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✞♟『I CAPITOLO』

Primo capitolo:

Ricordi lontani

L'anziano monaco guardava fuori dalla piccola e semplice finestra della chiesetta del monastero, nella quale pregava da oltre dodici anni, o forse anche di più. L'uomo non sembrava vecchio, e la sua anziana età si poteva dedurre solo grazie alle scure occhiaie e alla stanca e affaticata postura. Il suo sguardo che di norma era sveglio, acuto, allegro, penetrante e con un luccichio di felicità ed allegria; quella mattina sembrava spento dalla vita, apatico e vacuo. Gli occhi non si posavano sul paesaggio, ma sembrava che vedessero qualcosa che a nessun'altro era concesso, sembravano vagare oltre le montagne innevate ed oltre le dolci collinette che avvolgevano in un caldo abbraccio il monastero; sembrava che ignorasse le cose e le persone, per poi perdersi in una cruda e dolorosa illusione. Il fiume scorreva pieno e impetuoso, assomigliava al fiume in piena che si era riversato dagli occhi di lei. Solo una dolorosa illusione, che negli anni, che erano passati implacabili, il suo ricordo non riusciva ad addolcirlo. Se la ricordava bene, in ogni suo dettaglio e imperfezione ,se ne aveva, eppure anche se il tempo era passato, gli sembrava che fosse impressa a fuoco nella sua pelle.

"Gli occhi sono lo specchio dell'anima"

Era quella la frase che gli aveva ripetuto per molte e molte volte il suo tutore, ma, mentre guardando le altre persone gli sembrava di leggere dentro di loro, con sé stesso non funzionava. Quando si guardava negli occhi, cercando qualche emozione, vedeva solo un espressione apatica e, uno specchio rotto. E mentre all'esterno nel momento in cui ripensava al passato sembrava apatico dentro di sé era sprofondato, come spesso gli accadeva, nel suo vortice di emozioni. Come se fossero state un implacabile vento, stavano sballottandolo verso una drastica decisione. Solo quando un fulmine squarciò il cielo e la luce lo accecò per una manciata di secondi, l'uomo sembrò rianimarsi dal suo stato di trance. E riprese coscienza di sé. In pochi attimi si accorse che la pioggia aveva cominciato a scorrere e che dalla finestra stavano scendendo delle gocce di pioggia, che guardò con sguardo perso come se fosse stato un piccolo e indifeso bambino. Sin da quando era nato, i temporali l'avevano molto attratto. Sua madre, quando parlava del giorno in cui era venuto al mondo, diceva che fuori sembrava infuriare una tempesta: il vento che ululava, i tuoni che sembravano tamburi e i fulmini che squarciavano il cielo. Ma lui ne era molto affascinato e non ne aveva alcuna paura, a differenza dei suoi fratelli minori e delle sue sorelle, i quali molte volte piangevano o frignavano e andavano a farsi abbracciare dalla mamma. Amava come i fulmini spezzavano la quiete del cielo e lo illuminavano, e come le nuvole nere coloravano il cielo rendendolo così cupo. Mentre la pioggia: era solo fonte di odio per lui, nient'altro che odio puro. Improvvisamente decise di dividere i suoi ricordi da bambino dalla vera realtà. Guardò il cielo e vide alcuni fulmini che si susseguivano, scanditi dal rumore dei tuoni, e la pioggia che aumentava di intensità velocemente battendo ritmicamente sulla vetrata. Ormai l'attenzione del monaco era completamente rivolta verso la pioggia, i fulmini e i tuoni.

"Mi verrà sicuramente un gran bel raffreddore per arrivare fino al monastero, o aspetto che smetta di piacere oppure devo partire subito"

L'uomo si guardò intorno e senza volerlo, gli vennero in mente le dure parole che aveva rivolto Marco a Giovanni, uno dei suoi due migliori amici.

《Posso sapere cosa ti frena? Sei un codardo se non hai neanche il coraggio di affrontare le tue paure. Insomma, è un innocuo e piccolo serpentello, posso sapere cosa ti fa paura?》

Il monaco ripensò al legame speciale che legava in modo indissolubile quei giovani monaci che, all'apparenza, non si assomigliavano per niente. Ma dopotutto non aveva mai visto tre persone che si capivano così bene. L'amicizia che avevano formato era così solita, che niente avrebbe potuto scalfirla. L'uomo quindi, spronato dalle parole del giovane e impavido ragazzo cercò di affrontare la sua paura di ammalarsi, aveva deciso che se avrebbe fatto una corsa, in pochi secondi sarebbe arrivato.

