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Chapitre 62


Rouen

20 dicembre 2020


Pierre's P.O.V.

Le festività natalizie erano sempre state le mie preferite. Potevo trascorrere del tempo con la mia famiglia, divertirmi senza ansie per le future gare. Generalmente spegnevo il cellulare e mi esiliavo dal resto del mondo, per rimanere solo con i miei cari. La mia vita era fin troppo frenetica e per quanto l'amassi avevo anche io bisogno di staccare. La mia idea iniziale era quella di trascorrere quelle settimane a Rouen, come ormai da tradizione. Non passava anno che io e gli altri miei fratelli non andassimo a trovare i nostri genitori. Nicolas e Cyril rimanevano solo qualche giorno, perché poi erano soliti fare una visita anche a loro padre, mentre Philippe e Paul alla loro madre. Ebbene sì, entrambi i miei genitori avevano avuto matrimoni precedenti, ma questo non mi aveva mai creato reali problemi. È vero, ero figlio unico, ma ero sempre cresciuto in grandissimi rapporti con i miei fratellastri e non mi ero mai sentito solo. Sapevo di poter contare su di loro in qualsiasi occasione. Era per questo motivo che mi aprivo senza alcuna difficoltà. I miei genitori, quell'anno, mi avevano invitato come sempre a trascorrere le vacanze da loro. Non appena mi giunse quella proposta, ero subito pronto a confermare la mia presenza. Poi, però, ricordai che Ann non avesse la mia stessa fortuna: lei non aveva i suoi con cui trascorrere il Natale. E così, dopo lunghe camminate per il salotto, non avendo idea di cosa fare, chiamai mia madre. Mi avrebbe sicuramente aiutato. Mordendomi le unghie e sbattendo irrequietamente il piede a terra, attesi che mi rispondesse. E, come avevo ormai potuto imparare negli anni, mia mamma non rispondeva mai subito.

«Pierre?». Domandò, non appena accettò la chiamata.

«Sì, mamma, sono io». Sorrisi, anche se non poteva guardarmi. Volevo molto bene ai miei genitori, erano davvero importanti per me. «Disturbo?».

«In realtà, sì, stavamo giocando a Ventuno». Risi. Era incorreggibile. «Sto scherzando, dimmi pure caro. Mi chiami forse per l'invito qui a Natale?».

«Sì, esatto. Ehm...». Mi interruppi.

«Se non vuoi venire sai che non è un problema». Scossi la testa, quasi l'avessi davanti. Poi parlai.

«Non è quello. È solo che...». Presi un lungo respiro. «...C'è questa ragazz-». Non ebbi neppure il tempo di finire che iniziai a sentire degli applausi.

«Ma allora ce l'hai fatta!». Era la voce di mio padre.

«Eravamo convinti che saresti rimasto scapolo a vita». Esclamò Paul, seguito da Philippe che confermava.

«Mamma, eri in vivavoce?». Mi colpii in faccia.

«Quando ce la presenti?». Domandò lei, ignorandomi. Come se poi non conoscessi già la risposta.

«Non vorrei terrorizzarla». Borbottai.

«Se non sei riuscito tu a farla scappare, dubito rimarrà terrorizzata da noi». Parlò qualcuno, forse Cyril. Non era vicino agli altri, quindi era difficile distinguerlo.

«Siete davvero una famiglia di simpatici». Mio padre iniziò a ridere.

«Falla venire qui a Natale. Così trascorrerete tempo insieme e ce la presenterai. O forse è abituata a rimanere con la famiglia?». Continuò mia mamma, cercando di ottenere più informazioni possibili da me.

«È orfana, vive da sola con il fratello. Credo che il Natale lo passi con lui e la sua migliore amica, piuttosto triste come immagine».

«Invitali tutti. Più siamo meglio è, no?». Sorrisi. «Allora affare fatto?».

«Affare fatto». Ero sul punto di congedarla, quando aggiunse un'altra frase.

«Pierre, se è davvero importante per te non fartela sfuggire».

