8. Oltre l'inesperienza
Che vale aver rischiato la vita, quando ancora della vita non conosci il sapore?
~ Italo Calvino ~
Izuku sentiva il respiro di Kacchan che si mescolava al suo, ogni battito di cuore che sembrava sincronizzarsi. Le mani del biondo non si fermavano mai, sfioravano la sua pelle come se stessero imparando ogni dettaglio di quel corpo che ora era così vicino, così vulnerabile, ma allo stesso tempo così forte nella sua bellezza.
Poi, con il fiato corto, allontanò per un istante il viso, il cuore che martellava nel petto.
In realtà non riusciva a credere che fosse davvero successo. La sensazione di averlo lì, così vicino, che lo cercava in ogni modo, che voleva esplorare ogni parte di lui con curiosità e dolcezza inaspettata... lo stava destabilizzando.
...E non era pronto.
Non era pronto per la tempesta di emozioni che aveva iniziato ad agitarsi dentro di lui, né per la consapevolezza che lo stava travolgendo con la stessa violenza di un'esplosione.
Katsuki aveva sempre vissuto con un obiettivo chiaro in mente: diventare il miglior eroe. Ogni sua azione, ogni sua scelta era stata dettata dal senso del dovere, dall'istinto di sopravvivenza, dalla determinazione incrollabile di superare qualsiasi ostacolo gli si parasse davanti. Non c'era mai stato spazio per altro.
Non per i sentimenti. Non per le emozioni, che rischiavano di rallentarlo, di distrarlo.
E invece adesso era lì, con Izuku letteralmente tra le mani, con il suo respiro che gli sfiorava le labbra, con la sua pelle calda e vibrante sotto le dita. E si sentiva perso.
Non perché fosse sbagliato. Perché nella sua testa era incredibilmente giusto tutto quello che stavano facendo.
Più che altro perché non sapeva come muoversi.
Aveva sempre saputo cosa fare in ogni situazione: in battaglia, durante un salvataggio, anche quando si trattava di affrontare i suoi errori e pagarne le conseguenze. Ma questo - loro due - era un territorio inesplorato.
Sentiva il sangue ribollirgli nelle vene, un calore denso che gli scivolava lungo la schiena e gli si raccoglieva nello stomaco, sempre più in basso, sempre più insistente.
Gli piaceva.
Gli piaceva troppo.
La pressione contro il suo inguine era una sensazione nuova, sconosciuta e inevitabile. Non era mai stato così vicino a qualcuno, non si era mai lasciato andare a quel punto. Non aveva mai nemmeno pensato di farlo.
E ora voleva di più.
Voleva sentirlo ancora.
Voleva scoprire ogni centimetro di lui, capire come reagiva ai suoi tocchi, come cambiava il suo respiro, che suono faceva quando lo prendeva nel modo giusto.
Ma...Come faceva a chiederglielo? Come faceva a capire se anche Izuku voleva lo stesso?
Gli bastava guardarlo per capire che era coinvolto, che il suo corpo rispondeva proprio come il suo, che c'era desiderio nei suoi occhi, nella sua voce tremante. Ma non voleva rischiare di rovinare tutto, di fare un passo più lungo del dovuto, di spaventarlo o peggio... di sembrare disperato.
Eppure... Izuku lo sentì. Si sporse appena in avanti, le dita ancora intrecciate alle sue, e gli sfiorò la guancia con il naso, poi le labbra, appena un tocco lieve, come se stesse aspettando qualcosa.
Aspettava lui.
Katsuki deglutì, stringendo appena le dita intorno al fianco di Izuku, poi abbassò lo sguardo sulle loro mani. Doveva dirlo. «Deku...»
Izuku sollevò il viso e gli sorrise piano, con dolcezza. «Hm?»
Katsuki bagnò le labbra, cercando le parole giuste. Non sapeva nemmeno lui cosa stava per dire. Sapeva solo che voleva - aveva bisogno - che Izuku gli desse una risposta. Una certezza.
