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4. Cupcakes e caviale.

«Noi dobbiamo parlare. Seriamente», mio padre lancia le chiavi del mio appartamento sul tavolo e si ferma davanti alla tv, poggiando le mani sui fianchi.
I suoi occhi azzurri sembrano un mare in tempesta e dal modo in cui guarda prima me e poi Addison capisco che è parecchio arrabbiato.

«Cosa c'è che non va, signor Torres?», la mia amica sorride radiosa mentre spalma del caviale su un cupcake.
Mi schiaffeggio la fronte e la ignoro mentre mio padre boccheggia, sconvolto probabilmente dal modo in cui Addison mangia la sua merenda in un solo boccone.
A guardarla, così piccola e magra, non si direbbe che sarebbe in grado di spruzzare della panna montata su un camion e ingoiarlo per intero.

«Cosa c'è che non va, Addison?», il tono di voce di mio padre si alza di un'ottava e io sporgo un po' la mia testa per riuscire a vedere la telenovela che stanno trasmettendo proprio in questo momento.
«Stai spalmando del caviale su un cupcake!», sembra piuttosto esasperato.

Addison sorride ancora e il suo nasino alla francese si arriccia, «Non è meraviglioso?»
«No», tuona lui, serio più che mai, «Non lo è. State esagerando».
Poi si accorge di non avere la mia completa attenzione e afferra il telecomando di scatto prima di spegnere la tv.

«Ehi!», protesto, ma lo sguardo glaciale che mi rivolge mi fa capire che è meglio stare in silenzio.
«Sarah», sospira, «Ti ho chiesto espressamente di non prendere un centesimo da quella maledetta eredità e tu invece cos'è che fai?»
«Vuole un po' di champagne, signor Torres? Sto andando in cucina, ho un po' di sete», Addison si alza ed io afferro il suo polso e la tiro giù sul divano insieme a me.

Mio padre chiude gli occhi e si lascia cadere sulla poltrona accanto al divano, quindi cerca di ricominciare con il suo discorso, «Ti ho spiegato più volte che ho smesso di parlare con mio padre all'età di vent'anni perché voleva gestire la mia vita senza lasciarmi il libero arbitrio», comincia un discorso che ho già sentito almeno dieci volte in due giorni, «Okay, da giovane ero ricco e non te l'ho detto», minimizza e si passa una mano tra i capelli biondi, «Ma ho smesso di esserlo nel momento in cui ho deciso di vivere la mia vita senza essere comandato a bacchetta da mio padre. E lui adesso sta giocando con la tua vita! Ti sta stravolgendo i piani, sta decidendo lui per te! Lo ha sempre fatto, Sarah, ha sempre deciso per gli altri e comandato le vite altrui, ma io non voglio che questo succeda a te».

Cala un attimo di silenzio, poi parlo: «A me sta bene la sua decisione».
E questo sembra farlo arrabbiare ancora di più.
«Va bene!», si alza di scatto e stringe i pugni, guardandomi dall'alto verso il basso, «Fai come ti pare! Ma non venire a piangere da me quando capirai di voler tornare indietro», morde le sue labbra sottili e aspetta una mia risposta che non arriva.

Cosa dovrei dire?
Per il momento non voglio tornare indietro.
Ho un buon lavoro e tanti soldi mentre prima facevo la gelataia e vivevo con l'ansia di perdere la macchina a causa di una multa non pagata.

«Non hai niente da dire?»
«No, papà»
«Ottimo! Ma ad ogni modo, datevi una regolata tutte e due», borbotta mentre toglie dalle mani di Addison un'ostrica, quindi la mangia in fretta ed esce da casa mia, sbattendo la porta.
Poi però torna indietro, afferra il vassoio su cui si trovano le tartine al caviale e va via borbottando parole senza senso.

«Ma che gli prende?», la mia amica sbuffa e accende la tv.
«Gli passerà. È solo incazzato con suo padre che lo ha ignorato nel testamento»
«Gli passerà», ripete lei, «Ma adesso posso andare a prendere lo champagne?».

🍸🍸🍸

Il traffico di New York è una delle cose che odio di più al mondo.
Per questo motivo, mentre sono su un taxi per giungere alla casa editrice da almeno un'ora, penso di dover comprare un jet privato.

Sbuffo e metto il cappuccio della mia felpa in testa, quindi guardo fuori dal finestrino e sorrido quando finalmente capisco di essere arrivata a destinazione.
Devo comprare anche una macchina, dato che il mio catorcio ha deciso di morire proprio stamattina.

Lascio delle banconote al tassista e finalmente le mie converse toccano la terra ferma.
Chiudo gli occhi e sorrido mentre un raggio di sole sfiora il mio viso rilassato.
È il mio secondo giorno di lavoro e sono sicura del fatto che tutto andrà per il verso giusto.