«Sei sicuro che non sia di disturbo? In fondo è la tua famiglia, io non li conosco... E se non gli piacessi?». Ero appena andato a prendere Ann all'aeroporto e aveva già iniziato con le sue paranoie. Risi, prima di lasciarle un bacio per farla tacere.

«Non sei di disturbo, altrimenti non ti avrei invitata». Arrossì, ma cercò di coprirsi con la sciarpa e il cappello con cui era arrivata. «Non devi preoccuparti, sarai perfetta». La strinsi a me dopo aver afferrato le sue valigie . «Come mai tuo fratello e Julie non sono venuti?». Domandai, cambiando discorso.

«Avevano già organizzato la vacanza insieme». Rispose, prima di appoggiare la testa sulla mia spalla. La guardai con sguardo confuso. «Stanno insieme da qualche mese, non te l'avevo detto?». Scossi la testa. «Era solo questione di tempo, comunque. Julie è innamorata di Karl da quando aveva quattordici anni e sono convinta che anche a mio fratello piacesse da molto». Ci ritrovammo dinanzi alla mia Honda NSX. Aprii il portabagagli e posai le valigie.

«E quindi se non ti avessi invitata avresti trascorso il Natale da sola?». Si avvicinò alla portiera che prontamente le aprii per farla entrare. Mi sorrise e si sedette, attendendo che io l'affiancassi.

«Sono abituata a non festeggiare questo periodo. Non è una delle mie festività preferite». Non risposi, non sapendo cosa dirle. Rimanemmo in silenzio per un po'. Ingranai la marcia e partii, imboccando la strada per giungere a casa. «Ho fatto dei regali ai tuoi parenti, ma non so se saranno di loro gradimento». Esclamò, voltando il capo verso di me e guardandomi. Istintivamente posai la mano sulla sua, stringendola.

«Qualsiasi cosa tu abbia preso, andrà benissimo». Provai a rassicurarla, ma senza riuscirci. Sentivo la sua mano tremare. «Ehi, non c'è davvero bisogno di essere agitata, i miei genitori sono simpatici. Un po' strani, ma simpatici. Ti faranno subito sentire a tuo agio. Devi solamente essere te stessa e vedrai che non avrai assolutamente problemi». Si morse la guancia interna, annuendo.

Casa mia non distava molto dall'aeroporto, quindi non ci volle molto prima che giungessimo a destinazione.

«È davvero molto bella». Esclamò, non appena la vide. Era una tipica casa a graticcio, una tipologia molto diffusa a Rouen. Anche a me piaceva molto. «Sai, mi piacerebbe vivere qui, sembra essere un posto tranquillo. Io amo la tranquillità, per questo motivo non potevo rimanere a Malmö. Ero fermata in ogni angolo della città e io non riesco a reggere tutta quella frenesia». Uscì dall'auto e stette ferma a contemplare la mia abitazione. «Sono convinta che all'interno sia molto accogliente, proprio come le nostre case». Notai il sorriso sincero e sereno sulle sue labbra e sorrisi anche io.

«Non ami molto le case moderne, non è così?». Mi avvicinai a lei dopo che presi i suoi bagagli. Si girò a guardarmi e provò ad afferrarli, ma io la fermai. «Faccio io». Notai una smorfia sul suo volto, ma poi mi ringraziò.

«Mi piacciono, hanno un loro fascino. Ma queste...». E fece cenno alle case attorno a noi. «...Queste sono tutta un'altra storia». Fissò i suoi occhi nei miei. «Il tuo naso è diventato rosso». Ridacchiò e si mise sulle punte per poterci lasciare su un bacio. «È meglio che entriamo dentro, non vorrei ti prendessi un malanno». Annuii e insieme ci incamminammo verso il portone. Bussai alla porta.

«Oh, finalmente siete arrivati. Credevamo vi foste persi». Ad aprirci venne mio padre.

«Piacere, io sono Ann, la ra-». Gettò uno sguardo verso di me, non sicura di come si dovesse presentare.

«La mia ragazza». Aggiunsi io, guardandola. Arrossì e io ridacchiai.