Katsuki non aveva mai sentito il cuore battergli così forte. Era già abbastanza difficile controllare il respiro, il calore che gli saliva dalla pancia e si diffondeva in tutto il corpo, la tensione che gli si annodava in gola. Ma trovare il coraggio di chiederglielo - di mettere in parole quel bisogno che lo stava consumando - gli sembrava un'impresa impossibile. Eppure, doveva farlo.
«Deku...» ripeté, con la voce più roca di quanto avrebbe voluto.
Izuku sollevò gli occhi su di lui, il viso già rosso per la situazione, e gli sorrise appena, come a volerlo rassicurare. Ma quando Kacchan serrò le dita sul suo fianco, stringendolo con un pizzico di insicurezza, l'espressione di Izuku cambiò.
L'imbarazzo si fece più tangibile. Gli occhi verdi guizzarono a destra e a sinistra, come se stesse cercando una via di fuga. «C-cosa... cosa c'è?» balbettò, quasi un sussurro.
Katsuki prese un respiro profondo, cercando di reprimere l'agitazione che gli serrava il petto. «Che vuoi fare adesso?» chiese infine, a bruciapelo.
Izuku sgranò gli occhi. Sembrava che la sua anima avesse appena lasciato il corpo. «C-c-che...?»
Katsuki abbassò lo sguardo, sentendo il calore salirgli alla testa. Avrebbe dovuto riformulare la domanda? L'aveva detta male? Non è che sembrava uno che ci pensava troppo?
«Intendo...» si schiarì la voce, lasciando scivolare le dita sulla pelle tesa del suo fianco. «Noi due. Questo. Cosa vuoi fare? Fino a dove...?»
Izuku sbiancò e arrossì di nuovo nel giro di un secondo. Le sue labbra si aprirono per dire qualcosa, ma poi si richiusero. Poi si riaprirono. Poi si richiusero di nuovo. E infine emise un suono indistinto, una specie di guaito soffocato, mentre abbassava lo sguardo sulle loro mani intrecciate. «Io... ecco... se fosse per me...»
Si leccò le labbra, visibilmente a disagio. Katsuki poteva sentire il suo battito cardiaco accelerare sotto le dita, proprio lì dove lo stava sfiorando. «Se fosse per me... io...»
Un altro respiro profondo. «Io non mi fermerei qui.»
Katsuki spalancò gli occhi.
Izuku, probabilmente rendendosi conto di aver appena sputato fuori quelle parole senza filtri, si mise a gesticolare freneticamente. «V-voglio dire! Non nel senso che... non è che dobbiamo farlo! È solo che...cioè... io mi sento bene! Con te! E ho questa cosa dentro che... non lo so... è come una calamita! Mi attira verso di te e io...e-ecco pe-penso che se... se tu volessi... se volessimo entrambi... potremmo...»
Katsuki non riuscì a trattenersi. Scoppiò a ridacchiare. «Izuku...»
L'altro si bloccò di colpo, la bocca ancora aperta in cerca di parole, e lo guardò con le guance infiammate. «C-che?»
Katsuki sospirò, scrollando la testa con un sorriso tirato. «Sei incredibile, sul serio.»
Izuku lo fissò per un lungo momento, poi si coprì il volto con entrambe le mani, gemendo qualcosa di incomprensibile tra le dita. Il biondo, ancora con il cuore che gli martellava in petto, lo osservò con un misto di divertimento e tenerezza.
La verità? Anche lui si sentiva esattamente come Izuku.
Anche lui voleva di più.
E adesso sapeva che non era il solo.
Così si leccò le labbra, ancora umide dai baci, il respiro un po' affannato mentre guardava quell'assurdo nerd disteso sotto di lui. Lo sentiva fremere, il petto che si sollevava e abbassava in un ritmo irregolare, le guance ancora arrossate per l'imbarazzo e l'emozione.
