01; La brutta copia di Danny Zuko, l'atelier dell'artista e un Don Giovanni
Dopo un tempo indefinito in cui non ho la più pallida idea di che cosa sia successo, riapro gli occhi e noto con enorme stupore di ritrovarmi nientemeno che stesa sotto l'ombra di un grande albero, in un piccolo parco soleggiato, con indosso soltanto una canottiera estiva bianca e fiorita, dei pantaloncini a scacchi neri e bianchi corti e delle scarpe rosse.
E non è tutto: fino a prova contraria dovrebbe essere inverno, ma orprendentemente mi ritrovo ad avere un gran caldo.
Allora mi do un pizzocotto, confusa, pensando di stare sognando, ma purtroppo dopo vari tentativi di ritornare alla realtà scopro che non sto affatto immaginando.
È tutto vero. O almeno, così sembrerebbe.
Sono a dir poco scioccata.
Da quando in qua è così caldo? Ma soprattutto... dove diamine sono finita? E perché?!
L'ultima cosa che ricordo di aver fatto è che sono caduta in un tombino, ma niente di più.
Mi guardo intorno, spaesata. In giro non c'è un'anima, né sui marciapiedi né per le strade, nonostante mi sembri che sia all'incirca primo pomeriggio.
Mh... però c'è un'atmosfera troppo aurea e ovattata per essere vera. È quasi come se fossi finita dentro al set di un film.
Per di più non riconosco nemmeno le vie e i pochi negozietti presenti nei dintorni, quindi questo significa che potrei non essere nemmeno ad Anyang.
Santo cielo! Ma allora dove cavolo sono?!
Mi metto le mani nei capelli, disperata, ma me ne pento immediatamente; infatti ho subito modo di accorgermi che i fili sottili e neri che avevo sempre avuto sin da piccola si sono trasformati non si sa come in una cespa di capelli crespi e riccioluti, tenuti indietro da quella che al tatto mi sembra essere una sottile fascia di tessuto.
❝Santo Joshua, cosa mi è successo? Perché tutto questo?!❞ impreco, alzandomi finalmente in piedi e sentendo subito dopo qualcosa cadere a terra con un lieve tonfo.
Sgrano gli occhi pieni di sorpresa e speranza allo stesso tempo non appena mi accorgo che si tratta del Dokyunphone di Seunghee.
❝Oh... la mia ancora di salvezza!❞ esclamo, per poi raccoglierlo da terra e sbloccare senza esitazioni il display.
Ma, non appena mi fiondo in rubrica per chiamare il mio cellulare, che deve essere sicuramente rimasto in casa mia assieme alla povera Seunghee in attesa, scopro leggendo un simbolo in cima alla schermata qualcosa che mi fa accapponare la pelle: non c'è campo.
Mi muovo di qualche passo e alzo il Dokyunphone al cielo, ma inutilmente. Sembra infatti che l'assenza di campo sia permanente.
Questo vuol dire che non riuscirò né a chiamare né a mandare messaggi... dannazione! Quindi sono bloccata qui in questo posto strano senza via di scampo?
Magari, però, se in giro ci fosse qualche telefono pubblico - anche se di questi tempi non li usa più nessuno - forse potrei riuscire a contattare qualcuno...
Del resto, questo mi sembra un centro abitato a tutti gli effetti, anche se un tantino surreale.
Ma devo muovermi un po' in giro se voglio saperne di più.
Quindi, dopo aver riposto affranta il cellulare nella tasca dei pantaloncini, comincio ad incamminarmi verso il perimetro del parco fino ad arrivare al marciapiede esterno.
Mio Dio, c'è talmente tanto deserto e silenzio qui che i miei passi rimbombano, e la mia solitudine aumenta secondo dopo secondo. È tutto troppo inquietante.
Dopo un po', uscita dal parco ed incamminatami su un marciapiede che costeggia la strada, comincio ad esaminare uno per uno tutti i negozi a lato su cui mi cade lo sguardo: un bar, vuoto, un negozio di parrucchieri, vuoto, ed un minimarket, guarda caso anch'esso vuoto.
Però, a giudicare dallo stile dei negozi e delle insegne varie, hanno uno stile per nulla contemporaneo, anzi... guardandoli meglio, sembrano quasi usciti da un qualche musical degli anni Ottanta, e io che me intendo posso dirlo senza paura di sbagliare.
