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Paura.

L'atmosfera in quel momento e in quel luogo era piena di tensione, non serviva prestare particolare attenzione per rendersi conto di quanto quella missione potesse essere pericolosa.

Clarie e Jace si erano ritrovati schiena a schiena, circondati da mutaforma comandati da un demone superiore, ma non era certamente lui l'obiettivo di quella missione.

L'oscurità regnava in quel luogo isolato da spazio e tempo, in quel luogo in cui le leggi della natura non contavano, dove solo il potere del demone che cercavano era importante, dove solo quella creatura poteva creare e distruggere le leggi di quella dimensione che aveva creato.

Erano partiti in cinque, Clarie, Jace, Magnus, Alec e Izzy, ma appena entrati si erano ritrovati separati a combattere contro un mare di demoni al servizio della creatura sconosciuta che li governava.

Ci fu un momento di puro silenzio, un attimo quasi eterno prima dello scatenarsi dell'Inferno, i demoni e i due ragazzi accerchiati si guardavano aspettando quella scintilla che avrebbe aperto le danze mortali.

Non ci volle molto perché si ritrovassero a fronteggiare il demone superiore, ma era lui la vera sfida, ovviamente.

La rossa e il biondo combattevano alternandosi in perfetta armonia, quando uno colpiva l'altro lo seguiva con tempismo perfetto, quasi fossero stati uno soltanto.

E così procedette per ore, tra giochi di magia, poteri delle rune e abilità di combattimento, le loro forze sembravano equivalersi e tutto era diventato un gioco di resistenza, o almeno fu così fino a quando Clarie venne colpita, un attimo di distrazione le era costato molto caro.

Non si era accorta dei movimenti strani che il demone aveva ripetuto, non facendolo non era riuscita a reagire prontamente ed era stata colpita, le sue carni trafitte completamente da parte a parte e il suo sangue, così rosso e viscoso aveva ricoperto il pavimento lucido e sporcato, con qualche goccia il loro avversario.

Il cuore di Jace smise di battere per un singolo istante, vedere la ragazza a terra tra vita e morte gli donò una forza che non sapeva di possedere, abbastanza da finire il demone con un colpo soltanto e poi correre da lei.

Il biondo era in lacrime, il suo cuore urlava di dolore nel suo petto mentre attivava la runa guaritrice che la ragazza aveva sul collo, ma non sembrava bastare anche se ora non perdeva più sangue era debole, debole e stanca.

Era ovvio che avesse perso molto sangue, troppo e che avesse urgentemente bisogno di una trasfusione oppure non ce l'avrebbe fatta e lui la stringeva a se, ascoltava il suo respiro pesante sperando che tutto sarebbe andato bene.

«J-Jace, dobbiamo, c-chiarire in caso...» «Hay, no, non dirlo, ce la farai» «Non puoi s-saperlo e io ho bisogno d-di dirtelo, Jace, i-io soni certa di amarti» sussurrò con voce flebile respirando a fatica, guardò il ragazzo attendendo una reazione mentre sentiva le ultime forze abbandonarla.

«Clarie anche io, io non ho mai smesso di amarti, quindi ti prego, non lasciarmi anche tu, Calrie» disse fra i singhiozzi cercando di soffocarli, ma come poteva, lei era la persona più importante per lui fino a quel momento, sarebbe morto per lei.

Mentre il dolore lo stava uccidendo vide una runa apparire, si stupì perché quello era il talento della ragazza, ma non ci pensò e la disegnò sul braccio della rossa che guarì ma perse ugualmente conoscenza a causa della stanchezza.

La preoccupazione regnava sovrana nell'animo di Jace, ma c'era anche del sollievo e grazie a questo Alec sapeva che il suo parabatai stava bene, ma sapeva che se gli fosse successo qualcosa probabilmente non lo avrebbe notato...

Magnus si era ritrovato con Izzy e al contrario di Clarie e Jace non avevano riscontrato grandi nemici o grandi problemi, solo qualche demone di basso livello che aveva intralciato il loro cammino.

Avevano camminato, girovagato a lungo per quelle stanze cupe e asfissianti senza trovare gli altri e Magnus era sempre più preoccupato per il suo ragazzo perché aveva scoperto chi era la creatura demoniaca che aveva creato quella dimensione, tutto grazie alle scritte su alcune stanze.