E si sentiva stranamente esposto, vulnerabile in un modo che non aveva mai provato prima. Gli piaceva tutto quello che stavano facendo (e cazzo se gli piaceva!), ma c'era qualcosa che lo frenava.
Non sapeva come andare avanti. Non sapeva neanche se dovevano. Si passò una mano tra i capelli biondi, poi tornò a guardare Izuku. «E adesso?» chiese piano, la voce più roca di quanto si aspettasse.
Izuku sgranò gli occhi, preso alla sprovvista. «A-adesso...?» balbettò, deglutendo a vuoto.
L'altro sospirò. «Cioè, voglio dire... cosa facciamo? Come si va avanti?»
Izuku si morse il labbro, visibilmente in crisi. Anche lui non aveva idea di cosa dire. O meglio, forse sì, ma non aveva il coraggio di dirlo ad alta voce. Si schiarì la gola, cercando disperatamente qualcosa di intelligente da rispondere, ma tutto quello che uscì fu un balbettio confuso. «Beh, oddio... in quel p-porno...», però si bloccò di colpo, gli occhi spalancati per lo shock di essersi lasciato sfuggire quelle parole: si era appena scavato la fossa con le sue stesse mani.
La sua mente era un caos totale, il cuore gli martellava nel petto e, come se non bastasse, Kacchan lo stava fissando con quello sguardo incredulo, le sopracciglia alzate e la bocca leggermente aperta, come se avesse appena sentito la cosa più assurda della sua vita.
«Tu guardi i porno?», chiese con un'espressione tra l'incredulo e il divertito.
Izuku impallidì, per poi arrossire violentemente. «N-no! Cioè sì! Ma no! Dio... non... non sempre! Non è come pensi! È stato Denki! E Mineta!»
Si interruppe di colpo, troppo agitato per riuscire a formulare una frase di senso compiuto.
Katsuki lo fissò per qualche secondo, poi scoppiò a ridere, una risata bassa e roca che fece sprofondare Izuku ancora di più nell'imbarazzo. Il biondo lo fissò ancora, un istante interminabile, poi incrociò le braccia sul petto, l'angolo della bocca che si piegava in un ghigno incredulo.
«Fammi capire,» iniziò, con quella voce bassa e divertita che metteva Izuku ancora più in crisi. «Mi stai dicendo che Denki e Mineta ti hanno costretto a guardare i porno? Ti hanno tenuto sotto sequestro e ti hanno obbligato a vedere tette e culi?»
Izuku diventò paonazzo. «N-no! Non così! È solo che...» si passò una mano nervosa tra i capelli. «Loro ne parlano sempre e una volta Denki mi ha passato un link e io... per curiosità... Non... non faccio certe cose!», e poi si fermò di colpo, rendendosi conto che si stava solo scavando un buco sempre più profondo.
Katsuki si passò una mano sulla faccia, ancora divertito. «Deku, giuro, sei troppo un caso umano!» Poi si accigliò, incuriosito. «Ma quindi? Che cosa facevano in quel porno?»
Izuku spalancò la bocca, gli occhi sgranati per l' incredulità. «K-Kacchan!»
«Che c'è? Sono curioso.»
«Non puoi chiedermi davvero una cosa del genere!»
Katsuki sollevò un sopracciglio, provocatorio. «E perché no? Sei stato tu a tirare fuori l'argomento!»
Izuku gemette piano, coprendosi il viso con le mani. «Dio, ti prego, uccidimi...»
Katsuki ridacchiò, trovando incredibilmente divertente il modo in cui Izuku si contorceva dall'imbarazzo. Ma, in fondo, un po' curioso lo era davvero.
Così lo squadrò con aria divertita, come se stesse ponderando qualcosa. Poi, con la naturalezza più totale, se ne uscì con: «E quindi? Tu ti masturbi, nerd?»
Silenzio.
Totale, assoluto, imbarazzantissimo silenzio.
Izuku non poteva crederci.