Intanto continuo a camminare senza meta, quando uno strano suono proveniente da un negozio poco più dietro di me mi blocca, facendomi voltare di centottanta gradi.
Finalmente un suono in questo mondo così silenzioso!
❝Yah Chani-yah, torna qui! Ridammi la borsa!❞ sento urlare da qualcuno dentro un negozio, e, quasi simultaneamente, vedo uscire da un mini market un giovane ragazzo dai capelli castani, con indosso una felpa grigia, una giacca color militare e dei jeans strappati, che corre verso di me a perdifiato, con una grande borsa in mano e un'espressione trionfante in volto.
❝Ti ho fregato, Rowoon-ah! Ohohoh!❞ esclama quest'ultimo ridendo, continuando a correre in mia direzione, mentre io scorgo intanto un secondo ragazzo uscire dal mini market e corrergli dietro, il quale, a primo impatto, con quei capelli pieni di gel e quella giacca di pelle nera, mi sembra subito la brutta copia di Danny Zuko di "Grease".
Allora, dato che non ho visto nessun altro in giro in questi minuti, decido di sfruttare la loro presenza per ottenere delle informazioni utili su questo strano posto.
❝Scusatemi, non è che sapreste dirm-...❞ esordisco allora, alzando un braccio per farmi notare, ma in pratica è come se nessuno dei due mi avesse visto. Infatti tutto ciò che fanno è superarmi sempre di corsa senza accorgersi di me, e la brutta copia di Danny Zuko continua ad inseguire il ragazzo con lo zaino agitando le braccia.
Ma che diamine...?
❝Yah, tizio in felpa, Danny Zuko, dico a voi!❞ li richiamo allora da dietro, cominciando anch'io a correre per star loro dietro.
A quanto pare, però, i due sono troppo veloci per me, e, come se non bastasse, continuano a non calcolarmi, eccessivamente presi dal loro inseguimento, e proseguono per la loro strada come se niente fosse.
Aish, che nervi! Odio essere ignorata così!
Ma ora devo fare in modo che la mia rabbia lasci spazio alla forza delle mie gambe, che si devono dare una mossa se vogliono veramente raggiungere quei due e sottoporli a qualche bella domanda. Anche perché, in questo mondo così spopolato e senza campo per poter telefonare, non ho alternative migliori.
❝Yah! Fermatevi!❞ esclamo, già col fiatone, ma senza ottenere ancora la loro attenzione.
Bene, comunque sia non mi darò per vinta! Anzi, se loro sono i soli esseri umani presenti in questo strano posto, li seguirò fino a quando non avranno intenzione di smettere di correre, anche fino in capo al mondo, se necessario!
No, okay, forse ho un po' esagerato... ma questo non vuol dire che io sia una persona che si arrende facilmente, anzi: posso arrivare a tutto pur di perseguire un obiettivo.
Del resto, poco fa, quando ero ancora nella mia cara Anyang, sono andata fuori al gelo invernale congelandomi tutta solo per recuperare il Dokyunphone di Seunghee!
Immersa in questi miei pensieri di auto incoraggiamento, non mi accorgo di essere arrivata nei pressi di uno strano murales, non molto grande, ma che è un tripudio di colori.
Tuttavia non è il murales ad attirare la mia attenzione, bensì la presenza di una terza persona davanti ad esso, girata di spalle in piedi su uno sgabello, che, nonostante i capelli tinti con un misto di rosa, lillà e azzurrino, si direbbe essere un ragazzo.
Mi fermo per esaminarlo meglio, lasciando un attimo da parte i due irraggiungibili corridori, che chissà per quanto altro tempo mi avrebbero fatto sudare nel rincorrerli, e decido di affidare la mia sorte a questo misterioso individuo in salopette che, con mio grande stupore, sta dipingendo una statua bianca nuda femminile che mi ricorda tanto una scultura greco-romana.
Lo aggiro silenziosamente, sempre mantenendo una certa distanza, di modo da poterlo vedere in faccia, o se non altro di profilo, e noto che come pensavo è anch'egli un giovane ragazzo, e che è molto concentrato nel lavoro che sta svolgendo, ossia dipingere di rosso con un pennellino le labbra della statua.
Mi accorgo che il ragazzo porta anche degli orecchini argentei a forma di croce molto fashion, che metterei volentieri anch'io.
