10. A fior di pelle
Sei bella così, quando indossi la primavera e i miei desideri hanno il tuo sapore.
~ Fabrizio Caramagna ~
Izuku si ritrovò a fissare l'erezione dell'amico, il viso che prendeva fuoco in un rossore acceso che si estendeva dalle guance fino alle orecchie. Era assurdo quanto fosse diverso vederlo così, da vicino, rispetto alle volte in cui si erano fatti la doccia insieme negli spogliatoi. Lì era stato solo un dettaglio, qualcosa da ignorare per non rendere la situazione strana. Ma ora... ora era tutto diverso. Era lì per lui. Era Kacchan, nudo, vulnerabile e incredibilmente reale.
«Cazzo, Deku...» borbottò Katsuki, sollevando un sopracciglio, notando lo sguardo perso e imbarazzato dell'altro. «Che fai, lo studi? Hai intenzione di scriverci un saggio?»
Izuku sobbalzò leggermente, la battuta riuscì a strappargli una risatina nervosa mentre abbassava lo sguardo, ancora incredulo di essere davvero lì, in quella situazione. «N-no! È solo che... è diverso...» balbettò, cercando di trovare le parole giuste. «Cioè, rispetto a quando facciamo la doccia in palestra... non so... sembra più...»
«Più cosa?» Katsuki inclinò la testa, un sorrisetto malizioso che gli piegava le labbra. «Grande?» aggiunse con una risata bassa, divertito dall'imbarazzo dell'amico.
Izuku sgranò gli occhi e gli diede una leggera spinta sul petto, ridendo a sua volta, anche se il rossore non accennava a diminuire. «Kacchan! Non è quello che volevo dire!»
Katsuki ridacchiò ancora, ma i suoi occhi si addolcirono mentre alzava una mano per sfiorare la guancia di Izuku. «Tranquillo, nerd. Non devi essere imbarazzato... È solo per la scienza, no?» sussurrò, cercando di alleggerire il momento senza perdere quella loro fragile complicità. «L'ha detto tu...»
Izuku inspirò profondamente, cercando di calmare il cuore impazzito nel petto. La mano di Katsuki sulla sua pelle era un'ancora e, nonostante l'imbarazzo, c'era qualcosa di incredibilmente intimo e rassicurante in quella situazione. Era strano, sì, ma era anche meravigliosamente giusto.
E senza dire altro, tornò a sfiorarlo, in un'esplorazione lenta, in un linguaggio muto fatto di carezze, sospiri e battiti accelerati, scoprendosi più a fondo, centimetro dopo centimetro.
Il respiro di Izuku era incerto mentre lasciava scorrere la punta delle dita sul petto di Katsuki, ancora indeciso su cosa fosse lecito esplorare e cosa no. La pelle sotto il suo tocco era calda, più di quanto si aspettasse, e si contraeva impercettibilmente ad ogni minimo sfioramento.
La pelle cosparsa di cicatrici, segni di battaglie, di vittorie e sconfitte che entrambi conoscevano fin troppo bene. Izuku lasciò vagare lo sguardo su quei dettagli, sulle linee irregolari, sulle curve e le insenature della pelle e si ritrovò a sfiorarle con la punta delle dita.
«Sei caldissimo...» mormorò, tracciando il contorno di una cicatrice lungo il fianco.
Katsuki sussultò, gli occhi socchiusi. «E tu hai le mani gelide.»
Izuku ridacchiò, un suono morbido e basso, e poi lasciò che la sua mano si appoggiasse più saldamente sulla pelle dell'altro, esplorando con cautela la tensione sotto la superficie, i piccoli fremiti che rispondevano ad ogni suo tocco.
Poi le sue dita incontrarono il rilievo irregolare, sottile e pallido, che attraversava lo sterno di Katsuki. Una cicatrice che conosceva bene, ma che non aveva mai toccato prima.
Izuku deglutì, abbassando lo sguardo mentre il polpastrello seguiva con lentezza il suo percorso, dalla base del collo fino quasi all'addome. Lo fece con estrema delicatezza, quasi timoroso di dare fastidio, ma Katsuki rimase immobile, osservandolo con occhi socchiusi, il respiro più pesante.
«Questa... fa ancora male?», chiese Izuku sottovoce, alzando appena lo sguardo su di lui.
Katsuki scosse la testa, ma la sua espressione sembrava tesa. «No...», mormorò, la voce roca.
Izuku trattenne il fiato quando sentì le mani di Katsuki scivolare lungo i suoi fianchi, stringendoli piano come per ancorarsi a qualcosa. Il biondo sembrava combattuto tra il lasciarsi andare e il trattenere qualcosa di indefinito, probabilmente l'orgoglio o la sua solita facciata di durezza.
