; d'un tratto, sento una sua mano poggiarsi sul mio petto. La mia mano scatta automaticamente sulla sua, mentre il punto in cui mi ha toccato mi sembra quasi diventare bollente.

– Cosa stai facendo?- gli chiedo. Cosa gli è saltato in testa? Perché è qui?

– Volevo solo...-.

– Perché sei qui Kosuke? Perché sei venuto da me dopo quello che è successo?-. Lui non risponde e tiene lo sguardo basso.

– Kosuke- gli porto due dita sotto il mento, obbligandolo ad alzare la testa – penso di meritare di saperlo. Sai quello che provo, sai quello che potrebbe succedere. Quindi perché sei venuto qui?-. Vedo i suoi occhi inumidirsi leggermente.

– Perché volevo... sentirmi al sicuro- sussurro. Non resisto più e lo bacio, stringendolo a me. Lui si abbandona tra le mie braccia e un paio di lacrime rigano le sue guance, bagnando leggermente anche la mia pelle.

Smetto di baciarlo, sapendo che non è ciò di cui ha più bisogno adesso, e lo abbraccio; lui si rannicchia contro il mio corpo. Sembra così piccolo in questo momento...

– Cosa posso fare per aiutarti?- sussurro. Lui si stringe più forte a me.

– Continua solo ad amarmi-.

🪶🪶🪶

Ed ecco qui anche il quinto capitolo! Ormai la convivenza tra i nostri due ragazzi è iniziata, ma ovviamente non tutto è semplice da subito... Souta non riesce a capire il comportamento di Kosuke, che sembra in realtà il primo a non saper bene cosa fare. Adesso che gli ha fatto quella richiesta... cambierà qualcosa?

La prossima settimana, arriverà un nuovo capitolo! Intanto, spero che questo vi sia piaciuto e che la storia in generale vi stia piacendo; se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate!

E Buona Pasqua a tutti voi!🐣🐣🐣

~ Kyulia

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