"Che Dio mi aiuti"

Il suo pensiero fu subito seguito da una reazione che gli veniva istantanea, e alzò lo sguardo verso l'alto come se sopra di lui potesse vedere il suo amato Signore. L'intento nella sua mente era chiaro, chiedere al signore la sua benevolenza e oltretutto la sua immensa pietà nei suoi confronti per gli atti impuri che aveva commesso. Ma quando i suoi occhi azzurri tendenti al grigio incontrarono in alto nel cielo gli occhi marroni di lei; il monaco si sentì mancare. Solo grazie alla sua forza di volontà, riuscì a trovare un appiglio in quegli occhi marroni, per non finire nel baratro che era la sua coscienza. In quella frazione di secondo, aveva visto lei. Per la prima volta dopo anni, in cui i suoi pensieri e la sua mente l'avevano lasciata andare, e il cuore l'aveva rinchiusa in un angolino: l'aveva rivista. Quello che vide gli fece mancare il fiato e gli gelò il sangue nelle vene. Non capiva quale emozione stava provando in quel momento. Lui stesso mentre guardava l'immagine si sentiva un miscuglio di più emozioni e sentimenti. Tristezza, malinconia, speranza, rabbia, furia, smarrimento e inoltre una strana sensazione di felicità indefinita e che non riusciva a comprendere fino in fondo. Come aveva fatto in tutti quegli anni a dimenticarla? Come aveva fatto a non alzare lo sguardo e a incontrare il suo? Com'era possibile che non l'aveva mai vista?

Il mosaico in alto non si vedeva molto bene dall'interno della piccola chiesa, perché messo vicino ad un angolo che ne oscurava una piccola parte. Non avendo mai guardato quel capolavoro, sentì come se gli avesse fatto un torto, e sì sentì in colpa.
Nel vetro era dipinta l'immagine della Madonna, la quale era splendida. Nessuno avrebbe potuto dire che non fosse stata rappresentata nel modo migliore. Quello che la Madonna gli avrebbe trasmesso se non le fosse assomigliata così tanto a lei, sarebbe stata sicuramente una sensazione di calma innaturale. La Madonna era stata raffigurata con una carnagione chiara, il fisico asciutto e formoso, i capelli lunghi fino alla schiena, di colore biondo e ricci, le labbra rosa e gli occhi marroni infine donavano alla donna un espressione gentile e cortese. La posa in cui era stata immortalata la faceva sembrare una donna dolce e generosa. Non era dritta, ma le spalle e la schiena erano curvate verso chi era davanti a lei, il braccio destro era rivolto verso qualcuno che le stava alla destra, come per sorreggerlo e aiutarlo.
La Madonna assomigliava in modo incredibile alla sua Caterina, o almeno a quella che era stata un tempo. Gli si strinse il cuore ripensando ai vecchi avvenimenti. Poi si accorse di una cosa, mentre indugiava sul suo volto sereno. La pioggia che cadeva dal cielo sembrava rendere triste Maria. La pioggia sembrava, nella sua fantasia, rappresentare le lacrime che lei aveva versato a causa sua. Il pianto di Caterina gli riempì il cuore di tristezza e per non cadere si sostenne a una sedia stringendo forte con la mano. Erano passati anni da allora, ma ancora il pensiero di Caterina gli trasmettevano una grande tristezza e lo tormentava rendendogli la vita dolorosa. Per quel motivo era divenuto un monaco: per dimenticare.


Pregò al buio finché la stanchezza non lo costrinse a recarsi al dormitorio, dove gli altri monaci stavano dormendo. Si chiese perché avessero scelto di diventare monaci. Forse perché, come lui, scappavano da qualcosa, dalla loro vita, dalla guerra, oppure semplicemente li motivava la fede nei confronti del loro signore Dio. Ma non credeva che fossero molti gli uomini motivati a percorrere la via del Signore. Quando si addormentò nel suo scomodo giaciglio, sognò Caterina e i suoi splendidi occhi che gli chiedevano solo di rimanere con lei e di non abbandonarla.


ANGOLO DEL MONACO:

Salve a tutt*! Se vi siete avventurati fin qui voglio ringraziarvi con tutto il mio cuore ❤! Dal prossimo capitolo ci inoltreremo in questa mia storia, e non vedo l'ora di sapere che cosa ne pensate e come posso migliorare. Detto questo, vi auguro una buonissima giornata.

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