Non solo aveva detto quella frase senza la minima esitazione, ma lo stava anche guardando dritto negli occhi, aspettando una risposta.
Come se fosse una domanda qualsiasi.
Izuku aprì la bocca per rispondere, ma si bloccò. Poi ci riprovò. E si bloccò di nuovo.
Alla fine, incapace di affrontare la situazione, si coprì il viso con entrambe le mani e si lasciò andare a un gemito soffocato. «Io... io non posso credere che tu me l'abbia chiesto sul serio...»
Katsuki si appoggiò al gomito, osservandolo con aria quasi annoiata, come se stesse parlando del tempo.
«Oh, andiamo. Cosa c'è di così scioccante? È una domanda normale.»
«Normale un corno!»
«Ma lo fai o no?» insistette Katsuki, incuriosito. E Izuku si sentì esplodere.
Era ufficiale. Quella conversazione lo avrebbe ucciso.
Perché non riusciva a respirare.
Sentiva il calore salirgli fino alle orecchie, le mani ancora premute sul viso nel vano tentativo di nascondere la sua vergogna. Non aveva mai parlato di certe cose con nessuno, figuriamoci con Kacchan, che lo fissava con quello sguardo impassibile e vagamente divertito, aspettando una risposta come se fosse la cosa più normale del mondo. «Io...» balbettò, abbassando piano le mani, ma senza riuscire a guardarlo negli occhi.
Katsuki alzò un sopracciglio. «Cosa?», lo incalzò.
Izuku strinse le labbra in una smorfia, gli occhi puntati sul proprio petto, come se da lì potesse magicamente apparire una scusa per scappare da quella conversazione. «T-tu lo fai?» ribatté d'istinto, più per sviare l'attenzione che per vera curiosità.
Per un momento, il silenzio si fece quasi sospeso. Poi Katsuki sgranò appena gli occhi, come se solo in quel momento si fosse reso conto di essere finito nel suo stesso trabocchetto.
Izuku lo vide esitare. Esitare davvero.
«Io...». Un lieve rossore gli salì sulle guance.
Izuku trattenne il fiato, perché Kacchan si sta davvero imbarazzando stavolta. Quell'imbarazzo tanto puro da farlo arrossire a sua volta.
Non poteva crederci: era la prima volta che lo vedeva così incerto su qualcosa, ed era quasi surreale.
Alla fine, Katsuki sbuffò e si grattò la nuca, distogliendo lo sguardo. «No.»
Izuku sbatté le palpebre. «C-cosa?»
Katsuki fece una smorfia, ancora più a disagio. «Non lo faccio.»
Silenzio.
Izuku non riusciva a crederci. «Ma... mai?»
«Mai.»
«Neanche una volta?!»
«Mai, nerd! Devo farti un disegnino?» sbottò Katsuki, tornando a guardarlo con aria spazientita.
Izuku era in totale stato di shock. «Ma... ma allora come fai?» gli sfuggì.
«A fare cosa?»
«A... boh, a vivere?!»
Katsuki lo guardò come se fosse scemo. «Ti sembra che abbia problemi a vivere?»
Izuku aprì la bocca, poi la richiuse, confuso. Ok, questa era un'informazione che non si sarebbe mai aspettato di scoprire. Era convinto che tutti i ragazzi lo facessero. Sempre. E invece Kacchan... no?
Forse avrebbe dovuto lasciar perdere, evitare di approfondire, ma la sua curiosità (e l'imbarazzo misto a un pizzico di incredulità) ebbero la meglio. «Ma... non ne hai mai sentito il bisogno?» chiese piano.
Katsuki scrollò le spalle. «No. Mai avuto tempo per certe stronzate.»
Izuku rimase in silenzio, fissandolo come se lo vedesse per la prima volta. Kacchan è un alieno, concluse tra sé e sé.
E lui? Lui si sentiva morire.
Non avrebbe dovuto aprire bocca. Non avrebbe dovuto menzionare nulla. Ora si ritrovava con Kacchan che lo fissava con curiosità, il sopracciglio alzato, mentre lui cercava di scavarsi la fossa con lo sguardo nel materasso.
