Chapitre 58
Circuito dell'aeroporto di Berlino-Tempelhof
13 agosto 2020
Tagliai il traguardo, ero terza, il miglior risultato di tutto l'anno e anche il modo migliore per terminarlo. Andai a parcheggiare la mia monoposto, prima di scendere dalla stessa e andare in contro a Susie Wolff. Mi porse il gomito, così da potersi congratulare con me, esattamente come fecero anche gli altri membri del team, tra cui anche il mio compagno di scuderia, Edoardo.
«Alla fine ce l'hai fatta». Feci toccare i nostri gomiti, prima di iniziare a togliermi il casco e la balaclava.
«È davvero una magnifica sensazione». Esclamai, sorridendogli e aggiustandomi i capelli. «Desideravo questo momento fin da quando ho messo piede qui. È magnifico che sia finalmente arrivato». Amélie - sì, alla fine mi aveva seguita ed era rimasta la mia addetta stampa - mi portò la mia mascherina e io immediatamente la indossai, porgendole ciò che avevo tra le mani.
«Davvero una bella gara, Ann». Mi disse, prima di allontanarsi, e io la ringraziai. Alla fine avevamo legato e mi trovavo davvero bene con lei. Non mi aveva giudicata e si era dimostrata anche molto simpatica. Eravamo diventate amiche, in un certo senso.
«Forza, c'è la premiazione». Edoardo accennò un sorriso e indicò il podio con la testa. Io annuii e mi avviai dove si trovavano Stoffel e Nyck.
«Siete stati grandiosi». Li affiancai, facendoli voltare e prestare la loro completa attenzione a me. Anche se entrambi portavano la mascherina, esattamente come me, potei notare un sorriso sul loro volto.
«Senti chi parla». Il pilota olandese mi spintonò leggermente con il gomito, facendomi ridere. Avevamo imparato a conoscerci meglio, siccome lavorava per la Mercedes e partecipava spesso anche alle chiamate che, con il team, mi ero ritrovata a fare in tutto il periodo Covid. Anche con Stoffel si era creato un buon rapporto, ma con Nyck mi sentivo molto più libera di parlare, per via anche del fatto che fosse amico di Pierre. Il fatto che lo conoscesse non lo rendeva meno geloso dell'amicizia che si era instaurata, ma era abbastanza maturo da comprendere che in un ambiente unicamente maschile non avrei potuto evitare di legare con qualcuno dei piloti in griglia. «Ammettilo, chi hai pagato per arrivare sul podio?». Scherzò Nyck e io mi guardai intorno prima di alzargli un bel medio contro, che lo fece scoppiare a ridere fragorosamente.
«Ann-Christine Karlsson». Fu chiamato il mio nome e capii che sarei dovuta salire sul gradino del terzo posto. Feci un cenno ai due piloti e mi avviai verso il podio, andando a occupare la mia postazione. Subito dopo fu la volta, rispettivamente, di Nyck e di Stoffel. Alzai la coppa in cielo, prima di riposarla e afferrare lo spumante, così da poter festeggiare con i due piloti della Mercedes. L'ambiente della Formula E era completamente diverso da quello della Formula 1, anche quando si parlava di festeggiamenti, ma, in fondo, era ugualmente soddisfacente ottenere un podio, soprattutto se il primo nella categoria.
Era terminata la mia permanenza a Berlino e non ne sarei potuta essere più felice. Per la questione dei quindici giorni di quarantena, ci era stato impedito di uscire dal suolo tedesco per tutta la durata del campionato, quindi non avevo avuto alcuna possibilità di vedere Pierre se non tramite videochiamata. È vero, anche potendo farlo, non avrei comunque preso un aereo per andare a Milano per poi riprenderne un altro il giorno successivo per ritornare, ma da allora in poi sarei stata molto più libera. Il campionato si era ormai concluso e, tolti gli impegni di normale amministrazione, mi sarei potuta rilassare almeno per un po'. Durante il tragitto verso il box della Scuderia, iniziai ad abbassare la parte superiore della tuta, così da rimanere solo in tuta termica. Nel momento in cui stavo legando le maniche tra di loro, apparve Stephan che mi porse il mio cellulare, seguito da Amélie, che aveva portato con sé il registratore per le interviste.
«Stavo cercando di ignorarlo, ma tuo fratello non sembra avere alcuna intenzione di staccare la chiamata». Ridacchiai e lo ringraziai, prendendolo dalle sue mani. Ma è proprio quando feci per rispondere che i giornalisti iniziarono ad accalcarsi intorno a me.
«Ann, come mai non hai ancora firmato con il Team?». Quella fu la prima domanda a essermi posta.
«Perché non è nei miei piani». Risposi semplicemente.
«Non ti sei trovata bene in questo campionato?».
«Oh, no, sono stata benissimo, ma ho un futuro già scritto ed è lontano dalla Formula E». I flash delle fotocamere iniziarono ad accecarmi.
«Potresti dirci qualcosa di più? Vorresti ritirarti dal mondo del Motorsport?». Alzai un sopracciglio.