Izuku si morse il labbro e tornò a sfiorare la cicatrice, questa volta con il palmo, accarezzandola fino a risalire con un tocco appena più deciso sui pettorali di Kacchan. Sentì i muscoli contrarsi sotto il suo tocco, il calore che sembrava irradiarsi dalla pelle dell'altro come una fiamma viva.
Katsuki chiuse gli occhi per un istante, il respiro incerto. «Izuku...»
Il giovane si fermò, temendo di aver oltrepassato un limite, ma poi sentì le mani di Katsuki muoversi lentamente, risalendo lungo il suo stesso petto, sfiorandolo quasi con riverenza.
Era un tocco timido, più leggero di quanto Izuku si sarebbe mai aspettato da lui, eppure gli fece rabbrividire la pelle. Lui sembrava concentrato su ogni piccolo dettaglio, sul ritmo irregolare del respiro di Izuku, sui brividi che lo scuotevano ad ogni minimo contatto.
«Stai tremando...», mormorò Katsuki, e la sua voce, anziché suonare provocatoria, aveva un'inconfondibile sfumatura di tenerezza.
Izuku ridacchiò piano, le guance in fiamme. «Anche tu.»
Katsuki abbassò lo sguardo sulle loro mani che ancora si muovevano con cautela, saggiandosi a vicenda con la curiosità di chi sta scoprendo qualcosa di prezioso e sconosciuto.
Izuku non distolse lo sguardo mentre le dita di Katsuki continuavano la loro esplorazione, percorrendo lentamente la linea delle sue clavicole, scendendo lungo il petto con tocchi appena accennati. Ogni sfioramento sembrava accendere qualcosa sotto la pelle, come scintille che si disperdevano nell'aria prima di prendere forma in un calore crescente.
Izuku lasciò che le mani seguissero il proprio istinto, tornando a esplorare la pelle tesa dei pettorali, soffermandosi sulle contrazioni impercettibili dei muscoli sotto il suo tocco. Di tutti i muscoli.
«Strano...».
«Strano cosa?»
«Credevo avessi un buon controllo del tuo corpo, Kacchan...» mormorò Izuku, con un sorriso appena accennato, il pollice che tracciava un piccolo cerchio sull'ombelico del biondo, lo sguardo puntato più in basso, a quel membro che fremeva ad ogni carezza non direttamente dedicata a lui.
Katsuki sbuffò piano, la voce leggermente roca. «Non se mi tocchi così...»
Izuku sentì un'ondata di calore travolgerlo, ma non si fermò. Spostò le dita di nuovo in alto, posando il palmo sullo sterno a sentire quel battito furioso che si celava sotto strati di pelle e ossa, facendo scivolare il polpastrello del pollice lungo la pelle sottile e sensibile sotto il capezzolo, e Katsuki inspirò bruscamente, le dita che si stringevano appena sul fianco dell'altro. «Deku...»
Izuku sollevò lo sguardo, incontrando gli occhi di Katsuki, e si perse per un istante nell'intensità con cui lo osservava. Non c'era esitazione, solo una fame silenziosa, una necessità ancora inesplorata.
Un brivido lo attraversò quando si ritrovò quasi sotto esame, mentre Katsuki non parlava e semplicemente ne osservò le pupille dilatate, il respiro appena più pesante.
Con un movimento lento, Katsuki fece scivolare le dita verso la schiena di Izuku, trovando la linea della sua spina dorsale, e iniziò a percorrerla delicatamente. Ogni movimento lo faceva sentire come se stesse scoprendo un territorio sconosciuto e affascinante. Non sapeva bene dove stesse andando, ma non voleva fermarsi.
Il respiro di Izuku si fermò quando, con un'improvvisa esplosione di forza e un grugnito, Katsuki lo strinse contro di sé e capovolse entrambi, così da portarlo sotto di lui, tanto che il contraccolpo sul materasso lo fece ansimare pesantemente.
«Non dovevamo andarci piano?», ridacchiò poi, il suo petto vibrò contro quello di Katsuki mentre gli faceva scorrere una mano sulla schiena a cui si era aggrappato. «Non è gentile, Kacchan...», disse Izuku dolcemente, sollevando un angolo della bocca in un leggero sorriso.
Katsuki ringhiò, portando le mani ai lati del viso di Deku: «Questo è il punto.», disse con voce rauca, chinandosi per catturare la bocca di Izuku in un bacio che aveva tanto il sapore di una piccola, fugace punizione. «Tu. Non io.»
Katsuki si tirò indietro, i suoi occhi rossi fiammeggiavano di determinazione. Izuku sussultò quando Katsuki premette i loro corpi insieme, il denim ruvido dei suoi jeans sfregò contro il cazzo nudo di Katsuki. La pressione li fece gemere entrambi, le loro labbra ancora fuse in un bacio violento.
Izuku allontanò Kacchan dal bacio, facendogli girare la testa e ansare il petto. «Ora... Troppo veloce...», mormorò, senza fiato. «Ho bisogno di... rallentare.»