«Quindi...» iniziò Katsuki, con tono fin troppo casuale. «Che facevano, in quel porno?»
Izuku si morse il labbro.
No, no, no, no, no.
«N-non è importante!» esclamò, agitando le mani, rosso fino alla radice dei capelli.
Katsuki sbuffò, ma il sorriso divertito che gli incurvava le labbra diceva chiaramente che non l'avrebbe lasciato in pace tanto facilmente.
«Dai, nerd. Hai tirato fuori l'argomento, adesso dimmi.»
«No!»
«Sì.»
«No!»
«Sì, dannazione! Adesso voglio sapere!»
Izuku si coprì il viso con entrambe le mani e si lasciò andare a un mugolio disperato. «Mi odierai!» piagnucolò.
Katsuki ridacchiò. «Se non me lo dici, vado da Faccia da scemo e gli chiedo che cazzo guardate.»
Izuku si irrigidì all'istante, alzando l'indice e puntandoglielo al petto. «Non ti azzardare!»
Katsuki lo afferrò per la maglietta, sporgendosi leggermente verso di lui con un ghigno di sfida. «Allora parla!»
Izuku deglutì. Aveva la bocca completamente asciutta. «Io...», mormorò, perché in cuor suo si malediva per avergli dato un motivo per indagare. Per non aver tenuto la bocca chiusa.
Inspirò. Espirò. Ok: forse poteva farcela.
Con voce tremante e bassissima, mormorò: «L-loro... si baciavano... e si toccavano.»
Katsuki lo fissò con aria scettica: «Be', grazie al cazzo. Questo lo stiamo facendo anche noi.»
Izuku chiuse gli occhi, disperato; forse se si concentrava forte abbastanza, forse riusciva a svanire all'istante.
«E poi?» lo incalzò Katsuki, impassibile.
«E-e poi...», il rossore sulle sue guance si fece ancora più intenso. «L-lui... ha iniziato a toccarlo... più in basso...»
Seguì un lungo, lunghissimo silenzio. Izuku aveva il cuore in gola.
Poi Katsuki fece una smorfia. «Mh.»
Izuku si coprì di nuovo il viso. «Io... Te l'avevo detto che mi avresti odiato!»
Katsuki sbuffò. «Non ti odio, nerd. Ma cazzo, sei proprio un pervertito!»
Izuku guaì e si lasciò ricadere sul cuscino, affondando la testa in quella morbidezza con un lungo lamento soffocato. «Perché dovevo aprire bocca...?»
Katsuki, invece di concedergli un briciolo di pace, gli diede una schiccherata sul naso: «Via, nerd, non fare la vittima.»
«Lo sto facendo eccome!», mugolò quello senza sollevare la testa o anche solo osare di guardarlo in faccia.
Katsuki ridacchiò e si lasciò andare di fianco a lui, appoggiando di nuovo la testa sulla mano. Lo osservò per qualche secondo prima di riprendere: «Allora...» disse, come se stesse per fargli la domanda più normale del mondo. «L'hai mai fatto?»
Izuku si irrigidì di colpo. «F-fatto cosa?» chiese, pur sapendo esattamente dove Kacchan voleva andare a parare.
Lui lo guardò con aria annoiata. «Oh, andiamo, non fare il finto tonto. Ti sei mai toccato?»
Izuku si sentì esplodere. «Kacchan!»
Katsuki si scrollò le spalle, impassibile. «Che c'è? Ti ho detto che non l'ho mai fatto e tu hai reagito come se fosse una cosa assurda. Ora voglio sapere se è davvero così normale.»
Izuku si nascose di nuovo nel cuscino. «C-certo che è normale!»
«Ah sì?» Katsuki spostò una mano e gli diede un altro buffetto con le dita su quel naso che riteneva assurdamente carino. «Allora perché sei così imbarazzato?»
