✞♟『II CAPITOLO』
Secondo capitolo:
Le galline di Marco.
《Posso sapere cosa ti frena? Sei un codardo se non hai neanche il coraggio di affrontare le tue paure. Insomma, è un innocuo e piccolo serpentello, posso sapere cosa ti fa paura?》
Il ragazzo si accoccolò su sé stesso, cercando di stringere a sé la coperta rattoppata in più punti, mentre sentiva il freddo penetrargli nella pelle e nelle ossa. Cercò di evitare di avere un brivido troppo vistoso agli occhi dei suoi compagni, ma come al solito, due fra tutti lo avevano notato. Il ragazzo cercò di affondare la faccia dentro al cuscino, molto di più di quanto già fosse, e cercò di chiudere gli occhi più che poteva. Sentì i passi leggeri sulla pietra fredda e dura, e avvertì con chiarezza le mani calde di un suo amico toccare accidentalmente la sua spalla, per poi sparire velocemente, lasciando una coperta e freddo dove prima c'era calore. Il ragazzino avrebbe voluto ridargli la coperta così che neanche lui soffrisse il freddo, ma dopotutto sapeva che il suo amico non avrebbe accettato un no come risposta. Cercò di chiudere gli occhi ed addormentarsi, ma la sua rabbia glielo impediva.
《Giovanni senti..》con l'orecchio destro, quello più vicino alla bocca del suo amico, egli sentì molto bene le parole che gli aveva rivolto, ma comunque preso da una specie di orgoglio, non gli rispose, anzi, si girò dall'altra parte.
《Eddai Giova, ascoltami almeno, non era mia intenzione, io non volevo..》il ragazzo al suo fianco, testardo come pochi, insistette ma comunque l'altro non si degnò di rispondergli. Alle volte Marco, a causa delle sue origini, si era mostrato altezzoso e alle volte non era riuscito a capire gli altri, semplici ragazzini di campagna.
《Marco lascialo in pace, sai bene che è offeso, hai fatto un affermazione che lo ha molto infastidito, per qualche motivo a noi ignoto. Lascialo stare e vedrai che domani già se lo sarà dimenticato.》
A differenza della voce del suo grande amico, Marco, la voce e il tono di Federico erano sempre stati molto differenti. La voce di Federico lo rappresentava a pieno, non era acuta né bassa e sembrava per questo anonima, ma le parole erano pronunciate in un modo che sembrava quasi sibillino, ma che conteneva allo stesso tempo una grandissima freddezza.
《Ma io voglio parlargli subito!》ed ecco venire fuori il lato infantile e viziato di Marco, ma che allo stesso tempo, veniva tanto amato dagli altri due.
《Allora chiedigli scusa.》esclamò Federico, mentre riservava all'amico un'occhiata tagliente.
《Ma non ho fatto nulla.》si difese l'altro mentre metteva in mostra la faccia più innocente.
《Pensaci..》ribatté il moro mentre si piegava e preparava il giaciglio.
《Ma..》borbottò il biondo, e a quel punto Federico, che forse aveva capito quale fosse il problema di Giovanni, esplose.
《Usa il cervello che ti ritrovi invece che pensare solo alle tue solite bravate.》esclamò mentre lo fissava nuovamente in modo freddo.
《Ehi! E va bene l'ho preso in giro perché aveva paura di un serpentello! Ma mi dici perché si è tanto arrabbiato?》
《Gli hai dato del codardo e poi, come se non bastasse l'hai trattato come se non fosse successo niente.》
《Io?》chiese stupefatto Marco mentre si indicava con la mano destra.
《No guarda, parlavo del monaco che sta nell'altra stanza.》esclamò Federico ma vedendo che l'espressione del ragazzo si calmava, egli sbuffó infastidito. 《Insomma, sveglia, si che sei stato tu!》
《Cosa gli ho detto esattamente?》chiese Marco.
《Posso sapere cosa ti frena? Sei un codardo se non hai neanche il coraggio di affrontare le tue paure. Insomma, è un innocuo e piccolo serpentello, posso sapere cosa ti fa paura?》
Ripetè il moro usando le stesse e identiche parole. Giovanni perse la fine della conversazione ma riuscì a sentire alcuni passi che si avvicinavano a lui, era sicuramente Marco, i passi di Federico erano molto più leggeri e quasi non si riuscivano mai a sentire.