Gli occhi di Katsuki si oscurarono, il suo sguardo guizzò tra le labbra gonfie di Izuku e gli occhi verdi socchiusi. «Perché?» chiese, respirando affannosamente. «Pensavo che ti fosse piaciuto...»
Izuku avvolse le gambe attorno a Katsuki, attirandolo più vicino e avvolgendo le braccia attorno al collo del ragazzo. «Perché sono ancora completamente vestito, Kacchan...», sussurrò, sorridendo leggermente.
Katsuki gemette, sentendo la lunghezza del membro ancora vestito di Izuku premere contro il suo. I suoi occhi si spostarono sul rigonfiamento nei jeans prima di tornare al suo viso.
«Oh cazzo!», imprecò Izuku mentre Katsuki spingeva e strofinava di nuovo le loro erezioni, provocando un sussulto di piacere che lo percorreva tutto. «Aspetta, aspetta, per favore...»
Izuku artigliò le spalle diem biondo, mentre cercava di resistere all'impulso di strofinarsi contro di lui, solo per sentire di nuovo quella scossa.
La mano di Katsuki scivolò nello stretto spazio tra loro, appoggiandosi sul tessuto a tentare di afferrare l'asta rigida di Izuku attraverso il denim ruvido.
Il respiro gli si fermò in gola quando sentì il tocco deciso della mano di Kacchan che lo premeva e lo strofinava attraverso i jeans e riuscì a malapena a trattenere un gridolino di supplica quando i suoi fianchi iniziarono a muoversi involontariamente.
Strizzò gli occhi, cercando di mantenere un briciolo di autocontrollo mentre Katsuki continuava ad accarezzarlo attraverso il tessuto.
«Stai bene?».
«Ah-sì!»
«Non... non fa male, vero?».
«Kacchan... stai facendo domande stupide...» ed entrambi ridacchiarono, rossi in viso per l'imbarazzo.
Izuku sorrise piano, aprendo gli occhi per incontrare lo sguardo preoccupato di Kacchan: «Non fa male... non in quel senso...», rispose con dolcezza, posando affettuosamente la mano sulla guancia dell'altro. «Ma forse sarebbe meno...fastidioso... se ti sbarazzassi dei miei jeans, non credi?».
Il volto di Katsuki diventò ancora più rosso, i suoi occhi sfrecciarono via brevemente prima di ritornare su quelli di Izuku. «Io-stavo per suggerirti... che tu... ah, alzati!», finì debolmente, evitando lo sguardo di quel nerd fintamente innocente.
Izuku alzò scherzosamente un sopracciglio. «Oh! È questo che volevi dire?»
Katsuki si schiarì la gola, sistemandosi a sedere sotto lo sguardo indagatore dell'altro. «Ehm, sì...», ma rimase ipnotizzato dal movimenti di Izuku, che si puntava con le spalle sul materasso, sollevando i fianchi, permettendogli di slacciare e abbassare i jeans fino a metà coscia. «Pensi di...darmi una mano?», gli chiese quello con una punta di imbarazzo, mentre Katsuki si risvegliava dal suo stato catatonico, aiutandolo a sfilare i jeans lungo le gambe, fino alle caviglie.
Una volta che i jeans di Izuku furono tolti del tutto e scaraventati a terra con un piccolo tonfo, ci fu un breve momento di esitazione mentre i due giovani si guardavano. Gli occhi di Katsuki si spalancarono, il suo cuore batteva forte mentre si dissetava alla vista di Izuku nudo davanti a lui, i boxer gridi, che lottavano per nascondere la sua erezione, macchiati di umori. E questa cosa non lo stava certo aiutando a rimanere concentrato!
Perché il nerd aveva ragione: quando facevano la doccia nel bagno comune della palestra lui era nudo, ma quello era... Dio! Era tutta un'altra storia!
«Cazzo...», mormorò, mordendosi il labbro mentre il suo sguardo affamato divorava ogni centimetro di carne esposta, ogni lentiggine sulle cosce e sull'addome.
Gli occhi cremisi si alzarono per incontrare quelli di Izuku, la sua espressione quasi vulnerabile mentre aspettava un segno di approvazione o di rifiuto.
Lo stomaco gli si contraeva e il cuore si agitava mentre Kacchan osservava sfacciatamente il suo corpo nudo, osservando ogni curva, ogni linea. Sentì una fitta di insicurezza insinuarsi nel petto, ma anche un sottile senso di eccitazione nel sentirsi tanto desiderato dal suo Kacchan.
«Ehm...è un "cazzo" bello, Kacchan?», stuzzicò leggermente Izuku, volendo allentare la tensione tanto quanto voleva sentire parole diverse uscire dalle labbra del biondo.