Izuku si sentì bruciare vivo. «Perché mi stai facendo queste domande!»
«Perché tu hai tirato fuori il porno!»
«Non era mia intenzione!»
Katsuki ridacchiò. «Allora? Lo fai o no?»
Izuku, rosso come un pomodoro, mugolò: «S-sì... ogni tanto...»
Katsuki annuì, come se avesse appena ricevuto un'informazione fondamentale. «E pensi a qualcuno in particolare?»
Izuku si sentì morire. E non rispose. Ma il silenzio fu un errore.
Perché Katsuki, più furbo di quanto sembrasse, allargò un ghigno. «Oh.»
Izuku si rannicchiò su se stesso. «Ohhh.»
Katsuki si sollevò su un gomito e lo guardò con un'espressione divertita. «Oh, nerd...»
«Ti prego, uccidimi.»
Katsuki ridacchiò: «Quindi pensavi a me?»
Izuku si coprì le orecchie: «Non voglio sentirti!»
«No, perché adesso voglio sapere!»
«No, no, no!»
Katsuki si accasciò di nuovo sul letto, ridendo.
«Dannazione, nerd. Sei proprio senza speranza!»
Izuku non rispose. Non riusciva. Non poteva guardarlo in faccia, non poteva nemmeno respirare normalmente. Il cuore gli batteva troppo forte, l'imbarazzo gli avvolgeva la testa come una nube soffocante, eppure... eppure sentiva anche qualcos'altro.
Katsuki, invece, continuava a guardarlo con quel suo sorrisetto da stronzo che lo aveva sempre fatto impazzire. «Allora, nerd?»
Izuku strinse la coperta con la mano, abbassando lo sguardo. «...C-che vuoi sapere?»
Katsuki scrollò le spalle.
«Tutto. Com'è andata? Cosa pensavi? Cosa facevi?»
Izuku mugolò in un gemito frustrato. «Tu...»
Katsuki lo incalzò con un tono che sapeva di sfida: «Cosa, nerd? Io cosa?»
Izuku sbuffò, ma alzò la testa e lo fissò, ormai rassegnato. «Va bene, Kacchan...» sospirò, cercando di non svenire sul posto. «Vuoi sentirtelo dire? Ho pensato a te. Un... un sacco di volte.»
Katsuki non disse nulla, ma le sue pupille si allargarono leggermente e Izuku si bagnò le labbra che gli sembravano aride come il deserto.
«E lo facevo come... come tutti, credo. Mi sdraiavo, mi rilassavo e poi... iniziavo a toccarmi...»
Il respiro di Katsuki cambiò. Divenne più lento, più pesante. «E... E dove ti toccavi?»
Izuku deglutì. «La pancia... i...fianchi, a volte...»
«E poi?»
Izuku si strinse nelle spalle. «Poi... più in basso...»
Katsuki socchiuse gli occhi. «E mentre lo facevi? Cosa pensavi?»
Izuku si passò una mano tra i capelli, esausto. «A come mi guardi quando mi alleno, a quando...»
«A quando cosa?»
Izuku mugolò, portandosi le mani al volto e seppellendovi le guance bollenti dentro i palmi. «Dio... Kacchan... per favore...»
«È così brutto?»
«N-no... è che è strano...sì, insomma...non so se è normale pensare a quando mi afferri per...per sgridarmi...»
Il petto di Katsuki si sollevava sempre più velocemente. «E alla fine...?»
Izuku gli lanciò uno sguardo incandescente.
«Alla fine... niente.»
«Come niente?»
«Eh...niente. Venivo! Cosa credevi che facessi?»
«Ma che ne so! Magari eri lì che gemevi il mio nome!»
Izuku lo stava fissando da dietro le dita ora lasciate aperte, con occhi febbricitanti, il petto che si sollevava in respiri profondi e pesanti. Perché l'aveva beccato.