《Senti, volevo chiederti scusa, so che a volte posso sembrare stupido e senza sentimenti, quasi quanto Federico, ma non lo faccio apposta. Non era mia intenzione prenderti in giro, l'ho fatto inconsciamente.》
Sorrise fra sé e sé e poi tirata giù la coperta gli rispose finalmente.
《Non importa, sei perdonato.》
Alla sua frase nè seguì un grande e tenero abbraccio fra il biondo e il castano, il quale venne bruscamente interrotto da Federico.
《Basta smancerie, adesso bisogna dormire...》
《Geloso...》bisbigliarono i due amici mentre sorridevano guardando l'altro che imbronciato si infilava fra le coperte.
Giovanni De Borius era da sempre stato attratto da coloro che affermavano di poter prevedere il futuro: gli indovini o stregoni, maghi e fattucchieri come preferiva chiamarli la gente. La sua famiglia però, non aveva mai compreso da dove nascesse la sua innata curiosità. Dopotutto, era nato in una famiglia fortemente cristiana e molte cose che a lui sembravano banali o addirittura buone, per un bravo cristiano erano delle cose orribili. La sua forte curiosità verso quello che lo circondava, nasceva dal semplice fatto che aveva da sempre avuto l'impressione di sapere cosa gli sarebbe successo in futuro. E, la sua curiosità nasceva dal semplice fatto che il giovane, aveva da sempre saputo quale sarebbe stato il suo destino. Fin da quando, appena nato, era venuto al mondo, si era rivelato una piccola delusione. Il suo piccolo e gracile corpo, non era adatto al lavoro nei campi, e anche con tutta la sua buona volontà, non avrebbe mai potuto eguagliare il suo carissimo fratello maggiore, per il quale, aveva da sempre avuto una grande stima. Anche se ci metteva tutto il suo impegno, non avrebbe mai e poi mai, potuto raggiungere il suo fratello, ma per lui non provava alcuna gelosia. Fin da quando era nato i suoi genitori avevano scelto la strada che avrebbe dovuto percorrere da grande e quale sarebbe stato il suo destino. Fortunatamente la scelta dei suoi genitori non lo aveva né deluso e neanche più di tanto reso triste. Infondo, diventare monaco, poteva avere i suoi pregi e i suoi difetti. Ma mai e poi mai sarebbe potuto diventare un soldato, non sarebbe mai riuscito a togliere la vita a qualcuno neanche in situazioni estreme, e non ne avrebbe avuto neanche la forza. La guerra, una cosa più stupida e sciocca non poteva esistere. A causa della guerra aveva perso suo padre, in un inutile guerra fra due signorotti locali, ma nessuno avrebbe potuto ripagare né con i soldi né con inutili ricchezze quello che la gente del posto aveva perso. Padri, figli, amici sono tutte persone e come tali non hanno prezzo. Sono uniche e hanno un valore inestimabile. Per questo motivo non era mai stato attratto da spade di legno o dai ragazzini che più di ogni altra cosa per compiacere i genitori si mostravano combattivi e guerrafondai. Ma la guerra non lo aveva mai attirato, anzi era fra le poche cose che Giovanni odiava con tutto il suo cuore. La guerra occupava il primo posto nella classifica delle cose più odiate. Al secondo posto la povertà e le carestie che si abbattono implacabili sulla popolazione. Mentre al terzo posto la minestra di Nando, il cuoco del monastero.
A strapparlo dal mondo dei sogni e dai suoi pensieri mattutini fu però il ragazzino che dormiva di fianco al suo giaciglio. Il sole non era ancorq sorto e illuminato la Terra quando Giovanni viene bruscamente svegliato. La causa del suo risveglio? Giovanni sa già chi è il colpevole del suo duro risveglio mattutino.
La risposta è solo una, Marco ovviamente.