«Tu...», iniziò l'altro, con un'esitazione chiara nella voce mentre il suo sguardo percorreva il corpo di Izuku, che sorrise, un profondo rossore si formò sulle sue guance e su tutta la gola. Non aveva idea di poter fare quel tipo di effetto su Katsuki, ed era lusinghiero vedere una lussuria così cruda diretta tutta verso di lui.
«Io?», Izuku sussurrò in risposta, con gli occhi spalancati per la curiosità. Sussultò, tuttavia, a sentire di nuovo la pressione della mano calda di Kacchan sulla sua erezione, un unico lungo, languido strofinamento dalla base alla punta, sopra il tessuto leggero del suoi intimo.
E non riuscì a trattenere un gemito, mentre la mano si muoveva più velocemente, la punta delle sue dita sfiorava leggermente la macchia umida sui boxer.
E nel sentire tutta quell'eccitazione filtrare attraverso il tessuto fin sui suoi polpastrelli, il cazzo di Katsuki sussultò, pulsando, un'implorazione silenziosa di essere toccato a sua volta, di sentire il calore della mano di Izuku, della sua bocca, della sua lingua... non importava quale parte del corpo fosse... gli bastava che Izuku fosse coinvolto.
Con un lieve sospiro, Katsuki cambiò la sua attenzione, cercando goffamente di sfilare la tuta dalle caviglie, rimaste imprigionate dalla foga della svestizione.
Izuku deglutì rumorosamente la saliva, il suo sguardo concentrato sulla lunghezza indurita di Kacchan che sobbalza ad ogni minimo movimento del ragazzo.
Non cercava di coprirsi con le mani per darsi un minimo di contegno in quella situazione assurda e imbarazzante. «Toglili.», disse il biondo, con il battito del cuore che gli martellava nelle orecchie mentre con un cenno del capo invitava Izuku a spogliarsi completamente. Calzini esclusi.
Perché ai calzini, in realtà, nessuno pensa mai. E quell'insipido residuo di vestiario era l'unico sostegno che entrambi avevano per non morire di vergogna lì sul colpo.
Le dita di Izuku tremavano mentre infilava lentamente i pollici sotto la cintura dei suoi boxer, esponendo più carne agli occhi vaganti di Katsuki.
«Kacchan? Sei... sei sicuro?»
Katsuki si fermò per un attimo, respirando pesantemente, come se stesse cercando di prendere una decisione. Ma quella decisione, in fondo, era già stata presa. Non c'era più un passo indietro.
Non era sicuro di cosa volesse veramente, ma in quel momento non c'era più spazio per la paura. Era solo Izuku, e quella sensazione di calore che stava crescendo tra di loro, che lo rendeva quasi incapace di fermarsi.
Così chiuse gli occhi, il respiro che diventava irregolare. «Sì...» rispose, un po' ansimando, ma la risposta era chiara. «Sì, voglio... voglio andare avanti. Voglio vedere dove ci porta... questo.»
Izuku prese un respiro profondo e si sfilò le mutande, lasciando che anche la sua erezione si liberasse. I suoi occhi non lasciarono mai quelli di Katsuki, ansiosi di vedere la sua reazione.
«Dio...», Katsuki sospirò, leccandosi le labbra e spostandosi a disagio sul letto mentre Izuku si spogliava finalmente dell'ultimo indumento rimasto e le sue guance si riscaldarono con un rossore che si diffuse fino al petto.
Si sporse verso il volto di Izuku, guardandolo negli occhi, e si chinò verso di lui per baciargli le labbra con una passione più intensa, come se volesse dirgli tutto quello che non riusciva a esprimere a parole. E lui rispose immediatamente al bacio, le mani che si arrampicavano sulle braccia di Katsuki, senza volerlo lasciare andare. In quel momento, le parole non erano più necessarie. Era solo la loro connessione, il loro corpo che si stava parlando in silenzio, spingendosi più in là, esplorandosi con quella curiosità e quel desiderio che ora li legava più che mai.
Katsuki, con il cuore che martellava nel petto, sapeva che non poteva tornare indietro. E, in fondo, non voleva farlo.
L'aria tra loro era densa, vibrante. I respiri che si mescolavano, il calore della pelle dell'altro gli sfiorava le guance e il petto sollevandogli un brivido lungo la schiena. Le loro mani, ancora incerte, scivolavano lungo braccia e fianchi, in un gioco silenzioso fatto di esitazioni e desiderio, timori e necessità.
«È strano...».
«Cosa?».
«Sentirti così... vicino. Toccarti e capire come reagisci.», spostò la testa e incrociò lo sguardo con Kacchan, trovando quei rubini accesi di una strana luce. «Ma mi piace.»
Katsuki abbassò il mento, i loro nasi si sfiorarono. «Anche a me.»
Izuku sollevò lo sguardo, incontrando gli occhi di Kacchan, e si perse per un istante nell'intensità con cui lo osservava: non c'era esitazione, solo una fame silenziosa, una necessità ancora inesplorata.