«Ritirarmi? Per nulla al mondo». Risposi solo alla seconda domanda.
«Pensi di andare in un'altra competizione?». Mi voltai verso la voce.
«Mi dispiace, non posso dare altre informazioni. Grazie». Dissi, prima di allontanarmi dal gruppo di giornalisti e avviarmi verso il box della mia Scuderia. Afferrai il mio cellulare e feci una videochiamata a mio fratello, che, nel frattempo, aveva smesso di fare tentativi, forse avendomi notata alla televisione. Apparvero immediatamente i volti sorridenti di Karl e di Julie.
«Ann, sono così fiera di te!». Urlò la mia migliore amica, facendo scuotere la testa a mio fratello e facendomi ridere.
«Sei stata davvero bravissima, sorellina, ma non credo tu avessi bisogno che te lo dicessi». Li ringraziai. «Cosa intendevi dire con “ho un futuro già scritto ed è lontano dalla Formula E”?». Domandò.
«Il mio contratto con Nico prevede che avrei preso parte all'Extreme E con il suo team, per poter battere quello di Lewis. Non avrei potuto confermare con il team Venturi, per quanto mi sia davvero trovata bene». Sorrisi.
«Sei convinta che è ciò che realmente vuoi fare?». Continuò mio fratello.
«Karl, a me basta correre, non importa in quale categoria. L'Extreme E è un'ottima opportunità, conoscerò più da vicino il mondo delle vetture fuoristrada». Ci fu una lunga pausa di silenzio e, se non fossimo stati in videochiamata, avrei sospettato una caduta della linea. Lo sguardo del biondo era intento a guardare qualcosa in televisione. «Che succede?».
«Lewis Hamilton ha appena annunciato il ritiro alla fine di quest'anno». Alzai un sopracciglio. Lewis fuori dalla Formula 1?
«I motivi?». Non riuscivo davvero a capirne il senso. Perché mai si sarebbe dovuto ritirare?
«Ha interessi altrove». Tornò a guardarmi. «Forse vuole dedicarsi completamente all'Extreme E, visto che ha un team tutto suo».
«Potrebbe essere, ma rimane comunque molto sospetto». Feci spallucce. «Be’, George avrà la possibilità di arrivare finalmente in Mercedes». Sorrisi. Scambiammo poche altre parole, prima che attaccassi perché mi era arrivata un'altra videochiamata. Quella volta proveniva da Pierre.
«Chérie, ho appena appreso del tuo podio. Sono davvero fiero di te». Il suo sorriso era sincero, era realmente contento per me. «Avrei tanto voluto vedere la gara, ma le interviste sono davvero state infinite e l'annuncio di Lewis ha solamente peggiorato la situazione».
«Ti ringrazio, Pierre. Non preoccuparti, posso immaginare, nessuno se l'aspettava. Mio fratello mi ha avvertito proprio poco tempo fa, mentre stavamo in chiamata. Era sorpreso anche lui. Non ti nego che la mia espressione era confusa tanto quanto la sua. La sua motivazione mi sembra piuttosto infondata». Il francese sospirò, gettando rapidamente un'occhiata accanto a sé e sussurrando qualcosa.
«Scusami, era Pierre, il mio ingegnere». Sorrisi.
«Sì, lo conosco. È stato anche il mio ingegnere, ti ricordo». Esclamai divertita.
«Giusto, hai ragione». Si grattò la testa imbarazzato. «Ritornando al discorso di prima, si dice che la Mercedes desideri puntare su un pilota giovane, qualcuno che prenda meno di Lewis ma che possa comunque garantire loro la vittoria del mondiale». La situazione diventava sempre più strana.
«George? Forse vogliono prendere lui? Ma mi sembra strano, non mi ha parlato di nessun contratto. Conoscendolo, sarei stata la prima persona a saperlo». L'espressione sul suo volto faceva trasparire chiaramente la sua confusione.
«Non so davvero che dirti. Toto ha solo detto che sarà una sorpresa per tutti, team principal delle altre scuderie, tifosi, piloti e anche azionisti. Inizio a sospettare che la Mercedes abbia ingaggiato Max, è l'unica opzione probabile che mi viene in mente, a essere onesto. Quale altro pilota potrebbe essere sotto il mirino di Toto se non lui? Charles, è vero, ma so per certo che il mio migliore amico non firmerebbe mai quel contratto».
«Sarebbe una cosa da Max. Sappiamo entrambi quanto desideri vincere il mondiale e la Mercedes potrebbe esserne la chiave». Pierre fece per parlare, ma qualcuno ci interruppe.
«Ann». Iniziai a guardare verso la direzione della voce, sotto lo sguardo attento del francese.
«Nico, dimmi pure». La sua espressione del volto era molto seria e io ero leggermente preoccupata.
«Dobbiamo parlare». Annuii immediatamente e riportai lo sguardo sul mio cellulare.
«Ci sentiamo con più calma dopo». Ci salutammo e riportai tutta la mia attenzione sul tedesco.
«Dobbiamo discutere del contratto, Ann».
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