«Ehy, Magnus calmati, lì troveremo, OK?» cerò di farlo calmare, almeno un po' Isabel ma non poteva calmarsi perché la creatura che cercavano era una tra le più infide e crudeli, una sua vecchia conoscente.

«Isabel, noi cerchiamo un demone talmente potente che neanche il Clave vorrebbe mai incontrare, qui siamo nella dimensione creata da Lilith, se non li troviamo e li fermiamo, moriranno» «Aspetta, Magnus, vuoi dire che la reggina dei demoni non era solo una leggenda?» «No, purtroppo no, l'ho incontrata una volta mentre uno stregone praticava un rituale di magia nera, se non ne sei capace vieni ucciso e non molti la praticano perché lei stessa lo impedisce»

Data quella assurda e preoccupante scoperta si erano messi a correre, più veloce che potevano nel totale silenzio che aleggiava in quel luogo sinistro quanto pericoloso, non seppero neppure quanto tempo era passato quando finalmente trovarono qualcuno.

«Jace, che è successo? » «Clarie è stata ferita e ho visto una nuova runa che l'ha guarita, ma è svenuta, non so cosa sia successo Izzy...» «Jace, dov'è Alec?» chiese Magnus molto più che preoccupato.

Proprio in quel momento, nel silenzio più totale, con la paura che ribolliva a tutti nelle vene e con l'ansia a saturare l'aria un urlò rimbombó per tutte le centinaia di stanze che c'erano in quella dimensione.

Era un urlo straziato, sofferente e spaventato, l'urlo di qualcuno che sta soffrendo e che spera di essere salvato o che tutto finisca il più in fretta possibile.

Il biondo iniziò a soffrire è sussurrò il nome del suo Parabatai a denti stretti cercando di contenere il proprio dolore «Andate da lui, non preoccupatevi per me » sibilò in preda alla sofferenza osservando Magnus e Izzy correre via.

«Magnus, puoi rintracciarlo?» «No, ci ho già provato prima, i miei poteri di localizzazione non funzionano, non qui.» disse con provando e riprovando disperato.

Aveva un terribile presentimento e sperava di sbagliarsi, sperava che il suo ragazzo stesse bene, che non gli fosse successo niente e che fosse vivo, ci sperava con tutto se stesso ma non riusciva neppure lui a crederci.

Sentirono un urlo pieno di sofferenza, questa volta era vicino e si diressero velocemente verso la direzione da cui proveniva, si trovavano in un stanza molto piccola con un unico raggio di sole che lentamente divorava l'ombra.

La luce del sole stava sempre di più avanzando sul corpo di Rafael che urlava mentre bruciava a causa della sua debolezza ai raggi ultravioletti, era un vampiro in fin dei conti.

Fortunatamente solamente le magie di localizzazione non funzionavano e per questo Magnus fu capace di oscurare il punto dal quale la luce entrava salvando quello che per lui era come un figlio.

«Rafael!» urlò Izzy in lacrime mentre correva da lui a liberarlo, lo strinse a se mentre le lacrime scorrevano, lei lo amava sul serio, oh quanto lo amava.

Anche se lui aveva paura di poterle fare del male, anche se lui aveva paura che quella fosse solo dipendenza, per entrambi, non poteva negare come il suo animo fosse in pace quando era con lei.

Quelle sensazioni erano quelle portate dall'amore che lui conosceva bene, ma l'ultima cosa che voleva era farle del male e per questo era spaventato dalle sue emozioni.

Ma quando lei lo baciò in lacrime, mostrandogli quanto lo amasse e quanto tenesse a lui capi che le faceva del male se la teneva lontana e per questo le rivelò i suoi sentimenti.

Il mago era contento che il vampiro che riteneva alla pari di un figlio fosse felice, ma non poteva stare li a guardare mentre Alec era in pericolo, proprio non poteva godersi quella scena.

«Rafael, so che stai ancora soffrendo ma, puoi aiutarci a trovare Alec?» «Avete qualcosa che gli appartiene? » la ragazza cacciò un fazzoletto intriso di sangue e il vampiro li condusse per le varie stanze.