Ma ora devo concentrarmi, non posso divagare troppo col pensiero!
❝Ehi, scusami se ti disturbo, ma non è che potresti dirmi che posto è questo?❞ azzardo allora, sperando che almeno lui possa calcolarmi.
I successivi secondi trascorrono nel completo silenzio, dato che ormai anche i passi dei due fuggitivi si sono attutiti.
Santo Joshua, fai che mi risponda, ti prego!
La mia preghiera silenziosa ha sorprendentemente effetto, difatti il giovane, pur non girandosi verso di me, si esprime con un sonoro sbuffo, per poi parlare.
❝Ssshhh, non vedi che sto lavorando?❞
Okay, non era esattamente la risposta gentile che mi sarei aspettata, ma... va bene lo stesso, l'importante è che qualcuno mi abbia finalmente notata! Non posso pretendere ancora troppo, no?
❝Lo so, e mi dispiace molto di averti disturbato, ma, vedi... Se potessi dirmi gentilmente dove ci troviamo, te ne sarei immensamente grata❞ provo allora ad insistere, con un tono di voce che di norma assumerei più con un anziano che con un giovanotto come lui.
Il ragazzo sospira, riponendo il pennello sulla tavolozza e appoggiando quest'ultima sul gradino più alto dello sgabello, dopo essere sceso con dei movimenti molto aggraziati.
Poi mi guarda serio, come se mi stesse esaminando con dei raggi x, lasciando che i suoi occhi profondi mi trapassino da parte a parte e facendomi quasi sentire in colpa per averlo disturbato.
❝Ma è l'atelier dell'artista Taeyang, ovviamente!❞ dice infine, sorridendomi inaspettatamente mentre mi indica la statua.
Mh... però non era questo che intendevo sapere. Deve essere un tantino egocentrico, se ha interpretato così la mia domanda.
❝Un atelier...? No, ecco, io non...❞ farfuglio allora, scuotendo leggermente la testa, ma a quanto pare la mia azione non ha gli effetti sperati.
❝Yah, intendi forse dire che non ti piacciono i miei capolavori?❞ ribatte infatti lui, e si porta le mani ai fianchi alzando un sopracciglio.
Mh... Quindi ne deduco inevitabilmente che l'artista Taeyang sia lui, anche perché non vedo altri artisti qui in giro.
Ora si spiega tutto. Cioè, per modo di dire.
❝No, no, anzi, mi piacciono molto! È solo che, come ti ho già detto, credo di essermi persa e di non sapere più dove sono...❞ cerco quindi di rimediare, con un sorriso, per poi grattarmi la nuca imbarazzata.
A questo punto credo di essere riuscita nel mio intento persuasivo, ma, come se il destino ce l'avesse con me, l'artista Taeyang non fa in tempo a rispondere a causa dell'improvviso arrivo di una quarta presenza dietro di noi.
❝Yah, voi due, avete mica visto dove sono andati quei due ladruncoli del mio mini market?❞ esordisce il tipo, e, dopo essermi voltata verso di lui, vedo che è anch'egli un giovane, con indosso degli occhiali da sole tondi, dei pantaloni della tuta blu e una felpa bianca con la zip con qualche disegno e con le maniche, il girovita e il colletto rosso. Ha l'aria di essere un Don Giovanni molto fashion, ma di certo vestito così non potrebbe fare granché strage di cuori.
Che poi, quale strage se qui non c'è un'anima?
Tuttavia, compiendo un enorme sforzo per evitare di restare a contemplarlo più del dovuto, intervengo subito nella conversazione, promettendomi mentalmente che almeno lui non devo farmelo scappare.
❝Te lo dico io dove sono andati, se tu mi dici dove caspita siamo!❞ esclamo, a mo' di ricatto, che però a quanto pare finalmente funziona.
❝Okay, deal! Vieni allora, svelta!❞ accetta infatti lui, con un inglese tutto suo, prendendomi poi per un braccio ed esortandomi a precederlo in quello che già so che sarà un inseguimento senza fine, mentre l'artista Taeyang fa spallucce e riprende il suo lavoro come se niente fosse.
Non so perché lo sto facendo, forse il fatto è che sono disposta a tutto pur di sapere dove diamine sono finita!
E adesso non ho altra scelta se non quella di approfittare della presenza di questi quattro gatti, sperando di riuscire a cavare qualcosa di questo mistero il prima possibile.
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