«Piacere mia cara, io sono Jean-Jacques, il padre di Pierre». Ann fece per allungare la mano, quando mio padre la abbracciò. Sorrisi al gesto. In quel preciso momento mia mamma fece la sua comparsa all'entrata.

«Ragazzi entrate, fuori fa freddo». La ascoltammo e chiudemmo la porta, ritrovandoci, così, nel salotto. «Come sei bella, tesoro. Io sono Pascale, la mamma di Pierre». Anche lei l'abbracciò. La mia famiglia era molto affettuosa e l'ho sempre ritenuta una cosa molto positiva, perché sapeva come far sentire a proprio agio le persone.

«Io sono Ann, piacere mio». Le sorrise, molto più tranquilla.

«Toglietevi le giacche e venite a sedervi sul divano». Obbedimmo e sistemammo i nostri cappotti sull'attaccapanni, prima di raggiungerli. «I tuoi fratelli sono usciti, torneranno più tardi». Mi avvertì e io annuii. «Cosa fai nella vita, Ann?». Domandò mia mamma, sperando di instaurare una conversazione.

«Sono un pilota». Entrambi i miei genitori mi gettarono un'occhiata.

«In quale competizione corri?». Continuò mio padre.

«Ho appena concluso il campionato di Formula E, ho corso per il team Venturi. Ma l'anno scorso ho corso in Formula 1 prima per la Toro Rosso e poi per la Red Bull e l'anno prossimo guiderò per la Mercedes». Rispose con tranquillità.

«Nostro figlio è talmente innamorato del Motorsport che si è anche fidanzato con un pilota. Era prevedibile, effettivamente». Rise mio padre e io scossi la testa esasperato.

«È difficile per voi piloti dover mantenere una relazione e reggere al contempo la pressione, non è così?». Come al solito mia madre non sempre poneva domande appropriate.

«Non saprei dare una risposta. Non avendo gareggiato l'uno contro l'altra da coppia non sono sicura della risposta da dare. Io spero che riusciremo ad andare avanti, nonostante la competizione, ma non posso esserne certa». Rispose con tranquillità. Il resto della giornata trascorse con serenità. Ann aveva avuto la possibilità di conoscere i miei genitori e i miei fratelli e, tolto il disagio iniziale, aveva iniziato ad acquisire sempre più sicurezza.

«Come ti è sembrata la mia famiglia?». Domandai, mentre, stesi sul letto, le accarezzavo i capelli.

«Sono davvero simpatici, non c'era motivo di essere agitata. Avevi ragione». Le sorrisi.

«Sei pronta a trascorrere il primo Natale insieme?». Si accoccolò maggiormente a me.

«Più che pronta». Dopo pochi attimi di silenzio il suo cellulare iniziò a vibrare, quasi a ricordarle qualcosa. Lo afferrò, per poi riposarlo poco dopo. «Buona vigilia di Natale, Pierre».

«Buona vigilia a te, chèrie». Esclamai, prima di lasciarle un fugace bacio sulle labbra.

La Vigilia e la giornata di Natale furono davvero i giorni più belli della mia vita. Trascorrere la mia festività preferita in compagnia delle persone che amavo di più in assoluto era la cosa migliore che potesse mai capitarmi. Ann trovò davvero insolito che noi avessimo la tradizione di scartare i regali il giorno di capodanno e non quello di Natale, ma, alla fine, si era adattata. Aveva iniziato a raccontare della loro cultura: partendo dall'albero vero, passando per la cassetta della posta per scrivere a Babbo Natale, fino a giungere al giro intorno all'albero prima dello scarto dei regali.

«Cos'hai chiesto tu a Babbo Natale?». Scherzò Ann, aggrappandosi al mio braccio e guardandomi negli occhi.

«Di passare altri Natali così, insieme».

Angolo autrice
Ormai siamo quasi giunti alla fine di questa storia. Un solo capitolo e dovremmo dire addio a Pierre e Ann... O forse, è solo un arrivederci.
~Aury💞

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