Con un respiro tremante, Katsuki si mosse, accorciando la distanza, fino a sfiorargli la guancia con le labbra. Non era un bacio, non ancora, solo un gesto quasi incerto, come se stesse cercando di capire se fosse permesso, se Izuku lo avrebbe fermato.
Ma Izuku non si spostò. Anzi, inclinò il viso, lasciandogli il permesso di continuare.
Katsuki allora lasciò che le sue labbra tracciassero una linea invisibile sulla pelle, fino all'angolo della mascella, mentre le mani si muovevano a esplorare con più sicurezza, seguendo il contorno delle costole, il profilo del ventre, ogni piccolo angolo nascosto che non aveva mai avuto il coraggio di toccare prima.
Izuku rabbrividì sotto le sue mani, il respiro spezzato in un piccolo gemito soffocato. Katsuki si fermò un istante, come se il suono lo avesse colpito dritto al petto. «Stai bene?» sussurrò, con un filo di voce.
Izuku trattenne il fiato, il cuore che martellava forte. Non sapeva nemmeno cosa stesse concedendo, sapeva solo che voleva che Kacchan continuasse. E Katsuki lo fece. Sbatté le palpebre, registrando finalmente lo sguardo preoccupato di Kacchan su di lui. «Sì...», e Katsuki quasi si strozzò con la sua stessa saliva, sforzandosi di calmare il suo cuore che correva.
Non riusciva a parlare, mentre si costringeva a mantenere il contatto visivo con Izuku. Il suo sguardo si abbassò, indugiando ancora sulle labbra, arrossate e carnose, che erano attualmente dischiuse a seguire i suoi respiri profondi.
Il respiro di Katsuki si fermò quando sentì l'erezione di Izuku premere contro la sua, facendo gocciolare liquido sulla pelle sensibile del loro inguine. Izuku ansimò al contatto, un'ondata di elettricità lo attraversò mentre le loro lunghezze finalmente nude si strofinavano.
Katsuki appoggiò la fronte sulla sua spalla, un sospiro lento e sofferto gli uscì dalle labbra. Non sapeva come gestire ciò che sentiva, quel calore che si irradiava dal basso ventre e gli faceva bollire il sangue, che lo faceva sudare di più, col crescente desiderio di aumentare quel movimento, quella delicata frizione contro l'intimità di Deku...
Era questo? Era questo l'essere eccitato e non riuscire a pensare a niente se non alla persona che era lì con lui?
Il membro duro di Katsuki sobbalzò contro quello di Izuku, una goccia di eccitazione sgorgò dalla punta e atterrò sulla parte interna della sua coscia dell'altro. Rabbrividì, immaginando la sua mano invischiata con lo sperma di Izuku, che li accarezzava entrambi fino all'oblio. Izuku gemette forte mentre la mano di Kacchan si faceva strada tra i loro corpi, stringendo saldamente le loro erezioni combinate nel suo grande palmo, che avvolse la loro carne calda, pompando bruscamente entrambi, insieme. Izuku gemette spudoratamente, inarcando la schiena e spingendo i fianchi, andando incontro al movimento della mano di Kacchan. Si morse il labbro, soffocando un gemito mentre il palmo bollente e umido di Katsuki lavorava le loro erezioni.
«Così?»
«Mmmh...»
«Va bene questo Deku?».
«Ka-Kacchan... tu...», ma Izuku non riuscì a formulare una risposta coerente, il suo cervello era confuso dalla mano che teneva saldamente la sua erezione e quella di Kacchan, calore su calore, spinte del bacino incluse, a simulare un atto di cui non aveva ancora la minima idea, srappandogli piccoli gemiti a bocca aperta. Ansimi e parole che morirono sulle sue labbra mentre Katsuki abbassava la testa, cogliendo un bacio lento e profondo.
«Mmmm...», Izuku canticchiò contro le labbra del biondo, il suono intrappolato tra le loro bocche unite. Le loro lingue si scontrarono disperatamente, danzando insieme come se cercassero di memorizzare ogni consistenza, ogni sapore.
Le unghie di Izuku si conficcarono nel culo muscoloso di Kacchan, tirandolo più vicino. I gemiti si mescolavano ai suoni umidi di baci risucchiati, mentre le loro lingue si leccavano e si bagnavano.
Mentre si perdevano nel loro bacio, i movimenti di Katsuki divennero più frettolosi, disperati. Strinse più forte entrambi, torcendo il polso a ogni movimento verso il basso.
«Per favore...», gemette Izuku, staccandosi dal quel loro bacio violento mentre la mano di Katsuki accarezzava più forte, portando entrambi più vicini all'orlo del godimento. «Per favore rallenta...»
