1. Un pensiero tira l'altro
Se non sai che fare delle tue mani, trasformale in carezze.
~ Jacques Salomé ~
Izuku camminava lentamente lungo il vialetto che dal grande edificio scolastico conduceva ai dormitori. Era una giornata piacevolmente fresca, e il cielo sopra la UA si stendeva limpido e sereno. Portava con sé un grosso volume, uno di quelli che occupavano metà dello spazio nella biblioteca della scuola, sempre denso di informazioni su Quirk e le loro implicazioni.
Mentre camminava, si grattava la testa con una mano, perso in pensieri che sembravano non volergli lasciare tregua. Aveva letto solo poche pagine di quel libro prima che una teoria gli catturasse l'attenzione: i Quirk potevano rendere le parti del corpo più coinvolte nel loro utilizzo straordinariamente sensibili. "La sensibilità del corpo è correlata alla manifestazione del Quirk," aveva scritto l'autore. "Le aree più utilizzate potrebbero avere un sistema nervoso più ricettivo per ottimizzare la gestione e la reazione al potere."
La sua mente aveva subito iniziato a vagare, come spesso accadeva.
Le orecchie di Jirō, pensò, immaginando i jack che spuntavano come estensioni naturali del suo corpo. Se quella teoria era corretta, le sue orecchie dovevano essere ipersensibili: non solo un punto di forza, ma anche una vulnerabilità. Quella riflessione lo portò ad aggiungere mentalmente una nota alla sua "strategia di combattimento ideale con i compagni", un'abitudine ormai radicata.
Poi il suo pensiero scivolò verso qualcun altro.
Yaoyorozu...
Subito si bloccò, il respiro che gli si mozzava in gola. Tutta la sua pelle doveva essere ipersensibile, visto che era da lì che creava ogni oggetto. Arrossì violentemente, rendendosi conto della piega che il pensiero aveva preso, e si fermò nel mezzo del vialetto, scuotendo energicamente la testa. «No, no, no, non è il momento per pensare a queste cose!», borbottò tra sé, cercando di cacciare via l'immagine che si era formata involontariamente nella sua mente.
Passò una mano sul volto, tentando di concentrarsi su altro, ma il pensiero scivolò inevitabilmente verso un'altra persona: «Kacchan...»
Izuku rallentò i suoi passi, ora completamente perso nelle sue riflessioni.
Le mani di Kacchan...
Erano sempre state al centro del suo Quirk, il punto focale della sua esplosiva potenza. Se la teoria del libro era corretta, allora quelle mani dovevano essere incredibilmente sensibili, forse anche dolorosamente, in determinate situazioni.
Pensò a quando erano bambini, a quando Kacchan non lo prendeva mai per mano e, quando gliele avvicinava alla faccia, era sempre per allontanarlo con un'esplosione. Ripensò a tutta una serie di piccoli episodi e giunse alla conclusione che non era solo questione di orgoglio o arroganza, come aveva sempre pensato... Riflettere su quella possibilità lo fece sentire improvvisamente strano, come se stesse vedendo il loro passato sotto una luce completamente diversa.
Era così assorto nei suoi pensieri che non si accorse nemmeno di essere arrivato alla porta del dormitorio. Salì i gradini quasi automaticamente, ancora preso dalle sue elucubrazioni, mentre si chiedeva con insistenza che aspetto potevano avere le sue mani da vicino...
E proprio in quel momento, mentre la sua mente vagava per territori sempre più insoliti, si ritrovò a spingere la porta della sala comune e, alzando la testa, come se il destino avesse quasi fatto apposta, lo vide.
Katsuki era lì, seduto a uno dei divani, circondato da libri e quaderni, con una penna in mano e lo sguardo concentrato su un foglio di appunti. La luce del pomeriggio entrava dalle grandi finestre alle sue spalle, illuminandolo come se quella scena fosse parte di un quadro perfettamente studiato. Le sue mani, proprio quelle che Izuku non riusciva a smettere di immaginare, si muovevano rapide, ma precise mentre scriveva, ogni tanto strofinandosi contro il palmo o aggiustandosi il polso.
Izuku si fermò di colpo sulla soglia, il libro che teneva stretto quasi gli scivolò dalle dita. Si ritrovò a fissarlo, il cuore che iniziava a battere più forte per ragioni che non riusciva a spiegare del tutto.
Le sue mani... Pensò, quasi ipnotizzato. Katsuki non si accorse subito della sua presenza, troppo concentrato, ma Izuku non riuscì a trattenere un lieve sussurro: «Kacchan...»
Katsuki alzò la testa di scatto, i suoi occhi rossi che lo fissavano, dapprima sorpresi, per poi divenire due fessure cariche di fastidio. «Che diavolo vuoi adesso, nerd?» borbottò, il tono più brusco del necessario, come se Izuku lo avesse colto in un momento di estrema concentrazione o come se si sentisse improvvisamente troppo vulnerabile.