Marco è un ragazzo definito da molte ragazze del villaggio vicino con, testuali parole: "Carino, di rara bellezza." Neanche Federico può dire che il giovane sia brutto esteticamente, anzi, è proprio molto bello. Il fisico slanciato, allenato e muscoloso. I capelli sono di lunghezza media, di colore biondo e lisci. Ad abbellire il volto del ragazzo le labbra rosee e piene, gli occhi azzurri come gemme e il naso piccolo e leggermente arcuato. La carnagione chiara, ma lievemente abbronzata dice subito a quale classe appartiene, nobiltà. Con i lavori manuali si è molto abbronzato e la sua pelle non è più così chiara, anche se lui li odia con tutto il suo cuore.
《Ehi dormiglione guarda che sarebbe ora di alzarsi, non vorrai mica arrivare tardi!》
La voce di Marco, solare e allegra lo fa sorridere, ma il desiderio di dormire è troppo forte così rimane steso coprendosi di più con le coperte per avere un po' di calore, e soprattutto evitare di essere illuminato dalla luce del sole.
《Voi due non ho voglia di arrivare tardi, oppure vi metteranno di nuovo in punizione. Non ho bisogno di lavare le pentole perché siete più lenti di un vecchietto.》
Questa volta la voce proviene da una direzione differente e il suono più melodioso e colto mi indicano subito che a parlare è stato il mio amico Federico.
Federico ha una carnagione molto pallida, quasi cadaverica e che a differenza di quella di Marco, non sembra per nulla normale. Non è muscoloso come Marco ma il suo punto di forza non sono i muscoli bensì la testa e il cervello. Infatti Federico vanta della conoscenza di numerose lingue, un'astuzia e una furbizia enormi e un intelligenza straordinaria.
Anche se non si direbbe a causa della carnagione Fede non è di origini nobili ma discende da una famiglia di mercanti. Il volto di Fede ha dei tratti più marcati e più da adulti rispetto a quelli miei e di Marco, anche se abbiamo la stessa età. Fede vanta di sopracciglia e capelli folti e neri come il carbone e la notte più scura. Gli occhi sembrano due smeraldi talmente verdi che sembrano brillare. Il naso all'insù e le labbra rosee non fanno che aumentare la sua aura da ragazzo misterioso.
《Bene, hai sentito cosa ha detto il genio? Dobbiamo muoverci, allora se non vuoi uscire dal tuo buco ti ci leverò io.Che guerra sia!!》
L'urlo di Marco scaturì nel giovane una brutta sensazione, di certo quello che stava per fare non gli sarebbe piaciuto per niente. Quando sentì dal nulla l'urlo di battaglia di Marco e il suo povero corpicino fu travolto e schiacciato dal peso del suo amico. Non riusciva più a muoversi e il peso di Marco era troppo grande rispetto al suo. Perché ammettiamolo, Giovanni è uno stecchino in carne e ossa.
《Basta hai vinto esco subito, basta che togli il tuo enorme peso da me!》 non appena l'amico si alzò uscì dal suo giaciglio e con fatica cercò di capire quali fossero i suoili vestiti da monaco.
《Ragazzi muovetevi!》li sgrida un monaco anziano ma loro non gli danno tanto peso, dopotutto anche lui è qui con loro quindi tecnicamente anche lui si deve sbrigare.
In silenzio religioso i tre amici escono dal dormitorio trovandoci faccia a faccia con il loro abate Paolo. La prima cosa che si notava in Paolo erano gli occhi azzurri che sembravano di ghiaccio. La sua età era sconosciuta a tutti ma nessuno gli avrebbe dato più di vent'anni. Paolo ha un fisico asciutto e allenato e non sembra per niente un vecchio, gli occhi al contrario sembrano aver vissuto di tutto.
Giovanni guardò la sua divisa e con gesti nervosi la sistemò, Federico sempre impeccabile nell' aspetto lo stava salutando con fare rispettoso e così feci anch'io. Marco lo salutò ma aveva un aria leggermente ansiosa, cosa che solitamente non accadeva.