Katsuki lo guardò in faccia, le sopracciglia aggrottate per la preoccupazione, la sua mano che si fermò all'improvviso. «Cazzo... Voglio dire, scusa... Io... Dio! Ho sbagliato, vero?»
«No! Voglio dire... Mi piace ma, devi... andare più piano...» e Izuku gli afferrò il polso, muovendolo lentamente, dandogli il ritmo giusto, poi gemette mentre Katsuki obbediva, rallentando i suoi colpi e applicando meno pressione. «Così?».
Le dita di Katsuki tracciarono un tocco leggero come una piuma lungo l'asta di Izuku, facendolo sussultare involontariamente, prima che lui gli guidasse la mano Katsuki, insegnandogli un ritmo lento e costante che fece gemere entrambi ad alta voce.
«Bravo...», sospirò Izuku, sistemandosi di nuovo sul cuscino mentre Katsuki continuava la sua carezza ritmica. «Continua così...»
Katsuki annuì, concentrandosi intensamente sulla guida di Izuku. Il ritmo era dolorosamente lento, ma l'effetto era palpabile: i gemiti di Izuku si fecero più acuti e ravvicinati, la sua presa si strinse mentre lo teneva ostaggio dei suoi desideri.
Il cuore di Katsuki accelerò mentre la presa di Izuku sul suo polso aumentava: stava amando vedere l'effetto che aveva sul nerd, sentire il modo in cui la sua voce cambiava, guardare il petto che saliva e scendeva ad ogni respiro, i fianchi che guizzavano per incontrare i movimenti della sua mano, il membro che si gonfiava, accanto al proprio, mentre il tocco diventava più sicuro, la sua presa si stringeva istintivamente.
«Proprio così...», gemette Izuku, spingendosi ancora, intrecciando le loro dita in quella sega condivisa, gli occhi che roteavano all'indietro per l'estasi, il familiare formicolio dell'imminente orgasmo che gli si accumulava nel basso ventre. «Kacchan...», avvertì senza fiato.. «Sto... per...»
«Stai per?», Katsuki sospirò, continuando le lunghe e lente carezze mentre Izuku si contorceva sotto di lui, le sue palpebre pesanti mentre lottava per tenere gli occhi aperti. La presa sul polso di Kacchan vacillò mentre l'orgasmo lo travolgeva e fiotti caldi si depositavano nel pugno chiuso e sul torso di Katsuki.
Mentre l'orgasmo si placava, Izuku emise un lento respiro, il suo corpo formicolava ancora, scosse di assestamento lo attraversavano come se fosse stato vittima di un terremoto. Aprì gli occhi con lentezza e vide Katsuki che lo fissava, rapito.
«Oh... ehm... Scusa Kacchan... mi sono lasciato, ehm... trasportare?»
«Non scusarti.»,gracchiò Katsuki, il petto che si sollevava in un respiro profondo, una punta di orgoglio nel tono di voce. «Posso... Posso provare qualcosa?».
Izuku, che ancora stentava a tenere gli occhi aperti, sollevò un sopracciglio, incuriosito dal tono esitante dell'altro. E a sua volta esitò per un momento prima di annuire, curioso di vedere dove stesse andando a parare.
Katsuki sollevò la mano impiastricciata di sperma verso la sua bocca e usò la punta della lingua per raccogliere un po' di liquido dai polpastrelli.
La bocca di Izuku si spalancò per lo shock di quell'azione audace di Katsuki. Guardò i bellissimi occhi scarlatti e poi il pasticcio che aveva combinato che colava lungo le dita e il dorso della mano, denso e scivoloso. Si dimenò, cercando di fermarlo nervosamente mentre Katsuki si portava la mano alla bocca. «Non devi...»
La voce però gli svanì nella gola mentre Kacchan affondava le dita nella sua bocca, succhiandole per pulirle. E il suo cazzo sussultò a quella vista, incredibilmente eccitato di nuovo. «Santo cielo...» ansimò, il volto coperto da entrambe le mani mentre si lasciava cadere di nuovo sul cuscino, perchè non poteva reggere oltre quella piccola esibizione perversa di Katsuki, il cuore martellava contro la cassa toracica, il corpo che pulsava tutto per la consapevolezza che Kacchan lo aveva appena assaggiato.
«Stai bene, nerd?»
«No... cioè... non ne sono sicuro... Oh, cazzo! Kacchan? Mi stai prendendo in giro per... questo?»
«No. Volevo solo assaggiarti...»
«Dio...»
«Che hai? Sei buono! Di cosa ti preoccupi?»
«Non dire queste cose... provocatorie...»
«Perché? Sei solo invidioso che io possa farlo e tu no...», e iniziò ad accarezzare delicatamente il proprio membro, ancora duro. «Non vuoi assaggiarmi anche tu?»