Ma più il tempo passava più quelle grida si facevano forti e frequenti, più il cuore di Magnus piangeva e soffriva, sapeva che quello era Alec, lo sapeva e voleva trovarlo.

L'oscurità di quel posto terminava in una stanza molto grande, luminosa e decorata con opere d'arte antiche e costose.

Al centro della stanza c'era una figura minuta, i capitelli erano lunghi e bianchi come la neve, la pelle era pallida, quasi come quella di in vampiro, a eccezione delle mani, ricoperte dal sangue di Alec.

Indossava un lungo vestito in seta bianco sporcato dal liquido rosso e viscoso mentre lei rideva divertita e hai suoi piedi c'era lui, ricoperto di tagli, ustioni, contusioni e sangue in coagulazione, poco distante dalla morte.

Lei si voltò, mostro i suoi occhi rossi come il sangue e le sue corna, simili a quelle di un'ariete.

«Oh, ma guarda, abbiamo visite inaspettate, a cosa devo l'onore?» «Dacci mio fratello!» «Non è questo il modo di chiedere Isabel Lightwood, perché non aspetti fuori con il tuo nuovo fidanzato?» chiese ridendo abbassandosi fino a sfiorare il volto del moro che verteva fra vita e morte.

«Vorrei parlare un po' con te, Magnus» lo stregone fece cenno alla ragazza di andare e le porte dell'immensa stanza si chiusero da sole, mentre lui avanzava, avvicinandosi sempre di più.

«Farò tutto ciò che vorrai, ma ti prego, lascia andare Alec, lascialo vivere...» «Sei disposto a tanto per uno shadow hunter?» «Lui non è solo uno Shadow hunter, lui è la persona che amo.» «Quindi tu lo ami, Mgnus Bane?» «Più di ogni altra cosa al mondo, Lilith.» 

Lei si avvicinò allo stregone e gli porse la mano «Se è vero ciò che dici aprimi la tua anima e mostramelo.» ordinò con voce autoritaria, se lui avesse accettato sapeva che avrebbe detto la verità perché conosceva la sua abilità e come funzionava.

Non ci fu esitazione da parte sua, le prese la mano e le aprì ogni parte della sua anima, le mostrò ogni ricordo e ogni emozione che lo legava a quel ragazzo moribondo.

Quando la reggina dei demoni, la creatura demoniaca più potente mai esista si staccò, dai suoi occhi sanguigni scesero delle lacrime.

«Avevo dimenticato il tesoro della vita, l'amore, il mio cuore era pervaso dal dolore della perdita e ci passerai anche tu, sei pronto ad accettarlo?» «L'ho già fatto, Lilith» «Capisco, allora ti lascerò vivere come più desideri mio caro Magnus...»

Si avvicinò ad Alec e lo riconsegnò a chi lo amava, era il suo modo di ringraziare per averla fatta tornare in se, ma non poteva certo promettere che sarebbe sopravvissuto, lei era molte cose, ma non una bugiarda.

«Ascolta, io non posso promettenti che sopravvivrà, ma se dovesse morire diventerà un immorale, se lo vorrai, questo posso farlo.» con queste parole lo stregone lasciò la stanza tenendo fra le braccia il corpo freddo di Alec.

Appena le porte si chiusero alle sue spalle si ritrovarono dentro all'istituto, lì Clarie e Alec vennero visitati e ricoverati nell'infermeria, ebbero la massima priorità, sotto lo stesso ordine dell'inquisitrice.

Era tornata all'Istituto proprio per la missione che era stata affidata ad Alec, poteva gestirla come voleva, o almeno era quello che lei aveva detto, ma cercava solo una scusa per cacciarlo.

«Alec Lightwood verrà derunizato appena starà meglio ed esiliato, è accusato di tradimento per aver collaborato con dei nascosti» disse la donna, era ormai chiaro che disprezzasse tutte le creature eccetto gli shadow hunters.

«Iquisitrice di cosa sta' parlando è stata lei a dirgli che poteva gestire la missione come meglio credeva!» intervenne Marise arrabbiata «É vero, è stata lei a dirgli che poteva fare tutti ciò che credeva necessario» «Portare dei nascosti non era in questa categiria» «Non lo ha mai specificato, poi cos'ha contro i nascosti?» chiese Izzy incrociando le braccia affiancata da Rafael.