Ma, ovviamente, la mia sicurezza muore nello stesso istante in cui la voce fastidiosa di Brandon Sullivan entra a far parte della mia giornata.
«Sarah», mi saluta, fermandosi proprio accanto a me.
Indossa un pantalone elegante blu e una camicia bianca e anche lui si ferma a guardare l'edificio con uno strano sorrisetto ad increspargli le
labbra.

«Non darmi del tu. Sono il tuo capo».
Il barista schiocca la lingua sotto il palato e mi fulmina con i suoi grandi occhi verdi.
Può essere più bello di ieri?
Come si fa ad addormentarsi gnocchi e a svegliarsi ancora più gnocchi?

Devo smetterla.
Il suo sguardo penetrante vaga per tutto il mio corpo e adesso si lascia sfuggire una smorfia, «Mi scusi, vostra altezza. Non vorrei turbare l'inizio della sua giornata lavorativa, ma dove crede di andare conciata così?», e guarda con disprezzo i miei jeans strappati sulle ginocchia.

«Non ti piacciono i jeans?», corrugo la fronte e cerco di mantenere la calma.
«È così che vuoi presentarti all'America? Con la felpa di una sconosciuta squadra di football?»
«All'America?», scoppio a ridere e sistemo meglio la tracolla sulla mia spalla, «Ma di che diavolo stai parlando?»
«Non hai letto il programma», borbotta poi, schiaffeggiandosi la fronte.

La sua aria di superiorità mi irrita in un modo che non riesco a descrivere e gonfio le guance in attesa che lui finisca il suo discorso.
«Ieri hai firmato un programma», comincia e il mio cuore perde un battito quando si passa la lingua
sulle labbra, «Non hai letto nulla di quello che hai firmato, vero?»
«Certo che ho letto», gestiscolo animatamente, cercando di essere il più credibile possibile.
«Quindi sai che farai delle foto con il tuo team per l'uscita del prossimo mensile, vero?».

Oh.
Oh oh.

«In che senso?», mi avvicino più a lui e bisbiglio con la paura di essere sentita da qualche dipendente.
Sono un'incapace.
Ma che ci faccio qui?
Nonno Victor, scusami tanto, so che manderò a fanculo il tuo lavoro di una vita.
Ma sono figlia di mio padre, insomma, avresti dovuto immaginarlo da solo!

«Questa casa editrice, Sarah, pubblica un mensile periodico, okay?»
«Okay, fin qui ci sono. Anch'io ho letto questa rivista di tanto in tanto».
Serra le labbra e cerca di trattenere il suo fastidio.
Probabilmente è irritato dalla mia ignoranza.

«Bene, nella prossima uscita verrà presentata la nuova direttrice di questo posto»
«Che sono io», mi accerto e lui ruota gli occhi al cielo, esasperato.
«Che sei tu», borbotta e si passa una mano tra i capelli neri, «Ma sembri una barbona conciata così, con tutto il rispetto. Devi trovare qualcosa di adatto per il tuo ruolo, non puoi fare quelle foto vestita in questo modo».

Fisso le mie converse logore e mordo ancora l'interno della mia guancia fino a sentire il sapore metallico del mio sangue, «Beh, vado a comprare qualcosa», farfuglio in imbarazzo e i suoi occhi sembrano addolcirsi per qualche istante.
Vedo pietà, forse?
Lo saluto distrattamente e cerco di fermare un taxi con scarsi risultati.

So di avere il suo sguardo addosso, ma mi sento leggermente umiliata e decido di ignorarlo.
Mi ha appena dato della barbona.
«Vieni con me», sbotta all'improvviso e afferra il mio polso, costringendomi a guardarlo dritto negli occhi.
Deglutisce, la sua espressione è maledettamente seria, poi alza il braccio e un taxi si ferma proprio
davanti a noi.

Ma stiamo scherzando?
Ti prendi gioco di me, Dio?

Lui sorride vittorioso. Apre lo sportello per farmi entrare e strizza l'occhio, «Vostra altezza», mi prende in giro e lo uccido con lo sguardo.
«Fanculo».
E lui ride.
Ride di gusto.
E cerco di smettere di pensare al fatto che la sua risata è uno dei suoni più belli che abbia mai sentito in vita mia.

Buonasera!!
Scusate gli immensi ritardi nell'aggiornare le storie, ma ho avuto un po' da fare ultimamente e poco tempo per scrivere, ma mi farò perdonare.
Promesso💕
Intanto fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo e se vi siete divertite un pochino.
Il nostro Brandon è odioso abbastanza? 😂
Vi lascio, buona serata!
(Non vi auguro una buona Pasqua ancora perché spero di aggiornare prima di domenica 😂)
Ad ogni modo, per il momento, vi auguro delle bellissime giornate ❤️❤️
Lov iu 💕💕

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