Izuku sbuffò, completamente rosso in volto: «E va bene! Sì, sono invidioso!», ammise, leccandosi le labbra mentre osservava Katsuki masturbarsi piano. Pure il sui, di cazzo, sussultò a quella vista, desiderando unirsi al divertimento. «Io... voglio assaggiarti anche io...», piagnucolò.
Le parole di Izuku mandarono un brivido lungo la schiena del biondo, tanto che la sua mano si strinse involontariamente attorno all' erezione e gemette. «Attento alla nitroglicerina, nerd...», riuscì a dire poco prima di ritrovarsi con la schiena sul materasso e la testa di Deku tra le gambe.
«Come se mi importasse...»
«Tu vuoi davvero mo-», ma non fece in tempo a finire la frase che Izuku si sporse, premendo un bacio dolce sulle sue, il sapore del suo stesso orgasmo che gli esplodeva sulla lingua mentre Katsuki lo baciava avidamente.
Izuku lo accolse nella sua mano, rispecchiando ciò che aveva fatto prima, quella dolce frizione l'uno sull'altro.
«Vorresti venire nella mia mano, Kacchan?», gli sussurrò piano all'orecchio, mantenendo un ritmo costante, meravigliandosi del cambiamento nei lineamenti di Katsuki mentre si avvicinava al culmine. Ogni secondo che passava sembrava rivelare una nuova espressione, una nuova emozione che si manifestava sul viso del suo amico: tensione, rilassamento, stupore.
Izuku era acutamente consapevole delle vene che si gonfiavano sotto la tenera pressione che esercitava, il modo in cui si induriva, l'urgenza incisa sui suoi bei lineamenti, gli dicevano che non sarebbe durato molto di più.
«Lo prendo per un sì, allora...», gli ridacchiò sulle labbra, aumentando il ritmo della mano mentre la presa si fece più stretta nel sentire i primi getti di seme caldo ricoprirgli le dita.
Un forte gemito oltrepassò i denti serrati e fili viscidi di sperma schizzarono sulla loro pelle, dipingendo strisce biancastre sul petto nudo di Izuku, che non perse tempo e si portò le dita alla bocca, imitando le azioni di Kacchan, facendo attenzione a non sprecare neppure una goccia.
«Cazzo... Izuku...», gemette Katsuki, le sue gambe tremavano mentre le ultime ondate di piacere che lo attraversavano. Il cuore di Izuku batteva come un martello pneumatico mentre assaporava il suo Kacchan, la lingua frizzava di qualcosa di strano, oltre al dolciastro che leccava con così tanta avidità.
Katsuki era senza fiato e sfinito. E Izuku gli si accoccolò accanto, aggrovigliati e appiccicosi, mentre i loro cuori battevano rapidamente in una dolce sincronia.
Katsuki alzò lentamente un braccio, passando le dita distrattamente tra i capelli arruffati di Deku. Erano sdraiati nudi sul letto di Kacchan, sfiniti e sazi.
Il cuore di Izuku sussultò mentre il biondo rotolava su di lui, il suo respiro caldo e irregolare contro la pelle sudata. Strofinò col naso il lato del collo, lasciando morbidi baci a bocca aperta lungo la carne accaldata. Izuku voltò la testa, fissando Katsuki con occhi socchiusi. «Quindi sei un tipo da coccole...»
«Sta' zitto...», disse dolcemente, inspirando il profumo della pelle di Izuku. Devi etichettare tutto? Catalogare ogni cosa?», mormorò Katsuki
«No... ma mi piace pensare che con me tu possa essere più... morbido...», Izuku arrossì profondamente per l'ammissione, distogliendo lo sguardo per studiare invece il soffitto.
Katsuki ridacchiò: «A me sembrava di essere stato abbastanza duro, in realtà!»
«Che umorismo del cazzo.»
«Appunto.», e tornò a ridacchiare, contagiando anche Izuku, che dissolse il broncio in un sorriso pieno e stanco, prima che Kacchan lo baciasse ancora. E ancora.
Era così reale, così genuino, che lo fece sorridere contro le labbra dell'altro. «Sei... dannatamente... incredibile,» mormorò piano Katsuki, quasi senza volerlo, mentre si prendeva un altro bacio, più lungo, più dolce.
Izuku si ritrasse leggermente, il respiro spezzato, ma gli occhi verdi brillavano di emozione. «Anche tu, Kacchan...» rispose con una voce appena udibile, mentre le sue mani, ancora tremanti, salivano piano verso il viso di Katsuki, accarezzandogli le guance con una tenerezza che fece stringere il petto al biondo. Era come se stessero danzando su una linea sottile, un equilibrio perfetto.
Quando si separarono, entrambi rimasero fermi, i volti ancora vicini, i respiri che si intrecciavano. Gli occhi di Katsuki erano più morbidi di quanto Izuku li avesse mai visti, e per un istante sembrò che volesse dire qualcosa, ma le parole non arrivarono. Non ce n'era bisogno. Izuku gli sorrise, un sorriso piccolo, sincero, mentre una mano si appoggiava timidamente al petto del biondo, sentendone il battito accelerato.