«Giusto inquisitrice, sembra proprio che non sopporti noi nascosti, devo considerarla come una rottura dei patti?» disse Rafael osservandola con quella sua espressione severa e seria.

La donna era alle strette, se gli accordi fossero saltati allora sarebbe scoppiata una guerra e di certo il Clave non poteva permetterlo.

«Certo che no, ma dato che il nemico era un demone...» a quel punto Magnus decise di prendere la parola, era stato piuttosto strano infatti che fino a quel momento avesse taciuto, ma lo aveva fatti con rabbia.

«Inquisitrice, ha idea di chi fosse il demone superiore che ha creato un'altra dimensione qui?» «No, stregone» «Io si, è stata Lilith, il demone più potente in assoluto, lo stesso demone che ha quasi ucciso Alec e che il Calve rinnega» disse con tono aspro e sguardo affilato.

«Se ciò fosse vero, come siete riusciti a tornare?» «Lei non è spietata, era solo furiosa per un lutto, fortunatamente sono in buoni rapporti con lei...» all'udire quelle parole l'inquisitrice tremò, se quello che lo stregone diceva era vero allora avrebbe potuto mettergli contro un essere talmente potente che neppure il Clave con gli oggetti mortali sarebbe stato in grado di fermate.

Ma allo stesso tempo poteva essere una risorsa preziosa e non era nelle condizioni per poter derunizzare ed esiliare Alexander Lightwood.

«Considerando quanto emerso non ci saranno ripercussioni, per nessuno e Alexander Lightwood tornerà al suo ruolo appena si sarà ripreso» disse per poi annunciare il suo ritorno al Calve.

Subito dopo Jace e Magnus si precipitarono nell'infermeria, il biondo si diresse dal Clarie che si era già svegliata mentre l'altro si diresse dal suo ragazzo.

Quando lo vide si sentì morire, era legato a dei macchinari che lo tenevano in vita, il suo corpo era ricoperto da bende e cerotti, la sua pelle era pallida come carta ed era immobile con la mascherina che lo faceva respirare, ma prima che potesse avvocinarglisi un medico gli parlò.

Si sedette di fianco al letto e prese una sua mano fra le sue, tremanti, vi lasciò un bacio sopra mentre dai suoi occhi lucidi le lacrime cadevano giù, una dopo l'altra, sempre più velocemente.

«Alec, ti prego, so che puoi farcela, so che sei forte e ti chiedo di svegliarti, io non so cosa fare senza di te e mi sento così impotente, me ne sto qui a guardarti senza poter fare nulla ed è davvero orribile per me.

Non sono mai stato così male per la perdita di qualcuno, perché nessuno era così importante per me come lo sei tu Alexander Lightwood, mi hanno già detto che le probabilità sono quasi nulle, ma non posso fare a meno di sperare.

Io ti amo e ti amerò per sempre, aspetterò finché non ti sveglierai, farò in modo di essere qui quando riaprirai gli occhi, è una promessa. »

Disse in lacrime per poi regalargli un timido e tremante bacio a stampo per poi rimanere lì, tutto il tempo, senza togliergli gli occhi di dosso, senza smettere di sperare per un solo attimo.

Erano passati un paio di giorni e Alec non accennava a svegliarsi, era intrappolato nel ricordo precedente al suo coma, nel ricordo dell'incontro con Lilith.

Lei gli aveva detto che doveva scegliere se salvare la propria vita o quella delle persone a cui teneva e la sorprese perché senza neppure riflettere sacrificò se stesso.

Sapeva che c'era anche Magnus lì e questo era bastato per fargli prendere quella decisione con tale prontezza era vero, c'erano anche gli altri, ma era di lui che gli importava più di tutti.

Fu in quel momento che capì il comportamento di Jace per Clarie, capì cosa si prova a sapere la persona che più di tutte ami in pericolo.

Non si ribellò alle angherie a qui la ragazza lo aveva sottoposto e alle quali lo continuava a sottoporre, avrebbe fatto di tutti per il suo amato e fu per questo che si limitò ad urlare dal dolore, senza fare nulla.