《Marco...noi dovremmo parlare a tu per tu, vorrei che tu capissi l'importanza delle.......- si fermò un attimo per guardarsi intorno, di chi Marco doveva imparare l'importanza: di nobili, monaci o di chi altro? Aveva mancato di rispetto a qualcuno, magari di un vescovo? Tutto era possibile per Marco.- delle galline》
Giovanni rimase spiazzato, che cosa c'entravano le galline? Certo una gallina poteva produrre cibo ma, per quale motivo dovevano essere così importanti. Guardò Federico in una muta richiesta, sapeva di cosa stavano parlando quei due?
La risposta era no ed era facilmente intuibile, lo sguardo curioso che rivolgeva a Marco ne è la prova lampante.
《Le galline ?》 Federico non si trattenne e domandò avido di curiosità e sapere.
《V'è lo racconterà lui più tardi e Marco... pretendo che la ritrovi, ne parleremo in sala domani.》 detto questo si allontanò.
Mentre ci dirigevamo verso la sala delle preghiere ascoltai la storia di Marco affascinato, sorpreso, impaurito e stupito.
《Ecco è successo che mentre guardavo la casetta delle galline è arrivata Marta la ragazza del villaggio, voi lo sapete che a me Marta sta "molto" simpatica. Ecco mi sono distratto e quando mi sono girato ho dovuto ricorrere tutte le galline , le ho trovate tutte tranne Lucia.》detto questo sospirò in modo triste.
《Chi è Lucia?》 chiese Giovanni sorpreso, che fosse una ragazza?
《La gallina quella con le piume bianche come la neve, così carina, quella che fa le uova così buone da leccarsi i baffi.》 mi rispose Marco con fare serio.
《Tu........》sussurrò Giovanni sorpreso e esterrefatto.
《Marco Luttarius, hai davvero dato un nome alle galline e soprattutto ti sei affezionato a loro?》 concluse la mia affermazione Federico.
《Certo, per me le galline sono una grande ispirazione.》 esclamò Marco convinto come non mai.
《Hai bevuto?》chiese preoccupato, ma sorridente, Federico.
《Nicoleio, che uomo di poca fede!》esclamò contrariato l'amante delle galline.
《Ehi, quello di poca fede sei tu, il culto delle galline qui non è permesso.》esclamò additandolo Federico.
《Ma cosa dici..?》 chiese Marco scettico.
《Il culto delle galline sarebbe fare il balletto affinché facciano le uova? No perché lo facevo anch'io.》esclamai io.
Le risate dei miei amici mi scaldarono il cuore letteralmente. Federico rideva e a causa della faccia di Marco che sembrava troppo buffa ai suoi e agli occhi di Giovanni, così egli seguì subito Federico nella risata.
Da quando Giovanni era arrivato nel Monastero si era fatto due amici a cui volev molto bene, insieme formavano un gruppetto molto affiatato, ma soprattutto in cui si sentono a loro agio. Dopotutto sono diventati il Trio dell'Ave Maria.
Le loro risate riempono il corridoio ma in quel momento non importa rispettare le regole. Giovanni voleva solo sentirsi parte di un gruppo e riuscire a rallegrare il suo animo a tratti triste.
《Dovremmo andarla a cercare》esclamò Federico con tono serio.
《Chi?》chiese Marco con le lacrime agli occhi dalla gioia.
《Lucia ovviamente.》disse Giovanni sorridendogli.
《Va bene chiederò un permesso speciale, cercheremo Lucia e salteremo i lavori manuali !》
Alla frase di Marco iniziarono a ridere, dritto con il braccio in avanti e un aria da capo che faceva di tutto per non lavorare faceva troppo ridere.
《Va bene.》 dissero entrambi sorridendo felici, tutta l'allegria di Marco si era diffusa dentro di loro come un fiume in piena.
Non sapevano però che la felicità di Marco si sarebbe a breve smorzata a causa di una delle sue persone più fidate, e che non sarebbe di certo stato un periodo facile neanche per Federico.
ANGOLO AUTORE:
Ciao a tutti, eccomi qui con un altra storia, questo primo capitolo è di introduzione ovviamente, non è molto entusiasmante ma non importa. Come vi sembrano i personaggi ? Ditemi cosa ne pensate di tutto questo capitolo nei commenti.
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