Izuku, notando il modo in cui Katsuki reagiva, sorrise dolcemente. «Sei... davvero incredibile...», mormorò, la voce quasi un sussurro. Era un commento semplice, ma per entrambi aveva un peso enorme, come se quelle parole significassero tutto ciò che avevano bisogno di dirsi.
Katsuki, pur essendo sempre stato abituato a nascondere i suoi sentimenti, sentì una fitta al petto, come se quella frase avesse aperto una porta che aveva tenuto chiusa per anni. La sua risposta fu un semplice sguardo, ma c'era un'intensità in quel silenzio che parlava più di mille parole. «Non sono così speciale.», disse, ma la sua voce tremava leggermente, tradendo la verità nascosta sotto quella facciata di sicurezza.
Izuku, sorridendo con una dolcezza che non aveva mai conosciuto prima, si avvicinò ancora di più, fermandosi solo a pochi centimetri da lui. Le loro fronti si sfiorarono per un istante, come due stelle che si avvicinano nel vasto cielo, e in quel breve spazio di tempo, il mondo sembrò non esistere più. «Per me lo sei.», sussurrò, prima di chiudere gli occhi e lasciarsi andare, baciando delicatamente la fronte di Katsuki.
Quello non si mosse, ma sentì quel gesto, quel contatto lieve, scivolare dentro di lui come una carezza che lo avvolgeva senza lasciare scampo. Non aveva mai avuto bisogno di parole in quel momento, solo di quello. Solo di quel tocco che, per la prima volta, non gli dava paura, ma pace.
E così, lentamente, si trovarono ancora più vicini, senza fretta, senza forzare nulla. Solo due ragazzi che stavano imparando a scoprire l'uno l'altro, tocco dopo tocco, respiro dopo respiro.
Sotto la luce soffusa della stanza, dove ogni respiro sembrava appoggiarsi dolcemente alle pareti, i corpi di Izuku e Katsuki si avvicinarono come due note di una melodia che non aveva bisogno di parole per essere compresa. La distanza tra di loro, che un tempo era sembrata incolmabile, ora non esisteva più, e tutto ciò che rimaneva era il sussurro del battito di due cuori all'unisono, come il battito di un tamburo lontano che si fa sempre più vicino.
Ogni gesto, ogni carezza che si scambiavano, sembrava una poesia senza fine, scritta nel silenzio di quella notte, nel tocco delle mani, nei respiri che si mescolavano. C'era un'armonia in quel momento, una danza lenta e delicata, dove nessuna parola era necessaria. Le loro bocche si sfioravano, si cercavano, si trovavano, come due stelle che si attraggono nella vastità del cielo, irresistibili eppure fragili, consapevoli della bellezza effimera di ciò che stavano vivendo.
Non c'era fretta, nessuna corsa a consumare il tempo e ogni movimento sembrava un'esplorazione, un atto di scoperta, ma non solo del corpo, bensì dell'anima dell'altro, del modo in cui ognuno di loro si faceva vulnerabile, si lasciava andare senza paura. Le mani di Izuku percorrevano la pelle di Kacchan, e ogni tocco era come una domanda che chiedeva risposta. Le dita di Katsuki, più esitanti, rispondevano in silenzio, accarezzando i fianchi di Deku come se cercassero di comprendere il mistero che si nascondeva dietro quella dolce insistenza.
Era come se il mondo intero fosse sparito, come se non ci fosse altro, solo loro due. I loro corpi, che avevano conosciuto la battaglia e il dolore, ora si intrecciavano in un atto di delicatezza, di tenerezza che li rendeva nuovi, come se stessero imparando a vivere una vita che non avevano mai immaginato, una vita fatta non di ferite, ma di amore che si sussurrava a bassa voce, nei piccoli gesti, nelle piccole promesse non dette.
E quando finalmente si unirono, era come se il tempo si fosse fermato, come se l'universo avesse trattenuto il respiro. Non c'era altro, solo quella sensazione di due cuori che si fondevano, che si facevano uno. Ogni istante sembrava sospeso nell'aria, come una fragile farfalla che non osa volare via. Era una connessione che non aveva bisogno di essere forzata, ma che veniva naturalmente, come se fosse sempre stata lì, nascosta dietro il velo dell'incertezza e della paura.
E così, si trovarono in un silenzio che parlava più di mille parole, un silenzio che, per la prima volta, non era vuoto, ma colmo di tutto ciò che avevano vissuto e di ciò che ancora avrebbero vissuto insieme.
I want you to know
With everything, I won't let this go
These words are my heart and soul (I'll hold on)
I'll hold on to this moment, you know
As I bleed my heart out to show
And I won't let go
~ Sum41 ~
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