Però finalmente la voce tremante e spezzata di Magnus lo raggiunse, sentì il suo dolore, le sue suppliche; riuscì persino a percepire il contatto fra le loro pelli e le loro bocche, come percepì delle gocce tiepide bagnargli il volto.

Probabilmente stava piangendo e la colpa era sua, lo aveva fatto stare male ancora una volta e per questo pensò di essere davvero un pessimo fidanzato a volte.

Provò ad partire gli occhi ma fece male, fece male da morire, strinse la presa alle mani dello stregone che sussultò sperando con tutto il suo cuore.

«Alec, so che puoi farcela, ti prego, io credo in te» sentì quelle parole tremanti e nonostante il dolore lancinante spalancò gli occhi che si in pensarono di lacrime non appena poté riabbracciare il suo amato.

«Magnus, stai bene, non sei ferito, vero?» chiese apprensivo come sempre «Stupido, Alec sei tu quello che era in coma, non io» «Meno male e grazie per essermi stato accanto»

Disse affondando il viso pallido nella spalla di Magnus, stringendolo a se assicurandosi che fosse reale, la stessa paura dello stregone.

Si staccarono appena, si guardarono negli occhi, entrambi sul punto di piangere e lasciarono che le loro labbra si incontrassero combaciando alla perfezione, le loro lingue si cercavano cimentandosi in un ballo appassionato e atteso da tempo nelle loro bocche.

Era un bacio di cui entrambi avevano bisogno, che antrembi avevano aspettato di dare e ricevere in quella spaventosa ed estenuante situazione.

Furono interrotti dal medico che vistó Alec e poi da Jace che guarì il suo Parabatai tramite la nuova runa che glia aveva permesso di salvare Claire.

«Allora come ti senti?» «Bene, grazie a Jace non ho neanche un graffio e per di più odio gli ospedali o tutto ciò che gli assomiglia» fece una pausa ridendo per poi guardare Magnus negli occhi «Andiamo a casa?» «Si»

Alec si rivestì velocemente, sembrava quasi che non fosse successo nulla grazie a quella runa e ne era felice perché non voleva passare neppure un altri secondo lontano dal suo ragazzo.

Prima che lo lasciassero andare riferì l'accaduto a Jace che fece rapporto e si fece raccontare per sino e per segno quello che era accaduto con l'inquisitrice, poi usando un portale tornò a quella che ormai poteva definire casa.

Una volta arrivati non persero tempo, lasciarono che fossero i loro corpi a parlare e a guidarli in quella magica notte di luna piena, in quella notte puntellata di stelle.

Non ci volle molto perché finissero in camera da letto e in più, fra un bacio e l'altro, i vestiti erano volati via dai loro corpi caldi con la stessa facilita e velocità.

Le mani abbronzate del più basso accarezzarono ogni centimetro del corpo tonico e muscoloso del suo innamorato, come a volerne tracciare una mappa mentale che non sarebbe mai stato in grado di dimenticare.

Le sue labbra marciarono ogni centimetro di quella pelle ricoperta di rune, più i secondi passavano più gli animi si scaldavano come i loro corpi bollenti del resto.

La pelle dello shadow hunter era ricoperta da marchi violacei e di gocce di sudore dovute all'eccitazione sempre più forte e il desiderio sempre più incontenibile.

I sospiri di Alec e il suono dei baci di Magnus erano gli unici suoni udibili, gli unici suoni che padroneggiavano quella stanza satura di amore, desiderio e lussuria.

Le labbra dell'esperto stregone accarezzarono più volte il membro dell'altro portandolo ad ansimare, poi iniziò a stimolare il suo glande con la lingua mentre lo masturbava prendendolo in bocca completamente.

Quando iniziò Alec non fu capace do trattenersi, dalle sue labbra rosse e pulsanti a causa dei numerosi e violenti baci uscivano dei suoni poco mascolini, prova del piacere che lo stava pervadendo.

Venne nella bocca del suo fidanzato che ingoiò fino all'ultima goccia del seme dell'altro per poi mischiare i loro sapori in un bacio pieno di sentimenti.