Perché Kacchan sapeva leggerlo così bene anche in quel frangente imbarazzante? Si morse l'interno della guancia e rimase quasi paralizzato dallo sguardo di fuoco che il biondo gli stava rivolgendo.
Perché lì, a pochi respiri da lui, Katsuki si sentiva come se qualcosa gli si fosse appena acceso dentro, qualcosa di intenso, di bruciante. Poi abbassò lo sguardo sulla propria mano, prima di sollevarla su Izuku.
E, senza dire una parola, allungò le dita verso il fianco dell'altro ragazzo e iniziò a muoverle lentamente, ripetendo i gesti che lui gli aveva appena descritto frettolosamente.
Izuku sussultò appena le dita di Kacchan scivolarono di nuovo sulla pelle scoperta del suo fianco. La mano era calda, i polpastrelli ruvidi, ma il tocco era sorprendentemente leggero, incerto. Izuku trattenne il respiro, sentendo un brivido attraversargli tutta la schiena, dalla nuca fino al culo.
Katsuki si fermò un istante, osservando la pelle chiara che si increspava sotto la sua mano. Si morse l'interno della guancia, incerto. Lo stava facendo nel modo giusto? Doveva essere più deciso?
Izuku, invece, sembrava completamente perso nel momento che stava vivendo. Le sue gambe si mossero appena, sfiorando quelle di Katsuki, incastrandosi tra di loro in un modo che li fece rabbrividire entrambi. Il calore che sentivano nelle mani ora si propagava anche lungo le cosce, sulle ginocchia che si premevano l'una contro l'altra.
Izuku abbassò lo sguardo, osservando la mano di Katsuki ancora posata sul suo fianco. Lento, alzò la propria e sfiorò le dita dell'altro, intrecciandole per un attimo prima di guidarle più su, verso il proprio ventre.
Katsuki trattenne un'imprecazione, sentendo la pelle tesa e calda sotto le dita. Il respiro di Izuku si fece più pesante, e quando il biondo spinse leggermente il pollice sull'addome tonico, il ragazzo gemette piano.
Quel suono gli esplose nel petto come una fiamma.
Senza pensarci, spinse l'altra mano sotto la maglietta di Izuku, scoprendo lentamente la pelle man mano che saliva. Le dita tracciavano linee invisibili lungo i lati del suo corpo, sfioravano le costole, accarezzavano la schiena. Izuku ansimò appena, lasciando scivolare le proprie mani sulle braccia di Katsuki, risalendo fino alle spalle.
La pelle era calda, morbida in alcuni punti, dura e tesa in altri. Era Kacchan. Il suo corpo, il suo calore, le sue mani su di lui. Izuku rabbrividì, stringendosi un po' di più a lui, affondando il viso nell'incavo del suo collo per inspirare il suo odore.
«Ti piace...?». La voce del ragazzo era roca, appena un sussurro nell'aria carica di elettricità. Izuku annuì, le labbra che sfioravano involontariamente la pelle della sua spalla.
«S-sì...»
Katsuki deglutì, sentendo una scossa attraversargli il petto. «Anche a me...» confessò, con un filo di voce.
Izuku sorrise appena, stringendosi di più a lui, le mani che esploravano la schiena muscolosa, tracciando ogni linea, ogni curva, come se volesse memorizzarle per sempre.
E poi, senza pensarci troppo, abbassò le dita lungo la sua colonna vertebrale, scendendo con delicatezza verso la curva bassa della schiena.
Katsuki si irrigidì per un istante, il respiro che si mozzò in gola. Izuku sentì il suo corpo fremere, le dita che si chiudevano inconsapevolmente sui suoi fianchi.
Loro due, lì, incastrati l'uno contro l'altro, con il respiro che si mescolava, le mani che esploravano e il cuore che batteva all'unisono: era una sensazione travolgente. E non volevano fermarsi.
I was thinking of you when I jerked off into my sock
I was thinking of you, I wish I had more than two
'Cause I can't find anything else to do
~ Nerf Herder ~
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