Izuku, balzando dalla confusione, si affrettò a entrare del tutto e chiudere la pienerà d'ingresso, il volto ancora più rosso di prima. «Nie-niente! Solo che... sei da solo qui?»
Katsuki lo guardò come se fosse stupido, poi indicò il tavolo pieno di libri. «Non sembra ovvio?»
Izuku rise nervosamente, grattandosi la nuca. Non aveva idea di come fosse finito in quella situazione, ma una cosa era certa: il libro che teneva stretto ora gli sembrava più pesante del solito. E le sue mani, senza rendersene conto, avevano iniziato a sudare per una strana agitazione.
Izuku si avvicinò lentamente, quasi esitante, e si sedette sul divano di fronte a Katsuki, posando il libro con attenzione sulle ginocchia. Non riusciva a staccare gli occhi dalle mani del biondo, che continuava a scrivere con la stessa precisione meccanica di sempre. Ogni movimento era fluido, ma anche incredibilmente energico, quasi come se anche nei gesti quotidiani Katsuki riversasse quella carica esplosiva che lo definiva.
Katsuki alzò un sopracciglio, sentendosi osservato. «Perché mi fissi così, nerd? Ho qualcosa in faccia?»
Izuku sobbalzò, le guance immediatamente in fiamme. «N-no! Assolutamente no! Stavo solo... pensavo a una cosa che ho letto...»
«Una cosa che hai letto?», sbuffò l'altro, appoggiando la schiena contro lo schienale del divano e incrociando le braccia. «Lasciami indovinare... È qualcosa di inutile che solo tu potresti trovare interessante?»
Izuku strinse il libro tra le mani, cercando di trovare le parole giuste. «N-non è inutile! È un'analisi sui Quirk... e su come influiscano sulla sensibilità delle persone. Tipo... Che le parti del corpo coinvolte nel loro utilizzo... potrebbero essere più sensibili del normale.»
Katsuki lo guardò per qualche secondo senza dire nulla, poi sbuffò di nuovo. «E quindi?»
Izuku si sporse leggermente in avanti, il volto ancora arrossato ma gli occhi pieni di curiosità. «E quindi... pensavo che fosse interessante. Sai, tipo... come per Jirō e le sue orecchie, o per Yaoyorozu e la sua pelle...».
Katsuki lo fissò con uno sguardo scettico, quasi come se stesse cercando di capire dove volesse andare a parare. Poi, con un sorriso malizioso, scosse la testa. «Ehi, ma davvero, Deku? Ti sei messo a fare domande alle ragazze su "quanto sono sensibili"? - mimò con le dita le virgolette - Se ti sei fatto influenzare dal fatto che l'altro giorno stavi aiutando Mineta e Denki con i compiti, ti consiglio di darti una calmata. Non voglio essere accusato di farti diventare un depravato!»
Izuku arrossì ancora di più, alzando le mani in segno di difesa. «N-No, non è così! Sto solo cercando di capire, niente di strano!»
Katsuki scoppiò a ridere, poi, vedendo la faccia preoccupata di Izuku, aggiunse con un tono sarcastico. «Certo, certo, come no! La prossima volta che chiedi a qualcuno "Quanto è sensibile la tua pelle?", fammi un favore e tienimi fuori da questa storia e non me lo dire nemmeno, ok?»
Izuku, completamente imbarazzato, non riuscì a rispondere, limitandosi a mormorare qualcosa di incomprensibile mentre Katsuki continuava a ridacchiare sotto il naso, così tentò di spiegarsi meglio. «Mi stavo solo chiedendo... Ecco... se fosse così magari anche per te. Le tue mani, intendo...»
Katsuki aggrottò le sopracciglia e guardò istintivamente i propri palmi, come se si stesse chiedendo se fosse possibile che ci fosse davvero qualcosa di strano in loro. Poi, guardò Izuku con uno sguardo scettico, quasi infastidito. «Le mie mani?»
Izuku annuì, diventando un po' più deciso. «Sì! Voglio dire, il tuo Quirk si concentra tutto lì, giusto? Quindi... forse anche le tue mani sono più sensibili.»
Katsuki fece una smorfia. «Deku, che tipo di domande fai, eh? Non sono mica una specie di cavia da laboratorio!»
Izuku alzò le mani in segno di scuse. «No, no, non è quello che intendevo! È solo che... sei sempre così concentrato sul controllo del tuo potere, e io... beh, volevo capire meglio. Non è strano, giusto?»
Katsuki lo guardò per un attimo, visibilmente perplesso, prima di lasciar cadere un sospiro esasperato. «Sei proprio un caso disperato nerd, lo sai?». Per un momento ci fu solo silenzio. Il biondino lo fissava come se cercasse di capire se fosse serio o se stesse scherzando. Poi, con un mezzo sorriso che sapeva di sfida, allungò una mano verso di lui, il palmo rivolto verso l'alto.
«Prova. Se pensi che sia vero, fai il tuo dannato esperimento, nerd!»
My touch, your lovely skin
You can make me feel whatever you want
Whatever you want
~ Elvis Drew ~
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