Gli ansimi e i gemiti di Alec non facevano altro che far perdere il poco autocontrollo che Magnus ancora aveva, perciò si precipitò a stimolare la zona dell'ano in modo che potesse penetrarlo senza ferirlo.

Alec si portò un braccio a coprirsi il volto ormai paonazzo, il piacere provocato dai quei movimenti gli faceva desiderare incessantemente di essere tutt'uno con la persona che amava.

E quando fu così lasciò uscire un gemito molto acuto, quasi come un urlo di puro piacere, le spinte di Magnus erano sempre più veloci e sempre più spesso colpivano la sua prostata facendolo impazzire.

Le gambe e le braccia pallide di Alec erano allacciate al corpo abbronzato del suo ragazzo mentre consumavano quel loro rapporto misto fra piacere e amore.

Quella notte sfogarono i loro istinti, si unirono comunicando quello che a parole non erano riusciti e quando furono sfiniti si abbandonarono nel morbido letto matrimoniale, l'uno abbracciato all'altro confidandosi quanto si amassero.

«Io ti amo Alec, ti amo davvero» «Anche io ti amo Magnus.»

Lasciarono che Morfeo li conducesse nel mondo dei sogni dopo queste dolci parole, risvegliandosi la mattina seguente accarezzati dai caldi raggi solari.

Quello fu uno dei loro "buongiorno" migliore, sopratutto dopo quei giorni di angoscia e sofferenza.

E ce ne sarebbero stati molti altri a seguire, sopratutto dopo che Alec, aiutato da Izzy e Clarie, era riuscito a chiedere a Magnus di sposarlo.

Izzy aveva organizzato tutto e il compito di Clarie era stato quello di tenere impegnato Magnus, aveva sfruttato una missione per farlo e ci era riuscita fino al tempo richiesto.

Izzy e Rafael avevano preparato le portate per la cena romantica dei due, nulla di chissà quanto elaborato ma che facesse la propria figura.

Avevano allestito un tavolo nel terrazzo dell'appartamento di Magnus, una tovaglia nera, una candela rosso fuoco e un mazzo di dodici rose rosso porpora con il gambo reciso.

Alec sapeva bene che Magnus avrebbe capito il significato di quel mazzo di fiori, ognuno dei tre simboli significava amore profondo, romantico ed incondizionato verso la persona a cui venivano regalati.

Aveva indossato degli abiti normali solo perché sapendo quanto sarebbe stato agitato sapeva che sarebbe morto con un completo addosso.

Clarie e Jace avevano insistito per accompagnare a casa lo stregone dicendo che c'erano stati degli avvistamenti sospetti, ma il loro unico obiettivo era appostarsi assieme a Izzy e Rafael per vedere il grande momento.

Già quando Magnus ricevette il mazzo di rose era sul punto di piangere e durante la cena Alec era stato tanto dolce da sorprendere i quattro spettatori inattesi, insomma, era lo stesso Alec insopportabile di sempre o si era scambiato con qualcuno?

All'ultima portata Alec pregò il suo fidanzato di spostarsi completamente fuori, per osservare il cielo stellato, disse.

Un manto nero, trapuntato di stelle, con la luna a fare da protagonista e tutte le luci dei grattacieli e delle piccole case che cercavano di eguagliare la bellezza dei corpi celesti, in vano.

Alec si mise in ginocchio e con una piccola scatola di velluto nero fra le mani, ora aperta davanti agli occhi sorpresi e meravigliati di Magnus gli chiese di sposarlo, perché era la persona con cui voleva passare la vita, perché teneva a lui più di quanto tenesse a se stesso o a chiunque altro.

E mi sembra ovvio che Magnus gli disse di si senza esitare, Lilith osservo la scena assieme ai quattro, che quando sentirono una voce dietro di loro quasi morirono d'infarto.

Lei era contenta che almeno lui sarebbe stato felice, lei che poteva vedere il futuro sapeva che Alec e Magnus non si sarebbero mai separati, mai, magari ci sarebbe stato qualche litigio ma il tempo non sarebbe mancato a nessuno dei due per sistemare le cose fra loro.

Però, anche se non lo avrebbe mai smesso era ansiosa di assistere almeno ad altri due fidanzamenti.

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